Il Ride Sharing di BlaBlaCar

Per condividere le spese del viaggio in macchina basta pubblicare l’annuncio su Internet ed aspettare di essere contattato da chi ha bisogno di un passaggio; l’attesa non sarà lunga.

Questo sistema si chiama “Ride Sharing” (condivisione del viaggio) ed il sito più famoso e completo che svolge questo servizio è BlaBlaCar che in Europa sta “macinando” numeri inimmaginabili in termini di iscritti ed utilizzatori.

BlaBlaCar è oggi la piattaforma di “Ride Sharing” leader in Europa e nel mondo intero e poggia su una Community che conta più di 25 milioni di utenti distribuiti in 22 paesi; si stima che in Italia il “Ride Sharing” sia utilizzato da oltre 1 milione di utenti.

In pratica BlaBlaCar è una Community on line che mette in contatto  e riunisce conducenti e passeggeri diretti verso una medesima destinazione;  uno degli aspetti più interessanti del “Ride Sharing” è la Comunità che si crea in macchina, durante il viaggio, dove è possibile conoscere un gran numero di persone – peraltro tutte verificate dall’Azienda – ed accrescere così la socialità e l’interscambio esperienziale.

In Italia, a seguito di una crescita esponenziale del numero degli utilizzatori, BlaBlaCar è oggi considerata una vera e propria rivoluzione  della mobilità tradizionale che punta nella direzione “smart & social”; si stà affermando come un nuovo stile di vita.

Quale è il fine ?

Viaggiare in compagnia, socializzare e condividere i costi.

Quale è il segreto del  suo indubbio successo ?

  • L’iscrizione per l’utente è completamente gratuita;
  • Sono richieste poche ma basilari informazioni quali nome e cognome, email, età, numero di telefono; tutte le informazioni saranno sottoposte a verifica per ovvie ragioni di sicurezza;
  • I suoi evidenti vantaggi in termini di eco sostenibilità, risparmio economico e, principalmente, in termini di ampliamento della socialità diffusa;
  • Le regole sono semplici, chiare ma debbono essere rispettate affinchè il servizio funzioni alla perfezione a beneficio di tutta l’utenza.

Come fare ?

  • Se cerchi un passaggio devi collegarti al sito BlaBlaCar, cercare la tratta di tuo interesse e contattare il conducente per prendere accordi (appuntamento, orario…);
  • Se offri un passaggio devi seguire la stessa procedura.

BlaBlaCar  suggerisce, per ogni tratta, un prezzo equo ed indicativo in funzione del percorso, dei costi annessi (es. tariffe autostradali) e di altri parametri rinvenibili nel singolo profilo del conducente;  è quindi opportuno  completare il profilo con la dovuta attenzione (foto dell’auto…).

Affidabilità e sicurezza

  • BlaBlaCar tiene in gran conto e divulga i commenti di FeedBack di tutti gli utilizzatori e pertanto la Community può effettuare una scelta consapevole e trasparente;
  • Nessun utente può utilizzare Nickname, pseudonimi, alias ma solo il reale nome e cognome;
  • Foto, indirizzi mail, numeri telefonici sono preventivamente sottoposti a verifica;
  • Laddove il servizio prenotazioni on line è già attivo (tutto il Nord Italia, Emilia e Toscana) BlaBlaCar offre una copertura assicurativa aggiuntiva – gratuita – sia per il conducente che per i passeggeri.

I costi ?

I passeggeri pagano il loro posto in macchina prima del viaggio mediante carta di credito a favore di BlaBlaCar che girerà poi gli importi al conducente, a fine viaggio, al netto di circa il 10% di commissioni, sempre a carico del passeggero, che rimarranno a BlaBlaCar.

Beh, visto il successo, forse è una esperienza da provare.

LA DANZA CLASSICA NEL 700

La danza classica nel 700 si affrancò completamente da quella che possiamo ben definire la “danza di corte” nella quale  i danzatori erano posti al centro di un apposito spazio e circondati dai cortigiani.

Assistiamo invece, ora,  ad un nuovo concetto di visione ed esecuzione delle danze che si svolgono su un palcoscenico posto di fronte agli spettatori.

La coreografia doveva seguire delle linee prospettiche tali da favorire la migliore visione al pubblico.

La scenografia usava linee diagonali ed anche i movimenti e gli atteggiamenti degli artisti dovevano assumere posizioni denominate in “èpaulement” cioè di rotazione del busto in linea diagonale.

Scopo principale era stupire il pubblico e quindi fu data particolare, e forse eccessiva attenzione, alla mera eleganza delle linee, alla creazione di passi sempre più complessi capaci di colpire lo spettatore.

