Mostra ENJOY: l’arte incontra il divertimento

mostra enjoy

La mostra ENJOY. L’arte incontra il divertimento arriva a Roma dopo lo straordinario successo di LOVE. L’arte incontra l’Amore, visitata da oltre 150 mila spettatori. Entrambe le esposizioni, che si caratterizzano per un impianto social e partecipativo, sono curate da Danilo Eccher.

Alla base c’è un nuovo modo di fruizione dell’arte: non si è più passivi osservatori, ma parte integrante dell’impianto artistico. Si diventa co-creatori, usando un’espressione di Erwin Wurm.

Due progetti innovativi, dunque, interessanti, che per il loro uscire fuori dagli schemi e dalle convenzioni attirano soprattutto i giovani. Già tantissime sono le foto postate sui social con l’hashtag ufficiale #enjoychiostro.

La mostra ENJOY, inaugurata lo scorso 23 settembre, resterà aperta fino al 25 febbraio 2018. La sede dell’allestimento è il Chiostro del Bramante, stessa location della mostra LOVE.

Alexander Calder, Mat Collishaw, Jean Tinguely, Leandro Erlich, Tony Oursler, Ernesto Neto, Piero Fogliati, Michael Lin, Gino De Dominicis, Erwin Wurm; e ancora Hans Op de Beeck, Studio 65, Martin Creed, Ryan Gander, teamLab: ecco gli artisti protagonisti della mostra ENJOY. Tutti questi grandi nomi dell’arte contemporanea sono proiettati alla dimensione del gioco, del divertimento, ad una nuova concezione di spazio e arte.

Lo spettatore diventa piuttosto un partecipante, non solo un osservatore passivo. Viene invitato a scattare foto, a premere pulsanti, a toccare, a spostare oggetti, a viverli, a giocarci. Ad accompagnarlo nel percorso un’audioguida pronta a spronarlo a divertirsi, a ritrovare la dimensione del piacere e del divertimento.

E la parola “divertimento” a cui la mostra si riferisce va intesa nella sua accezione classica: portare altrove. Lo spettatore si trova immerso tra sculture, installazioni, palloncini, specchi e giochi di luci. Ma dietro il suo “altrove” ludico la mostra cela una riflessione che riporta all’attualità, al ruolo dell’arte e non solo.

Divertimento: dal lat. divertĕre, propr. ‘volgere altrove’

Mostra ENJOY: le opere esposte

La mostra si apre con una scultura di Alexander Calder, Red Mobile, che si muove al passaggio delle persone che vi camminano al di sotto. L’arte non avrebbe ragione di esistere, senza uno spettatore, senza un destinatario.

Segue The Centrifugal Soul di Mat Collishaw, un cosiddetto zootropio o gioco ottico a tema naturalistico.

Ecco poi le opere in movimento di Jean Tinguely, accompagnate da effetti sonori: le sculture si animano, prendono vita azionando un pulsante posizionato a terra, che spetta allo spettatore premere.

Nella stanza seguente trova spazio Obscura, installazione video di Tony Oursler: l’artista, particolarmente attratto dall’occhio umano, lo riproduce assimilandolo alla camera oscura fotografica. Nella stanza ci sono degli enormi video-occhi all’interno dei quali, se osservati bene, si riescono a vedere le immagini che quegli occhi stessi stavano osservando, quando sono stati ripresi. Un guardare mentre si è a propria volta osservati, insomma: Oursler rappresenta l’ossessione voyeuristica moderna, il bisogno continuo di consumare immagini.

Altre due installazioni digitali sono il Prisma meccanico dell’italiano Piero Fogliati (un proiettore luminoso con dischi di gelatina colorata illumina palette di alluminio bianco e scompone la luce proiettandola su una parete) e l’installazione sonora Risata continua di Gino De Dominicis, una risata ininterrotta che accompagna il procedere dello spettatore verso le stanze successive.

Mostra Enjoy: le altre opere esposte

Trovano poi spazio le due sculture del brasiliano Ernesto Neto (In the corner of life e Caring time), le opere dell’artista austriaco Erwin Wurm (One minute Sculptures e Drinking Sculptures) e poi la torta gigante di Hans Op De Beeck, After the Gathering

Solo in apparenza si tratta di un’installazione che vuole trasmettere allegria e rimandare a una situazione di festa: la torta è già stata in parte mangiata, le candeline sono state spente, i pezzi di frutta sono sparsi sul vassoio e non ben disposti. Quindi il tempo della storia che Hans Op De Beeck descrive è quello della festa ormai finita, quando gli ospiti sono andati via, quando la gioia dell’attesa e la sorpresa che precede lo scartare i regali sono già passate. L’artista ci descrive “l’attimo dopo”, il fluire inesorabile del tempo, il disfacimento, ciò che c’è dietro l’apparenza di una appetitosa torta.

