Giò Di Tonno intervistato da Catia Di Gaetano

 

Giò Di Tonno intervistato da Catia Di Gaetano

Ciò che contraddistingue Giò Di Tonno è l’umanità nel relazionarsi con il pubblico e la sua professionalità frutto dei lunghi anni di esperienze formative in tutti gli aspetti dello spettacolo.

Ne è la conferma l’intervista che ci ha rilasciato e che è condotta dalla nostra redattrice Catia Di Gaetano.

Veniamo al cuore dell’intervista:

Buongiorno Maestro e le siamo grati per averci concesso di dialogare insieme.

La sua biografia artistica è ricca di successi che condensiamo nell’allegato al nostro servizio; solo per fornire sintetiche indicazioni ricordiamo che Giò Di Tonno si è esibito con Lola Ponce, con Dionne Warwick ed ha partecipato al Concerto di Natale in Vaticano del 2017; dal 2002 e per 3 anni consecutivi ha interpretato la figura di Quasimodo nel recital Notre Dame De Paris.

Attraverso il nostro giornale La Macina Magazine abbiamo già avuto l’occasione di  apprezzare la sua iniziativa di creare il primo Laboratorio per cantautori che, all’epoca della fondazione, ha mostrato il coraggio di indicare il nuovo percorso verso il “teatro musicale” dove le due arti – canto e recitazione – interagiscono e si fondono armonicamente. Lei è poi approdato in TV dopo i successi conseguiti con i musical “Jekill & Hide”, “I Promessi Sposi”, “Oscuro e la Strega” ecc..

Maestro, quali sensazioni prova nel volgere lo sguardo verso un periodo ricco di soddisfazioni e di affermazioni professionali in relazione – invece – all’odierna realtà artistica e professionale ora che Notre Dame De Paris ha ormai consacrato la sua notorietà internazionale che è tanto più esaltante considerando che, in passato, “Il gobbo di Notre Dame” è stato interpretato da artisti del calibro di Antony Hopkins, Lon Chaney, Antony Quinn, Charles Laughton?

Guardo indietro e vedo un ragazzo motivato, che ha fatto tanti sacrifici e che si è posto traguardi sempre più formativi ed impegnativi per diventare ciò che ora sono. Sono nato talentuoso? 

Non lo so, forse, ma ho certamente percorso tutte le strade per accrescere il mio bagaglio artistico e per appagare umanamente il mio animo; esiste un sottile parallelismo tra la crescita artistica e la crescita musicale ed umana perché la musica dona questa possibilità. Vedo un giovane che non ha mai mollato e che si è cimentato in tutte le esperienze per migliorare. Ora, quando recito Notre Dame De Paris, sento che questo bagaglio formativo che ho acquisito nel tempo si manifesta naturalmente nella rappresentazione. Ho visto e studiato tutte le versioni ed interpretazioni precedenti della commedia ma, per questa edizione, bisognava rispettare lo spirito della versione originaria francese e le indicazioni del Maestro Riccardo Cocciante autore delle musiche; dal canto mio applico tutto ciò che le precedenti esperienze mi hanno insegnato. Ho amalgamato il tutto per interpretare il “mioQuasimodo che ancora oggi emoziona il pubblico.

Senza nulla togliere alla bravura degli altri artisti presenti in scena riteniamo che il personaggio di Quasimodo sia la figura centrale e l’essenza stessa della storia racchiusa magnificamente e tragicamente nell’ultima scena denominata “Il Matrimonio di Quasimodo“. Cosa ne pensa di questa affermazione?

Giò Di Tonno intervistato da Catia Di Gaetano

Giò Di Tonno intervistato da Catia Di Gaetano

Hai detto bene Catia, Notre Dame De Paris è una opera collettiva ed è proprio l’alto profilo artistico di tutti i singoli interpreti che la rendono magnifica; è una opera musicale, ha un cuore e trasmette sentimenti mediterranei, è arte collettiva. Il ricordo è anche legato alla figura di Esmeralda e – indubbiamente – la versione realizzata dalla Disney nel 1996 ha contribuito alla sua diffusione tra gli adolescenti che ora, da adulti, seguono con passione le versioni attuali. E’ vero Catia, l’ultima scena denominata “Il matrimonio di Quasimodo” dove lui accompagna la sua amata alla tomba e si lascia morire è una scena straziante, bella, pura, un vero e sincero amore che tocca il pubblico nel profondo dell’animo. Io sento una grande responsabilità e coinvolgimento nel rappresentare la figura principale, me ne faccio carico e cerco di trasferire al cuore del pubblico il dolore lacerante di Quasimodo.

Giò Di Tonno ha scritto un brano per Elhaida Dani magnifica interprete di Esmeralda; cosa ci può dire dell’intenso rapporto artistico con la protagonista e della sua incredibile qualità ed estensione vocale unita ad una non comune armonia scenica?

Giò Di Tonno intervistato da Catia Di Gaetano

Inizialmente temevo per l’assenza di Lola Ponce con la quale ho condiviso nel tempo sia precedenti versioni di Notre Dame De Paris che tante altre esperienze artistiche ma Elhaida, con la sua grandissima qualità vocale e presenza scenica, ha avuto il grande merito di inserirsi in punta di piedi in un cast già formato – e già questo rappresenta una grande difficoltà – l’esserci brillantemente riuscita evidenzia la sua eccellente professionalità. Ha lavorato con grande disciplina instaurando un ottimo rapporto con tutti, si è amalgamata perfettamente conquistando il suo spazio e si è creata il personaggio di Esmeralda, il “suo” personaggio.

