Difendiamo la nostra Arte

…che non è soltanto il bel canto, un’opera editoriale, una poesia, ma anche una rappresentazione teatrale o una esibizione di Danza.

Con i nostri articoli ci siamo sempre schierati per diffondere ed esaltare quanto di meglio le nostre eccellenze culturali ed artistiche erano in grado di creare e trasmettere al grande pubblico nazionale ed internazionale; non possiamo sottacere che l’Arte della Danza si è diffusa – dall’Italia –  in tutto il mondo.

Ora Difendiamo la nostra Arte, alla luce di quanto accaduto al Corpo di Ballo della Fondazione Arena di Verona, abbiamo raccolto in breve tempo circa 14.000 adesioni a sostegno della Petizione indirizzata al Presidente della Repubblica tesa a difendere l’esistenza in vita delle Fondazioni e dei Corpi di Ballo.

L’autorevole portavoce di tutti noi è il Maestro Luciano Mattia Cannito e la Petizione è stata presentata ieri, vedi il seguente link:

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=17&id=1007704

Nel mentre esprimiamo la nostra stima e riconoscenza a Luciano Mattia Cannito per l’arduo compito che si è assunto, e che non sarà privo di ostacoli, è oltremodo necessario che tutti supportino questa importante iniziativa che – sottolineiamo – non è assolutamente elitaria o corporativistica ma abbraccia ogni amante dell’Arte poiché l’Arte si estrinseca attraverso tutte le forme ed espressioni.

E’ quindi necessario, proprio in questo momento, offrire il nostro semplice contributo morale per sottolineare incisivamente alle Istituzioni il profondo disagio ed amarezza che pervade tutto l’universo Danza intendendo con ciò tutte le figure professionali attive, produttive e necessarie per l’esibizione artistica.

Non sono soltanto 1.400.000 ragazzi che vedono infrangersi i loro sogni ma alle loro spalle ci sono le famiglie che li seguono e sostengono, spesso con notevoli sacrifici, e noi abbiamo il compito di tutelare la loro sana, pulita e genuina crescita.

Bastano pochi minuti

Seguite questo link per condividere e promuovere la raccolta firme:

 

https://www.change.org/p/morte-dei-corpi-di-ballo-delle-fondazioni-liriche-uccisa-la-passione-di-1-400-000-giovani?source_location=discover_feed

 

Difendiamo la nostra Arte

Carla Fracci

La prestigiosa testimonial

“Carla Fracci, Beppe Menegatti e tutti i nomi più prestigiosi della danza italiana hanno firmato con entusiasmo questa petizione.

Sono tantissimi gli artisti di eccellenza della lirica e della musica, italiani ed esteri, a sostenerci con forza e con passione”.

 

Sappiamo tutti che Luciano Cannito si è assunto l’arduo ma onorevole compito di rappresentare, ai massimi livelli istituzionali, il profondo senso di scoramento che pervade tutto il mondo della Danza a seguito della recente chiusura del Corpo di Ballo della Fondazione Arena di Verona e ciò può far presagire ulteriori e nefaste decisioni che interesseranno altri Corpi di Ballo; l’eccellenza italiana.

Luciano Cannito ha promosso una Raccolta firme contro la chiusura dei Corpi di Ballo ed a sostegno delle Fondazioni Liriche proprio per evitare che venga uccisa la passione di 1.400.000 giovani.

lucianocannito

Questa e la lettera aperta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella:

“Signor Presidente,

raccogliendo l’invito di farmi portavoce di un vastissimo movimento di opinione che si sta formando spontaneamente in Italia in questi giorni di fronte all’ennesima chiusura di un Corpo di Ballo di una Fondazione Lirico Sinfonica, Le chiedo aiuto per la difesa e salvaguardia della Danza italiana.

Suona davvero strano che tantissimi semplici cittadini lottino per salvare un’arte dall’apparente volontà statale di eliminarla, perché a difenderla e a salvaguardarla dovrebbe pensarci proprio lo Stato. Credo che il nostro sia l’unico caso esistente in Europa e forse nel mondo, se si esclude la distruzione di Palmira.
E se ci scandalizziamo per Palmira, forse dovremmo scandalizzarci anche per la distruzione della Danza in Italia.
A Palmira hanno distrutto teatri di pietra, da noi si distruggono gli artisti che fanno i teatri vivi.

