“Incantiamo Il Mondo”: Brescia ha ricordato San Paolo VI Papa

di Marco Chinicò

I bresciani hanno riempito Santa Maria del Carmine per il concerto e commemorare San Paolo VI Papa. Assenza assordante della classe politica dirigente bresciana

Sabato 31 agosto 2024 si è svolta, dentro l’accogliente scenario della Chiesa di Santa Maria del Carmine, a Brescia, l’evento “Incantiamo Il Mondo”. Un concerto musicale, organizzato per ricordare i dieci anni del processo di canonizzazione, avvenuto nel 2014 in Piazza San Pietro a Roma, che ha portato prima alla beatificazione e, subito dopo, alla santificazione di Papa Montini, oggi San Paolo VI Papa. I bresciani hanno risposto all’appello, riempendo la Chiesa. Presente anche più di un esponente della Curia bresciana, e presenti personalità della comunità sia musulmana che indiana. Assenti, ingiustificati, i rappresentanti della classe politica dirigente bresciana.

San Paolo VI chiama. I bresciani rispondono”. Così, in breve, possiamo descrivere il successo avuto dall’evento, “Incantiamo Il Mondo”, svoltosi nella serata del 31 agosto 2024 dentro la Chiesa di Santa Maria del Carmine, nel cuore del centro storico bresciano. Un concerto musicale organizzato in memoria di Papa Montini, oggi San Paolo VI Papa, a 46 anni esatti dalla sua scomparsa, avvenuta nell’agosto del 1978, a 10 anni esatti dal lungo processo di canonizzazione, beatificazione prima e santificazione poi, avvenuta in Piazza San Pietro a Roma, per volere di Papa Francesco.

I cittadini bresciani, in particolare le vecchie generazioni, ma anche più di qualcuno delle generazioni più giovani e vicine, hanno voluto rispondere all’invito, riempiendo la Chiesa di Santa Maria del Carmine. Per l’occasione, più di qualche esponente della Curia bresciana è giunta in loco per assistere al concerto e ricordare Papa Giovanni Battista Enrico Maria Montini, bresciano di Concesio. Presenti in Chiesa, anche alcuni rappresentanti sia della comunità musulmana che della comunità indiana.

Unico “neo distorto” della serata del 31 agosto, l’assenza totale dei rappresentanti della classe politica dirigente bresciana. Già nel corso della conferenza stampa di presentazione del concerto, svoltasi lunedì 26 agosto, l’ideatore e organizzatore di quest’evento, Franco Ferrarisegretario nazionale della Democrazia Cristiana Storica, e Presidente dell’Associazione Grande Brescia e di Italian Indian Press Club, ha sottolineato che l’obiettivo di questo concerto musicale era, proprio, ricordare che nel bresciano è nato e cresciuto una figura storica, importante, che è stato anche un Papa ed oggi è un Santo. Ferrari, sia durante la conferenza stampa di lunedì 26 agosto che dopo il concerto di sabato sera, prima di consegnare premi ed onorificenze ai presenti, ha ricordato una frase storica di San Paolo VI Papa: “la più alta forma di carità è la politica”. Una frecciata molto indiretta, ma chiara alla classe politica dirigente, come già detto non presente al concerto; una classe dirigente che fa politica, ma non carità.

Molti bresciani, grazie anche alla loro massiccia presenza di ieri sera, si sono ricordati di questo fatto storico importante. Più di qualcuno che, al giorno d’oggi, rappresenta istituzionalmente Brescia città, sembra aver dimenticato questo.

IL CONCERTO – Direzione, brani e membri del Coro e dell’Orchestra

InCantiAmo Il Mondo” è stato presentato dal giornalista Sergio Isonni ed è stato accompagnato dalle dolci note musicali, dal fascino musicale dei brani, e dal talento sia canoro che musicale del Brixia Camera Chorus e dell’Orchestra Santa Cecilia di Gambara, diretti dal Maestro Francesco Andreoli.

