Franco Salvatore Grasso: La figlia della provvidenza
Pubblichiamo, così come previsto dal Regolamento del nostro Concorso Letterario “Il Macinino” le opere dei primi tre classificati nelle Sezioni Poesie e Racconti.
L’autore Franco Salvatore Grasso, con la sua opera La figlia della provvidenza, si è classificato al 2° posto nella Sezione Racconti.
Iniziamo con una breve sinossi dell’opera:
La Figlia della Provvidenza
Sinossi
L’eccessivo trasporto affettivo di un cane per il suo padrone a volte determina una svolta decisiva nella vita di quest’ultimo. Tutto ciò può verificarsi quando la persona in questione attraversa un periodo triste e oscuro del suo arco vitale determinato soprattutto da aspirazioni non soddisfatte. L’animale domestico, infatti, in questo caso una cagnolina di razza dalmata, risolve in una certa misura il desiderio prioritario del nostro personaggio chiave del racconto: l’aspirazione smisurata di potere avere un figlio.
La soluzione “adottata” dalla delicata e premurosa bestiola presenta però sviluppi inediti a tal punto da creare situazioni incresciose e imbarazzanti connesse all’esistenza già angosciata del protagonista cui non resta altro che pagarne amaramente la contropartita.
L’opera:
La Figlia della Provvidenza
“Le esposizioni canine si presentano per lo più come uno spettacolo abbastanza entusiasmante: gli stessi animali, affidati ai rispettivi accompagnatori, sfilano all’interno del recinto coadiuvati da una severa vigilanza e dalle espressioni critiche del giudice di turno. Quegli eleganti e leggiadri dalmata, dallo splendido manto bianco a macchie nere, procedono a passo veloce in fila indiana guidati soltanto con un sottile guinzaglio dai relativi proprietari; soltanto la mia Morgana è condotta da un handler, (conduttori cinofili di esposizione ENCI specializzati nella presentazione dei cani sui ring durante le esposizioni. (n. d. a.) poiché in questa circostanza non credo di ritenermi all’altezza per accompagnarla a dovere a causa dei miei preoccupanti problemi fisici relativi ad un fastidioso dolore alla gamba.
In seguito l’ufficiale giudicante si predispone a vagliare singolarmente le qualità degli stessi cani in riferimento ai canoni di valutazione della specifica razza per poi, dopo un’accurata riflessione, annunciare il nome del vincitore. Ecco il risultato fra i tanti della giornata: la mia cagnetta è proclamata vincitrice nella categoria libera femmine.
La gioia è immensa a tal punto da stringere Morgana al mio cuore. Dopo quell’impulsivo abbraccio, tuttavia, subentra quasi subito un velo di tristezza; non credo di mostrarmi sprovveduto né ingenuo, comprendo benissimo, infatti, che il partecipare a queste tipologie di esibizioni nasconde velatamente un desiderio inappagato. Avverto una profonda solitudine, percepisco inoltre una carenza di una relazione affettiva con una compagna; in altre parole vorrei poter trascorrere una comunissima condizione familiare. In special modo sono pervaso da quel rimpianto per non aver potuto svolgere, fino ad ora, alla mia età di cinquantatré anni compiuti, il ruolo di padre.
Morgana osserva attentamente i miei stati d’animo, guarda in silenzio, immobile, senza un minimo lamento. Continua a scrutarmi assiduamente come se volesse penetrare all’interno dei pensieri ed emozioni; chissà se in cuor suo riesce a comprendere tutte le mie intime insoddisfazioni?
Il mio amico Alberto, che svolge l’attività di veterinario a cui affido le cure del dalmata, notando il mio sconforto, mi consiglia di chiedere in ufficio qualche giorno di ferie per svagarmi. Mi promette inoltre di prendersi cura della cagnetta durante la vacanza breve. Dopo un attento esame prendo in considerazione il suo consiglio decidendo più tardi di partire per passare il weekend in una località turistica adiacente al lago.
Al mio ritorno, però, ricevo la triste notizia della fuga di Morgana dall’ambulatorio dove era custodita; fortunatamente la ritrovo in un secondo tempo davanti al portone di casa. Ad Alberto, allibito per l’impensato avvenimento, non resta che chiedere scusa senza riuscire a comprendere come l’animale abbia potuto fuggire dal suo studio.
