L’Arte è stata ferita – Melodie di Solidarietà

A gennaio 2017 una ennesima scossa sismica ha provocato il crollo di quanto ancora restava del campanile della chiesa di S. Agostino già duramente danneggiato dal terremoto che rase al suolo la città di Amatrice; ancora una volta la popolazione ha pagato un doloroso prezzo e, insieme ai cittadini, anche l’Arte è stata ferita.

Grande onore e rispetto dobbiamo tributare alla cittadinanza, all’intera amministrazione comunale e per essa al sindaco Sergio Pirozzi che con una encomiabile energia ha coagulato intorno a se le energie ed il coraggio dei “suoi” cittadini impegnandosi a tutti i livelli per far risorgere Amatrice e mantenere ben salda l’identità culturale della comunità.

Ed è proprio su questo importante tema che si innesta il Concerto per Soli, Coro ed Orchestra che si svolgerà nel Parco Don Minzoni di Amatrice domenica 9 luglio 2017 alle ore 17,30

Anche l’Arte, benchè ferita, partecipa attivamente e si rende portavoce di un messaggio di fratellanza, di trasmissione di un intenso sentimento di partecipazione con i cittadini di Amatrice per dire: “noi ci siamo” perché c’è ancora tanto da fare e la solidarietà non può avere date di scadenza emotiva.

Fortemente voluto dal Maestro Luciano Cannito, che ne cura la conduzione affiancato da Rosanna Galantucci, il Concerto Melodie di Solidarietà è la replica di quello già svolto ad Altamura (BA) il 2 novembre 2016 al quale non poterono intervenire – ovviamente – i rappresentanti della comunità amatriciana.

Ed allora è il Concerto Melodie di Solidarietà che si avvicina al territorio in linea con il concetto che l’Arte è al servizio e per il bene dei cittadini; questa è la capillare diffusione dell’Arte.

L’Arte è stata ferita, gran parte delle opere d’arte hanno riportato immensi danni ma alcuni grandi artisti hanno risposto alla domanda: “Come posso fornire il mio contributo?”

Il Concerto Melodie di Solidarietà ne è la risposta concreta.

Dirigerà il Concerto Nicola Notario e i Soprani avranno le voci di Angela Lomurno e Valentina Leone.

Il Baritono è Luciano Ancona ed il clarinetto solista è Ferdinando Redavid.

Dalla città di Altamura, particolarmente sensibile ai temi artistici, proviene l’Orchestra da camera A. Toscanini ed il Coro Omniamusica diretto da Luciano Ancona.

Il Concerto sarà sottolineato dalla partecipazione di elementi del Coro 1000 Voci per ricominciare.

L’evento rappresenta un incisivo segnale di positività che viene portato ai nostri concittadini non solo di Amatrice ma dell’intero cono sismico interessato e, questo messaggio, consolida la già forte dignità della popolazione.

E’ importante questo Concerto perché non si può correre il rischio che subentri il “dolce oblio”; tutti, nessuno escluso, dal comune cittadino alle Istituzioni, dobbiamo mantenere vigile l’attenzione nei confronti di Amatrice…e non solo.

Grazie al Maestro Luciano Cannito e a tutti gli artisti; l’Arte è stata ferita ma è vitale.

 

 

Hollywood Icons, le foto delle star

Hollywood Icons è un omaggio allo star system hollywoodiano, ai volti indimenticabili del cinema degli inizi e del cinema dell’età dell’oro: i ritratti esposti sono quelli realizzati da professionisti della fotografia e della macchina da presa che hanno contribuito a veicolare l’immagine di perfezione e bellezza dell’universo cinematografico, per promuovere film e per “creare” quei divi che ancora oggi riconosciamo come tali.

La mostra, inaugurata il 24 giugno al Palazzo delle Esposizioni di Roma, resterà aperta fino al 17 settembre: è stata organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo, presentata dalla John Kobal Foundation in associazione con Terra Esplêndida.