Dentro la suggestiva Chiesa di Santa Maria del Carmine con le due formazioni bresciane si sono esibite alcune splendide voci del panorama lirico: il soprano Sonia Bianchetti, il giovane soprano bresciano Federica Cassetti, il mezzosoprano Alessandra Andreetti, il tenore Paolo Antognetti e il baritono Loris Bertolo. Storia, spiritualità e cultura si son incontrate, “camminando a braccetto” insieme per commemorare una figura così importante per la città di Brescia in primis e per l’intero mondo cattolico.

Il Maestro e Direttore d’Orchestra, Francesco Andreoli, ha voluto chiudere la serata suonando l’inno “E’ nel profondo del cuore”, eseguito durante la canonizzazione del papa bresciano durante la solenne celebrazione presieduta da Papa Francesco.  “E’ nel profondo del cuore”, insieme alla “Missa Memorie”, anche quest’ultima in memoria di Papa Paolo VI, è stata composta da Andreoli nel 2018.

Francesco Andreoli – chi è e la sua formazione professionale

Nato a Gambara (BS) nel 1961, ha studiato pianoforte con i maestri Franco Braga e Gerardo Chimini, organo con il maestro Giulio Tonelli, composizione con il maestro Giancarlo Facchinetti, musica corale e direzione di coro con il maestro Gian Francesco Facchinelli Mazzoleni, lettura della partitura con il maestro Umberto Benedetti Michelangeli. A soli quindici anni è organista titolare della Chiesa SS. Pietro e Paolo in Gambara e dal 1977 direttore della locale Schola CantrorumS. Cecilia”. Nel 1996 fonda l’orchestra da camera “S. Ceciliadi Gambara, di cui è tuttora maestro preparatore e direttore artistico Dal 1988 è stato apprezzato direttore di numerose formazioni corali e bandistiche della provincia (Gambara, Gottolengo, Ghedi, Bassano Bresciano, Manerbio, Castenedolo, Bedizzole, Mazzano e Roccafranca).

Autore di diverse composizioni per coro, tra cui un Requiem per soli, coro e orchestra – edito da Master Symphony – di cinque messe e numerosi mottetti, nonché autore di composizioni originali e trascrizioni per banda moderna, Francesco Andreoli è anche autore ed arrangiatore di brani di musica leggera, balletti, sigle televisive, composizioni new age e di tre musical.

Nel 2008 ha fondato – con il soprano Barbara Vignudelli, il tenore Paolo Antognetti, il mezzosoprano Marzia Castellini e il baritono Loris Bertòlol’Associazione Musicale Brixia Camera Chorus, della quale è tuttora direttore musicale ed artistico. Dalla sua fondazione, il Brixia Camera Chorus ha tenuto numerosi concerti di musica sacra, operistica e popolare. Nel 2015 compone tutte le musiche e cura gli arrangiamenti e la produzione artistica del disco “Canto sempredel tenore Paolo Antognetti. Nel 2016 – in occasione dell’Anno Santo della Misericordia – si esibisce con il Brixia Camera Chorus (in diretta su Rai 1) eseguendo una sua composizione, “Ave Maria, Salus infirmorum”, durante la Messa solenne presieduta da Papa Francesco.

Caterina Montini – il suo personale ricordo del compianto cugino Papa

Nella serata di sabato 31 agosto, a rendere omaggio a San Paolo VI Papa ci ha pensato una persona speciale. Si chiama Caterina Montini, oggi un’anziana signora, ma è la cugina di Papa Paolo VI. La signora Caterina ha ricordato suo cugino, Sua Santità Paolo VI, come un uomo intelligente, umile, ma che ha sofferto soprattutto per una serie di cose non capite. Un Pontefice, dopo la sua morte in parte dimenticato, in parte non capito, e che, come Caterina ci ha detto, se fosse stato ancora vivo oggi, avrebbe sofferto questo periodo così particolare che, certamente, non è positivo per la Chiesa.

San Paolo VI Papa ha scritto 15 anni significativi di Pontificato dentro Chiesa cattolica italiana e per la Chiesa mondiale, dal 1963 al 1978, anno della sua morte. Un Papa che, durante i terribili anni del terrorismo politico in Italia, si è speso per far liberare Aldo Moro, chiedendo alle Brigate Rosse il rilascio dello storico leader DC, purtroppo trovato morto dietro il portabagagli di un Renault 4 Rossa, parcheggiata in Via Michelangelo Caetani, a Roma. Assassinio avvenuto, dopo il rapimento ed eccidio della sua scorta, e 55 lunghi giorni di prigionia.

