“Impara l’arte e mettila da parte” che per tradizione studentesca significa accantonare e non valorizzare, è il solito detto ripetuto più volte nelle menti degli alunni; quasi un ritornello che riecheggia durante le ore dedicate allo studio della materia denominata ministerialmente “Storia dell’Arte”. L’arte è una delle materie umanistiche che racchiude il patrimonio che contraddistingue la razza umana dagli animali. Non per lanciare un invettiva ai danni degli evoluzionisti, nè quanto meno al significato intenso che ormai il pensiero comune raccoglie in questo piccolo lemma, un mondo di conoscenze e tesori umani, che vanno dalla letteratura, alla filosofia, abbracciando anche rami della scienza e della matematica, giungendo infine allo studio dell’arte intesa scolasticamente e convenzionalmente come ricerca dell’evoluzione artistica come espressione rappresentata del pensiero dell’uomo negli anni. Comunque, per capire meglio il significato profondo di questo termine, ormai diventato concetto dopo tutti questi vari ragionamenti, bisogna analizzare l’uso improprio che un individuo fa della parola “arte”. Ars, Τέχνη, sempre lo stesso concetto riportato in lingua latina e greca, stava a significare la capacità umana di “creare” qualcosa; passando dal mondo antico all’utilizzo quotidiano del lemma preso in analisi, notiamo che il plurale di arte, (le) arti, circoscrive un ambiente più ampio abbracciando le qualità dell’uomo, rifacendosi a quel significato “rurale” antico che la civiltà greca e quella romana le infondevano. L’arte, usata al singolare, potrebbe essere stata concepita come uno scompartimento dell’insieme generale di tutti le arti (tecniche umane) mondiali e poco dopo, il pensiero comune e la collettività le hanno infuso il significato primario di “studio delle rappresentazioni artistiche pittoriche-scultoree nella storia dell’uomo”. Ma allora anche la poesia è un opera d’arte; il poeta e l’artista (pittore) sono legati da un senso di indipendenza e spensieratezza sentimentale che li sprona a manifestare il proprio volere attraverso le forme che l’uomo conosce, la via pittorica o la via poetica. Sono due lavoratori autonomi, che rispettano solo il volere dettatogli dal cuore in simbiosi con l’ambiente che li circonda. Quindi, dovremmo correggere il solito detto scolastico-goliardico con una sentenza che innalza il valore umano delle arti umane: “Impara le arti e diffondile agli altri”. Un monito che deve emettere un senso di rivoluzione razionale e di cambiamento del pensiero collettivo; si tratta di riappropriazione di una cultura ormai lontana e troppe volte celata all’animo umano. Basta essere limitati dal tema artistico legato allo studio del quadro o della scultura; è necessario andar oltre il senso comune di questo concetto, astrarsi, per poi ritornare razionalmente su una tematica, l’arte, che è la chiave di lettura sociale e umana per capire un popolo.
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