Il 31 dicembre 2016, nel Suo discorso di capodanno in TV a reti unificate, Lei ha ufficialmente dichiarato:
“i sogni dei giovani siano il futuro del nostro Paese”.

Ci sono 1 milione e 400 mila giovani che sognano di diventare ballerini ma i loro sogni, chissà perché, non sono ritenuti degni di rispetto e considerazione al pari di quelli che studiano Musica e Canto.
Eppure l’arte della Danza, insieme alla Musica, al Canto, allo Sport, è una delle più grandi passioni dei giovani italiani.

Lo Stato Italiano sta chiudendo i Corpi di Ballo dei grandi Teatri d’Opera e Balletto che, per legge, sono sovvenzionati proprio per tutelare e incentivare la nostra tradizione culturale di Musica, Opera e Balletto.

Perché allora eliminare il Balletto? Chi l’ha deciso? Dove, quando e con quale autorità?

Qualche giorno fa è stato chiuso il nono Corpo di Ballo italiano. Quello della Fondazione Arena di Verona.
Erano 13 i Corpi di Ballo delle 13 Fondazioni Lirico Sinfoniche. Ora sono rimasti in 4.
In Germania sono 50.
In Francia, tra Corpi di Ballo di teatri d’Opera e Compagnie di residenza municipali, sono 95.

Non c’è più ombra di dubbio che tutto ciò sia un disegno politico di dismissione dell’arte della Danza e del Balletto in Italia, ma nessuno ne comprende il motivo.

Eppure, sono 1 milione e 400 mila i giovani in Italia che studiano Danza, mentre non raggiungono il milione gli iscritti alle scuole di calcio.
Chiudere i Corpi di Ballo dei grandi teatri d’Opera, significa togliere le motivazioni e spegnere le passioni di questi giovani.
Significa privarci di 1.400.000 ragazzi che crescono con uno scopo, una disciplina e l’educazione all’impegno.

Significa non aiutare centinaia di migliaia di adolescenti a liberarsi dei vuoti e del cinismo che sono il vero cancro del mondo di oggi, sempre più solitario, virtuale, immateriale.
Significa privarci di giovani che si impegnano in un’arte dello spirito e del corpo, crescono sani, dinamici e positivi.

Come è possibile che nessuno stia calcolando l’immenso costo sociale che la chiusura dei Corpi di Ballo produrrà nei prossimi anni, anche alla luce dei recenti, drammatici fatti di cronaca che riguardano proprio i giovani, le loro speranze deluse, i loro vuoti riempiti con atti tragici?

Se ci fossero 10 Fondazioni lirico sinfoniche con 10 Corpi di Ballo di 50 ballerini l’una, incluso direttori, maîtres de Ballet, assistenti e collaboratori, costerebbero 20 milioni di euro lordi l’anno. Il che ovviamente significa 10 milioni di euro, in quanto il 50% ritornerebbe allo Stato in contributi e tasse.

Come é possibile che non si trovino 10 milioni di euro per 500 artisti che con la loro attività farebbero rinascere un’arte e tutto il suo infinito indotto, fatto di 15 mila scuole di danza, laboratori di scenografie, sartorie, industrie di abbigliamento specializzato, maestri, coreografi, pianisti, quando solo i dipendenti della Camera dei Deputati (esclusi i Deputati) costano 315 milioni di euro l’anno?

A chi serve questa politica folle e perché?

È inimmaginabile che una Nazione di 60 milioni di abitanti possa avere solo uno o due Corpi di Ballo di grandi teatri nazionali. È una discriminazione territoriale anticostituzionale e senza senso.

10 milioni di Euro, in una nazione che stava tranquillamente per stanziarne 98 per un torneo di golf di un paio di settimane, sono davvero pochi, visto che possono rappresentare un obiettivo concreto di vita per un milione e mezzo di persone: studiare ed impegnarsi per arrivare a lavorare in un luogo di eccellenza come un teatro d’Opera e Balletto.
E’ fuor di dubbio che solo pochi, di questo milione e mezzo di giovani, diventerebbero alla fine ballerini di professione, e chi studia Danza lo sa benissimo; così come lo sa chi studia Musica, Canto e Recitazione.

