La Libia arriva a minacciare l’Italia a causa di tre navi italiane nelle acque territoriali libiche, e a Tripoli viene devastato il cimitero italiano, come monito per rapporti non idilliaci che corrono tra i due Paesi e che possono essere fatti risalire al periodo di occupazione fascista, dove si raggiunse l’apice con l’uccisione di Omar Omar al Mukhtar, considerato il leader dell’indipendenza libica contro i dominatori stranieri.
Causa dell’incidente diplomatico sono tre navi da guerra italiane che secondo il Governo di Tobruk sono state avvistate nei pressi delle coste di Bengasi in piene acque territoriali del Paese Nord Africano. Immediata la smentita del Governo Italiano, anche se la tensione tra i due Paesi rimane alta.
Cimitero di Tripoli preso d’assalto
Per ora a farne le spese è stato il cimitero cattolico italiano di Tripoli Hammangi, dove sono deposti 8000 italiani, è quanto ha fatto sapere l’Associazione Italiana Rimpatriati dalla Libia (Airl).
Il Governo Libico ha fatto sapere con una nota ufficiale di non tollerare la violazione delle proprie acque territoriali, minacciando l’uso della forza per difendere la propria sovranità nazionale. In risposta il Ministero delle Difesa italiano ha annunciato ufficialmente che nessuna nave italiana del Mediterraneo è posizionata fuori dalle acque internazionali.
Dure le parole del presidente dell’Airl Giovanna Ortu che afferma:
«Sono immagini che si commentano da sole per la loro inciviltà e che completano il quadro tragico della situazione in Libia. Grazie a Dio non abbiamo bisogno di tombe materiali per pregare in ricordo di quei morti, e ci piace ricordare la lunga tradizione di rispetto fra le diverse religioni che ha caratterizzato la nostra vita laggiù. La preoccupazione per i vivi libici in pericolo a causa della lunga guerra fratricida che ha dato spazio a presenze inquietanti prevale sull’accorata preghiera per i nostri cari defunti».
Alle parole della Ortu si aggiungono quelle di sdegno di Giancarlo Consolandi, presidente dell’Exlali, Associazione alunni scuole cristiane di Tripoli, che non può che inorridire quando si sfoga una collera ormai quasi centenaria sui morti, che certamente non hanno colpa di nulla.