Notre Dame De Paris è l’evento sempre più atteso dal pubblico che lo premia costantemente con sold out in tutte le repliche perché trasmette magia, emozioni, attese; cosa avverte quando è sul palco?

Avverto una sensazione di appagamento, di felicità e di gioia perché Notre Dame De Paris resiste al tempo, rappresenta sincerità di intenti, di amore che sono sensazioni difficili da ritrovare in altri contesti come per esempio i Social dove tutto è volatile per la natura stessa del mezzo di comunicazione; l’opera costituisce uno spazio che ci è necessario. Mi ritengo fortunato rappresentare nuovamente Notre Dame De Paris.

Non possiamo non sottolineare l’emozione, la passione e l’entusiasmo che Giò Di Tonno dedica al personaggio di Quasimodo; nella sua interpretazione, Maestro, è cambiato qualcosa nel corso del tempo? Lo ha interpretato in chiave diversa?

Beh, certamente tutte le mie esperienze artistiche accumulate nel corso degli anni mi hanno formato e quindi determinato la mia evoluzione professionale. Ricordo la mia irruenza interpretativa che rasentava l’incoscienza, tipica del giovane che si presenta al pubblico; negli anni e con l’intenso studio sono riuscito a misurare ed affinare la mimica, il canto e la presenza in scena che hanno reso più convincente ed appassionante la figura di Quasimodo.

Ci può parlare del suo incontro con Riccardo Cocciante, autore delle musiche di Notre Dame De Paris, e del sodalizio artistico che si è sviluppato e consolidato nel tempo?

Giò Di Tonno intervistato da Catia Di Gaetano

E’ un rapporto splendido basato sulla stima reciproca, Riccardo Cocciante si è “fidato” ed “affidato” a me e di questo gliene sono veramente grato. Ci siamo sempre confrontati in termini sereni e costruttivi, ho cercato di aderire alle sue richieste riguardo la vocalità al fine di rendere più credibile il “gobbo” che presenta una dura scorza esteriore ma un animo delicato come è la sua voce. Stimo così tanto Riccardo Cocciante tanto da annoverarlo tra gli autori più grandi ed “intimi” del nostro secolo

Ci può raccontare uno o più eventi significativi della sua carriera che più hanno inciso per la prosecuzione della stessa?

Sanremo 1994 !

Ero un ragazzo e facevo piano bar, mi esibivo con la mia piccola band, recitavo nei più modesti teatri e…all’improvviso mi trovo catapultato sul palco di Sanremo. Ero impreparato ad affrontare una così importante esperienza considerando anche che, al tempo, non esistevano contest che fornivano indicazioni e comunque ti preparavano per i grandi eventi. I ragazzi di oggi, con i talent, appaiono più preparati quantunque il livellamento tra i partecipanti rende molto più dura e selettiva l’affermazione. Dopo l’esperienza di Sanremo ho capito che dovevo dedicarmi allo studio con tutte le mie forze; ho studiato recitazione, canto e movimento scenico, mi sono quindi formato e recitato in molti teatri, mi sono dedicato alla pop music, alla TV accumulando molteplici esperienze. Amo questo mondo, è il mio mondo.

Veniamo ora all’ultima domanda dell’intervista.

Maestro, lei insegna canto, movimento scenico e trasmette ai suoi allievi ogni aspetto di ciò che è legato al musical; quale messaggio vuole dare ai giovani che intendono seguire questa arte?

Buona la prima!

Studiare il pop, la musica leggera che trasmette le nostre sensazioni, il nostro “io” dove forse è bastevole anche avere una buona predisposizione. Il teatro musicale è ben altro discorso e non si può affidare nulla al caso e non si può improvvisare perché l’attore è il veicolo delle emozioni altrui, egli rappresenta ciò che il pubblico sente nel proprio animo. Si deve lavorare e studiare tanto per affrontare questo mondo e studiare significa anche conoscersi profondamente per dare il massimo di se stessi al pubblico. In teatro è “buona la prima” e devi quindi essere sicuro sul palcoscenico. Ai giovani dico che l’emozione si combatte con l’esperienza e con il lavoro; l’esperienza ti emoziona ma non ti pietrifica.

Grazie Maestro per il tempo che ci ha dedicato e continueremo a seguirla ed essere suoi sinceri estimatori.

Grazie a voi Catia.

BIO GIO’ DI TONNO

 

Si ringrazia per la preziosa collaborazione:

Giò Di Tonno intervistato da Catia Di Gaetano

 Valeria Scapicchio
Ufficio Stampa
valeria.scapicchio@wordsforyou.it

Chiara Sanvito

Ufficio Stampa

chiara.sanvito@wordsforyou.it

Logo di proprietà WFY

 

PH Credit Alessandro Dobici

 

 

 

Marco Polli scrittore: la nostra intervista

Marco Polli scrittore: la nostra intervista

 

 

Marco Polli scrittore: la nostra intervista

Marco Polli, giovane scrittore che si è già messo in luce nei vari Concorsi dove si è presentato ottenendo segnalazioni di merito, premi e riconoscimenti partecipa oggi – con entusiasmo – alla nostra intervista.

I suoi molteplici interessi spaziano dalla letteratura latina e greca al gioioso mondo delle favole di Esopo, di Fedro…è senz’altro una intervista interessante che ci consente di scoprire l’autore Marco Polli in una dimensione forse poco nota; buona lettura.