Don Fabio CorazzinaPresbitero della Diocesi di Brescia, presente al concerto sabato sera, interpellato dai giornalisti ha messo in evidenza che, specie dopo questo evento, una figura come San Paolo VI Papa dovrebbe essere ricordata, costantemente, ogni giorno e soprattutto per quello che ha scritto e per il messaggio pastorale che ha voluto trasmettere.

“InCantiAmo Il Mondo”: organizzazione ed organizzatori

InCantiAmo Il Mondoè stato organizzato dall’Associazione Grande Brescia, da Italian Indian Press Club, e una gran parte del seguito di questo evento, lo si deve anche al ruolo rivestito da Roberta Morellisegretaria di produzione del concerto musicale svoltosi, in passato e per due mandati assessora alla Scuola e Pari Opportunità al Comune di Brescia.

Gli sponsor che hanno appoggiato e sostenuto l’evento sono stati: BUGATTI FONDERIE ARTISTICHE, NEW LINE DEPURATORI, e ISGGHILARDI.

ASSOCIAZIONE GRANDE BRESCIA & ITALIAN INDIAN PRESS CLUB

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UFFICIO STAMPA & COMUNICAZIONE

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AUTO ELETTRICA SI – AUTO ELETTRICA NO

AUTO ELETTRICA SI – AUTO ELETTRICA NO

A completamento dell’articolo introduttivo già pubblicato sul nostro giornale:

https://www.lamacinamagazine.it/le-difficolta-economiche-nellacquisto-di-unauto-elettrica-in-italia/

cerchiamo di mettere in luce gli aspetti positivi dell’adozione dell’auto elettrica e, analogamente, le criticità che presenta l’acquisto e l’utilizzo della stessa.

Nei recenti anni l’industria automobilistica è stata al centro di una rivoluzione inizialmente silenziosa ma sempre più potente, voluta ed accelerata dal maggior impegno dei movimenti ambientalisti, dalla scienza che quotidianamente ci pone davanti agli occhi le disastrose statistiche circa il degrado del nostro pianeta, dagli eventi climatici estremi e distruttivi e – conseguentemente – dal forte impulso al cambiamento dettato dalla Comunità europea.

Abbiamo assistito all’ascesa ormai irrefrenabile dell’auto elettrica.

Questi veicoli alimentati a batteria stanno rapidamente guadagnando terreno sulle strade di tutto il mondo e ci sono tanti e validi motivi che sospingono questo cambiamento.

Cerchiamo di analizzare alcuni dei vantaggi chiave che le auto elettriche offrono rispetto ai “tradizionali” veicoli a combustione interna.

AUTO ELETTRICA SI – AUTO ELETTRICA NO

Sostenibilità ambientale

Uno dei più grandi vantaggi delle auto elettriche è il loro ridotto impatto ambientale in quanto, alimentate da batterie ricaricabili, eliminano completamente le emissioni di gas di scarico, come per esempio l’anidride carbonica, gli ossidi di azoto e il particolato dannosi per l’ambiente e per l’uomo. Questo aiuta a ridurre l’inquinamento atmosferico e a mitigare il cambiamento climatico contribuendo a preservare l’ambiente per le nostre generazioni future.

Risparmio sui costi di esercizio

Indubbiamente l’acquisto iniziale di un’auto elettrica risulta essere notevolmente più gravoso rispetto ad un  veicolo a combustione interna ma gli studi e le proiezioni dei costi stimati, nel lungo periodo, indicano che le auto elettriche potranno essere più convenienti da gestire. I costi connessi alla ricarica delle batterie sono, già ora, significativamente inferiori rispetto al combustibile tradizionale e in molti paesi i cittadini sono supportati da incentivi governativi e sussidi di varia natura per incoraggiare l’adozione di veicoli elettrici.