In effetti la mia cagnetta è particolarmente strana, ha un atteggiamento inconsueto. A dispetto delle considerevoli carenze nelle mie facoltà di memoria rammento vagamente che mi fu regalata qualche anno addietro dal proprietario di un importante allevamento di dalmata finlandese e, da questi, definito come un animale straordinario e di grandi capacità caratteriali. Da allora ho compreso di esserle profondamente legato assumendo talvolta, nei suoi riguardi, una condotta incomprensibile.
I giorni si susseguono apparentemente in maniera serena sebbene continui a soffrire per quelle irrequietudini ormai radicate e che minacciano di minare la tranquillità personale. La mia Morgana, oltre a scandagliare il mio animo, tenta in tutti i modi di distrarmi dalla propensione a deprimermi cercando, attraverso svariate moine, di accentrare su di lei ogni attenzione.
C’è la consuetudine, tra i residenti vicini alla mia abitazione, di frequentare i giardinetti del quartiere; è bello vedere le famiglie incontrarsi in quel parco insieme ai loro pargoli e ai loro amici a quattro zampe. Qualche bambino si avvicina addirittura al mio cane, incuriosito e attratto dalla sua naturale avvenenza; è proprio in quell’istante che mi sento attanagliare da un sentimento colmo di una marcata invidia verso quegli stessi genitori; si rivela difficile, appunto, sottrarmi a quell’insidiosa aspirazione di avere anch’io dei figli a tutti i costi.
Alberto prova in ogni modo a convincermi che la smania di divenire padre deve necessariamente cedere il posto a quella di avere una donna con la quale condividere una esistenza familiare; dopo di che tutto ciò che ne potrebbe conseguire accadrà sicuramente in un secondo tempo. A tale proposito lui cita come esempio eclatante quel detto derivante dalla saggezza popolare riguardante il carro che non si può collocare davanti ai buoi.
Un fatidico giorno mi accorgo di un accentuato gonfiore addominale della dalmatina che porto immediatamente dal mio amico veterinario il quale conferma un mio sospetto: Morgana sta attraversando in pieno il periodo di gravidanza. Non riusciamo a capire la causa dell’accaduto, quasi certamente l’increscioso imprevisto è potuto avvenire quando era fuggita temporaneamente dall’ambulatorio.
Durante la fase di gestazione il mio animo è più rilassato, molto probabilmente ciò è dovuto alla distrazione e all’impegno di prestare le cure necessarie per la futura genitrice. Fra qualche mese la mia cagnetta sarà la mamma di chissà quanti cuccioli; a un tratto mi ritornano in mente strane congetture, in altre parole quelle riguardanti i suoi futuri figli e alla possibilità oramai preclusa di averne anch’io.
La giornata successiva ricevo un’insolita telefonata da parte dell’ufficio organizzativo della recente esposizione canina; mi si comunica che, dopo svariati e solerti accertamenti svolti relativi alle iscrizioni della manifestazione, la vittoria attribuita a Morgana risulta invalida a tutti gli effetti poiché non in regola con l’iscrizione anagrafica canina. Oltre a ciò non è in possesso di alcun pedigree e, come se non dovesse bastare, l’allevatore citato da me ha dichiarato di non avermi mai conosciuto e che non ha mai posseduto né donato nessun cane con quel nome.
In un secondo tempo decido di parlare di questa imbarazzante questione con Alberto il quale non può far altrimenti che confermarne la tesi: la bestiola in mio possesso non è censita all’anagrafe, non possiede alcun tatuaggio né microchip. Lui sostiene che molto probabilmente l’avrei adottata dopo averla prelevata dal canile municipale senza poi adempiere, per mera superficialità e dimenticanza, alla registrazione di rito; oltretutto non ricorda affatto di alcuna donazione da nessun allevamento.
A me non resta altro che subire passivamente le recenti vicissitudini, la memoria è visibilmente appannata, ho dato per scontato avvenimenti che si sono rivelati fuori dalla realtà.
I mesi trascorrono inesorabilmente fino alla data prevista per il parto. In quella predestinata giornata il colpo di telefono del mio amico medico giunge inaspettato ed inopportuno; in effetti la sua conversazione telefonica mi appare come una improvvisa pugnalata alle spalle.
