Presentiamo ora Ilenja Rossi, Massimo Romeo Piparo e Simone Di Pasquale anche loro giurati dell’ Oscar della Danza.
Con la direzione artistica del Maestro Luciano Cannito andrà in scena al Teatro 1, domenica 29 Ottobre un grande evento dedicato ai nuovi talenti della danza italiana, presentato da Rossella Brescia e Pino Strabioli.
Dalle 11:30 in poi si esibiranno le numerose e qualificate scuole ad iniziare dalla categoria baby seguita dalla categoria allievi per poi far esibire sul palco le categorie juniores e seniores.
Abbiamo già presentato alcuni componenti della Giuria che sarà anche costituita dai Magnifici 3 che sono:
ILENJA ROSSI
Ballerina, coreografa, giudice in prestigiosi Concorsi, con una forte passione per l’hip hop che è diventato il suo stile di vita.
Cittadina del mondo si esibisce nei teatri europei e da luglio 2017 è la nuova docente dell’Accademia Sistina di Roma.
MASSIMO ROMEO PIPARO
Direttore Artistico del Teatro Sistina di Roma, regista, autore televisivo, produttore di numerosi show di successo: The full monty, My fair lady, Il vizietto, Ballando con le stelle…
E’ stato docente di “Istituzioni e tecniche di Regia” presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Messina.
Il suo progetto: “il mio Sistina aperto tutto l’anno per i Musical”
SIMONE DI PASQUALE
Ballerino e insegnante, è tra i maestri di Ballando con le stelle più amati dal pubblico, é uno dei volti storici della trasmissione di successo condotta da Milly Carlucci ed è presente sin dalla prima edizione.
Ha iniziato a danzare in teatro, interpretando Tony Manero in La febbre del sabato sera e poi recitando anche nel musical Hairspray – Grasso è bello.
Non soltanto ballerino ed insegnante ma ha debuttato anche come attore nella serie televisiva Don Matteo.
A questo punto, dopo aver presentato tutte le figure di altissimo valore artistico, intellettuale, umano, ricche della passione per l’Arte della Danza, vi invitiamo ad assistere ad un Evento primo ed unico nel suo genere quale è l’Oscar della Danza che segna un fondamentale ed irrinunciabile punto di svolta nelle rappresentazioni coreutiche e nell’attenzione che si deve porre verso le nuove generazioni di talenti offrendo loro visibilità, nuove opportunità e contratti di lavoro
Ricordiamo l’intero Team che ci farà ammirare l’Oscar della Danza:
Luciano Mattia Cannito: Direttore Artistico
Camilla Cacciamani
Monica Ratti
Luana Luciani
Fabrizio Pontani
Guido Sancilio
e la Giuria presieduta da: Lucio Presta
con i giurati: Raffaele Paganini, Rinus Sprong, Leonetta Bentivoglio, Alessandro Ferrucci, Veronica Peparini, Massimo Romeo Piparo, Simone Di Pasquale, Ilenja Rossi
Le qualità professionali messe in campo sono di assoluto rilievo, riconosciute, acclamate e richieste per collaborazioni a livello internazionale; perchè la nostra classe politica non riesce a cogliere e tutelare l’alto valore culturale insito nel mondo della Danza?
Lasciamo questo interrogativo per altri momenti.
Ora vi aspettiamo domenica 29 ottobre per assistere a questo spettacolare evento dell’Oscar della Danza.
Presentato il 6 settembre 2016 in concorso alla 73ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, “The Bad Batch”, scritto e diretto da Ana Lily Amirpour, esce nelle sale cinematografiche il 23 giugno 2017 e, da poche settimane, distribuito dal portale Netflix.
Il film è la puntuale risposta della settima arte alla proposta di Donald Trump di creare l’invalicabile muro tra il Texas ed il Messico per proteggere gli Stati Uniti d’America dalla massiccia immigrazione clandestina de “The bad batch”, “la cattiva sfornata”, cioè gli indesiderabili uomini e donne messicani che – altrimenti – potrebbero “inquinare” la purezza del popolo americano.