I tedeschi, bravissimi nei conti e nella pianificazione, si sono fatti anche questo calcolo. Di Teatri d’Opera con Orchestre, Cori e Corpi di Ballo ne hanno più di 50. Hanno evidentemente compreso che avere tanti centri di propulsione culturale e creativa sparsi nel territorio, nonostante i consistenti contributi pubblici, arricchisce di fatto quel territorio, con importanti ricadute positive sia a livello economico che culturale e sociale.
Hanno evitato, cioè, di concentrare tutti i nuclei e motori culturali solo in due o tre metropoli principali della nazione, mantenendoli, invece, nella provincia normalmente esclusa dai grandi flussi di tendenza.

Perchè lo Stato italiano, caso unico tra i Paesi occidentali, ignori questo numero impressionante di suoi cittadini che gravitano intorno alla Danza? É una delle attività più formative e complete per la mente ed il corpo oltre ad essere “l’attività fisica che ha in assoluto migliori risultati per la salute, per la forma, per le endorfine prodotte e per i benefici straordinari per la prevenzione delle malattie cardiovascolari” (pubblicazione ufficiale della ricerca ventennale ufficializzata nel Convegno Mondiale di Cardiologia tenutosi a Parigi nel 2011 – fonte Corriere della Sera).

Anche perché, ovviamente, alla bufala del “costa troppo” ormai non credono più neppure i ragazzini di quarta elementare, dato che la maggior parte dei leader politici, incluso il Ministro della Cultura, continuano ad affermare che lo spettacolo dal vivo produce ricchezza economica, crescita culturale, benessere, indotto produttivo e ritorno di immagine.

Le Fondazioni Lirico Sinfoniche ed i loro amministratori hanno il dovere storico di salvaguardare la storia culturale italiana: Musica, Opera, Balletto. A tal scopo, per legge dello Stato, sono sovvenzionate.
È inammissibile considerare Musica ed Opera lirica arti da sovvenzionare ed il Balletto un costo da eliminare.
Non è così che dice la legge, che a tal riguardo è chiarissima:

“un fondo da erogare in sovvenzioni a favore di manifestazioni liriche, concertistiche, corali e di balletto” (Legge 800 1967)

I 3 milioni di genitori ed il milione e mezzo di studenti di Danza italiani, chiedono il ripristino della legalità culturale, il rispetto delle scelte di studio senza discriminazioni e le pari opportunità di scelte professionali per chi studia Danza, equiparate alla Musica ed al Canto.

È impensabile che in un Paese civile, scelte di vita sane e produttive che riguardano i giovani, siano dallo Stato stesso, incanalate verso un inevitabile futuro di emigrazione.

Se esistono 13 Fondazioni Lirico Sinfoniche con orchestre e cori in pianta organica, devono esserci altrettanti Corpi di Ballo.
Perché siamo l’Italia ed il Balletto è un nostro patrimonio culturale, dal momento che, come tutti sanno, è un’arte nata nel nostro Paese, che abbiamo poi esportato in Francia (Caterina De’Medici), in Russia (Scuola di Ballo del Bolshoi fondata da Filippo Beccari nel 1773) e di lì diffusa in tutto il resto del mondo.

Oggi le Fondazioni che hanno chiuso i Corpi di Ballo, acquistano gli spettacoli di balletto dall’estero, utilizzando, dunque, i soldi dei contribuenti italiani per finanziare e produrre i Corpi di Ballo russi, francesi, tedeschi, americani, estoni, inglesi.

Caro Presidente Mattarella, eliminare il luogo nel quale un giovane sogna di poter vivere in eccellenza la propria vita professionale, taglia alla radice la motivazione stessa del suo impegno e della sua passione.
Si cancella, di fatto, il suo sogno.

“I sogni dei nostri giovani siano il futuro del nostro Paese”.
Sono parole sue Presidente.
Siamo certi che Lei sarà con noi in questa battaglia civile che ha come unico intento l’impegno costituzionale per l’educazione ed il futuro dei nostri meravigliosi ragazzi.
Nessun sogno dei giovani va sottovalutato. Non può esserci peggior autogol. Basta avere un figlio per saperlo”.

 

La petizione è stata già firmata da oltre 13.000 persone che vivono la passione per la Danza.

Ora è necessario diffondere, condividere, farsi promotori della raccolta firme per difendere i sogni,  i sacrifici, la passione sana pura e genuina dei nostri figli o nipoti.