Hollywood Icons

Charlie Chaplin, Marlene Dietrich, Clark Gable, Fred Astaire, Rita Hayworth, Cary Grant, Audrey Hepburn, Marlon Brando, Paul Newman, Marilyn Monroe, Sophia Loren, Marcello Mastroianni: nomi come questi sono a doppio filo legati alla storia di un’arte, quella cinematografica, che tante evoluzioni e tanti cambiamenti ha vissuto dalla sua nascita fino ai giorni nostri. E questi 122 anni di storia, da quel 28 dicembre 1895, quando i fratelli Lumiere per la prima volta proiettarono in pubblico il loro primo cortometraggio, sono fatti proprio di questo: di innovazioni tecnologiche da un lato e di grandi protagonisti (attori in questo caso, ma anche registi e tante altre professionalità) dall’altro.

Quei nomi, infatti, non sono solo nomi: sono battute indimenticabili, primi piani, premi, film che di generazione in generazione continuano a far emozionare. E sono volti che hanno veicolato sensazioni, storie, espressioni, che hanno raccontato storie e creato personaggi: come dimenticare Sabrina Fairchild di Sabrina, Amy Jolly di Marocco, Gilda dell’omonima pellicola.

Hollywood Icons celebra proprio questo: le grandi icone del cinema mondiale. Lo fa attraverso i loro ritratti, fotografie realizzate da maestri ed esposte in musei di grande fama, dalla National Portrait Gallery di Londra al MoMA di New York, dalla National Portrait Gallery di Washingtonal al Los Angeles County Museum of Art di Los Angeles.

Sono 161 i ritratti presenti in Hollywood Icons, tutti di grandi nomi nella storia cinematografica, dal cinema muto fino ai giganti del dopoguerra.

Le foto sono organizzate per per decadi, dagli anni Venti agli anni Sessanta: vengono presentati i divi principali di ciascun periodo, ma ci sono anche gallerie dedicate ai fotografi degli studi di Hollywood, coloro che col loro silente ma continuo lavoro hanno contribuito fortemente al processo di fabbricazione di una stella cinematografica, a crearne il mito nell’immaginario collettivo, a rendere Hollywood e il suo star system un mondo irraggiungibile e perfetto.

George Hurrell, Ruth Harriet Louise, Clarence Sinclair Bull, Eugene Robert Richee: questi sono solo alcuni dei nomi degli artefici dei ritratti di Hollywood Icons, una cinquantina in tutto.

Nella mostra, viene dato spazio anche alla vita e alla carriera di John Kobal, collezionista e storico del cinema che ha estratto dalle sue collezioni personali parte del materiale esposto, rendendolo pubblico.

John Kobal e la Fondazione

John Kobal (1940-1991) fu il primo a concentrare la sua attenzione anche su ciò che ai più appariva nascosto e meno importante: il lavoro dei fotografi sui set cinematografici. Anni dopo fu lui a ricontattarli e a convincerli a produrre, a partire dai negativi originali, nuove stampe per mostre allestite poi in tutto il mondo

La Fondazione è stata istituita nel 1990 e possiede l’intero patrimonio Kobal: fotografie, riviste, cartoline, annuari e altri cimeli da lui raccolti sui set cinematografici.

I am, il progetto fotografico di Fabrizio Giraldi

i am

I am, Io sono, è il progetto fotografico di Fabrizio Giraldi, uno dei protagonisti di FotoLeggendo.

Il festival è stato inaugurato il 16 giugno nello Spazio Factory La Pelanda del museo Macro Testaccio di Roma e sarà aperto fino al 15 luglio. Organizzato da Officine Fotografiche sotto la direzione di Emilio D’Itri, ogni anno indaga diverse forme di espressione visiva (fotografia, installazioni, video, disegno) spaziando da grandi autori a giovani promesse dell’arte contemporanea.

Il tema di quest’anno è Storie. Tra i protagonisti ci sono anche Frederik Buyckx (vincitore del Life Framer Series Award), Giuseppe Nucci, Thomas Tozzi, Larry Fink.

Classe 1976, Fabrizio Giraldi è un fotografo e giornalista visivo i cui progetti sono stati pubblicati sulle principali riviste italiane e internazionali (L’Espresso, GQ, IO donna, National Geographic, Wired) nonché presentati in festival e gallerie di tutto il mondo (Italian Geographic, Rencontres d’Arles, Zingst Umweltfotofestival e Azenbergerfotofestival).