Prestazioni e manutenzione

Le auto elettriche offrono prestazioni eccellenti grazie alla elevata loro coppia fin dall’avvio e alla risposta – immediata – dell’acceleratore. Hanno meno parti mobili rispetto ai motori a combustione interna e ciò riduce alcuni interventi di manutenzione e relative spese poiché si elimina il cambio dell’olio, dei filtri dell’aria, del liquido refrigerante…

In definitiva i proprietari di auto elettriche potranno godere, nel tempo, di un minor numero di visite in officina e di minori costi di manutenzione.

Silenziosità e comfort

Gli interni delle auto elettriche sono generalmente più silenziosi rispetto ai veicoli a combustione interna ed offrono un’esperienza di guida più tranquilla e confortevole senza il rumore del motore, delle parti meccaniche in movimento, con la riduzione delle vibrazioni.

Tecnologia e innovazione

Le auto elettriche sono all’avanguardia della tecnologia automobilistica offrendo una serie di funzionalità innovative come la guida assistita, l’integrazione con dispositivi smart e aggiornamenti software over-the-air. Queste caratteristiche rendono l’esperienza di guida più sicura, conveniente e connessa, anticipando il futuro della mobilità.

In conclusione, le auto elettriche offrono una serie di vantaggi che le rendono una scelta attraente per i consumatori consapevoli dell’ambiente e interessati alla tecnologia. L’auspicato e costante sviluppo delle infrastruttura di ricarica, che al momento tuttavia presentano lacune, nonchè l’innovazione nel settore, rende probabile che la diffusione delle auto elettriche sulle strade continui a crescere portando benefici ambientali sia a tutti noi che al pianeta nel suo complesso.

Naturalmente tutte le transizioni di portata mondiale presentano aspetti non sempre positivi, almeno all’inizio del processo di trasformazione, che non possiamo sottacere.

E’ vero che le auto elettriche stanno emergendo come una promettente alternativa ai veicoli a combustione interna ma non sono esenti da alcuni svantaggi che è importante considerare.

AUTO ELETTRICA SI – AUTO ELETTRICA NO

Autonomia limitata

E’ una delle principali preoccupazioni dei potenziali acquirenti di auto elettriche in quanto l’autonomia delle batterie è limitata. Nonostante i progressi nella tecnologia delle batterie, peraltro notevolmente costose, molti modelli disponibili sul mercato hanno ancora una autonomia inferiore rispetto ai veicoli a benzina o diesel. Questo può essere un fattore limitante per coloro che devono percorrere lunghe distanze senza la possibilità di una ricarica rapida.

Infrastruttura di ricarica

L’infrastruttura di ricarica delle auto elettriche è ancora in fase di sviluppo e potrebbe non essere altrettanto diffusa e conveniente come le stazioni di servizio tradizionali. Mentre le principali città e le autostrade principali stanno implementando sempre più stazioni di ricarica molte aree rurali, suburbane e addirittura alcuni quartiere delle grandi città non hanno ancora una copertura omogenea rendendo così difficile per i proprietari di auto elettriche trovare punti di ricarica convenienti.

Tempi di ricarica

Anche se la tecnologia della ricarica rapida è in continua evoluzione, i tempi di ricarica delle auto elettriche sono ancora significativamente più lunghi rispetto al pieno di carburante di un veicolo tradizionale. Anche le stazioni di ricarica rapida richiedono molto tempo in più per ripristinare una carica sufficiente per continuare il viaggio.

Costi iniziali più elevati

Forse nel lungo periodo le auto elettriche possono essere più convenienti da possedere e gestire ma, al momento, l’acquisto iniziale di un veicolo elettrico richiede un investimento economico più elevato rispetto ai modelli a combustione interna equivalenti. Questo rappresenta una barriera, non da poco, per i consumatori che sono fortemente preoccupati.

In sintesi, mentre le auto elettriche offrono una serie di vantaggi in termini di sostenibilità e prestazioni è importante riconoscere e tenere in debito conto – a tutela dei consumatori – anche le sfide, le preoccupazioni, la scarsa disponibilità economica dei cittadini che questa transizione epocale impone loro.