Ricordiamo che Marco Polli con la sua ultima opera “La fata Birichina” ha conquistato il 3° posto al Concorso Letterario Il Macinino, Sezione Racconti; il testo del suo componimento lo abbiamo già pubblicato in data 2 dicembre 2019 : https://www.lamacinamagazine.it/marco-polli-la-fata-birichina/

Buongiorno Marco e grazie per la tua disponibilità. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori?

Grazie a Voi per la possibilità di questa bella intervista. Diciamo che sono uno come tanti che ad un certo punto della propria vita ha deciso di accettare la sfida di cimentarsi con l’arte della scrittura.

Chi è Marco Polli nella sua passione per l’arte della scrittura?

Si può dire che il mio continuo approccio con la scrittura è, per certi versi, un continuo sperimentare, ogni qualvolta mi avvicino ad un tema mai trattato in precedenza, mentre per altri è alquanto intuitivo, un po’ come nei fumetti quando al personaggio di turno si accende la lampadina in presenza di un’idea, che sia l’abbozzo di una rima poetica in risposta a qualcosa che ha attirato la mia attenzione in un determinato momento, oppure una scenetta che prende progressivamente forma e dai contorni sempre più nitidi e ben definiti, fino a necessitare di essere soltanto tradotta in parole scritte a livello narrativo.

Raccontaci qualcosa per incuriosire i nostri lettori.

Bello e stimolante l’invito a provare ad incuriosire i lettori. Soprattutto per chi sta muovendo i primi passi in questo campo nella fase della interazione con un pubblico al di fuori dell’ambito scolastico – lavorativo. Per chi ha avuto la bravura e la fortuna di essere riuscito a fare breccia nella Repubblica delle Lettere il solo “tam tam” mediatico dell’uscita di un nuovo lavoro suscita già aspettativa e curiosità a prescindere. Il problema è, per i novizi che si trovano così, di punto in bianco, a presentarsi sul palcoscenico delle lettere, proprio il riuscire a spiegare perché il pubblico debba dar loro una chance. In questa fase iniziale della mia produzione letteraria, a parte il desiderio di dare libero sfogo alla mia vena creativa nel modo più positivo possibile per cercare di regalare anche solo un sorriso a chi mi dovesse leggere nelle opere  di pura fantasia, per quanto riguarda gli elaborati attinenti a realtà storiche o quant’altro, mi piacerebbe riuscire a proporre vicende magari anche  già note ai più, ma da punti di vista diversi da quelli già raccontati fino a diventare quasi dogmatici cercando, in molti casi, di portare l’ipotetico lettore a riconsiderare le certezze granitiche della dottrina maggioritaria, conducendolo in una sorta di continua riflessione sugli argomenti trattati, in modo che sia chi legge a convincersi di aver trovato la giusta interpretazione sullo svolgimento dei fatti oggetto d’esame all’interno dello scritto. Diciamo che, molto più in piccolo, potrebbe essere, questo, un tentativo di rendere omaggio al Grande Socrate che, con la sua arte della maieutica, cercava di portare l’interlocutore di turno a liberarsi dalle grandi verità dogmatiche e paradigmatiche di cui si riteneva portatore all’inizio del dialogo, per costruire, con il ragionamento, quelle che avrebbero dovuto essere le proprie verità, indagando ed approfondendo gli interessi suoi propri, anche in relazione alle sue capacità ed abilità intrinseche.

Qual è stato il tuo percorso artistico letterario e quale la tua formazione professionale che ti hanno permesso di avere gli strumenti per scrivere opere letterarie apprezzate da un vasto pubblico?

Marco Polli scrittore: la nostra intervista

Il percorso che mi ha portato a mettermi in gioco accettando la sfida di scrivere è stato alquanto originale, nella più assoluta normalità di un qualsiasi percorso di studi che può aver accomunato moltissimi giovani d’oggi. Iscritto al liceo scientifico da appassionato di matematica ed uscito dallo stesso folgorato dalla bellezza della letteratura latina e bramoso di approfondire pure quella greca, con la quale presi un primo contatto grazie a delle prime letture di stampo filosofico platonico, il mio primo scritto di un certo rilievo con cui ebbi modo di cimentarmi fu la tesi in giurisprudenza. Terminato il maxi ciclo di studi istituzionali seguì un lungo periodo di grandi letture che, partendo dai grandi classici dell’antichità, giunsero fino alle altrettanto grandi opere della classicità moderna, dai romanzi ai racconti, ricomprendendo, in ultimo, anche numerose riviste di carattere storico. Questo, in breve, il percorso formativo.

Per quanto riguarda la molla che fece scattare la scintilla della scrittura, per cercare di spiegare con una metafora come avvenne il primo impatto al di fuori della scuola si può ricorrere ad una sorta di paragone con una scena di un film ormai entrato tra i cult delle pellicole di livello mondiale: Forrest Gump. Come Forrest Gump, infatti, ad un certo punto della sua vita comincia a correre da una costa all’altra degli Stati Uniti d’America senza quasi mai fermarsi, così accadde a me di imbattermi, nel giro di poco tempo, prima nel bando di un concorso letterario per narrativa di argomento storico e, a stretto giro di posta, di un altro concorso letterario che prevedeva, oltre alla sezione narrativa, anche quella di poesia. E così ho deciso di mettermi in gioco sia nella poesia che in varie forme di narrativa, dai racconti al genere fiabesco/favolistico senza più fermarmi fino a giungere, in un futuro più o meno prossimo, chi lo sa, forse a cimentarmi anche col genere romanzesco, per il quale già ho in mente qualche idea di progetto da sviluppare…

Secondo te perché un romanzo, un libro, abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale e accattivante per chi legge)?

