Euro 2016

Il rischio che le partite di “Euro 2016” si svolgano a porte chiuse è sempre più forte, soprattutto dopo gli attacchi terroristici di matrice jihadista del 22 marzo che hanno sconvolto Bruxelles, con 32 persone che hanno perso la vita e 270 feriti.

Il Campionato europeo di calcio, che quest’anno si svolgerà in Francia, prenderà il via il 10 giugno.

La partita inaugurale sarà Francia-Romania e si giocherà allo stadio Saint-Denis di Parigi.

Proprio la capitale francese è stata la città europea più colpita dal terrorismo islamico negli ultimi mesi; prima con gli attentati alla sede del giornale satirico “Charlie Hebdo” e al supermercato kosher tra il 7 e il 9 gennaio 2015, poi con le stragi del 13 novembre dello stesso anno.

Nel novembre scorso i jihadisti hanno colpito il teatro Bataclan, alcuni ristoranti e lo stesso stadio Saint-Denis dove era in corso l’amichevole tra le nazionali di calcio di Francia e Germania e nel quale, secondo i piani terroristici, ci sarebbe dovuto essere il maggior numero di vittime.

In questo caso le forze dell’ordine, che si trovavano fuori dalla struttura per i controlli all’ingresso, sono riuscite a evitare il peggio; nonostante questo, però, un civile è stato ucciso dall’esplosione di uno dei terroristi kamikaze.

In tutto le vittime degli attentati del 13 novembre sono state 130, la maggior parte delle quali si trovavano al Bataclan, dove sono morte 93 persone.

Con gli attacchi terroristici di Bruxelles i timori sono tornati vivi. L’Europa è spaventata dalla minaccia jihadista e i dubbi sulla sicurezza sono innumerevoli.

In molti si stanno chiedendo se non sia il caso di annullare “Euro 2016”.

Il vicepresidente della Uefa, Giancarlo Abete, ha tenuto a precisare che questa possibilità non è stata presa in considerazione dai vertici dell’organismo che amministra il calcio europeo. Così facendo, infatti, si rischierebbe di darla vinta ai terroristi.

Lo stesso Giancarlo Abete, però, non ha escluso che alcune partite di “Euro 2016” – considerate a rischio – possano svolgersi senza tifosi sugli spalti.

La priorità è la sicurezza del pubblico e dei calciatori e, per garantirla senza troppe difficoltà, Giancarlo Abete ha dichiarato che la Uefa è disponibile a valutare tutte le opzioni, nessuna esclusa, ma solo a ridosso dell’evento sportivo. Ora come ora, a poco meno di tre mesi dall’inizio della manifestazione calcistica, è ancora troppo presto per prendere decisioni drastiche.

Altri dirigenti della Uefa hanno smentito le parole di Abete dicendo di essere certi circa l’efficienza dell’apparato di sicurezza francese e negando l’esistenza di piani alternativi per far giocare alcune partite di “Euro 2016” a porte chiuse.

L’auspicio è che abbiano ragione questi ultimi; senza pubblico sugli spalti, un evento sportivo di tale importanza perderebbe il suo fascino ed il suo significato.

Un “Euro 2016” senza incidenti potrebbe essere utile per restituire la speranza ad una Europa sempre più debole e lacerata.

Giuseppe Loris Ienco

10 anni di Twitter

“10 anni di Twitter” hanno portato a profondi cambiamenti e novità nel mondo della comunicazione e dei social network.

Il 21 marzo 2006 Jack Dorsey, uno dei fondatori di Twitter, pubblicò il primo tweet; un semplice messaggio di prova che ha aperto la strada ad una vera e propria rivoluzione culturale.

In “10 anni di Twitter” l’informazione ha creato un legame sempre più forte con internet.

Twitter ha contribuito alla nascita del citizen journalism, una nuova forma di giornalismo interattivo dove I lettori partecipano alla notizia, utilizzando internet per commenti o domande. Sempre più spesso vi aggiungono anche nuovi dettagli e testimonianze.

Twitter è la piattaforma di microblogging più importante e diffusa; i messaggi pubblicati – che vengono chiamati “tweet”, termine inglese per “cinguettio” – non possono però superare i 140 caratteri e forse tale impostazione viene considerata limitativa.