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FESTA DELLA DONNA, NON VOGLIO MIMOSE: RICONSIDERIAMO LE CELEBRAZIONI

FESTA DELLA DONNA, NON VOGLIO MIMOSE: RICONSIDERIAMO LE CELEBRAZIONI

FESTA DELLA DONNA, NON VOGLIO MIMOSE: RICONSIDERIAMO LE CELEBRAZIONI

Il 8 marzo si avvicina e con esso la tradizionale e, spesse volte stereotipata, celebrazione della Festa della Donna. Tuttavia, malgrado i femminicidi troppo spesso commessi con modalità brutali e che continuano ad insanguinare la nostra società, un sempre più crescente movimento di donne sollecitano un reale cambiamento nel modo in cui viene commemorata questa giornata.

L’idea di ricevere mimose o altri doni convenzionali è diventata sempre più obsoleta e fuori luogo. Le donne di oggi vogliono ben più di un semplice omaggio floreale: vogliono essere riconosciute per le loro conquiste sociali faticosamente e dolorosamente raggiunte, vogliono che sia rispettata la propria persona e continuano a lottare per l’uguaglianza e il rispetto di genere in tutti gli aspetti della società.

La tradizione delle mimose risale al lontano 1946 quando fu scelta come simbolo della Festa della Donna in Italia. Nonostante ciò, nel corso degli anni, questa pratica è spesso criticata per essere diventata un gesto vuoto e superficiale, privo di significato reale. Le mimose sono senz’altro magnifici fiori, allegri, gioiosi, sbarazzini e donarli è un gesto carico di significati se – questo gesto – si accompagna ad un reale apprezzamento del valore della donna a cui si donano.

Non può essere sostitutivo.

Ci sono molte ragioni per cui le donne stanno rifiutando le mimose. In primo luogo questo gesto non tiene conto delle diverse realtà vissute dalle donne in tutto il mondo. Mentre alcune donne possono apprezzare un mazzo di fiori, molte altre si trovano ancora a lottare contro discriminazioni sistemiche e disuguaglianze di genere. Dare loro solo una mimosa rappresenta un’offesa al loro impegno e alla loro lotta quotidiana.

In secondo luogo, le donne non vogliono essere ridotte a stereotipi. La società sta cambiando e le donne stanno dimostrando di essere capaci di molto di più che di semplici ruoli tradizionali. Vogliono essere viste come individui pienamente realizzati, con interessi, talenti e ambizioni diversi. Regalare loro mimose suggerisce che il loro unico ruolo nella vita sia quello di essere decorazioni o figure ornamentali.FESTA DELLA DONNA, NON VOGLIO MIMOSE: RICONSIDERIAMO LE CELEBRAZIONIUn rapporto EURISPES di luglio 2023 che ha analizzato un campione intergenerazionale di 1048 donne dai 18 ai 60 anni evidenzia che malgrado le campagne stampa, i saggi richiami espressi dalle Istituzioni tesi a valorizzare il ruolo della donna, aleggia sempre l’immaginario collettivo che relega la donna in una gabbia mentale solidificata nel tempo.

Il 72,8% delle intervistate ha dichiarato di aver ricevuto pesanti apprezzamenti sul proprio corpo;

Il 64,6% delle intervistate ha dichiarato di essere stata vittima di Catcalling (violenza sessuale verbale con incisive frasi sessiste);

Il 45,9% delle intervistate ha dichiarato di aver ricevuto molestie sessuali verbali sul WEB e sui Social.

Sono poi rimasta interdetta nel leggere che, alla domanda “esiste il patriarcato inteso come sistema sociale in cui gli uomini detengono in via primaria il potere predominando in termini di potere politico, autorità morale, privilegio sociale e controllo?”

