Flavio Provini poeta: la nostra intervista
Flavio Provini, classificatosi al 1° posto nella Sezione Poesie del Concorso Letterario Internazionale Il Macinino edizione 2019 con la sua opera “Lettera di un bambino dall’inferno”
Abbiamo già pubblicato il suo componimento il 31/10/2019 https://www.lamacinamagazine.it/flavio-provini-lettera-di-un-bambino-dallinferno/ sui vari Social e su altra testata in reciprocità https://fai.informazione.it/5F07A436-C11C-4E3E-AE6E-D667E7FF0D13/Flavio-Provini-Lettera-di-un-bambino-dall-Inferno
Flavio, giurato in molteplici concorsi letterari, è da sempre appassionato di poesia e narrativa.
Lettore instancabile di romanzi, racconti, saggi, articoli di cronaca di vario genere, ha conseguito considerevoli risultati nei concorsi letterari nazionali e internazionali per opere inedite ai quali ha partecipato nel periodo 2016-2019 annoverando primi posti, diversi podi e numerose menzioni e segnalazioni di merito.
Alcuni suoi lavori sono pubblicati online o editi nelle antologie in formato cartaceo o e-book; di alcuni di essi è stato gratuitamente realizzato un audio-video facilmente reperibile sul web.
Figura di non comune spessore artistico e, nel contempo, amabilmente gioiosa.
L’intervista è condotta dal Dr. Andrea Lepone, poeta, scrittore, giornalista e Presidente di Giuria del Concorso
“Intervistiamo oggi il Dr. Flavio Provini che, oltre ad esercitare la sua professione di valente avvocato, è ben noto nel mondo della cultura per le sue capacità di raffinato scrittore di poesie avendo ottenuto molteplici encomi e premi ai Concorsi dove si è presentato.
Per stabilire da subito un clima di dialogo propongo di passare al “tu”.
Certamente, Andrea. Per me è un piacere ed un onore insieme essere intervistato da te, operatore culturale, autore e critico letterario di notevole spessore nonostante la giovane età.
Buongiorno Flavio, grazie per la tua disponibilità e complimenti per il riconoscimento conseguito nell’ambito del Concorso Letterario “Il Macinino”. Puoi dirci com’è nata l’opera “Lettera di un bambino dall’Inferno”, con cui ti sei aggiudicato il primo posto nella sezione dedicata alla poesia?
La lirica nasce da una riflessione sulla guerra, vista, anzi subìta, dalla prospettiva innocente di un bambino. I bambini sono infatti le prime vittime di un meccanismo perverso, illogico perché soltanto distruttivo. E’ la demolizione che si pone al centro dell’opera tutta: demolizione delle vite umane, dell’ambiente, dei luoghi dei giochi e degli affetti, persino della scuola, generalmente invisa ai minori, e poi paradossalmente rimpianta da chi è rimasto abbandonato a se stesso. Ho scelto di ambientare l’opera in Siria, nella periferia orientale di Damasco, teatro della nota, disastrosa guerra civile, ma la tragica descrizione di fatti, persone, cose è la risaputa costante di ogni conflitto bellico.
Nelle tue liriche spesso vengono trattati delicati argomenti di attualità sociale. Ritieni che la poesia possa essere un valido strumento di sensibilizzazione per i lettori, nei confronti di tali tematiche?
Senza dubbio. Parlare di un argomento, anche attraverso il linguaggio poetico e il suo nutrito impianto di figure retoriche, significa puntare – continuare a puntare – i riflettori su di esso, in un’ottica di biasimo e di prevenzione delle condotte deplorevoli.
V’è chi pensa che se i media non si occupano di un problema, esso non esista, sia superato e risolto, ma non è affatto così, purtroppo.
E su certi argomenti guai ad abbassare la guardia!
Per questo, nei miei lavori tratto frequentemente tematiche sociali dal carattere sempre attuale: ad esempio, la povertà, la solitudine, il disagio degli anziani, dei malati gravi, dei disabili e di altri soggetti fragili, la pedofilia e lo sfruttamento dei minori, la prostituzione, l’ingiustizia sociale, l’illegalità, la violenza di genere e di ogni altra forma in cui si possa manifestare.
Come consideri ed interpreti il ruolo del poeta nell’attuale società?
Mi piace rispondere ricordando una riflessione di Baudelaire: “nell’arte c’è un elemento trascendente e un elemento contingente, una parte divina e una parte umana, un sapore d’eterno e un gusto di moda. Senza il primo l’arte si ridurrebbe ad una cosa effimera, senza il secondo diventerebbe una cosa sovrumana. Senza il primo la storia dell’arte si perderebbe nella cronaca, senza il secondo nella mitologia”. Ecco, oggi la cronaca è rimessa al giornalista, lo studio della religione e la diffusione dello spirito religioso, rispettivamente, al teologo e al ministro di culto. Potremmo pensare all’Artista e quindi anche al Poeta, che con il Narratore condivide il ruolo di “artista della parola”, come un tertium genus: colui che, partendo da una personale e originale interpretazione della realtà, si rivolge ai suoi lettori animato da un’autentica, profonda spiritualità. E spirituale dovrebbe essere il suo messaggio, con la precisazione che il termine “spirituale” non deve necessariamente intendersi in un’accezione religiosa, ma in quella universale di osservanza e propaganda dei valori fondanti il vivere civile, come la solidarietà, l’aiuto per il bisognoso, il rispetto della dignità umana, la non violenza, la costante ricerca del dialogo e del confronto, l’integrazione, l’accettazione e il rispetto delle diversità.