La mostra si chiude con la poltrona a pois di Topolino Mickey dei sogni di F. Audrito e A. Sampaniotoula stanza dei palloncini rossi Work no. Half the air in a given space di Martin Creed (una sala riempita per metà da palloncini rossi) ed infine Flowers and people – Dark del Team Lab. Quest’ultima è un’installazione digitale interattiva realizzata come se fosse un vero e proprio dipinto in movimento. I colori sono accesi e le luci vivide, i fiori si schiudono, volteggiano come mossi da soffi di vento o come se fosse lo spettatore ad alitare sui petali, spostandoli.

 

Lettere a mia figlia: il corto che racconta l’Alzheimer

lettere a mia figlia

Si intitola Lettere a mia figlia il pluripremiato cortometraggio di Giuseppe Alessio Nuzzo che racconta l’Alzheimer. Nei panni del protagonista troviamo un intenso Leo Gullotta.

Il corto è stato eccezionalmente reso disponibile sul piccolo schermo proprio oggi, XXIV Giornata Mondiale per la lotta contro l’Alzheimer, sul Canale Studio Universal (canale 338 del digitale terrestre) nell’ambito del magazine A Noi Piace Corto.

Il corto andrà in onda in replica anche il 23 settembre alle 11.30, il 24 alle 7.50 e il 29 alle 20.40.

Il 21 settembre è la giornata scelta per porre l’attenzione su questa forma di demenza che costituisce non solo una sfida in campo medico, visto che ad oggi non esiste una cura definitiva, ma anche in ambito sociale, perché le famiglie con un malato di Alzheimer soffrono spesso solitudine e abbandono, costrette fronteggiare la situazione senza adeguati aiuti materiali né supporti psicologici.

Lettere a mia figlia

Il cortometraggio è stato prodotto da Paradise Pictures con Pulcinella Film e diretto da Giuseppe Alessio Nuzzo; è stato girato a Napoli e provincia.

Leo Gullotta interpreta un padre che attraverso la scrittura di alcune lettere indirizzate alla figlia Michela cerca di riappropriarsi di sé. Cerca di spiegare il suo cambiamento, il suo scollarsi dalla realtà e perdere contatto con la quotidianità.

La solitudine e la vergogna del protagonista sono accompagnati dall’impotenza provata da sua figlia: lei sa di non potere nulla contro la regressione del padre. L’uomo è inesorabilmente finito in un tunnel buio dal quale non tornerà più indietro. Non sarà mai più quello di prima.

Michela lo accudisce, si prende cura di quel genitore tornato bambino, incapace di badare a se stesso, privato dei ricordi, privato della consapevolezza di sé.

Lettere a mia figlia è stato finalista in centinaia di festival in tutto il mondo e vincitore di decine di premi, tra cui la menzione speciale ai Nastri d’Argento e il premio come migliore cortometraggio al Giffoni Film Festival.

Oggi, 21 settembre, è uscito anche in distribuzione nazionale l’omonimo libro, edito da Pulcinella Editore e a cura di Giuseppe Alessio Nuzzo con prefazione di Gullotta. Il testo racconta la malattia di Alzheimer, la vera storia di Lettere a mia figlia e contiene il DVD con il cortometraggio.

 

Ti aspetto e ogni giorno mi spengo poco per volta e ho dimenticato il tuo volto…

Roland Petit Soirée all’Opera di Roma

roland petit opera roma

Roland Petit, grande coreografo francese del Novecento, sarà omaggiato dal Teatro dell’Opera di Roma nel corso di una serata a lui interamente dedicata in cui verranno presentate al pubblico tre delle sue più famose e apprezzate creazioni.

Lo spettacolo andrà in scena dall’8 al 14 settembre (con pausa lunedì 11). Si esibiranno i Primi Ballerini, i Solisti e il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma.

Carmen, L’Arlésienne Le Jeune Homme et la Mort: questo il trittico pensato da Eleonora Abbagnato, la quale nella sua carriera ha avuto modo di interpretare i personaggi femminili di tutti e tre i balletti. Per il ruolo conturbante e seducente di Vivette in Le Jeune Homme et la Mort fu scelta la prima volta proprio da Roland Petit, all’età di 19 anni. I due si erano conosciuti tempo addietro, quando lei era appena undicenne e lui le affidò il ruolo di Aurora ne La Bella Addormentata.