La scelta di elementi quali la storia, la trama ed il linguaggio da utilizzare nella stesura di un’ opera letteraria è di fondamentale importanza per dare organicità e scorrevolezza al testo ed attiene all’elemento soggettivo dell’autore, ma non è nulla se non viene posto in relazione con un altro grande fattore, un elemento che si può definire come soggettivo – esterno rispetto alle scelte oggettivo – soggettive poste in essere dall’autore in sede di ideazione, progettazione e stesura dell’opera. Dopo aver scelto l’argomento, la trama da sviluppare e lo stile da adottare, urge concentrarsi sulla tipologia di lettore che si vuole incuriosire: sarà un amante del genere storico oppure del giallo, del poliziesco o di qualcos’altro? E poi il nostro lettore prediligerà una prosa narrativo descrittiva o sarà piuttosto attratto dai dialoghi più o meno brevi e concisi? Riuscendo a combinare tutti questi elementi nel giusto mix penso che, con passione, bravura e quel tocco di fortuna che permette di presentare il prodotto giusto al momento giusto, il successo dell’opera abbia buone possibilità compiersi.

Marco, quale sentimento ti ha mosso nella scrittura della tua opera?

Lo stimolo che mi ha portato alla stesura de “La fata Birichina” è stato una via di mezzo tra la voglia di raccogliere una sfida ed una scommessa con me stesso. Tutti, chi più chi meno, ci siamo confrontati, quando eravamo fanciulli, con il mondo delle fiabe e delle favole partendo da Esopo e Fedro, per giungere fino ad Andersen, Trilussa, ai fratelli Grimm e via discorrendo. Ed è proprio in quest’ottica che mi è venuto il desiderio di provare a cimentarmi con questo genere letterario, favolistico – fiabesco, per vedere se ero in grado di scrivere un qualcosa di carino e simpatico, che fosse in grado di far sorridere un po’ tutti, dai più piccini agli adulti che chissà, magari si sarebbero potuti sentire, almeno per una volta, nuovamente fanciulli pure loro, riscoprendo il lontano sapore del genere letterario in cui la mia operetta si inserisce.

Ci puoi illustrare in breve il significato del tuo racconto?

Uno degli insegnamenti che potrebbe cogliersi dall’analisi de “La fata Birichina” è che lo scherzo è bello fintanto che resta genuino, ma non deve  mai creare disagio e malessere in chi lo subisce.

Quali sono state le difficoltà nel rendere gradevole, agile, di facile ma interessante lettura il tuo libro?

Nel suo insieme “La fata Birichina” ha visto la luce senza troppi intoppi. L’impronta che volevo dare all’opera era ben chiara fin dalle premesse. Poi, ovviamente, viene il momento della rifinitura.  Considerando che l’intento era quello di scrivere qualcosa che potesse risultare carino e piacevole non solo per un pubblico adulto ma anche per i più piccini, il difficile è forse stato cercare di riuscire a non cadere nel tranello di infarcire la narrazione con paroloni forse troppo oscuri ed alquanto incomprensibili per un pubblico di giovane età.

Il testo risulta curato nei dettagli cosa ci puoi dire della accentuata focalizzazione che hai inteso dare al protagonista?

La risposta potrà sembrare forse un paradosso, ma per spiegare la continua centralità della fata Birichina per tutto il protrarsi del racconto, ricorrendo nuovamente ad una sorta di metafora, nell’ apprestarmi alla stesura del testo è stato come se nella mia mente si fosse visualizzato dapprima un palcoscenico tutto nero sul quale si accese, improvvisa, una luce che illuminò fino alla fine la protagonista al centro della scena e subito dopo, man mano che il sipario si alzava, cominciava a dipanarsi la matassa dei dettagli, in un susseguirsi di danze che portava ogni pezzo del mosaico a prendere il posto che più gli era funzionale all’interno della recita.

Scrivere è un modo per parlare di te o intendi suggerire qualcosa agli altri?

Diciamo che in questa fase scrivo per condividere con i lettori che avranno di volta in volta modo di incontrare le mie opere con la curiosità di scoprire le varie interpretazioni di ciascuno di essi. È spesso interessante valutare quello che viene colto da chi legge per poi confrontarlo positivamente con quello che pensava chi scriveva nel momento in cui dava luce alla propria opera.

Che consigli daresti ad un autore esordiente?

In base alla mia esperienza di scrittore, ed al mio modo di pensare, credo che chiunque decida di cimentarsi con questo fantastico mestiere debba essere consapevole che all’inizio non è detto che sia sempre tutto facile e nemmeno immediato il riscontro positivo. All’inizio del percorso che ci vede nella veste di novelli autori dobbiamo pensare che siamo noi a dover essere bravi a farci conoscere dal lettore e a catturarne positivamente l’attenzione. Così come penso che sarebbe un errore esaltarsi troppo in caso di subitanei riscontri positivi per non perdere il contatto con la realtà, allo stesso modo, se si è convinti della validità delle opere di volta in volta portate a compimento, non ci si deve abbattere, in caso di insuccessi iniziali ma, senza mai perdere la speranza, bisogna sempre andare avanti senza dimenticare che, così come siamo uomini noi che scriviamo, sono persone anche coloro che leggono e giudicano le nostre opere. Per qualcuno che giudicherà negativamente le opere di chi scrive, ci sarà sempre qualcun altro per cui saremo degli scrittori oltremodo validi, e le nostre letture capolavori della letteratura da suggerire per l’interesse che vi avranno riscontrato.