Il 49,5% delle intervistate ha risposto SI (fascia di età 18 – 24 anni e 35 – 60 anni)

Il 50,5% delle intervistate ha risposto NO (fascia di età 25 – 34 anni)

E’ ancora lungo il cammino che porta ad una riconsiderazione diffusa in tutti gli strati sociali, di qualunque età, del ruolo e dei valori che la donna racchiude.FESTA DELLA DONNA, NON VOGLIO MIMOSE: RICONSIDERIAMO LE CELEBRAZIONI

È tempo di riconsiderare il significato della Festa della Donna. Invece di concentrarsi su gesti superficiali, dovremmo utilizzare questa giornata per riflettere sui progressi compiuti dalle donne nel corso degli anni e sugli ostacoli che ancora devono affrontare. Dovremmo celebrare le donne per le loro conquiste nei campi dell’arte, della scienza, della politica, dell’economia e di molti altri settori. Dovremmo impegnarci a combattere le disuguaglianze di genere e a creare un mondo più equo e inclusivo per tutti.

Quest’anno, non abbandoniamo le mimose ma accompagniamole con gesti ed atteggiamenti più significativi e profondi.

Operiamo tutti per combattere le disuguaglianze di genere nella nostra vita quotidiana e così facendo la Festa della Donna diventerà davvero un’occasione per celebrare il progresso e per rinnovare il nostro impegno per un futuro più giusto e equo per tutte le donne.

Concludo riportando la splendida poesia, un inno, che Alda Merini ha dedicato a tutte le donne:

“A tutte le donne
Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d’amore.”

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LA TRAGEDIA DEL FEMMINICIDIO: UN FLAGELLO SOCIALE CHE RICHIEDE AZIONI URGENTI

LA TRAGEDIA DEL FEMMINICIDIO: UN FLAGELLO SOCIALE CHE RICHIEDE AZIONI URGENTI

I recenti fatti di sangue (Cisterna di Latina…) hanno drammaticamente riproposto all’attenzione della collettività il triste fenomeno della violenza sulle donne. Con due miei precedenti articoli del 24/11/2020

https://www.lamacinamagazine.it/25-novembre-contro-la-violenza-sulla-donna/

e del 07/2021

https://www.lamacinamagazine.it/8-marzo-basta-con-le-mimose/

affrontai questa tematica stigmatizzandola; forse è il caso di riportarla alla luce.

Il femminicidio, definito come tale, è l’omicidio di una donna a causa del suo genere e rappresenta una delle forme più estreme e riprovevoli di violenza di genere. È una tragedia che si ripete in tutto il mondo lasciando dietro di sé dolore, distruzione, sgomento e disperazione. Questo fenomeno, purtroppo, non conosce confini geografici, culturali o socio-economici; colpisce donne di ogni etnia, classe sociale e provenienza.

Le radici del femminicidio, consolidate nel tempo, affondano nelle profonde disuguaglianze di potere tra uomini e donne, alimentate da norme sociali patriarcali che relegano le donne a uno status di inferiorità e soggezione. La violenza domestica, l’abuso psicologico, l’oppressione economica e la discriminazione sistemica sono solo alcune delle manifestazioni di questa disuguaglianza strutturale.

In molti casi il femminicidio è il culmine di un percorso di violenza che inizia “in sordina” con l’isolamento della vittima, prosegue in maniera crescente con minacce e abusi di vario genere e termina con l’omicidio. Nella maggior parte dei casi le donne vengono uccise da partner intimi o ex partner che non si rassegnano e cercano ancora di esercitare il loro controllo e dominio fino all’estremo limite.

Le conseguenze del femminicidio non si limitano alla vittima diretta ma si estendono a familiari, amici e alla comunità tutta. I bambini che assistono alla violenza domestica sono particolarmente violentati, vulnerabili e possono subire profondi traumi sia fisici che psicologici, duraturi nel tempo, che influenzano il loro sviluppo emotivo e psicologico.

Affrontare efficacemente il femminicidio richiede un impegno congiunto da parte di tutti noi, singolarmente, per prendere coscienza del fenomeno, rigettarlo e condannarlo, impegno da parte dei governi, istituzioni, forze dell’ordine e organizzazioni della società civile. È fondamentale promuovere e diffondere la cultura del rispetto e della parità di genere fin dalla più tenera età attraverso programmi educativi nelle scuole e campagne di sensibilizzazione pubblica, contrastare la “banalizzazione” e la “giustificazione” della violenza di genere ma è fondamentale che sia in primis la famiglia ad educare al rispetto della parità di genere. 