Roland Petit

Scomparso nel 2011 in seguito ad una leucemia, Roland Petit è considerato uno dei massimi coreografi del Novecento. Formatosi presso la scuola dell’Opéra National di Parigi, ha composto balletti per i più grandi teatri del mondo e per i maggiori danzatori contemporanei. Vero maestro del passo a due, è stato capace di rinnovare continuamente il suo stile, puntando soprattutto su un inteso lavoro sui personaggi.

roland petit

A consacrarlo definitivamente fu il balletto Le jeune homme et la mort, capolavoro assoluto per la modernità di coreografia e costumi. Con lui ha a lungo lavorato Luigi Bonino, che si sta occupando in prima persona della preparazione della Soirée Roland Petit.

Soirée Roland Petit: il trittico

Tre i balletti proposti per la serata dedicata al grande coreografo francese: Carmen, L’Arlesienne, Le Jeune Homme et la Mort. A fare da filo conduttore ci sono le forti pulsioni dei protagonisti, amore, gelosia, passione, ossessione, sentimenti capaci di sfociare in esiti estremi e drammatici.

  • L’Arlésienne creato da Roland Petit nel 1974 racconta a passo di danza l’amore tra Frederi e Vivette. Lui è tormentato dal ricordo di una donna amata tempo addietro, un ricordo di cui non riesce a liberarsi, che lo logora e lo porta al suicidio. Nel corso della Soirée Roland Petit interpreteranno il ruolo di Viviette  Rebecca Bianchi e Sara Loro. Frederi sarà interpretato da Alessio Rezza.
  • Le Jeune Homme et la Mort risale al 1946. Una bellissima e conturbante donna vestita di giallo seduce e spinge al suicidio un uomo, palesandosi poi a lui come la Morte. Interpreti di questo passo a due saranno Eleonora Abbagnato e Stéphane Buillon, étoile dell’Opéra di Parigi, in alternanza con Giacomo Luci.
  • Chiuderà lo spettacolo Carmen, balletto di Roland Petit del 1949. Carmen e Don Josè vivono un amore passionale, ardente, raccontato in modo seducente e allo stesso tempo elegante. Anche qui l’epilogo è tragico: Don Josè, spinto dalla gelosia, uccide l’amata. Nel ruolo di Carmen si alterneranno Natasha Kusch  e Rebecca Bianchi e in quello di Don José Michele Satriano e da Claudio Cocino.

L’amica geniale: in arrivo la fiction

amica geniale

L’amica geniale di Elena Ferrante è un caso letterario che ha coinvolto e appassionato milioni di lettori, non solo in Italia. Il settimanale Time nel 2016 ha inserito la scrittrice tra le 100 persone più influenti al mondo; il New York Times ha annoverato l’opera fra i 10 migliori libri del 2015.

La storia si sviluppa in una tetralogia che percorre oltre un cinquantennio. Al centro il rapporto tra due ragazze, Lila ed Elena.

La loro è un’amicizia fatta di sentimenti ambivalenti: competizione, invidia, gelosia, senso di rivalsa, influenza reciproca. Tutto ciò nulla toglie alla veridicità di un sentimento di fondo che le accompagnerà tutta la vita e che, come tutti i sentimenti umani, non può essere privo di contraddizioni e macchie.

Dopo il successo dei 4 romanzi della Ferrante, Lila ed Elena stanno per arrivare anche sul piccolo schermo, grazie ad una fiction diretta da Saverio Costanzo dal titolo Neapolitan Novels.

L’amica geniale: la fiction

Dalla collaborazione tra Rai ed HBO sta nascendo una fiction destinata alla tv che porterà presto sul piccolo schermo la saga di Elena Ferrante: L’amica geniale.

A dirigere la serie, dal titolo Neapolitan Novels, è Saverio Costanzo, già regista dell’edizione italiana di In Treatment nonché de La solitudine dei numeri primi. Alla sceneggiatura stanno lavorando Francesco Piccolo (Premio Strega nel 2014) con Laura Paolucci e la stessa Ferrante.

La scrittrice, però, continua a lavorare in anonimato: resta un mistero la sua identità, nonostante le tante supposizioni fatte in merito. Lo stesso Costanzo ha dichiarato di non sapere chi si celi dietro i romanzi e di avere contatti con lei solo via mail.

Nulla si sa circa la data di messa in onda e gli attori coinvolti. Trentadue gli episodi totali, 8 per ciascuno dei volumi della saga, della durata di 50 minuti ciascuno.