Seguite questo link per condividere e promuovere la raccolta firme:

https://www.change.org/p/morte-dei-corpi-di-ballo-delle-fondazioni-liriche-uccisa-la-passione-di-1-400-000-giovani?source_location=discover_feed

carlafracci

Rivolgiamo un rispettoso saluto alla immensa Carla Fracci.

Ringraziamo vivamente Luciano Cannito per il supporto fornitoci.

 

 

 

Extracomunitari in campo

le categorie minori li invocano: “Italiani esigenti, non ci sono soldi

C’era una volta Jean Marc Bosman”. Classe 1964, calciatore di nazionalità belga, centrocampista di ruolo che costruì la sua carriera agonistica indossando prevalentemente le maglie di Standard Liegi e RFC Liegi.

Nel 1990 inizia la sua personale “odissea”.

Nonostante il contratto con l’RFC Liegi fosse scaduto, gli fu impedito il trasferimento alla squadra francese del Dunkerque; da qui nacque una controversia giudiziaria fra il calciatore e la Federazione Nazionale calcistica belga.

Si arriva, così ad una sentenza, datata 15 Novembre 1995, che fa storia. La Corte di Giustizia Europea stabilisce infatti che i calciatori che giocano nei paesi dell’UE sono come i normali lavoratori ovvero hanno diritto alla libera circolazione.

Bosman vinse la causa, cambiò lo scenario calcistico globale, ma questa battaglia sancì la fine della sua carriera. La sentenza, che prese presto il suo nome, spalancò così le porte dell’Europa a tutti i calciatori extracomunitari.

L’Inter di Massimo Moratti fu la prima ad aprire le porte di casa a numerosi giocatori stranieri. Le altre squadre italiane, seppur non ai livelli della Beneamata, si son tenuti stretti quei pochi, buoni giocatori nostrani a disposizione, misero da parte i loro vivai puntando a costruire formazioni “stellari”, sulla scia di quanto stava accadendo già negli altri campionati europei, “Real Madrid docet”.

Se a livello di club pian piano più di un successo è arrivato, non si può dire lo stesso per la nostra Nazionale.

Dopo il trionfo mondiale del 2006, il calcio italiano iniziò a scoprire quanto era un peccato non valorizzare le promettenti “stelle nostrane” delle squadre primavera.

Il tonfo ai campionati del mondo in Sudafrica fu la goccia che fece traboccare il vaso e spinse, gli “addetti ai lavori”, ad una seria riflessione.

Oggi, possiamo dirlo, una discreta marcia indietro è stata fatta”; si punta ad una sostanziosa riduzione del parco stranieri, extracomunitari soprattutto, in rosa e una maggiore attenzione ai giocatori di casa nostra.

Se in Serie A e B questo percorso può rivelarsi vantaggioso, con buona pace della Nazionale Italiana che può sperare di contare, in futuro, su un gruppo di giocatori più che buoni, non si può dire che le compagini delle categorie minori godano di altrettanta fortuna.

Nella massima Serie, complici gli sponsor che diversi calciatori, sia stranieri che extracomunitari con elevato curriculum sportivo ancora introducono, vi sono utili più che sostanziosi. Utili crescenti sempre più grazie anche ai diritti di trasmissione televisiva: quest’enorme quantità di denaro circolante permette alle società di respirare, vivere e dormire sonni tranquilli. Questo accade, nonostante quel minimo di fair-play finanziario imposto dall’UEFA, contro gli ingaggi stratosferici.

Napoli e Fiorentina, due squadre oggi in lotta per l’Europa, sono gli unici gloriosi nomi che, in passato, hanno dovuto fare i conti con storie di fallimenti e ripartenze da zero.

La Lazio, finita in cattive condizioni dopo la fine della vincente era Cragnotti, andò vicina al fallimento nel 2004. Solo una più che sostanziosa rateizzazione del debito permise all’attuale patron, Claudio Lotito, di mantenere a galla la società biancoceleste.

Altre società, invece, sull’orlo del crac o fallite del tutto, furono costrette a ricominciare con pesanti penalizzazioni oppure retrocedendo d’ufficio in Serie D o nel Campionato dEccellenza.

Il 2015 è stato il vero incubo per molte di esse: cominciamo con il vecchio e glorioso Parma. “Odissea” economico-societaria iniziata con la fine dell’epoca di Calisto Tanzi passando per l’esperienza poco felice di Tommaso Ghirardi.