Morgana non è riuscita, purtroppo, a sopportare il corso conclusivo della maternità; la spiegazione di questo incidente si potrebbe attribuire presumibilmente a un improvviso malore che ha contribuito a uno sforzo eccessivo della partoriente causandole un gravissimo e fatale scompenso cardiaco.
Raggiungo precipitosamente l’ambulatorio per essere vicino alla mia creatura ma disgraziatamente è ormai priva di vita. La mia reazione immediata è quella di abbracciarla almeno per l’ultima volta; non riuscendo poi a controllare le mie emozioni “sbotto” in un pianto convulso. In seguito, trascorso un lungo periodo di lamentele e dopo aver placato leggermente il mio dolore chiedo, con una espressione di rassegnazione e con le lacrime agli occhi, notizie dei neonati.
Alberto, alle mie legittime richieste, assume un aspetto esteriore simile a una statua di pietra; non riesce inizialmente a pronunziare alcun discorso, cerca in tutti i modi di soddisfare la mia richiesta ma le sue parole si rivelano incerte, come se stesse balbettando.
Non è venuto al mondo nemmeno un cucciolo ma, al di là di ogni ordine del creato, è nata una bambina! Sì esattamente un organismo umano di sesso femminile. Il mio amico non riesce a spiegare l’origine di questa evoluzione innaturale ed inverosimile. Dapprima la mia opinione è quella di un discutibile scherzo fuori luogo del veterinario, poi comincio molto gradualmente ad adattarmi alla nuova e assurda circostanza; osservo quell’esserino innocente e, successivamente all’esame dei fatti accaduti, ne deduco che possa trattarsi nientemeno che “la figlia della provvidenza”
In mancanza della madre naturale non possiamo che somministrare il nutrimento alla neonata con il latte tramite un biberon; il bebè cresce in prosperità tanto che dopo breve tempo si trasforma in una deliziosa frugoletta.
Alberto fa presente la necessità di trovare una soluzione per iscrivere la bambina all’ufficio anagrafe per evitare problemi e dubbi sulle sue origini alquanto miracolose, per non dire pazzesche. Per mezzo di alcune sue conoscenze agli uffici del Comune riesce a trovare la possibilità di regolare la posizione della neonata; le diamo il nome di Fortunata. Adesso si può giustamente affermare, nell’assurdità totale di quanto accaduto, che sono diventato padre a tutti gli effetti.
A volte penso che gli accadimenti recenti siano il frutto di un dono della mia cagnetta, l’aver osservato intimamente il mio animo e vagliato affettivamente le segrete frustrazioni, abbia compiuto l’estremo sacrificio della propria vita per quel dono inatteso di una figlia.
Sfortunatamente non abbiamo considerato che la poppante sia di origine canina e non riesce a parlare, cammina carponi usando mani e piedi, mangia dentro una ciotola con la sola bocca, ma soprattutto quello che sbalordisce e preoccupa è che l’infante ha una crescita accelerata: dopo due anni la bambina si trasforma in un’adolescente.
La ragazza è molto graziosa nell’aspetto esteriore però non sa ancora articolare le parole e ovviamente non sa leggere né scrivere. Poichè a causa della crescita repentina sono sorti grossi problemi di età anagrafica non corrispondenti all’aspetto manifesto, si rende veramente difficile farla andare regolarmente in una scuola pubblica come prescritto dalla legge; in conclusione Alberto applicandosi con impegno riesce a farle figurare tramite un espediente l’effettiva frequenza scolastica in una struttura privata.
Nutro seri dubbi sull’efficienza di tutti queste soluzioni illegittime per eludere e giustificare alle Autorità di competenza il singolare percorso della fanciulla; d’altronde mi fido ciecamente del mio amico e soprattutto del suo operato, io invece mi sento frastornato, confuso, per assumere la responsabilità di decisioni importanti. Alberto mi ricorda che alla nostra umana crescita temporale di un anno ne corrispondono, per la costituzione fisica e per l’origine della bambina, ben sette.