“Viviamo tutti qui. Non eravamo persone abbastanza buone, abbastanza intelligenti, abbastanza giovani”.
Sono le parole che accolgono Arlen in “The Bad Batch”.
“Tutte le cose che hai fatto nella tua vita – dice The Dream (Keanu Reeves) alla protagonista Suki Waterhouse (Arlen) – ti hanno portato qui con me”.
“The Bad Batch” da esiliare oltre una poderosa rete metallica protetta a vista da militari del governo statunitense che apre le porte ad un deserto ammaliante nei colori e nel paesaggio; crudele e violento nelle popolazioni che lo abitano come sopravvissuti di un evento post-bellico che ricorda prepotentemente, tranne nella fotografia, “The Road” (2009) di John Hillcoat, tratto dal bellissimo omonimo post-apocalittico best seller di Cormac McCarthy pubblicato negli USA nel 2006; film con uno straordinario Viggo Mortensen (“Man” nel film di Hillcoat), che nel nostro film viene “sostituito” da un sempre impeccabile Jim Carrey nel ruolo di The Hermit.
Il genere è “romantic-drama-horror-thriller-political”, certamente non facile da inquadrare all’interno dei soliti canoni cinematografici più di successo perché tratta con efficacia narrativa diversi temi sociali e politici insieme. La sovrapposizione apparentemente impropria di più generi cinematografici, sia di contenuti che di questioni sociali, ne fanno un prodotto originale e interessante e, al contempo, un eccellente lavoro cinematografico.
Il cast di attori è stellare: Suki Waterhouse, Jason Momoa, Giovanni Ribisi, Jim Carrey, Keanu Reeves, ed altri ancora.
Gli ingredienti della sceneggiatura sono tantissimi, e non sempre la narrazione filmica riesce a farli emergere nella loro completezza lasciandoli come domande alle quali lo spettatore dovrebbe dare le sue risposte. Ed anche questo approccio, le domande incompiute, è interessante proprio perché non “confeziona” risposte scontate e prevedibili da far ingoiare allo spettatore.
Arlen (Suki Waterhouse) è una giovane e bellissima ragazza, abbandonata nel deserto del Texas, che delimita con una impenetrabile rete metallica protetta da soldati armati del governo, il confine tra la civiltà e l’orda. Viene catturata da una spietata banda di cannibali, guidati dal disegnatore Miami Man (Jason Momoa), che la tiene incatenata finché non riesce a fuggire per trovare rifugio nella più “civile” comunità di “The Dream”.
Titolo originale: “The Bad Batch”
Regia di Ana Lily Amirpour
Produzione Megan Ellison, Danny Gabai, Sina Sayyah
Luciano Cannito e lo staff degli Oscar della Danza
Ciò che noi ammireremo nella giornata di svolgimento dell’evento di domenica 29 ottobre 2017 è la meritata conclusione di una lunga, intensa e certosina attività di preparazione che si snoda e si avvale di risorse altamente professionali con una lunga esperienza nello specifico campo dell’attività coreutica e dello spettacolo.
Lo Staff è saldamente unito da comuni legami : la passione per la danza, la volontà di proporre una nuova visione del “danzare” che si è posto l’Oscar della Danza che non è la tradizionale passerella di personaggi-immagine come invece siamo ormai abituati ad assistere. E’ una visione ed una propostainnovativa, che punta ai giovani, a tutte le espressioni coreografiche nelle più varie declinazioni perché “la danza è una ed una sola, un talento che sa danzare, che sa danzare veramente, e che muove il suo corpo in un modo straordinario, noi lo troviamo in qualsiasi stile, anche in quello più strano e diverso”
Con i precedenti nostri articoli di presentazione:
abbiamo anticipato ciò che potremo ammirare; ora conosciamo meglio il lavoro “invisibile” e, forse, non opportunamente considerato dal grande pubblico e cioè l’intero Staff dell’Oscar della Danza e delle realtà operative che lo rendono possibile
Come non citare e rendere il giusto merito alla lungimiranza di Cinecittà World che ha fortemente voluto la realizzazione di questo spettacolare ed importante evento rivolgendosi al grande Maestro Luciano Cannito?