Gli autori e i libri che secondo te andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno 1 libro ed il suo autore

Dalla letteratura classica fino a quella moderna e contemporanea ci sono tanti pilastri della narrativa che non dovrebbero mai mancare nelle biblioteche delle nostre case e che ognuno di noi dovrebbe, periodicamente, leggere e rileggere, in quanto storie apparentemente sempre uguali sono in grado di farci rivivere avventure sempre nuove e diversissime tra loro. Più che un libro ed il suo autore, in una contingenza storica come quella attuale mi sento di consigliare due letture in particolare ed un autore. Le letture sono il “Don Chisciotte” e “Le Mille e Una notte”. Come autore, invece, Platone, filosofo da esaminare nella continua contemplazione dell’organicità evolutiva del suo pensiero, senza stravolgerne la cronologia delle opere saltando di palla in frasca, ma rimanendo nel costante solco della retta via, che dagli scritti giovanili conduce inevitabilmente a quelli della maturità dello stesso.

Marco, come vuoi concludere questa proficua chiacchierata? Cosa vuoi dire ai nostri lettori?

Il mestiere di scrivere, che sia intrapreso per esigenze nostre personali piuttosto che per trasmettere qualcosa a chi legge, o soltanto per condividere le nostre storie e le avventure con il pubblico che avrà modo di leggerle, deve essere vissuto come un’esperienza positiva, da condursi sempre con passione e soprattutto senza mai abbattersi, anche quando non si ottengono le gratificazioni sperate.  Non possiamo piacere a tutti, e questo è un dato di fatto, ma là fuori, oltre a chi non è in sintonia con il nostro modo di intendere la scrittura, c’è sicuramente un altrettanto grande pubblico che, anche se non lo sa ancora, è già in attesa di leggere ed apprezzare i nostri racconti. Dobbiamo solo avere la fortuna di incontrarci, scrittori e lettori. Il primo passo ovviamente lo deve fare chi scrive, portando alla luce i racconti che sono nella penna virtuale delle fantasie di ognuno di noi.

Grazie Marco Polli per il tempo che ci hai concesso, con l’auspicio che ci seguirai con il tuo apprezzamento nei prossimi Concorsi Letterari che bandiremo.

Informazioni più dettagliate dell’autore sono reperibili nella sua pagina Facebook

https://www.facebook.com/marco.polli.5

Grazie

 

 

Notre Dame De Paris al Palazzo dello Sport di Roma

Notre Dame De Paris al Palazzo dello Sport di Roma

 

Notre Dame De Paris al Palazzo dello Sport di Roma

Notre Dame De Paris al Palazzo dello Sport di Roma

Notre Dame De Paris al Palazzo dello Sport di Roma

Notre Dame De Paris, uno tra gli spettacoli teatrali più apprezzati al mondo e tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo torna a far sognare gli oltre 4 milioni di appassionati in Italia.

La tournée dello spettacolo più imponente mai realizzato in Europa con la produzione di David e Clemente Zard in collaborazione con Enzo Product Ltd, è iniziata a settembre e, dopo i successi registrati a Pesaro, Verona, Milano, Bologna, Firenze, Napoli, Bari e Torino, toccherà le città di Roma, Trieste, Brescia Genova, Eboli, Reggio Calabria, Catania, Ancona, Jesolo e di nuovo Milano per concludersi allo Stupinigi Sonic Park.

Un’ascesa incredibile che, nella sola stagione 2016, ha superato in Italia 1 milione di spettatori e affollato le 43 tappe, per un totale di 283 repliche tutte sold out, interessando 31 città.

Nello stesso anno Notre Dame De Paris è diventato un vero e proprio cult che ha fatto impennare le vendite dei biglietti teatrali capitanando la classifica dei titoli e superando le presenze dei più grandi live della musica rock e pop tanto da essere insignito del BigliettOne d’Oro TicketOne ai Rockol Awards 2016.

Sempre nel 2016, la versione italiana ha continuato a collezionare prestigiosi riconoscimenti ed ha ottenuto ben tre Premi agli IMA (Italian Musical Awards) con le seguenti motivazioni: Migliore Spettacolo Social, Migliori Musiche (Riccardo Cocciante) e Migliore Spettacolo Classico.

Solo in Italia, in 17 anni, sono state visitate 47 città per un totale di 145 appuntamenti e 1.246 repliche complessive. Il musical è stato inoltre tradotto e adattato in 9 lingue diverse (francese, inglese, italiano, spagnolo, russo, coreano, fiammingo, polacco e kazako) e ha attraversato 23 Paesi in tutto il mondo con più di 5000 spettacoli, capaci di far sognare 13 milioni di spettatori internazionali.

Notre Dame De Paris al Palazzo dello Sport di Roma

Sono solo fredde statistiche?

No !

Esse rappresentano l’essenza dello spettacolo, la sua alchimia unica ed irripetibile esaltata dalla musica di Riccardo Cocciante.

E’ un magistrale adattamento del romanzo emozionante scritto da Victor Hugo ad opera di Luc Plamondon e di Pasquale Panella ed è diretto dal regista Gilles Maheu.