I am è stato realizzato da ROAM Gallery col contributo del Circolo di Cultura Omosessuale di Mario Mieli e con Roma Pride: il progetto ha come protagonista un mondo fortemente discriminato e poco conosciuto, quello delle persone trans.

Le sofferenze, le difficoltà, le violenze, l’isolamento cui queste persone vanno incontro, prima e dopo il loro percorso di transizione e cambio sesso, sono sconosciute ai più. Per questo Fabrizio Giraldi ha deciso di portare a galla queste realtà, queste storie e di farlo sotto forma di foto.

La mostra è visitabile su appuntamento presso la galleria ROAM (Via del Falco 30 a) fino al 28 giugno, prenotando scrivendo a info@roam.photography.

Fabrizio Giraldi ha strutturato I am sotto forma di dittico: accostare una foto del presente, dopo i trattamenti e le cure a cui tutti i protagonisti si sono sottoposti nel loro difficile percorso e una foto del passato, che ritrae la loro vecchia identità.

Scrive il fotografo:

Il percorso di transizione condotto in Italia è lungo e faticoso. Ambiguità fisiche e documenti discordi rendono i più banali momenti di vita un problema. Andare al lavoro, relazionarsi con la famiglia o presentare i documenti. Hai la barba ma ti chiami Cristina, Giulia, Flora, Lara o Veronica. Un trucco leggero e capello lungo, ma ti chiami Enrico, Marco o Michel.
Il progetto a dittico raccoglie ritratti di persone che hanno deciso di raccontarsi per aiutare chi oggi come loro un tempo ha problemi a relazionarsi con il corpo in cui vive. Ad ognuno ho chiesto di portare una foto di loro prima della transizione. Molte le foto buttate, ne restano poche, a volte per caso.

I am, Fabrizio Giraldi: “Italia discrimina i transgender”

La genesi del progetto I am di Fabrizio Giraldi va ricercata in un recente rapporto condotto in tutta l’UE (Essere trans nell’Unione europea, un’analisi comparativa). Pubblicato dall’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali, evidenzia come l’Italia sia un Paese fortemente discriminatorio nei confronti dei transgender.

Il sondaggio risale al 2012: è stato condotto somministrando un questionario online anonimo ed ha generato un’ampia raccolta di dati sulle persone LGBT.

Cioè che si evince dal sondaggio è che esiste una fortissima discriminazione nei confronti delle persone trans, maggiore rispetto a omosessuali e bisessuali. I transgeder subiscono più violenze e più molestie, a livello fisico e psicologico e in diversi ambienti, dal lavoro ai mezzi pubblici ai pub. I reati che subiscono violano i diritti alla dignità, alla vita e all’integrità della persona, tutelati dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE.

L’81% degli intervistati in Italia ha dichiarato di sentire una discriminazione molto forte, rispetto a una media europea del 59%; Italia e Ungheria risultano essere i Paesi dove le persone transgender si sentono più discriminate, seguite da Paesi Bassi, Lussemburgo e Repubblica Ceca.

Fame antica (clochard)

Fame antica (clochard),

è il titolo della poesia risultata vincitrice nella Sezione A, Poesia Inedita Adulti, del Concorso Letterario “L’Arte della parola” e scritta da Flavio Provini.

Il vincitore ha già ricevuto la targa a lui assegnata dalla Commissione ed ora, come anticipato in occasione dei nostri periodici aggiornamenti, siamo lieti di pubblicare la video poesia realizzata da Giambra Giancarlo con voce narrante di Clara Russo del Gruppo Poeti “Profumo di Vita

Rinnoviamo a Flavio Provini le nostre congratulazioni e citiamo la motivazione che la Giuria ha ritenuto dedicare all’autore della poesia Fame antica (clochard) quale riconoscimento della sua valenza ed impegno sociale:

“Poesia dal forte impatto emotivo, conduce il lettore alla scoperta del più profondo significato della solitudine, della disperazione e dell’impotenza”

Ringraziamo i nostri preziosi Sponsor culturali Giambra Giancarlo per la splendida realizzazione della video poesia e Clara Russo per aver saputo magnificamente trasmettere con la sua voce il profondo messaggio sociale che l’autore ha inteso dare al suo componimento.