Quale è stato il tuo percorso di avvicinamento al mondo dell’arte poetica? Ci sono autori ai quali ti ispiri?
Forse tutti noi siamo poeti, senza saperlo.
Certamente qualcuno sarà più portato di altri per la scrittura, vuoi per inclinazione naturale, vuoi per gli studi seguiti, o vuoi ancora per la passione per la lettura coltivata negli anni.
Tuttavia credo che la poesia, quale apprezzamento e ricerca del concetto del Bello, sia presente, ancorché spesso latente, nell’animo umano di ogni persona ben educata. L’architetto la coglierà nella geometria perfetta di una cupola, lo scienziato nella scoperta della formula innovativa di un vaccino, il medico nell’appropriatezza di una cura, l’ecologista nella riqualificazione di un’area inquinata, e via dicendo. Chi ama scrivere la individuerà nell’originalità del testo, nella potenza del suo messaggio, nell’armonia del verso, nel rigore metrico, in rime, assonanze, allitterazioni non banali e ben calibrate, tali da colpire positivamente il lettore e al contempo indurlo ad una sana riflessione.
Sono sempre stato affascinato dalla poesia, ma soltanto da circa tre anni ho deciso di mettermi in gioco partecipando a concorsi letterari, come occasione di conoscenza e confronto con altri autori che coltivano questa passione, e in genere come nuova ed arricchente esperienza di vita…sono soddisfatto della mia scelta.
Fra i classici a cui mi ispiro non posso non ricordare Pascoli, il mio autore preferito, Trilussa, maestro di stile applicato alla pungente ironia e perché no…anche De André, che a mio avviso, oltre ad essere il grande cantautore che sappiamo, dimostrò nei suoi testi doti poetiche straordinarie.
Poesia e senso civico… un nesso che secondo te può avere una valenza?
Certamente, e lo hanno capito molti organizzatori di concorsi poetici che inseriscono nei bandi, oltre alla tradizionale sezione a tema libero, anche la sezione a tema civico; anzi, in alcuni agoni il partecipante può portare esclusivamente opere di valenza civile.
Del resto, il rapporto fra “poesia” e “senso civico” ha radici antiche; la tensione della poesia ad incidere sulla realtà proponendo con fermezza un altro mondo possibile la si può ravvisare già in scritti del Medio e Nuovo Regno egizio e più tardi, nella civiltà occidentale, in un verso di Eschilo nel suo “Prometeo incatenato”, allorché il titano protagonista Prometeo, perseguitato da Zeus per aver donato il fuoco ai mortali, afferma: “quello che soffro è contro la giustizia!”.
In tal modo il semidio esprime il sentimento di inadeguatezza verso la legge non scritta, la consuetudine, il potere precostituito (la volontà di Zeus), che è prodromo e causa di un atto di ribellione consapevole, di autodeterminazione etica per affermare il valore della solidarietà, della democratica condivisione di un bene prezioso e utile collimante con il progresso civile.
Orbene, in epoca moderna la letteratura si è fregiata di una pregnante valenza civica; che Primo Levi e Sciascia siano da esempi indelebili per tutti noi, con la loro denunzia degli orrori della Shoah l’uno, e delle mafie l’altro. E a pensarci bene, sia la Shoah sia la mafia non sono che “ordini costituiti” imposti in determinati contesti spazio-temporali, tali da affossare tragicamente il primo valore civico in assoluto, la libertà dell’uomo, la sua dignità.
Qual’è il tuo componimento preferito, che ancora adesso ti suscita particolari emozioni?
Difficile stilare una classifica, semplicemente perché ogni autore è affezionato a tutte le proprie creature, anche a quelle non apprezzate dalle giurie tecniche o dal variegato pubblico di un social network.
Se devo proprio rispondere, scelgo “Fame antica”, l’opera classificatasi prima assoluta al Concorso Letterario “L’arte della parola” Ed. 2017, indetto da La Macina Onlus. Non solo perché sia stata onorata di un riconoscimento tanto prestigioso, poi seguito da altri attestati di gradimento, ma anche perché in trenta versi liberi ho affrontato per la mia prima volta un tema spinoso, da sempre sotto gli occhi di tutti: la vita misera del clochard, del senzatetto vagabondo, con quell’alone di impietosa indifferenza sociale che la circonda.
E’ il dramma dell’ “abitare la pelle della strada”, come scrivo, pelle che può diventare un letto di morte prima che spunti l’alba, intesa come chance di riscatto. Dietro a chi non-vive così si annida sovente la disfatta della nostra società, l’inerzia o l’inefficienza delle istituzioni. Quando ho creato questa lirica, mi sono emozionato e insieme arrabbiato contro chi dovrebbe fare e non fa, e io stesso ho pensato che, nel mio piccolo, potrei fare di più a favore di chi versa in tali condizioni.
Grazie Flavio per il tempo che ci hai concesso, con l’auspicio che ci seguirai con il tuo apprezzamento nei prossimi Concorsi Letterari che bandiremo.
Sicuramente, non mancherò.
Grazie infinite, Andrea, e tanta fortuna alla tua preziosa attività culturale.”