Flavio Provini: Lettera di un bambino dall’Inferno
Pubblichiamo, così come previsto dal Regolamento del nostro Concorso Letterario “Il Macinino” le opere dei primi tre classificati nelle Sezioni Poesie e Racconti.
L’autore Flavio Provini, con la sua opera poetica Lettera di un bambino dall’Inferno, si è classificato al 1° posto nella Sezione Poesie.
Iniziamo con una breve sinossi dell’opera:
La Lirica è ispirata ai tragici fatti della guerra civile siriana, ma potrebbe ambientarsi ad Aleppo o in altra terra vessata dalla follia umana perché il flagello della guerra, ovunque infierisca con i suoi strumenti di morte, lascia sempre gli stessi scenari di distruzione e silenzioso sfacelo.
L’opera, nei trenta versi liberi scanditi da un largo uso delle tradizionali figure retoriche, prende in prestito la voce di un bambino (l’Io narrante) che, con i suoi occhi innocenti, rimanda al padre (il Lettore) immagini di un’infanzia barbaramente privata di quanto di più caro: affetti familiari, luoghi del cuore, giochi. E anche il crollo della mai amata scuola diventa motivo di una nostalgia che si fa consapevolezza dell’unico insegnamento possibile: “imparare a non odiare”.
L’OPERA:
Lettera di un bambino dall’Inferno
(Siria – febbraio 2018)
“Padre, non sai di lacrime incandescenti
che allagano di silenzio le vie intorno
spaccano il costato in ghisa delle case
un filato di memorie e averi sciolgono
e crateri scavano nei tuorli degli affetti.
Se qui tu fossi, cercheresti i nostri tetti
– li ho visti spezzarsi briciole di pane! –
e troveresti un sole fiacco nello zolfo
ombre che scivolano rasenti i muri
e non contano più le anime al suolo:
soppesano i respiri e li benedicono.
Il fiato è un lusso d’oggi solo per pochi
e il domani un’altra bolla cinerea
d’odio ancella impalpabile, eterea
l’urlo labile di un dio troppo assente
se quaggiù la vita non vale niente.
Ti dirò l’insulto a un bimbo della guerra
il boato che lo fa adulto in un minuto
neanche il conato “mamma, aiuto!”.
E poi sogni sfigurati, arti semi mozzati
scheletri d’arredi e calcinacci fumidi
dov’era la stanza e la cassa dei giochi,
le tre biglie ferme all’ultima partita.
Chissà, padre, se all’alba sarà sparita
anche la scuola che non ho mai amato
e il mio banchetto col porta calamaio
o se non servirà più inchiostro nero
perché di getto scriva quant’è vero:
che non c’è più un’unghia da imparare
solo da insegnare a non odiare.”
La Commissione di valutazione costituita da scrittori, poeti e giornalisti rinnovano i complimenti a Flavio Provini per l’eccellente componimento; congratulazioni.
Informazioni più dettagliate dell’autore sono reperibili nella sua pagina Facebook
https://www.facebook.com/flavio79.prov
Grazie