Medici e medicina, l’evolversi dell’Ars Medica nell’Antica Roma della dottoressa Marta Iacono, studiosa siciliana delle arti e delle scienze nel mondo antico getta nuova luce sulla Medicina a Roma e in quello che fu il più maestoso impero del Mediterraneo. Al contrario di quanto si è sempre pensato la Medicina a Roma non era una scienza ma una sorta di potere occulto legato agli antichi dèi.
Epidemie e malattie, erano considerate un castigo divino, e non una qualche forma di infezione batterica, e per curarle non serviva un dottò, bensì un sacerdote, un mediatore tra gli uomini e gli dèi che potesse rimettere pace tra la divinità chiamata in causa e la popolazione.
Medici e Medicina nell’Impero Romano
La scienza medica si sviluppò a Roma grazie al famoso medico greco Asclepiade, che dalla Bitinia portò la medicina nella capitale dell’Impero, Roma, nel 91 a.C.. Da quel momento si iniziarono a vedere le malattie e le epidemie non più come un qualcosa legato alle divinità bensì come vera e propria scienza, cosa che trovò non poche difficoltà nella mentalità dei romani, molto legati alle tradizioni italiche, e dei sacerdoti degli antichi culti, che si vedevano in qualche modo defraudati di un qualcosa che gli spettava di diritto.
Instaurare nella mente della popolazione della capitale imperiale il concetto di una medicina scientifica e non più teologica, non fu facile in un mondo ricco di superstizione e fortemente contrario a tutto ciò che proveniva dal mondo greco di cui era originario Asclepiade, che non fu mai ben visto dalla popolazione romana che vedeva i greci come oratori oziosi e effeminati.
Il connubio tra la medicina scientifica e Roma fu reso possibile grazie a un energico intervento statale, che stabilì il definitivo affrancamento dell’ars medica dalla teologia.
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