Le coreografie e ai movimenti di scena sono ideati da Martino Müller e i costumi sono di Fred Sathal. A Christian Ratz è dovuta la scenografia; un team di artisti di primo livello che ha reso quest’opera un assoluto capolavoro.

David Zard, impresario e produttore “visionario”, descrisse, nel 2017, lo spettacolo con queste parole: “Dopo 15 anni Notre Dame de Paris ha continuato a tenere la scena con un successo strepitoso, che non conosce paragoni. Questo progetto è entrato nel DNA degli italiani. Il nostro paese non aveva mai visto così tanti spettatori e repliche per un musical prima. “Notre Dame de Paris” non solo ha detenuto ogni record di pubblico in Italia, ma ha rivoluzionato la scena dello spettacolo nel nostro paese.”

Notre Dame De Paris debuttò nella sua versione originale francese il 16 settembre 1998, al Palais des Congrès di Parigi, e fu subito un trionfo di pubblico e di critica; quattro anni dopo David Zard produsse la versione italiana con l’adattamento di Pasquale Panella.

Il 14 marzo 2002, al Gran Teatro di Roma, costruito per l’occasione, si tenne la “prima” dello spettacolo che sarebbe stato l’opera dei record; un’emozione che ha “contagiato” milioni di spettatori. Un successo travolgente che ha raggiunto non solo il pubblico di Francia e Italia, ma quello di tutto il mondo: Inghilterra, Svizzera, Russia, Canada, Cina, Giappone, Corea del Sud, Libano, Turchia.

LA STORIA

È la storia di Quasimodo, il campanaro gobbo della cattedrale di Notre Dame de Paris e del suo amore tragico e impossibile per Esmeralda, la bella gitana. Un amore condannato dall’ingiustizia e dall’ipocrisia. Esmeralda è innamorata di Febo, il bel capitano delle guardie del Re, a sua volta fidanzato con Fiordaliso, una giovane e ricca borghese. Tuttavia la bellezza esotica e sensuale della zingara non lascia indifferente l’uomo che – da subito – se ne invaghisce.

Anche Frollo, l’arcidiacono della cattedrale, è segretamente attratto da Esmeralda e in un raptus di gelosia e desiderio pugnala Febo alle spalle.

Esmeralda viene arrestata con l’accusa di aver tentato di uccidere il capitano delle guardie e gettata in prigione.

Frollo, approfittando della situazione, offre la libertà alla donna in cambio delle sue “grazie” ma la bella gitana, inorridita, rifiuta l’offerta minacciandolo di vendetta.

Quasimodo libera Esmeralda e la nasconde nella sua torre ma Clopin, amico della donna e suo protettore, fraintendendo le intenzioni del gobbo, attacca la cattedrale a capo di una rivolta per liberare l’affascinante zingara.

Nel tentativo di sedare la rivolta Febo ed i suoi uomini mettono a ferro e fuoco Notre Dame ed uccidono Clopin. Il povero campanaro, credendo che Febo voglia liberare Esmeralda; consegna la donna a Frollo che, a sua volta, la consegna alle guardie.

Per Esmeralda è giunta la fine.

In realtà, Febo vuole la morte della gitana perché solo così potrà sposarsi con la sua ricca fidanzata.

Quasimodo, dopo aver assistito all’impiccagione della sua amata, resosi conto del tradimento dell’arcidiacono, folle di rabbia, getta Frollo dalla torre.

Distrutto dal dolore, il “gobbo” conduce il corpo dell’amata alla tomba su cui si lascerà morire.

Notre Dame De Paris al Palazzo dello Sport di Roma

Notre Dame de Paris è uno spettacolo magnifico, una vera e propria pietra miliare tra gli eventi live da non perdere.

In coda all’articolo sono presenti i profili dei produttori, degli artisti ecc..

GALLERIA FOTO:

I RUOLI

Esmeralda – Elhaida Dani

Quasimodo – Giò Di Tonno

Frollo – Vittorio Matteucci

Clopin – Leonardo Di Minno

Gringoire – Matteo Setti

Febo – Graziano Galatone

Fiordaliso – Tania Tuccinardi

e altri 30 artisti tra ballerini, acrobati e breaker

Musiche : Riccardo Cocciante

Liriche : Luc Plamondon

Versione italiana : Pasquale Panella

Regia : Gilles Maheu

Coreografie : Martino Müller

Scenografie : Christian Rätz

Costumi : Fred Sathal

Luci : Alain Lortie

Suono : Manu Guiot

Arrangiamenti : Riccardo Cocciante – Jannick Top – Serge Perathoner

CALENDARIO STAGIONE 2019/2020:

Dal 27 al 29 dicembre 2019 e dal 2 al 6 gennaio 2020 – Roma @ Palazzo dello Sport

Dal 29 gennaio al 3 febbraio 2020 – Trieste @Teatro Politeama Rossetti

14 e 15 febbraio 2020 – Brescia @ Brixia Forum

Dal 20 al 23 febbraio 2020 – Genova @ Teatro Carlo Felice

28 e 29 febbraio 2020 – Livorno @ Modigliani Forum

7, 8 marzo 2020 – Eboli (SA) @ PalaSele

11, 12, 13 marzo 2020 – Reggio Calabria @ PalaCalafiore

Dal 19 al 22 marzo 2020 – Catania @ PalaCatania

Dal 17 al 19 aprile 2020Ancona@ PalaRossini

24, 25 e 26 aprile 2020 – Jesolo (VE) @ PalaInvent

Dal 29 aprile al 10 maggio 2020 – Milano @ Teatro degli Arcimboldi

Dal 3 al 5 luglio 2020 – Nichelino (TO) @ Stupinigi Sonic Park

 UFFICIO STAMPA WORDS FOR YOU

Francesca Casarino – francesca.casarino@wordsforyou.it

Valeria Scapicchio – valeria.scapicchio@wordsforyou.it

Chiara Sanvito – chiara.sanvito@wordsforyou.it – +39 3341634637

press@vivoconcerti.com

Per info:

