Neanche i tribunali sono più al sicuro, in quanto la città giudiziaria di Roma ha subito lunedì scorso un attacco hacker, cioè un sabotaggio informatico su cui la Procura della capitale ha aperto immediatamente un fascicolo per scoprirne le cause e soprattutto il mandante, anche se in questi casi si brancola per lo più nel buio, in quanto l’informatica può essere sia croce che delizia.
L’attacco è stato lanciato attraverso mail infette con un programma in grado di criptare i dati che avrebbe potuto causare gravi danni all’organo giudiziario della capitale. Per questa ragione l’intero apparato giudiziario di Piazzale Clodio agisce da martedì in chiave ridotta, per dare modo agli esperti di sicurezza informatica di agire per proteggere i dati sensibili di tutti i processi che sono conservati nell’archivio elettronico.
Come si può ben vedere l’informatica può far fare grandi cose sia nel bene che nel male, in quanto un hacker esperto potrebbe cancellare gli atti telematici di un processo creando una confusione incredibile sui provvedimenti giudiziari e sui carichi pendenti e le fedine penali dei vari soggetti coinvolti. Senza saperlo, con una manomissione informatica, si rischierebbe di subire il furto d’identità, o anche di vedersi attribuiti procedimenti penali e carichi pendenti per cose mai fatte.
Senza farsi prendere dall’angoscia occorre però chiarire che la polizia informatica è sempre all’erta e che gli esperti di sicurezza informatica sono da ore e ore al lavoro per risolvere questo problema, e per fare in modo che non si verifichi più, aumentando le barriere di sicurezza. Oltre le banche e gli istituti di credito, presi spesso d’assalto da abili truffaldini, ora neanche più i tribunali possono sentirsi al sicuro.