Luciano Cannito (Direttore Artistico)
La direzione degli Oscar della Danza è affidata ad un nome di rilievo nel mondo della danza internazionale: Luciano Cannito. Ha diretto il Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli e quello del Teatro Massimo di Palermo; i suoi lavori sono stati rappresentati in prestigiosi teatri e festival di tutto il mondo: New York, Montreal, Ankara, Tel Aviv, Bordeaux e ancora Nizza, Hong Kong, Mosca. Proprio con la prestigiosa Accademia del Bolshoi della capitale russa collabora dal 2015.
Con queste parole, espresse in un video pubblicato sulla pagina Facebook ufficiale dell’evento, è stato Cannito stesso ad invitare i promettenti ballerini e ballerine a non lasciarsi sfuggire questa grande occasione offerta dall’Oscar della Danza:
“Questa è un’opportunità per tutti quelli che vogliono farsi vedere, avere un momento importante di visibilità e di confronto. Ci sono personaggi del cinema, della televisione, manager, produttori, direttori di compagnie di danza. Non è facile essere visti da tante persone così importanti nello stesso momento. Non succede tutti i giorni.”
Al fianco del Maestro troviamo gli altri “Capitani Coraggiosi” perché tali bisogna essere per proporre questo evento audace e che segna un punto di svolta a cui, da ora in poi, si farà riferimento.
Vediamoli insieme:
Il tratto caratteristico di Magic Island Entertainment è la passione, la cultura dell’arte coreutica, la forte volontà di avvicinare e coinvolgere il pubblico in uno spettacolare evento di danza che sa declinare tutti gli stili e tutte le coreografie conferendo ad esse pari dignità artistica.
La maestosa location del Teatro 1 a Cinecittà World non sarà soltanto un palcoscenico su cui danzare ma sarà IL palcoscenico che ciascun artista manterrà per sempre nella sua memoria come una prestigiosa esperienza formativa.
E’ tra le più importanti ed affermate realtà nel panorama italiano ed estero che dal 1990 diffonde la cultura della danza ed organizza concorsi, eventi, corsi ed è il punto di riferimento qualificato per tutti i professionisti, gli allievi e gli appassionati.
è il cuore pulsante esi occupa dell’organizzazione dei concorsi, delle manifestazioni, degli eventi per molti dei quali partecipa in qualità di giurato. Luana ha realizzato, tra gli altri, l’EDC Extreme Dance Championship, l’International Choreographic Competition, Spettacoli di Danza Metropolitana ed altri Festival e rappresentazioni in Italia.
“DanzaSì è una realtà presente e fortemente radicata che ha segnato e continua a segnare il mondo della danza in Italia: ogni mese con il suo magazine, ogni anno con il suo concorso, ogni volta che nel mondo della danza accade qualcosa di cui dare notizia.”
Monica Ratti (Produzione)
la sua presenza così come quella di Luana Luciani, è sicuro indice di alta professionalità ed esperienza acquisita in anni di attività nel mondo della danza.
Monica ha collaborato con Vittoria Ottolenghi, Vittoria Cappelli, Renato Greco, Simona Marchini. Ha realizzato, nella veste di autrice, molte puntate della trasmissione “Un mondo a colori” ed il programma “Hip Hop Generation” in onda su RAI 3.
Critico di danza e giurato in vari eventi, editore di Dance & Culture
Con la sua esperienza e vivacità ha realizzato Convention, Festival, Sfilate e Corsi.
Esperta di Politiche Giovanili si occupa del movimento Hip Hop.
Monica Ratti collabora con DANZASi ed insieme a Luana Luciani ha ideato l’ambito Concorso DANZASi giunto quest’anno alla XXII Edizione
Fabrizio Pontani (Produzione)
Manager e organizzatore di serate, eventi, manifestazioni sportive e di danza. Direttore commerciale per società di pubblicità e gestore della scuola di danza a Roma “Maison de la Danse”.