VIVO CONCERTI

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Il Lago dei Cigni di Benjamin Pech al Teatro Costanzi di Roma

Il Lago dei cigni di Benjamin Pech al Teatro Costanzi di Roma

 

Il Lago dei Cigni di Benjamin Pech al Teatro Costanzi di Roma

Il Lago dei cigni di Benjamin Pech al Teatro Costanzi di Roma

Da martedi 31 dicembre 2019 a mercoledi 8 gennaio 2020 verrà rappresentato il grande classico del balletto, e forse il più amato, Il Lago dei Cigni che inaugura la ricca stagione del balletto 2019-2020 del maestoso Teatro dell’Opera di Roma.

Il corpo di ballo, diretto da Eleonora Abbagnato, vedrà sul palcoscenico l’étoile Rebecca Bianchi, la prima ballerina Susanna Salvi, i primi ballerini Claudio Cocino e Alessio Rezza, i solisti Giacomo Castellana e Michele Satriano.

Non mancheranno ospiti internazionali di assoluto prestigio tra cui Polina Semionova quale prima ballerina, Amandine Albisson étoile dell’Opéra di Parigi e Daniel Camargo guest principal dancer.

Il Lago dei cigni di Benjamin Pech al Teatro Costanzi di Roma

Il Lago dei Cigni è una fiaba romantica che vive nell’eterno conflitto tra il Bene ed il Male, ricca di simbolismi e che affascina sempre gli spettatori di tutto il mondo.

L’idea di un balletto ispirato al mito della donna-cigno maturò in Pëtr Il’ič Čajkovskij nella seconda metà dell ‘800 e fu rappresentato al  Teatro Bol’šoj di Mosca ottenendo però scarso successo; sarà Marius Petipa insieme al suo collaboratore Lev Ivanovič Ivanov, a rielaborare le coreografie ed ottenere la consacrazione del successo nel 1895 quando Il Lago dei Cigni trionfò al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, con l’italiana Pierina Legnani nel ruolo della protagonista.

Il Lago dei cigni di Benjamin Pech al Teatro Costanzi di Roma

Nella conferenza stampa del 18 dicembre il Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma, Carlo Fuortes, si è dichiarato orgoglioso di inaugurare la stagione 2019-2020 con la rappresentazione di un balletto che è una icona mondiale e record di incassi.

A questo proposito bisogna sottolineare l’importante e meritoria iniziativa attuata dal Teatro dell’Opera di Roma di devolvere gli incassi della recita pomeridiana del 2 gennaio 2020 a favore del Teatro La Fenice di Venezia che si è trovato, nei giorni immediatamente precedenti l’inaugurazione della sua nuova stagione, fortemente danneggiato dal fenomeno “dell’acqua alta”.

E’ un significativo gesto di vicinanza e solidarietà da parte del Teatro dell’Opera di Roma; complimenti.

Benjamin Pech, già étoile dell’Opéra di Parigi, primo maître e assistente alla Direzione del Ballo del Teatro dell’Opera di Roma pur rimanendo sostanzialmente fedele al libretto di Marius Petipa rielabora tutto l’impianto e ci offre la sua versione.Il Lago dei cigni di Benjamin Pech al Teatro Costanzi di Roma

“Ho lavorato sulla profondità rendendola più prospettica e sulla pantomima rendendola più asciutta e molto vicina alla realtà. Ho incisivamente lavorato sulla figura di Benno amplificando la sua doppia figura di amico e di traditore. E’ un balletto che ho “pensato” a beneficio dell’intero corpo di ballo che sarà esaltato – singolarmente – nel proprio ruolo. Le star internazionali daranno un tocco del tutto particolare e personale alla scena; Polina Semionova esalterà l’anima russa del balletto, Daniel Camargo la freschezza del giovane principe e Amandine Albisson quell’immancabile tocco francese”

L’allestimento è stupefacente e realizzato da Aldo Buti con le luci di Vinicio Cheli; l’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma sarà guidata dal Direttore Nir Kabaretti e dal Direttore Carlo Donadio (7 e 8 gennaio)

Il Lago dei cigni di Benjamin Pech al Teatro Costanzi di Roma

 Il Lago dei Cigni

Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij

Interpreti principali

Odette / Odile Polina Semionova 31 dicembre (h18.00), 2 gennaio (h 20.00) / Rebecca Bianchi 2 gennaio (h 15.00), 4 gennaio (h 15.00) / Susanna Salvi 3 gennaio (h 20.00), 4 gennaio (h 20.00), 8 gennaio (h 20.00) / Amandine Albisson 5 gennaio (h 16.30), 7 gennaio (h 20.00)

 

Principe Daniel Camargo 31 dicembre (h18.00), 2 gennaio (h 20.00), 5 gennaio (h 16.30), 7 gennaio (h 20.00) / Claudio Cocino 3 gennaio (h 20.00), 4 gennaio (h 20.00), 8 gennaio (h 20.00) / Michele Satriano 2 gennaio (h 15.00), 4 gennaio (h 15.00)

 

TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

Anna Lea Antolini

Ufficio Stampa e Relazioni Esterne del Ballo

Cell. + 39 338 9079261 stampa.ballo@operaroma.it

 

 

 

 

 

LES ETOILES 2020: DANIELE CIPRIANI E IL MAESTRO ROBERTO CAPUCCI

LES ETOILES 2020: DANIELE CIPRIANI E IL MAESTRO ROBERTO CAPUCCI

 

LES ETOILES 2020: DANIELE CIPRIANI E IL MAESTRO ROBERTO CAPUCCI

Il 24, 25 e 26 gennaio 2020 si svolgerà nella Sala S. Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma l’atteso Gala Internazionale di Danza che ci riserva non solo grandi emozioni ma anche novità di valenza internazionale.