Una delle caratteristiche principali di Twitter è l’utilizzo dell’hashtag.

Gli hashtag catalogano le parole chiave contenute in un tweet, ne semplificano la ricerca e ne mettono in evidenza i particolari di ciò che si desidera comunicare.

Twitter ha avuto grande importanza nel raccogliere e diffondere le testimonianze dei più significativi eventi accaduti in questi ultimi dieci anni.

Nel 2011 è stato il social network più utilizzato per organizzare i movimenti e documentare i fatti della Primavera araba, nonostante i numerosi tentativi di censura e repressione da parte dei regimi.

Non sempre, però, esso viene utilizzato con buoni propositi: organizzazioni terroristiche diffondono spesso le loro minacce proprio attraverso i tweet.

Oggi Twitter conta più di 330 milioni di iscritti ma è ben lontano dal numero di iscritti che registra Facebook che, con i suoi 1,5 miliardi di utenti, sembra essere assolutamente irraggiungibile.

Facebook e Twitter sono però due social network molto diversi: mentre il primo è maggiormente usato per diffondere informazioni e pensieri personali, il secondo ha un peso superiore nel campo dell’informazione.

Dopo “10 anni di Twitter” esso risulta uno strumento più efficace nella comunicazione in tempo reale e, non a caso, le agenzie di stampa soffrono sempre di più la sua concorrenza.

Tuttavia Twitter sta attraversando un periodo di crisi; la società non ha mai chiuso un bilancio in attivo ed il numero degli iscritti non registra alcuna crescita da molti mesi.

Per una azienda “market oriented” non è certamente un trend da sottovalutare e quindi l’Azienda ha immediatamente applicato dei correttivi per contenere le spese; tra il 2015 e il 2016 Twitter ha licenziato l’8% dei suoi dipendenti e cinque top manager.

Nonostante questi dati preoccupanti Twitter è ancora la piattaforma di comunicazione immediata più usata dai personaggi pubblici, soprattutto politici e artisti.

Il politico più seguito in questi primi “10 anni di Twitter” risulta essere il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, con più di 71 milioni di followers.

La cantante pop Katy Perry è invece la V.I.P. con più seguaci in assoluto: quasi 85 milioni di persone ricevono i suoi aggiornamenti.

Gli account dei personaggi pubblici sono quindi una risorsa per Twitter; l’azienda ci punta fortemente, con la speranza di riuscire a resistere alle pressioni dei competitor per almeno altri dieci anni.

 

Giuseppe Loris Ienco

 

Le Cinture di sicurezza

La sicurezza stradale è un tema importante che ancora non gode dell’attenzione che meriterebbe.

La ricerca condotta dall’IPSOS e promossa dalla Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale lo conferma: un italiano su cinque non allaccia Le Cinture di sicurezza quando è in auto.

L’indagine demoscopica mette in luce questo dato impietoso e preoccupante: il 20% degli automobilisti non è abituato a far uso della cintura.

La percentuale aumenta per quanto riguarda i passeggeri dei sedili posteriori. In questo caso addirittura più della metà degli italiani non allaccia Le Cinture di sicurezza.

In moltissimi sono convinti che sia facoltativo.

In realtà il Codice della Strada prevede l’obbligo di utilizzo delle Cinture di sicurezza per tutte le persone a bordo di vetture in marcia. Non viene fatta alcuna distinzione tra chi è seduto davanti o dietro. La ricerca di IPSOS e Fondazione ANIA rivela così una gravissima ignoranza diffusa tra conducenti e passeggeri.

L’inosservanza di queste basilari norme è particolarmente comune tra chi guida nelle strade dei centri urbani. I tragitti più brevi sembrerebbero preoccupare, erroneamente,  in misura minore gli automobilisti.

Il segretario generale della Fondazione ANIA, Umberto Guidoni, ha però voluto fare chiarezza riguardo tale questione.

Il dato è allarmante: oltre il 75% degli incidenti stradali in Italia si verifica proprio nelle città.

Solo nel 2014 ci sono stati 1.505 morti e 180mila feriti per effetto di incidenti avvenuti sulle strade urbane.

Il triste primato spetta a Roma: ben 154 persone sono decedute a seguito di incidenti stradali.