Guido Sancilio (Produzione)
Fotografo di moda e pubblicità, laureatosi in Scienza della Comunicazione, nel 2001 ha iniziato da subito la sua avventura con la fotografia.
Dalla moda alla pubblicità ha realizzato campagne per alcune delle più importanti aziende italiane, come Telecom, Poste Italiane, Alitalia, Air One, IperCoop, Onyx e per il Ministero degli Affari Esteri.
Cittadino del mondo ha realizzato reportage di esposizioni e foto in Europa, Africa, Asia, America Latina e Haiti.
I lavori fotografici di Guido Sancilio trasmettono il forte impatto emotivo delle sue stampe e, la sua esperienza umana e professionale, consente di esaltare quel breve attimo del passo di danza.
Fondatore del marchio
ne è anche il Direttore Creativo; alcune delle sue migliori foto di danza sono diventate prodotti di abbigliamento per la danza e gadget originali, eleganti e sofisticati.
Camilla Cacciamani (Organizzazione)
31 anni, di Roma, ha studiato giurisprudenza ed ha seguito la sue passioni artistiche frequentando dapprima la scuola di danza per poi approdare al teatro. Appassionata di scrittura muove i primi passi nel mondo della comunicazione scrivendo per alcune testate di quotidiani nazionali per poi inserirsi negli uffici stampa di importanti Aziende ricoprendo il ruolo di organizzatrice di eventi, ideatrice di campagne pubblicitarie e di sensibilizzazione. E’ entrata nel mondo dell’arte collaborando con l’ambasciata di Spagna a Roma per la promozione di rassegne musicali. Ha conciliato le sue passioni, le sue competenze e la sua capacità di interagire con l’interlocutore e con il pubblico cimentandosi nel ruolo di “padrona di casa” in incontri culturali e di arte varia firmati “Il salotto di Camilla” in un locale del centro storico romano occupandosi delle scelte artistiche, dell’organizzazione e della promozione.
Luciano Cannito e lo staff degli Oscar della Danza vi invitano e vi danno appuntamento per domenica 29 ottobre. Il Teatro 1 di Cinecittà World ospiterà un evento unico e di grande livello, organizzato con passione e competenza in nome della danza: dedicato a chi la fa, a chi la supporta, a chi la ama, a chi ne ha fatto una ragione di vita o la base del proprio lavoro.
Uscito nelle sale cinematografiche italiane il 28 giugno 2017, il film di produzione britannica, diretto da Adam Smith con l’interessante sceneggiatura di Alastair Siddons, è un prodotto cinematografico bello e intelligente. La narrazione scorre fluida e mai banale. Intrigante e stimolante. I temi trattati sono difficili e pericolosi al contempo.
Il rischio di cadere nel banalismo e nel razzismo sociale, sono ad ogni angolo, ad ogni passo, in ogni fotogramma. Non succede mai. Questi temi vengono trattati con lucida e consapevole competenza, accompagnati da una recitazione magistrale, che penetrano nel cuore dello spettatore per poi trasferirsi nella sua mente che inizia a riflettere su quello che ha appena finito di vedere.
Il doppiaggio italiano non può certamente tenere conto dello slang inglese e dei dialetti locali utilizzati nella produzione originale, che caratterizzano il film come un prodotto nel quale il neo-realismo – se così possiamo chiamarlo prendendo in prestito un concetto assai italiano – è molto forte e ottimamente strutturato per donare allo spettatore inglese la consapevolezza del prelibato gusto delle differenze culturali e sociali tra etnie diverse e tra strati socio-culturali assai distanti tra loro.
Codice Criminale
Questa è già una prima grave pecca della distribuzione italiana che probabilmente avrebbe dovuto doppiare il film utilizzando qualcuno dei dialetti italiani che certamente non mancano. Far parlare a tutti i protagonisti del film un perfetto italiano, priva il nostro spettatore di sfumature sociali e culturali che nel film hanno fortissimi significati narrativi che generano una serie infinita di spontanei pregiudizi e di scontati preconcetti.