La serie cercherà di rimanere fedele ai romanzi e per questo ad interpretare i due ruoli principali ci potrebbero essere due debuttanti. Questo conferirebbe maggiore spontaneità e veridicità alla narrazione televisiva. Nei panni di casting director c’è Laura Muccino, sorella di Gabriele e Silvio: a lei il compito di trovare Elena e Lila.

L’amica geniale: la saga

La prima edizione de L’amica geniale è uscita nel 2011, seguita nel 2012 da Storia del nuovo cognome e nel 2013 da Storia di chi fugge e di chi resta. Nel 2014 la casa editrice Edizioni E/O ha pubblicato il capitolo conclusivo della tetralogia Storia della bambina perduta

Elena Ferrante con grande maestria descrive le vite, i sentimenti, le vicissitudini, i cambiamenti dei personaggi in modo dettagliato, ma mai pesante.

I libri raccontano un’unica storia che si svolge nell’arco di 50 anni: il rapporto tra le due protagoniste e le loro vite, ma non solo. Si affrontano tante tematiche collaterali: violenza domestica, ruolo della donna, lotte politiche, scuola, famiglia, lavoro. Il tutto è ambientato in un periodo storico delicato per l’Italia intera e per Napoli (dove si svolgono gran parte delle vicende). 

Questi ambienti segnano nel profondo le due protagoniste: una ne resta risucchiata mentre l’altra se ne allontana, senza però poter sfuggire all’ancestrale legame con le proprie origini.

Anna Magnani: la mostra al Vittoriano

anna magnani

Anna Magnani, la vita e il cinema: con questa mostra Roma omaggia l’attrice a cui diede i natali nel 1908.

Nannarella, come era soprannominata affettuosamente, si spense nella Capitale il 26 settembre 1973 dopo una sfavillante carriera. Ha vinto due David di Donatello, cinque Nastri d’Argento, un Golden Globe e numerosissimi altri prestigiosi riconoscimenti; impossibile non menzionare l’Oscar come Miglior attrice protagonista per il film La rosa tatuata (regia di Daniel Mann).

Ho capito che ero nata attrice. Avevo solo deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno.

La mostra rientra all’interno del progetto Artcity, comprendente numerose iniziative estese nell’arco di tutta l’estate.

Anna Magnani, la vita  e il cinema, esposizione allestita presso la Sala Zanardelli del Vittoriano, è a cura di Mario Sesti e in collaborazione con il Centro sperimentale-Cineteca Nazionale, dell’Istituto Luce e Teche Rai. Sarà aperta fino al 22 ottobre.

Anna Magnani, la vita e il cinema

Fotografie, ritagli di giornali, fotogrammi dei film che l’hanno resa famosa: il percorso attraversa la vita della Magnani non solo dal punto di vista artistico. Ci viene restituita una Anna Magnani diva, certo, simbolo importante della storia del cinema italiano, ma anche una Anna Magnani donna.

La si vede insieme a personalità di spicco come Totò, Aldo Fabrizi, Pier Paolo Pasolini o immortalata durante festival ed eventi mondani, ma anche nello spazio domestico.

Ed eccola, dunque in ciabatte, sdraiata sul divano a fumare una sigaretta, intenta a suonare la chitarra, mentre indossa gli occhiali per sfogliare un album.

Donna carismatica, passionale eppure fragile, perché segnata da abbandoni e delusioni.

Il solo uomo per cui non ho pianto lacrime di mezza lira resta mio marito: Goffredo Alessandrini. L’unico, fra quanti ne ho conosciuti, che mi stimi senza riserve e al quale sia affezionata. Certo non furono rose e fiori anche con lui. Lo sposai che ero una ragazzina e finché fui sua moglie ebbi più  corna di un canestro di lumache.

Il pubblico ha amato Nannarella, la sua risata, la sua parlata romanesca, lo sguardo magnetico ed espressivo, la verve drammatica.

Anna Magnani la vita e il cinema vuole essere un doveroso omaggio ma anche l’occasione per far conoscere questa straordinaria donna e il suo innato talento alle generazioni più giovani.

Lunedì 7 agosto alle ore 21.00 sulla Terrazza Italia è in programma la proiezione di L’amore. Il film diretto da Rossellini nel 1948 valse ad Anna Magnani il Nastro d’Argento come Miglior attrice protagonista.

Superba. Quando c’è lei è come se in scena non ci fosse nessun altro. Ha la forza di calamitare immediatamente su di sé l’attenzione del pubblico. Enrico Maria Salerno