By Martina Servidio
“…Banca dal 1472”, è questo l’importante, fondamentale e tranquillizzante messaggio che trasmette il logo del Monte Paschi di Siena.
Per Siena e la sua provincia e, direi, per la Toscana tutta, ha costituito da sempre il perno per lo sviluppo economico e commerciale insieme ai flussi turistici che hanno riconosciuto l’immenso valore artistico che racchiude la Toscana.
Per decenni e decenni il MPS ha operato in sinergia o per meglio dire in accordo con le varie espressioni della sinistra risolvendo, al bisogno, non solo i problemi locali ma anche quelli nazionali.
Ne è un esempio l’avvenuta acquisizione di Banca 121 seguita poi dall’acquisizione di Antonveneta.
Quest’ultima operazione, definita una incomprensibile follia economica da parte dei maggiori esperti finanziari, ha determinato l’inizio del tracollo per l’istituto bancario senese.
L’ultima operazione di salvataggio di MPS prevedeva che lo Stato facesse da traghettatore e risolutore della vendita a privati della banca senese nel caso questa non potesse più essere in grado di operare con le proprie risorse.
Ed è proprio questo che sta avvenendo; MPS è ormai un gigante privo di forze, di idee, di programmi e di risorse economiche e Unicredit ha prima dichiarato e poi posto in essere gli strumenti per l’acquisizione dell’istituto toscano.
Ma non è solo il delicato aspetto finanziario a togliere il sonno a molti ma esistono due altri problemi primari e cioè la tutela dei posti di lavoro poiché il passaggio di proprietà non garantirebbe quantomeno 5.500 dipendenti in esubero e 150 sportelli; l’altro è invece rappresentato dalle infauste ricadute sull’intero territorio che perderebbe definitivamente le tutele che erano garantite dalla presenza capillare di MPS.
Il sindaco di Siena, Luigi De Mossi, preoccupato per il futuro che si sta delineando, ha dichiarato che “la città non sarà supina di fronte a qualsiasi decisione sul destino della banca”
Ed aggiunge inoltre:
“Gli uomini e le donne MPS hanno fatto grande questa città e hanno diritto di non essere rottamati. La politica ora risponda visto che ci ha messo già le mani stabilendo prima l’acquisizione di Banca 121 e poi di Antonveneta. Ora ci rimetta di nuovo le mani per restituire dignità e futuro a questa banca. No alla macelleria sociale, si dia modo a questa banca, o con una fusione o con una ricapitalizzazione, di poter vivere”.
Come interverrà concretamente il Governo?
Ricordiamo che, proprio a Siena, in occasione delle prossime elezioni amministrative di ottobre, si voterà anche per le elezioni suppletive che dovranno eleggere il nuovo parlamentare alla Camera.
Per il Pd si presenterà l’attuale segretario Enrico Letta che ha già anticipato che quella elezione rappresenterà anche una forma di referendum sul suo ruolo alla guida dei DEM e che, nel caso non venisse eletto, egli si farebbe da parte.
La destra non è rimasta passiva di fronte al problema MPS e Giorgia Meloni, Presidente di Fratelli d’Italia, ha inviato questa comunicazione al Corriere della Sera:
“Gentile Direttore, la probabile acquisizione a prezzi di saldo di Monte dei Paschi di Siena da parte di Unicredit, il cui attuale presidente è lo stesso Pier Carlo Padoan del Pd che da ministro del Tesoro tanto si occupò delle sorti di Mps, è solo l’ennesima conferma del vergognoso modus operandi della sinistra italiana che usa lo Stato per opache manovre finanziarie e per proprio tornaconto politico e personale.
Nel 2017 Padoan salvò Mps coi soldi dei contribuenti italiani, operazione costata oltre 5 miliardi, si fece quindi eleggere l’anno successivo parlamentare a Siena, ma per non farsi mancare nulla, ora da presidente di UniCredit è pronto al colpaccio: acquisire la banca senese a condizioni molto vantaggiose, da lui stesso create in qualità di ministro e con la norma DTA inserita nella legge di Bilancio dal suo sodale, l’allora ministro Gualtieri, ora candidato a sindaco di Roma.
L’attuale segretario del Pd, Enrico Letta, non vuole restare escluso dal banchetto e annuncia la sua candidatura nel collegio di Siena, proprio mentre le sorti della banca sono di nuovo ostaggio delle decisioni del governo di cui il Pd ha una buona dose di ministri politici e tecnici. I conflitti di interessi tra Pd e finanza sono dannosi per le banche e fatali per i contribuenti come hanno dimostrato le vicende di questi anni. Oggi Unicredit di Padoan acquisisce solo la parte attiva del Monte dei Paschi di Siena mentre le passività e i contenziosi restano al Mef, e cioè a noi cittadini.
Crediti deteriorati e debiti ereditati da decenni di gestione clientelare targata Pd vengono per l’ennesima volta scaricati sui cittadini, così come i risarcimenti miliardari per le cause legali, per non parlare dei cosiddetti «esuberi», cioè di migliaia di lavoratori che dovranno abbandonare l’istituto. Passano i governi, ma le ricette del Pd per le crisi bancarie no: privatizzare i profitti e scaricare sui contribuenti le perdite.
Stavolta è il capitolo di Unicredit con MPS con un conto per lo Stato di altri potenziali 10 miliardi oltre quelli già corrisposti. Gli speculatori finanziari ringraziano e la mangiatoia della sinistra si allarga.
Fratelli d’Italia darà battaglia in ogni sede contro questo scandalo a partire dal Parlamento: chiediamo ancora una volta e con determinazione al governo e al ministro dell’Economia, Daniele Franco, di riferire tempestivamente sul tema in Aula.
L’esecutivo ha già incredibilmente respinto questa richiesta avanzata da FdI, dimostrando ancora una volta che per questa maggioranza la democrazia parlamentare vale solo quando si tratta di creare governi nei laboratori del Palazzo, umiliando la volontà dei cittadini.
Ma non quando l’esecutivo deve rispondere del suo operato davanti ai rappresentanti del popolo.”
Anche il leader della Lega, Matteo Salvini, non si è fatto attendere nell’esprimere con fermezza il suo punto di vista con una serie di comunicati i cui concetti sono:
“Non accetteremo nessuna svendita: Per noi ogni posto di lavoro è sacro come ogni sportello della gloriosa Banca che deve sopravvivere ai disastri del PD. Non accetteremo che, con denaro pubblico, si facciano favori ai privati”
Tuttavia il Ministro dell’Economia, Daniele Franco, nel corso dell’audizione in Commissione Finanze, ha in realtà “aperto” alla cessione di MPS a Unicredit ed ha affermato che: “Non si intravedono al momento rischi di smembramento, Non sarà una svendita di una proprietà statale, Sarà una soluzione strategicamente superiore per l’interesse del paese, Con l’operazione con Unicredit non vi sono al momento elementi che facciano intravedere rischi di smembramento”
Si preannuncia un agosto bollente in relazione alla trattativa in atto tra il MEF (che detiene il 64% di MPS) e Unicredit per stabilire quali parti di MPS andranno a Unicredit che ha già sinteticamente annunciato:
- la sua indisponibilità ad accollarsi i costi dell’operazione;
- non si accollerà i crediti deteriorati;
- non subentrerà nelle azioni legali attualmente in essere contro MPS;
- non assorbirà tutti i dipendenti MPS
Si potrebbe dire che Unicredit gradirebbe acquisire una “GOLD COMPANY” lasciando allo stato, cioè ai cittadini, la “BAD COMPANY”
Settembre è alle porte e…la battaglia è agli inizi.