E’ inoltre cruciale rafforzare le leggi e i meccanismi di protezione per le vittime di violenza domestica garantendo loro accesso a servizi di sostegno e rifugio sicuri. È indispensabile anche istruire, migliorare la capacità e l’efficacia delle forze dell’ordine e la magistratura nel saper individuare i primi segnali di pericolo e porre in essere gli strumenti per prevenire che il rischio si trasformi in femminicidio.

In conclusione, il femminicidio rappresenta una grave violazione dei diritti umani e una sfida urgente per la nostra società. Solo attraverso un impegno singolo, collettivo e determinato possiamo sperare di porre fine a questa tragedia e creare un mondo in cui tutte le donne possano vivere libere dalla paura e dalla violenza.

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DESMOND TUTU: IL SIMBOLO DELLA PACE

DESMOND TUTU: IL SIMBOLO DELLA PACE

By Martina Servidio

DESMOND TUTU: IL SIMBOLO DELLA PACE

Nel giorno che la Chiesa ricorda S. Stefano, il 26 dicembre, è venuto a mancare l’arcivescovo anglicano Desmond Tutu all’età di 90 anni.

Così come S. Stefano che perdona i propri carnefici anche Desmond Tutu ha perdonato tutti coloro che dell’apartheid fecero la propria ragione di vita elevandola a sistema di regime.

E’ stato il simbolo della lotta pacifica all’apartheid in Sudafrica, ha vinto il Nobel per la pace nel 1984 con la seguente motivazione:

“… figura unificante nella campagna per risolvere il problema dell’apartheid in Sudafrica”.

ed ha speso tutte le sue energie per affermare l’uguaglianza e la riconciliazione della società, del popolo e le istituzioni mostrando una forza morale che ha entusiasmato il mondo.

Nel 1986 – primo uomo coloured – fu chiamato a guidare la Chiesa Anglicana in Sudafrica.

L’Arcivescovo ha presieduto la “Commissione per la Verità e la Riconciliazione” istituita nel 1994 dal presidente Nelson Mandela.

Monsignor Desmond Tutu è stato un uomo di pace che ha trasmesso pace seguendo il concetto africano di “Ubuntu” che indica il senso profondo dell’essere umano attraverso l’umanità dei nostri simili, è un’etica sociale che pone in primo piano la lealtà e le pacifiche relazioni tra le persone, è una visione della società basata sul rispetto dell’altro che si raccoglie nell’espressione “Umuntu Ngumuntu Ngabantu

Uguaglianza razziale e riconciliazione del suo Sudafrica ; questa è stata la sua missione.

 Graca Machel, vedova del presidente Nelson Mandela, nel suo discorso funebre si è espressa definendo la morte di Monsignor Tutu “triste come la perdita di un fratello che con la sua immensa moralità e forza di carattere ha mobilitato gli africani e la comunità internazionale contro le brutalità del governo dell’apartheid ”

A causa delle restrizioni Covid solo 100 fedeli il 31 dicembre potranno assistere alla tumulazione dell’arcivescovo nella Cattedrale di San Giorgio a Città del Capo.

“Non c’è il futuro senza il perdono”

Così disse in un discorso pronunciato alla guida della “Commissione per la Verità e la Riconciliazione” quando si mettevano sotto accusa i crimini perpetrati in nome dell’apartheid.

Si oppose con tutte le sue forze oratorie alle vendette nei confronti degli esponenti del vecchio regime e nei confronti dei collaborazionisti, ancorchè neri.

Aveva di fronte un popolo in atroce conflitto interno con un animo insanguinato dall’odio ma che doveva condurre alla riconciliazione.

Ci rimane il suo insegnamento contro ogni forma di razzismo; “è contrario ad ogni logica cristiana, umana e sociale”

Assunse posizioni forti, decise ed alcune volte contestate ma è stato universalmente riconosciuto che “non era di parte”

 

PH Credit John Mathew Smith e Prince Arthur by https://www.flickr.com/photos/kingkongphoto/ (Licenza Creative Commons) uso No Commercial, No Profit