La danza classica nel 700 sviluppo la sua tecnica ed ampliò i virtuosismi , prevalentemente maschili, fino al punto di scadere in pura acrobazia spinta.

Fu  quindi creato il “divo” del palcoscenico alla stessa stregua del “divo” della lirica.

La danza, la nobile arte, si tramutò  in una pura esibizione di virtuosismi tecnici, in un esercizio artificioso.

Questa nuova visione della danza che tendeva ad una perfetta imitazione della natura per  trasmettere così  allo spettatore le emozioni naturali generò invece un nuovo concetto di esibizione, anch’esso artificioso.

La concezione dell’arte era basata sui concetti naturalistici; pittori, scultori, musicisti erano considerati eccelsi solo se sapevano imitare la natura.

Non a caso il settecento è chiamato il secolo delle riforme che influenzarono tutti gli aspetti umani;  anche nell’ambito della danza fu avvertita la necessità di uscire dai canoni pre costituiti, rigidamente codificati ed artificiali per avvicinarsi all’essenza intima dell’uomo.

La danza classica nel 700 ha giovato dell’Illuminismo ed in questo periodo Jean Georges Noverre in Francia  e Gaspare Angiolini in Italia ruppero con il passato  esortando a liberare il corpo della ballerina dai pesanti ed ingombranti vestiti, dalle maschere, dalle scarpe con il tacco e dalle “molto improbabili” parrucche .

Furono due grandi ballerine dell’epoca , Marie Anne de Cupis de Camargo e la sua rivale artistica Marie Sallè,  ad accogliere questa esortazione adottando leggeri  abiti di velo eliminando anche le altre “sovrastrutture”.

Solo nei primi anni dell’ 800 un coreografo napoletano, Salvatore Viganò, mise mano ad una rielaborazione radicale del pensiero ma, di questo, ne parleremo in un prossimo servizio che tratterà la danza nell’ 800

Ringraziamo l’Accademia delle Arti di Roma, Via Isacco Newton e la sua Direttrice Catia Di Gaetano per la consulenza fornitaci.

A presto.

SERAPHITUS – SERAPHITA

Intervistiamo  Franco Salvatore Grasso autore del romanzo “SERAPHITUS – SERAPHITA”

Caro Franco, così come avevamo anticipato nella precedente intervista nella quale avevamo parlato del tuo romanzo “IL NUOVO FAUST”, eccoci a te per confrontarci sulla tua più recente opera “SERAPHITUS – SERAPHITA”.

Ormai abbiamo “rotto il ghiaccio” ed iniziamo subito non prima però  di ringraziarti per averci consentito di leggere – fresco di stampa – il tuo libro.

Seraphitus – Seraphita è tratto dall’opera di Honoré de Balzac ed è incentrato sui temi a te più cari e cioè la ricerca dei veri valori dell’esistenza ed anche della ricerca del sapere.

 Franco, quale sentimento ti ha mosso nella scrittura del tuo libro?

Come hai appena accennato il sentimento che mi ha sollecitato è stato proprio quello della ricerca degli autentici valori dell’esistenza e la ricerca del sapere, ma qui non si tratta della mera ricerca filosofica, ma il vivere nell’assoluta pienezza della vita gustandone i sapori, talvolta amari, ma anch’essi necessari.

 Ci puoi illustrare in breve il significato del tuo racconto?

Se di significato si può parlare, oltre che poter godere pienamente della propria vita, molto spesso ci dimentichiamo che il nostro godimento può ledere profondamente la libertà degli altri: Seraphitus ha infatti creato involontariamente disagi alla famiglia di Salvatore, il protagonista del racconto.

 

Il testo è ricco di notazioni e situazioni storiche e politiche, inserisci i personaggi nell’epopea della “Bella Epoque” e questo presuppone un profondo studio preventivo che ben si coniuga con la tua formazione classica. Quali sono state le difficoltà nel rendere gradevole, agile, di facile ma appassionante lettura il tuo libro?

Ho prestato molta attenzione a non farmi tentare nella descrizione particolareggiata dettata dalle svariate situazioni socio-politiche, nonché storiche, in quanto avrei senz’altro rovinato l’atmosfera del romanzo stesso. Sono stato però costretto a spiegare, attraverso vari cenni storici, l’ambiente entro cui si svolge questo racconto perché il lettore avrebbe forse incontrato qualche difficoltà nella lettura dell’opera.