Non furono più pagati gli stipendi ai calciatori e dopo una retrocessione sul campo in Serie B, la squadra fu costretta a ripartire dai Dilettanti. Oggi la squadra ducale gioca in Lega Pro sperando di tornare presto nel calcio che conta.

Nelle serie minori, conobbero gli inferi Barletta, Monza e Savoia: un tempo squadre battagliere e con un passato anche nei cadetti.

Anche Brescia, Lecce, Pisa e Varese non vivono condizioni migliori.

Altri spiacevoli precedenti, verificatesi negli ultimi venti anni, portano i nomi di Arezzo, Campobasso, Cosenza, Foggia, Fortis Spoleto, Lucchese, Messina, Padova, Perugia, Piacenza, Reggina, Siena, Spal, Taranto, Treviso, Venezia, Viareggio.

Perché si arriva al fallimento e conseguente sparizione dal calcio professionistico?

L’analisi che si può tracciare è questa: squadre formate al loro interno da giovani calciatori italiani promettenti, alcuni non proprio dei campioni, ma comunque bravi; rappresentano valori aggiunti per le loro società.

I problemi sorgono quando ci si siede al tavolo per parlare di stagione e contratto. Giocatori molto esigenti e dagli ingaggi stratosferici. Soldi che molti Presidenti, nonostante la loro passione e volontà, non possono proprio permettersi.

Salvo iniziative dell’ultima ora che non conosciamo, o non ci son pervenute, non siamo a conoscenza di alcuna iniziativa economico-finanziaria da parte della FIGC, Federazione Italiana Gioco Calcio, a sostegno di queste stesse società. Ciliegina amarissima su una torta già avariata in partenza, nessun introito (ammesso che ce ne siano ma sicuramente poca cosa) proveniente da diritti TV, radiofonici o sponsor.

Un calcio italiano dai due volti”: quello d’elite, fatto in parte di stranieri, in parte di giovani nostrani che, già quanto a diritti d’immagine, rappresentano un sostanzioso patrimonio da non buttare o sperperare.

I diritti TV poi, acquisiti ogni anno dalle Leghe di A e B, completano l’opera. Insomma, un sistema funzionante dove il soldo c’è e circola anche bene.

Dall’altra parte troviamo un pallone decisamente più umile, povero che, rispetto al calcio professionistico, avrebbe bisogno di un maggior numero di extracomunitari in campo, ma conosce solo ferree limitazioni.

Come mai quest’invocazione a furor di popolo? Nonostante l’invito ad accantonare o ridurre la presenza dello straniero nel calcio professionistico e i divieti imposti alle stesse categorie minori, i giocatori provenienti dall’estero sembrano essere l’unica, vera risorsa di sostentamento. Allo stato attuale dei fatti, facilmente prevedibile il braccio di ferro fra serie minori e vertici federali senza precedenti e senza esclusione di colpi.

Extracomunitari sì?

Extracomunitari no?

I campionati minori, sulla scia di Amleto, rispondono in coro: “questo il dilemma”.

Ritratto di un pallone diviso in due parti: da una parte come “Paperon de Paperoni”, dall’altra più povero e sgonfiato.

Marco Chinicò autore

Angie

arte e attualità a ritmo di rock’n’roll

Uno spettacolo che mescola sapientemente arte e argomenti di trista attualità nazionale, con una sfavillante colonna sonora e tante, sane, grosse risate.

Si tratta di “Angie”, ultima commedia prodotta ed interpretata dalla Compagnia degli Arti, un rockeggiante affresco della società moderna, vittima della “social digitization” e della scomparsa delle più spontanee forme d’arte, poesia in primis.

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Una storia originale, che ripercorre una leggenda, quella dei grandi musicisti scomparsi precocemente a soli 27 anni, ponendola in correlazione con la più classica delle battaglie, quella tra il bene, magistralmente interpretato dagli attori, e il male, simboleggiato nel corso della rappresentazione dall’attacco finale dei “Bobby Dylan”, usurpatori dello spazio riservato al regno delle muse.

Lo spettacolo è a tratti estremamente surreale, variopinto, perfino controcorrente, e non smette mai di lanciare spunti di riflessione al pubblico, suscitando al contempo ilarità.