In sostanza, per comprendere il concetto, è come doppiare un attore italiano che impersona un rom di origine rumena con il perfetto italiano di Roberto Benigni. Non credo che una maestra italiana si sognerebbe mai di espellere il piccolo Roberto Benigni da una scuola privata perché non ha fatto bene i compiti e non parla bene l’italiano! Ebbene, nel film doppiato per l’Italia, tutto questo allo spettatore italiano è stato candidamente derubato!
E ancora. Il titolo originale del film è “Trespass Against Us”, tratto dalla seconda parte della frase del Padre Nostro “forgive us our trespasses as we forgive those who trespass against us”, “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Il titolo del film lo potremmo tradurre con “Li Rimettiamo ai Nostri Debitori”.
Ebbene, questo titolo è geniale e trasmette allo spettatore inglese un messaggio fortissimo e verissimo. Leggerlo prima di entrare nella sala cinematografica, “condiziona” la visione con delle aspettative magnificamente confermate nel finale della narrazione. Alastair Siddons e Adam Smith, artisti entrambi eccellenti, anche per questo elemento creano un’opera d’arte cinematografiche della quale componente lo spettatore italiano viene privato, derubato.
Codice Criminale
Non si comprende come mai la distribuzione italica, che in questi casi ci conferma il suo imprevedibile talento nell’imbrattare un’opera d’arte con uno schizzo di incompetenza, riesca quasi sempre a derubare lo spettatore italiano dei piaceri stilistici dei bravi artisti oltreconfine. In realtà, se volessimo raccontarlo con una metafora in linea con l’ardire dei distributori italiani, è come affidare loro il prezioso “The Hay Wain” del notissimo pittore britannico di fine ottocento John Constable, ed esporlo in una prestigiosa galleria italiana con la didascalia che recita: “Il carro di fieno” (1821) di Giovanni Poliziotto!
Il film racconta una molto verosimile storia di una famiglia nomade allargata dov’è il padre Colby (Brendan Gleeson) a fare da padre-padrone e a decidere con saggezza e con sottile furbizia le sorti di tutto il “branco”. Rubare e non rispettare le leggi dello Stato che li ospita – è noto a tutti, anche ai diabolici analfabeti dell’integrazione a tutti i costi di culture assai distanti da quelle occidentali-cristiane – è un valore da trasmettere da padre in figlio, da figlio in nipote.
Non sottomettersi alle leggi e alle autorità costituzionali è quello che rende veramente degno di rispetto, all’interno della loro comunità, un membro della tribù. Occorre fingere, se presi in flagranza di reato, mentire sempre e comunque, rinnegando apparentemente la propria cultura e dando la sensazione di rispettare la loro, quella degli ospitanti. È a questo punto che entra in scene un interessante elemento narrativo impersonato dal bravissimo furfante, pilota di auto e ladro delle stesse Chad (Michael Fassbender). È qui che si sviluppa la parte di racconto più interessante e più vera per lo spettatore che nella vita non vede quello che c’è da vedere, e non sente quello che c’è da sentire.
Ma questi messaggi è meglio non scriverli qui, ma lasciare al nostro lettore il libero arbitrio di comprenderli o non comprenderli guardando il film. Quello che possiamo scrivere è che il valore della famiglia, l’amore per la propria donna, lo sconfinato senso di protezione dei propri figli, varca i confini di tutte le differenze culturali e sociali, perché geneticamente viscerali in qualsiasi esser umano sano di mente.
Il finale ci fa comprendere perché gli autori abbiano scelto il titolo che in Italia è stato deturpato.
>>Commento di Piero Casoli: In coda alla puntuale ed ottima recensione di Andrea Giostra vorrei aggiungere un mio commento che, oltre a dimostrare ancora una volta la “democrazia culturale” che regna nel nostro giornale, può essere spunto di commenti altrettanto democratici:
Il film è in realtà il racconto dello scontro tra due generazioni differenti, tra il capofamiglia autoritario rispettoso delle tradizioni e il primogenito più moderno, orientato al futuro e fortemente legato alla sua famiglia.
