By Martina Servidio
L’ONU ha lanciato l’allarme come ha affermato il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres aprendo l’Assemblea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che si è svolta a Ginevra. “La guerra contro il COVID, perché di guerra si tratta, non si è ancora conclusa”
Un solo anno di pandemia ha cancellato i precedenti anni di progressi in ambito economico e sociale facendo precipitare in povertà 100 milioni di lavoratori nel mondo. Non possiamo essere fiduciosi che i vaccini riescano a sconfiggere questa pandemia che ha carattere mondiale poiché le vaccinazioni di massa le stanno conducendo solo le nazioni più ricche; le nazioni povere non avendo la forza economica di attuare l’immunizzazione di “gregge” sono destinate a soccombere se non si interviene con aiuti coordinati e di alto respiro internazionale.
E’ indispensabile porre in essere “un accesso equo e coordinato ai vaccini” come peraltro più volte sottolineato anche dal nostro Premier Mario Draghi in tutte le conferenze UE. Solo consentendo una vaccinazione di massa dei paesi più poveri si può evitare che il contagio dilaghi – con probabili mutazioni – in maniera incontrollabile.
La comunità mondiale non può accettare i 300.000 morti dell’India
o l’impossibilità di iniziare il programma di vaccinazione di massa da parte di Haiti
I paesi ricchi hanno messo in campo tutte le risorse per proteggere la loro popolazione mentre quelli più poveri non hanno i necessari strumenti economici o strutturali per tutelare i cittadini e non c’è stato ancora un incisivo accordo internazionale affinchè venga emanata una norma che preveda la riduzione dei margini sui brevetti dei vaccini e di produrli e venderli anche attraverso joint venture a costi accessibili. Al momento non si intravede un favorevole atteggiamento da parte delle case produttrici quantunque molti leader spingono verso questa possibilità.
Secondo il Segretario Generale dell’ONU, su scala mondiale, le donne sono state penalizzate con una perdita dell’attività lavorativa del 5%
per gli uomini la percentuale è del 3,9% ed i giovani, e questo è il dato più allarmante, hanno perduto il lavoro per l’8,7%.
Pur riconoscendo gli sforzi eccezionali finora fatti dai vari Paesi, viviamo in un contesto di ripresa fragile ed incerta e ci appelliamo ai governi per consentirci di svolgere un lavoro dignitoso perché è veramente grande il rischio di perdere il potenziale umano ed economico ma, soprattutto, significherebbe l’aumento della povertà e delle disuguaglianze. Serve una strategia coordinata e globale con politiche che pongono in primo piano la persona, la famiglia, i giovani per evitare il tracollo della nostra società.
Grazie, Martina