Assisteremo al “giro del mondo del balletto” con i suoi straordinari interpreti che rappresentano la massima espressione dell’Arte della Danza; essa unisce tutti gli artisti e favorisce scambi professionali e culturali.

Ed è proprio questo il pensiero che ha espresso Sergio Bernal primo ballerino del Ballet Nacional de Espana nel corso della conferenza stampa tenuta nel nuovo spazio di Daniele Cipriani Entertainment nel cuore del rione Monti insieme a Daniele Cipriani stesso e alla Dott.ssa Simonetta Allder Responsabile Ufficio Stampa.

Nella circostanza è stata comunicata una importante novità riguardante non solo Sergio Bernal ma anche del coreano Young Gyu Choi del Balletto Nazionale Olandese; i due artisti – nei loro brani – indosseranno dei magnifici costumi creati per l’occasione dall’inarrivabile Maestro Roberto Capucci.

LES ETOILES 2020: DANIELE CIPRIANI E IL MAESTRO ROBERTO CAPUCCI

Così Daniele Cipriani sintetizza con efficacia le opere del Maestro Capucci: “Le creazioni di Capucci? Sono dei veri e propri balletti!”

Il Maestro è stato definito da Christian Dior “il miglior creatore della moda italiana” e non è solo una icona dell’alta moda ma è annoverato tra i più grandi artisti mondiali.

Le sue creazioni sono presenti nei musei di tutto il mondo, sono impreziosite da plissè, taffetà, sete, giochi di movimento e stupefacenti sfumature dei toni.

Il balletto è un insieme armonioso di pose plastiche e proprio questa peculiarità ha suggerito a Daniele Cipriani di chiedere al Maestro Roberto Capucci di creare alcuni costumi per Les Etoiles 2020

“E lui ha accettato”, afferma sorridente Daniele Cipriani. E’ la prima volta che il Maestro Roberto Capucci crea per la Danza ed è un immenso onore poter presentare al mondo le sue creazioni nelle 3 serate di Les Etoiles 2020

Due saranno i costumi firmati dal Maestro Capucci esclusivamente per il Gala Internazionale di Danza; il primo sarà indossato da Sergio Bernal che danzerà un rovente Zapateado che non mancherà di entusiasmare il pubblico ed il secondo costume indossato da Young Gyu Choi sarà degno di una divinità visto che si esibirà nel ruolo dell’ ”Idolo d’Oro

 

LES ETOILES 2020: DANIELE CIPRIANI E IL MAESTRO ROBERTO CAPUCCI

 

 

 

La Danza è Arte così come lo è l’Alta Moda e questo felice connubio è nato ai primi del Novecento grazie alla geniale intuizione di Sergei Diaghilev che solitamente commissionava i costumi alle grandi firme dell’epoca quali Paul Poiret, Mariano Fortuny e Coco Chanel.

Ed ora il Maestro Roberto Capucci ha creato per Les Etoiles 2020!

Ci confida, il Maestro, che in passato ha sperimentato una esperienza di collaborazione con il Teatro S. Carlo nella rappresentazione del “Capriccio” di Richard Strauss e – principalmente – con il soprano Raina Kabaivanska ma erano prevalentemente riproduzioni di sue creazioni destinate all’alta moda non cimentandosi però nel creare costumi per la scena.

Tuttavia il costume teatrale gli è rimasto nel cuore e, nel tempo libero, ha creato bozzetti peraltro esposti in occasione di eventi: “Sovrana Eleganza” (Castello della Principessa Odescalchi), “Capucci Dionisiaco. Disegni per il Teatro (Palazzo Pitti) e “Spettacolo Onirico. Disegni per il Teatro” (Napoli, Palazzo Scarpetta)

Conclude il Maestro Roberto Capucci:

“E’ quindi con forte emozione ed energia che mi sono immerso in questo progetto. Un incontro meraviglioso, simpatico e di amicizia con Daniele Cipriani, direttore artistico di Les Etoiles, mi ha incoraggiato a vestire due danzatori del Gala. Il tempo non è passato e ci sono altri progetti in vista…”

Non possiamo che essere grati a Daniele Cipriani Entertainment, alla Dott.ssa Simonetta Allder e Sergio Bernal di averci accolto nel nuovo spazio che tante emozioni ci ha riservato.

LES ETOILES 2020: DANIELE CIPRIANI E IL MAESTRO ROBERTO CAPUCCI

Grazie e arrivederci nella Sala S. Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma per assistere a Les Etoiles 2020

  • Ufficio Stampa Daniele Cipriani Entertainment

Simonetta Allder

ufficiostampa@danielecipriani

  • Auditorium Parco della Musica

Viale Pietro De Coubertin, Roma

Info 06 80241281

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