La sceneggiatura presenta forse alcune lacune però magistralmente superate grazie alla ottima recitazione dei due protagonisti Gleeson e Fassbender.
Codice Criminale è un racconto “sbilanciato” che non raggiunge la perfetta ed equilibrata armonia tra l’azione e l’introspezione nei personaggi, così distanti tra loro, per conflitti generazionali.<<
Titolo originale “Trespass Against Us”; traduzione: “Li Rimettiamo ai Nostri Debitori”.
Regia di Adam Smith.
Sceneggiatura originale di Alastair Siddons.
Con Michael Fassbender, Brendan Gleeson, Sean Harris, Rory Kinnear, Lyndsey Marshal, George Smith, Kingsley Ben-Adir.
Massimo Danza non necessita di particolari presentazioni, porta con se l’Arte fotografica coreutica.
E’ diffusamente riconosciuta la sua professionalità, la sua capacità di “cogliere l’attimo” irripetibile in un passo di danza.
Di lui abbiamo già pubblicato un servizio (https://www.lamacinamagazine.it/massimo-danza-fotografo/) nel quale abbiamo messo in luce anche le sue capacità di correlarsi con gli interlocutori e la sua “tensione” volta a trasmettere la sua vasta e profonda esperienza nell’Arte della fotografia coreutica.
Essa rappresenta l’esaltazione artistica istantanea che solo un fotografo “specializzato” nel mondo della danza riesce a cogliere.
Massimo Danza: Stage di Fotografia Coreutica
Con il suo bagaglio di esperienza professionale e la naturale maestria nell’insegnamento, dato dalla sua attività di Docente all’Istituto Superiore di Fotografia ed anche e soprattutto dalle numerose richieste pervenute, Massimo Danza ha varato un programma di:
“Stage di fotografia coreutica rivolti ai professionisti che vogliano accostare o perfezionare questo affascinante settore della fotografia.”
Massimo non sarà solo un Docente in cattedra ma sarà il “dialogatore sul campo” dell’allievo e, proprio per ricreare il perfetto scenario entro cui il fotografo coreutico opera, è prevista anche l’importante presenza ed assistenza di una coreografa e di una danzatrice.
Scopriamole insieme:
Vittoria Maniglio, coreografa
Si forma come danzatrice tra Roma e New York, dove nel 2001 vince una borsa di studio di un anno presso la Martha Graham School of Contemporary Dance;
Dal 2006 al 2009 è danzatrice solista e assistente della coreografa nella compagnia di danza contemporanea Cie Twain (RM);
Debutta come attrice nel 2008 al Teatro India a Roma, nello spettacolo “Indizi sul corpo”;
Nel 2008 si laurea in DAMS (Università RomaTre), con una tesi sulla regista sperimentale Amy Greenfield, con la quale inizia una collaborazione come performer all’interno del multimedia show “Club Midnight: Flesh into Light”, presentato a New York nel 2009.
Nel 2010/2011 approfondisce la sua ricerca su movimento, gesto espressivo e voce seguendo i workshop di Biomeccanica Teatrale (I e II livello e I approfondimento) con il Maestro Gennadi Bogdanov e i laboratori di metodo Linklater tenuti da Susan Main (Actor’s Studio, New York).
Nel marzo 2011 è selezionata da Jan Fabre per partecipare al workshop per attori professionisti tenuto a La Biennale Teatro, Venezia.
Collabora come performer con il compositore Marco Giannoni e con il videoartista Lino Strangis ed è impegnata nell’ultima produzione cinematografica di Amy Greenfield, “Spirit in the Flesh”.
Cecilia Verdolini, danzatrice
con laurea magistrale in Giurisprudenza, danzatrice professionista e…ascoltiamo questo breve filmato in cui spiega quale sarà il suo ruolo durante gli stage del Campus di Fotografia Coreutica.
Possiamo anticipare che il primo Stage è previsto nelle giornate 17/18/19 novembre 2017 presso l’Albergo Duomo a San Gemini (TR) e l’argomento portante sarà: Fotografare la Danza Contemporanea.
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