Nel 2012 ci furono 1.633 morti a livello Italia. Uno studio dello European Transport Safety Council – l’Associazione senza scopo di lucro che promuove la sicurezza stradale nell’Unione Europea – ha rivelato che 448 di questi si sarebbero potuti salvare se gli occupanti delle autovetture avessero indossato Le Cinture di sicurezza allacciate.

Sono dati a dir poco impressionanti che ci debbono far riflettere.

Secondo Umberto Guidoni è necessaria una maggiore consapevolezza da parte del guidatore per contrastare il fenomeno. La conoscenza delle sanzioni a cui si va incontro nel caso di infrazioni e comportamenti scorretti è fondamentale ma ben un italiano su tre è all’oscuro anche di questo.

L’automobilista che viene colto alla guida senza cintura rischia infatti la sospensione della patente fino a due mesi più altre pene accessorie (multa, detrazione punti patente…)

L’obbligo di portare allacciate Le Cinture di sicurezza è in vigore dal 1988 ma in quasi trent’anni di applicazione della legge ancora non si è riusciti a far riflettere quel famoso 20% di utenti che tutt’ora non indossano Le Cinture di sicurezza.

Il numero sempre troppo elevato di incidenti impone alla nostra coscienza civica di riflettere sulla reale necessità di utilizzo delle Cinture di sicurezza per la nostra ed altrui incolumità.

Giuseppe Loris Ienco

Lo sviluppo della realtà virtuale

Il 15 ottobre, nel corso della Game Developers Conference di San Francisco, il CEO e presidente della Sony Group Entertainment Andrew House parlando sul tema “Lo sviluppo della realtà virtuale” ha annunciato ufficialmente l’uscita dello specifico visore prodotto dalla multinazionale giapponese.

Il Playstation VR sarà disponibile in tutto il mondo a partire dal mese di ottobre del 2016, al costo di 399 euro.

La possibilità di immergersi in ambienti virtuali è da sempre al centro di dibattiti e polemiche: per alcuni è solo estraniazione dalla realtà, per altri un’evoluzione importante e interessante nel mondo dell’alta tecnologia.

La ricerca e lo sviluppo della realtà virtuale è iniziata quasi cinquant’anni fa ma solo negli ultimi anni ha dato frutti convincenti.

I primi visori per la realtà virtuale messi in commercio sono stati un fallimento totale: il Virtual Boy della Nintendo – prodotto tra il 1995 e il 1996 – ha venduto solo poco più di 700.000 unità in tutto il mondo ed è stato duramente criticato per la scarsissima resa tecnologica.

Oggi il settore della realtà virtuale sta facendo passi da gigante con grandi investimenti da parte di potenze hi-tech come Intel e HTC.

La Sony scende in campo con un apparecchio che offre prestazioni di altissimo livello garantendo allo stesso tempo un prezzo, tutto sommato, contenuto rispetto alla concorrenza.

Il visore della Oculus Rift – compatibile con computer e smartphones di ultima generazione – sarà in vendita dal 28 marzo per 699 euro.

Ancor più caro è il visore HTC Vive (899 euro).

Nonostante non sia adatto a tutte le tasche, le prime prenotazioni sono andate a gonfie vele: pochi minuti dopo la commercializzazione sono state vendute ben quindicimila unità.

Il Playstation VR sarà compatibile esclusivamente con la console per videogiochi Playstation 4 che, dal 2013 ad oggi, è già stata acquistata da quasi quaranta milioni di persone in tutto il mondo. Inizialmente potrà essere utilizzato solo come supporto per videogames ma Andrew House ha precisato che l’obiettivo della Sony è quello di ottenere il massimo rendimento da tutte le possibilità offerte dalla realtà virtuale.

La Sony punta ad un’evoluzione del mondo e del mercato dell’intrattenimento con la realizzazione di film e spettacoli concepiti esclusivamente per il visore Playstation VR.

Lo spettatore avrà l’impressione di immergersi all’interno di un altro mondo e – in alcuni casi – sarà in grado di interagire con ciò che vede.

Lo sviluppo della realtà virtuale e le ancora inesplorate potenzialità della stessa vanno ben oltre l’entertainment: dalla ricerca scientifica alla medicina, dalla fisica alla strumentistica…

…E lo sviluppo continua.

Giuseppe Loris Ienco