Tempi duri, in casa Apple. Dopo il lancio del nuovo device di Cupertino, l’azienda capitanata da Tim Cook ha dovuto fare i conti con l’ennesima sanzione comminata a causa di violazione di brevetti su chip mobili. Sono 234 i milioni di dollari che i dirigenti della mela dovranno versare all’Università del Wisconsin, per violazione di brevetto sui chip A7, A8, A8X, già parte dell’equipaggiamento interno di iPhone e iPad. Le indiscrezioni che circolano in rete rivelano che la battaglia dei ricercatori in forze all’Università non è ancora finita: il team è pronto a far valere i propri diritti con nuove accuse.
Il brevetto in questione, catalogato al 5781752 del WARF (Wisconsin Alumni Research Foundation), risale al 1998, anno in cui gli inventori del chip depositarono il brevetto sui chip attualmente utilizzati da Apple. Quasi venti anni di lavoro, per gli sviluppatori del Winsconsin, che già prima degli anni zero pensavano a come avrebbero dovuto funzionare i computer del futuro. Per lo stesso progetto, gli scienziati della Fondazione presero degli accordi formali con Intel. La tecnologia applicata, volta a migliorare le prestazioni dei dispositivi, sarebbe stata impiegata su diversi device targati Apple, su iPhone 6, 6s e alcuni iPad.
La lotta per i diritti della WARF – secondo quanto dichiarato dai ricercatori – è solo all’inizio. Nessuna dichiarazione da parte di Cupertino, che per ora mantiene il più stretto riserbo sulla questione. I vertici della Società si preparano a ribattere la decisione del Tribunale punto per punto, presentando ricorso contro la decisione del Tribunale. La sanzione comminata ai danni di Apple potrebbe essere destinata a salire: come si comporterà il colosso della tecnologia?