Ancora una volta il Barnum Seminteatro è riuscito a stupirci presentando l’opera teatrale “Avrei voluto un amico come lui” che rende emozionale l’omaggio al noto cantautore Rino Gaetano, di e con David Gramiccioli; Gramiccioli al Barnum è stato un connubio di alto profilo.
David Gramiccioli, autore ed interprete dell’opera, riempie lo spazio della rappresentazione con una forza espressiva capace di instaurare con il pubblico un rapporto immediato, istintivo e spontaneo. La sua concezione di fare teatro è collegata indissolubilmente al tempo di narrazione che progredisce senza sbavature. Le pause, il racconto e la tonalità della voce diventano strumenti vivi di lavoro con i quali armonizzare gli spazi, la musica e la luce. E’ in questo esatto punto di incontro che avviene l’alchimia offerta allo spettatore che, libero di fruire nella massima libertà del contenuto e del messaggio dell’opera, continua ad interrogarsi sull’esperienza vissuta, oltre la fine della rappresentazione.
Gramiccioli al Barnum attesta la sua maturità artistica calcando il palcoscenico con disinvoltura e tecnica recitativa originale ed inedita, alterna parole e immagini in un ordine in cui non necessariamente l’una segue l’altra, non essendovi predominanza e interferenze.
Il percorso in cui lo spettatore è condotto è frutto di un lavoro di analisi e di indagine di un periodo della storia del nostro Paese che ad oggi riserva ancora larghi margini di approfondimento. Attraverso questa ricostruzione, si comprende come l’opacità di alcuni accadimenti avvenuti a partire dal secondo dopoguerra, colpiscono la sensibilità di Rino Gaetano, artista crotonese e romano d’adozione, che li incastona all’interno delle sue canzoni come elementi interpretativi chiave delle sue opere, svelati solo all’attento ascoltatore e spettatore.
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Non a caso, la scelta autoriale di David Gramiccioli fa iniziare l’opera dal 1943, data che segna l’inizio di una manipolazione che il nostro Paese subirà per mano di personaggi abilmente diretti da una regia occulta, inesorabile quanto efficace. La linea sulla quale si sviluppa la narrazione passa anche nelle maglie del caso Montesi. Siamo nel 1953 e l’Italia repubblicana si apre al suo primo scandalo: la morte misteriosa di una ragazza di 21 anni che coinvolge nel torbido esponenti noti del mondo della politica, delle istituzioni e dello spettacolo.
Rino Gaetano, con la famosa canzone “Nuntareggae più” denuncia, tra gli altri, questo episodio mettendolo in versi graffianti ed indirizzando ad una lettura complessa ed articolata quel fattaccio, tutto italiano, che all’epoca sconvolse l’opinione pubblica.
Il disastro del Vajont, altro tassello drammatico nella compagine storica italiana del 1963, è agganciato nei testi delle canzoni di Rino Gaetano, ad esempio in “Fabbricando case” dove investire in “opere assistenziali”, il cui concetto opposto sono nel testo le “sciagure nazionali”, funge per i potenti da passe-partout per aprire le porte della “santità”. Passa un altro decennio di storia, arriviamo alla morte della giovane studentessa Giorgiana Masi avvenuta nel 1977.
Questo episodio, rappresenta il tragico epilogo di una storia fatta di ideali e speranze; il colpo mortale che la raggiunse rappresentò anche il colpo inferto dalla linea che fu definita della strategia della tensione. Rino ne fa un verso canzonatorio al partito di maggioranza con le parole “il nostro è un partito serio”. Poco più oltre, la storia diventa quasi contemporanea: i nomi censurati nella produzione cantautoriale di Rino, sono gli stessi che risuonano nelle vicende di un sistema sempre più intricato la cui parola d’ordine è impunità.
In fondo l’amara affermazione di Rino “ma chi me sente” è proprio la consapevolezza che il suo messaggio disatteso, era depotenziato altresì dall’accanimento che contro di lui il sistema stessa aveva confezionato ad arte.
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Gramiccioli al Barnum ha rappresentato Rino nella sua semplicità, egli (Rino Gaetano) aveva in cuor suo la speranza che sarebbe stato ripreso in un futuro non tanto lontano. Credeva che…la comunicazione di massa e la diffusione dell’informazione avrebbero recuperato il patrimonio disperso nelle falsità e ipocrisie. Lui che veniva definito un cantautore “nonsense”, ha trattato nelle sue canzoni il tema della migrazione, dei bisogni sociali, della necessità di scuole e di ospedali, ha deriso il potere senza però sottovalutarlo.
Ha anticipato nelle sue canzoni e nei suoi pensieri indipendenti ciò che si sarebbe scoperto soltanto molto tempo dopo, diventando con la sua carica provocatoria un elemento di rottura per smontare una realtà preconfezionata a favore di un’immagine di vita e di arte libera e vera.
L’opera, rappresentata nei migliori teatri romani e nazionali, seguita a far riflettere e ad emozionare il pubblico, il cui interesse è attestato dalla partecipazione sempre numerosa e dall’apprezzamento del suo contenuto. Quest’opera non si può considerare solo un racconto, ma un vero e proprio ambiente espressivo di qualità, complessivamente inteso, in cui David Gramiccioli, supportato dal lavoro della Compagnia del Teatro Artistico d’Inchiesta, conferma le sue qualità artistiche e di recitazione.
D’altronde Gramiccioli al Barnum non poteva essere altro: un ulteriore successo.
Angela Turchini