 Il testo risulta curato nei dettagli ed in tutti i passaggi di “scena”; abbiamo anche particolarmente apprezzato la delicatezza con cui affronti alcune situazioni un po’ “intriganti” ma necessarie per l’ampio respiro del racconto pur restando sempre nei limiti pertinenti alla tua signorilità.  Cosa ci puoi dire della struttura che hai inteso dare al racconto ed alla collocazione dei personaggi?

Se di struttura del racconto intendiamo parlare posso dire che questa è basata, alla stessa stregua del romanzo originale di Balzac, come una storia fantastica, gli stessi personaggi sono per certi contesti immaginari.

Tu spesso ti sei definito come “il paziente artigiano della scrittura” inteso come esordiente e con poca esperienza, o “mestiere”, alle spalle. La tua innata modestia unita alla cultura di base ti hanno però illuminato il percorso narrativo nel senso che la tua opera poggia sui concetti di base di una “struttura” con le sue regole codificate.  Nella stesura del romanzo ti sei fatto dominare dalle regole?

–  Ritengo che la codificazione delle 5 regole di base (esordio, complicazioni, trasformazione o punto di svolta, apice della tensione narrativa, conclusione) siano un “abbecedario” utile, tecnico e strumentale.  Sono però convinto che un autore che è mosso dal suo animo, dal suo cuore, che instaura un intimo rapporto con i personaggi e con i futuri lettori non scrive avendo a fianco il foglio delle regole da seguire.  Le cosiddette regole le applica d’istinto, nella mente già vede l’orizzonte del racconto.  La sua abilità risiede nell’amalgamare le vicende e gli attori affinché  il lettore non provi una sensazione di “scollatura” nella narrazione.

L’opera si presta ad una molteplicità di livelli di lettura, è perfettamente fruibile da tutti.   E’ questo il segreto per rendere un’opera anonima in un’opera che può ambire al successo?

Mi reputo una persona semplice e ciò che scrivo deve essere compreso dalla moltitudine di lettori, i miei libri, anche se ispirati da due grandi personaggi della letteratura mondiale seguono, anche in un’apparente complessità, tematiche comprensibili al vasto pubblico. Mi è capitato anche di incontrare alcune persone che non avevano mai sentito parlare di Faust, di Goethe o di Balzac, a loro ho tentato di spiegare che avvicinarsi a questi – o altri autori – poteva aiutarli ad indirizzare lo sguardo verso una differente lettura ed analisi della propria esistenza. Spero di aver correttamente e proficuamente trasferito il mio messaggio.

 Scrivere è un modo per parlare di te o intendi suggerire qualcosa agli altri?

Indubbiamente scrivere per me è un modo per comunicare, ma non per parlare di me, ma per solleticare la curiosità agli altri.

 Che consigli daresti ad un autore esordiente?

Il consiglio basilare è quello di scrivere, anche di getto, tutto ciò che si ha dentro, senza pensare a successi, glorie ed onori; scrivere, come dipingere o comporre musica sono forme artistiche della nostra personalità, quello che importa è uscire dall’ordinario.

 Dove si possono acquistare i tuoi libri?

– Facilissimo: direttamente a me ed anche attraverso il mio editore; sarà nostra cura apporre una mia dedica personalizzata. Si possono inoltre ordinare in qualunque libreria d’Italia in quanto i miei libri sono regolarmente “a catalogo”. Non abbiamo trascurato l’opportunità anche del formato ebook che è “scaricabile” dalle librerie on line.

 Franco, una ultima domanda: siamo rimasti colpiti dalla dedica ricca di significato che hai inserito nell’opera; ce ne vuoi parlare?

Era decisamente doverosa quella dedica anche se mi ricorda un evento doloroso, quello della perdita prematura di uno dei miei più grandi amici. Quella dedica l’ho voluta inserire perché fu proprio Paolo a leggere per primo questo mio secondo romanzo e, decisamente entusiasta, fu proprio lui che mi incitò a farlo pubblicare.

 Grazie Franco per il tempo che ci hai dedicato e… arrivederci al tuo prossimo libro.

 Non mancheremo di assistere alla presentazione del tuo libro “SERAPHITUS – SERAPHITA”

 In bocca al lupo

 

 

 

Torna Una mamma per amica

…operazione nostalgia

E’ praticamente certo il ritorno in TV della serie cult Una mamma per amica che ha fatto impazzire il mondo; gli innumerevoli fan sono già in fibrillazione.

Sarà proposta su Netflix la serie cult più amata che vedrà nuovamente la presenza di  Lauren Graham famosa per la superba interpretazione in Una mamma per amica e di Alexis Bledel nel ruolo della spumeggiante figlia Rory e tra loro legate da un profondo ed intimo legame.