Ringraziamo tutti gli autori che hanno preso parte al nostro Concorso L’Arte della parola con le loro opere le quali, tutte, sono state di ottimo livello e che hanno reso difficoltoso – ma entusiasmante – il lavoro della valida e qualificata Giuria.

D’altronde, necessariamente, al termine delle valutazioni è doveroso stilare una “graduatoria”

Ci auguriamo di rivedere nuovamente tutti i partecipanti ed anche nuovi autori alla nostra prossima iniziativa sulla quale già stiamo lavorando.

Arrivederci con “Fame antica (clochard)

 

 

Massimo Troisi, 23 anni senza l’artista

massimo troisi

Ironico, schivo, riservato, generoso, scaltro, genuino: con la sua gestualità, la sua mimica, la sua espressività e quel talento innato che affondava le sue radici nelle viscere della Napoli più vera, Massimo Troisi era riuscito a fare breccia nei cuori degli Italiani, un posto che è riuscito a conservare intatto anche dopo la sua prematura scomparsa.

Era il 4 giugno 1994, Massimo Troisi aveva solo 41 anni e a tradirlo fu proprio il suo cuore: un attacco cardiaco, conseguente a febbri reumatiche, lo condusse alla morte.

Pochi giorni prima aveva terminato le riprese del capolavoro che lo avrebbe definitivamente consegnato all’Olimpo dei grandi: Il Postino. Quella pellicola, una sorta di testamento artistico che gli è valso un posto di diritto tra i grandi interpreti del cinema italiano, sarebbe poi stata candidata a due premi Oscar (miglior attore e miglior sceneggiatura non originale).

Un talento forse incompreso o magari capito tardi, certamente sottovalutato dai più, eppure la comicità mai volgare del “Pulcinella senza maschera“, quel nuovo ventaglio di emozioni e sentimenti portato a teatro e a cinema (timidezza, timore, riserbo, insicurezza, smarrimento, incertezza) e il tentativo di uscire dai luoghi comuni sulla napoletanità, dagli stereotipi del “pizza camorra e mandolino” e dai cliché visti e rivisti dei suoi predecessori, ne hanno fatto un’icona immortale nel cinema italiano, un vanto nel mondo.

Prima il teatro, il sodalizio artistico con Arena e Decaro, poi la televisione e il grande schermo, le collaborazioni con l’amico Pino Daniele, con Roberto Benigni, con Anna Pavignano, con cui scrisse le sceneggiature di tutti i film eccetto Non ci resta che piangere: la carriera di Massimo Troisi è costellata di grandi nomi a cui dobbiamo il merito di averne conservato il ricordo gelosamente, ma non troppo, continuando a regalare al pubblico aneddoti che lo riguardavano, continuando a raccontare dell’amico e collega Massimo, dell’attore e uomo, per farlo conoscere, per farlo capire, per mantenerne vivido il ricordo negli anni.

Grazie a tutti loro, agli amici di Massimo Troisi, alla famiglia, ai colleghi, ai fan, anche le generazioni più giovani oggi provano la curiosità di scoprire questo grande interprete, avvertendolo come qualcosa di ancora molto vicino e attuale, qualcosa per cui vale anche la pena di impegnarsi un po’ a comprenderne la lingua, quel napoletano che Massimo Troisi non aveva mai voluto abbandonare del tutto.

Per lui non vale il detto che è del Papa
Morto un Troisi non se ne fa un altro
Roberto Benigni

E fu subito amore: in ricordo di Massimo Troisi

In occasione del 23esimo anniversario della morte di Massimo Troisi il fratello Luigi, fondatore dell’associazione A Casa di Massimo, ha organizzato la serata evento E fu subito amore. Si terrà  nella biblioteca di Villa Bruno il 4 giugno alle ore 19.30.

La celebrazione, ad ingresso gratuito, è patrocinata dalla Città di San Giorgio a Cremano. Sarà un omaggio al grande Massimo, con la visione di filmati noti e inediti, la letture di sue poesie, performance di danza e musica ispirate alle sue opere e ai suoi film.

Tra questi, grande rilievo sarà dato a Il Postino.

Il Postino rappresenta quel trionfo internazionale che Troisi sperava di avere e che non ha fatto in tempo a godersi.
The Washington Times

Troisi dà al suo personaggio una verità e una semplicità che significa tutto.
The New York Times