L’affiatamento del cast è stellare, e la prova recitativa di Fabrizio Apolloni, Andrea Alesio, Federica Orru’ e Paola Raciti si sposa alla perfezione con la storia firmata da Gabriele Mazzucco, un testo, Angie, decisamente fuori dagli schemi, innovativo quanto basta, anticonvenzionale il giusto, ma che non trascura gli aspetti più esilaranti, propri di ogni commedia di successo.

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Non mancano i riferimenti, trattati dall’autore con grande maestria, al quotidiano sentimento di disagio vissuto dall’uomo contemporaneo, soffocato da una crisi non solo economica, ma anche sociale e culturale, che ne tarpa le ali, e sovente lo costringe ad una mera, ingloriosa lotta per la sopravvivenza.

Quella stessa lotta che la musa Euterpe, ribattezzata per l’occasione “Angie”, è costretta a sostenere insieme all’ormai appannata musa della letteratura Calliope, al suo fedale aiutante, il semidio Aristeo, e ad una neo zia ignara del pericolo ed attirata al centro della Terra con l’inganno, per salvare il mondo dalla distruzione, intellettuale ancor prima che fisica.

Il tutto, con un nostalgico sottofondo rock’n’roll d’altri tempi.

Ringraziamo Andrea Lepone autore dell’articolo

Massimo Danza Fotografo

Massimo Danza Fotografo

 

”…Quando vi fotografo io danzo con voi.

Trattengo il respiro per quell’attimo quasi inesistente, che dura meno di un secondo, nel quale raggiungete l’apice del salto, l’apogeo della gamba e che è l’unico vero momento da immortalare. Attimo che mi restituisce una gioia, profonda ed infinita nel cuore quando riesco a coglierlo con l’obiettivo fotografico.”

la-fotografia-di-massimo-danza

 

Questa è l’essenza, anzi, per meglio dire la spiritualità, che Massimo trasfonde nella sua attività di fotografo.

Definirlo semplicemente fotografo o, ancor peggio come si diceva in gergo, “scattino,” equivale a declassare barbaramente l’arte, la professionalità, l’esperienza, la sensibilità che caratterizza la sua attività.

Fotografo di guerra, del mondo del cinema, dell’alta moda

renatobalestra                hautecouture             

 

del jet set, dei maggiori teatri italiani, foto reporter dei più prestigiosi magazine italiani e mondiali, fotografo tra l’altro di Giorgio Albertazzi ed Alberto Sordi, gli hanno donato una profonda e duttile esperienza nelle molteplici tecniche compositive unitamente al “gusto” del bello nelle più svariate espressioni artistiche.

Massimo Danza Fotografo vive con empatia la Danza ed in simbiosi con l’artista sul palcoscenico riuscendo a cogliere quel particolare attimo – irripetibile – della più intensa esibizione coreutica.

D’altronde è stato gratificato per la realizzazione di un eccellente servizio per la grande Svetlana Jur’evna Zakharova della quale ha catturato il supremo attimo

svetlana  come anche altre mirabili inquadrature

mirabile

mirabile

punta

e per la realizzazione di fotografie artistiche per il New York City Ballet ed altri prestigiosi ed immortali templi della Danza.

Massimo Danza Fotografo è indissolubilmente legato al mondo della Danza, vive e segue la quasi totalità delle rappresentazioni coreutiche ed ogni rappresentazione è, per lui, la “più importante” perché respira con i danzatori, ammira la loro volontà, la loro determinazione, la loro serietà e dona loro il suo massimo impegno e la sua passione.

Da questo sottile ma profondo ed intenso connubio Massimo coglie momenti fotografici esaltanti, unici che evidenziano, con quel particolare scatto, il lungo e faticoso lavoro di preparazione dell’artista; respira con l’artista.

Massimo Danza Fotografo ama il bianco e nero che lui definisce “una esperienza primordiale, subliminale che tocca corde emozionali subliminali

Non a caso è Docente all’Istituto Superiore di Fotografia dove trasferisce agli allievi, con la passione che gli è propria, l’enorme bagaglio di esperienza acquisita negli anni.

Non possiamo non sottolineare ed esaltare la preziosa presenza della moglie Paola insostituibile energia che completa ed arricchisce l’eccellenza di Massimo Danza Fotografo.

Salutiamo Massimo in attesa di incontrarci nuovamente, e con piacere, in un prossimo evento.

http://www.massimodanza.it/

Via dei Basaldella 11, 00125 Roma

Tel. 392 9853921

info@massimodanza.it

Arrivederci Massimo Danza Fotografo