Il servizio di streaming online produrrà quattro puntate da 90 minuti ciascuna della serie ideata e portata al successo da Amy Sherman Palladino. Sono trascorsi circa otto anni dalla fine della serie originale e le avventure di Lorelai e Rory non ci hanno più fatto compagnia; fortunatamente le infinite richieste dei fan sembra aver ora prodotto il risultato sperato.

Sono state realizzate campagne sui social e diramate accorate petizioni da parte degli estimatori della serie TV per far tornare sul piccolo schermo “Gilmore Girls”; ora è quasi certo che potremo nuovamente godere di questa famosa miniserie che ha avuto un successo “planetario”.

I “rumors” sempre più insistenti che provengono dalla California danno per certo che tra Netflix e Amy Sherman Palladino sono in corso di definizione  le strategie di mercato insieme al prestigioso partner quale è la Warner Bros. Non mancherà la presenza sulle scene di  Lauren Graham e Alexis Bledel, protagoniste assolute delle vicende ambientate nella immaginaria cittadina di Stars Hollow nel  Connecticut.

Per quanto riguarda il resto del cast si potrebbe invece verificare qualche problema. Melissa McCarthy , che interpretava il ruolo di Sookie e migliore amica di Lorelai, è ora diventata una stella affermata e che brilla di luce propria  nella  “comedy” targata Hollywood.

E una star di gran successo.

Avrà il tempo ma, principalmente, l’umiltà artistica di tornare a recitare in un ruolo da… seconda fila?

Spesso le cosiddette “operazioni nostalgia” si accompagnano a rischiosi  flop in termini di gradimento ma, considerando il prestigio ormai consolidato di Amy Sherman Palladino, Lauren Graham, Alexis Bledel,  Netflix e Warner Bros – vera pietra miliare – è difficile non prevedere un ulteriore clamoroso successo per Una mamma per amica.

 

 

LO SHARING FILE DELLA CULTURA

e il diritto d’autore

E’ il p2p (peer to peer) e, a quanto pare, si sta imponendo come il nuovo codice identificativo delle relazioni nella Rete.

Cosa è il p2p?

Altri non è che un tragitto digitale, privo di confini, che compiono i dati – qualunque essi siano – tra due o più utilizzatori.

Già dagli anni 90 il cosiddetto Sharing file si è trovato a confrontarsi non sempre in maniera positiva con i rischi connessi alla legittimità delle opere, alla privacy ed alla sicurezza, temi questi sempre più caldi in relazione alla crescente diffusione di massa del fenomeno.

D’altronde questo è “figlio” della rivoluzione epocale di Internet degli anni 70 che ha inteso “connettere il mondo intero”.

E’ stata una avventura euforica, appassionante, esaltante ma, per certi versi, insidiosa e priva di regole certe; è stata una svolta epocale tanto da riformare il sistema delle relazioni umane.

Il mondo del WWW ha praticamente cancellato i vecchi sistemi relazionali ed ha imposto le nuove regole di convivenza globalizzando tutto e tutti.

In questa “terra di nessuno” che è il WEB confluiscono le più disparate ed incontrollate informazioni ed interazioni ed è proprio in questo ambito che è nato e si è diffuso  il p2p che by-passa le regole pre esistenti, più o meno discutibili.

Sono appunto le regole che hanno gettato un’ombra quantomeno ambigua sul neonato concetto di Sharing file che esalta il meccanismo partecipativo, la produzione dei cosiddetti  nuovi valori ed una nuova vision sostenibile.

Nasce così la comunione innovativa, piattaforme aperte nelle quali tutto è condivisibile, una sorta di cyber deregulation priva di qualificati e riconosciuti Amministratori del sistema e dei contenuti immessi dagli utenti.

Lo Sharing file della Cultura incrina gli equilibri legati al diritto d’autore, alla proprietà intellettuale delle opere che sono il risultato evidente dell’ ingegno creativo dell’artista.

Condividere, utilizzare in maniera libera ed incondizionata e, magari, rielaborare gli Sharing file è un potente strumento divulgativo di massa che pur svolgendo una preziosa opera di diffusione a tutti i livelli potrebbe però riservare conflitti di coesistenza con il concetto del “diritto d’autore” che non è possibile ignorare bensì tutelare attraverso le molteplici modalità esistenti.

Lo Sharing file della Cultura è indubbiamente la nuova strada da percorrere ma in maniera corretta e rispettosa dell’altrui ingegno che non deve essere, in ogni caso, “saccheggiato”.