Il desiderio di uscire con Fortunata in prossimità del parco dove prima uscivo con Morgana sovrasta tutte le difficoltà incontrate; adesso sono un papà come tutti gli altri, anch’io per la prima volta mi sento uguale a quei genitori che portano a spasso la prole. L’atteggiamento della ragazza nei riguardi dei suoi coetanei non è corrispondente alle mie aspettative, il comportamento è decisamente goffo a tal punto da far sembrare di avere seri problemi psicologici. Ascoltare i vari commenti poco gratificanti della gente sui requisiti mentali di Fortunata ferisce i miei sentimenti.
Dopo qualche anno “la figlia della provvidenza” si trasforma in una signorina assai carina e educata, ha seguito con diligenza i miei insegnamenti imparando tutte le forme basilari della scrittura tuttavia, per il momento, non riesce a pronunciare nessuna parola.
È veramente bello passeggiare con lei persino lungo i marciapiedi della città, le vetrine addobbate con i diversi articoli di abbigliamento attraggono la sua curiosità; sventuratamente gli incontri con persone che camminano conducendo cani al guinzaglio la innervosiscono considerevolmente a tal punto che riesco a captare vagamente il digrignare dei suoi denti. Gli altri cani rispondono abbaiando ed io sono costretto a trascinare la ragazza verso di me allontanandola da quella spiacevole “canizza”.
Un notevole problema, imprevisto, verificatosi di recente, è quello riguardante la sessualità, lei è entrata da poco in calore e, per effetto della anomala situazione, è attratta a fare l’amore con me. Nel mondo animale tutto ciò è naturale e, dopo un primo periodo di svezzamento, non sussistono distinzioni tra genitori e figli.
Essendo io una persona rispettosa dell’etica conduco un contegno consono alla rettitudine e alla morale. Alberto mi aiuta in proposito somministrando a Fortunata calmanti per acquietare il suo istinto e, in una qual maniera si riesce a superare provvisoriamente il problema sorto.
Gli anni trascorrono implacabili, ho raggiunto l’età di sessanta anni, mentre mia figlia, al conteggio di esistenza canina, entra nel quarantanovesimo assumendo l’aspetto di una bella ed elegante signora. Nonostante le sembianze di donna raffinata, non riesce ancora a parlare, le persone che ci conoscono e che ci frequentano pensano che sia muta.
Con il tempo che incalza inesorabilmente oltre alla caratteristica spossatezza generale, dovuta ovviamente anche allo stress cui sono sottoposto, si aggiunge quella relativa alla pesante situazione psicologica e tiro le somme, con le dovute mille riflessioni, sull’andamento della mia conduzione genitoriale.
La brama incessante di diventare padre cosa ha cambiato radicalmente nella mia esistenza? Nulla, se non quella di ospitare una presunta figlia, una figura umana che racchiude, però, la vera conformazione animale. Ho vissuto questi ultimi anni nella finzione di essere papà, tutto il mio arco vitale si è rivelato costellato da falsità e apparenza ed inoltre nell’immediato futuro mi sarà precluso per sempre un modo di vivere ordinario. Non mi resta che pagarne adesso l’amara contropartita.
Il dalmata è un cane piuttosto delicato con la disposizione naturale a specifiche insufficienze renali. Fortunata si ammala gravemente e Alberto è costretto a malincuore ad accertarne la malattia senza riuscire però a trovare una soluzione adeguata e mirata ad una pronta guarigione. Dopo qualche mese mia figlia si aggrava ulteriormente e nessun medicinale sembra appropriato come risolutivo per la sua salute. Tutti gli sforzi e tentativi terapeutici per curarla si dimostrano inefficaci, non rimane che pregare e aspettare nel dolore che mi attanaglia.
Questo lasso di tempo relativo alla dolorosa patologia di Fortunata è drammatico, la sua sofferenza intacca completamente il mio stato d’animo fino a quando intuisco di essere sopraggiunto all’epilogo del paradossale corso degli eventi; la paziente, sventuratamente, è in procinto di terminare la propria permanenza su questa terra. Inaspettatamente ecco che, in quella tragica circostanza la sento parlare anche se con molta difficoltà, pronunciando, incespicando con estrema fatica, le seguenti parole “Papà ti voglio bene, è stato bello, sei stato un ottimo padre, adesso ti devo lasciare per raggiungere la mamma, addio papà!”
La mia reazione a quel luttuoso evento non riesco a descriverla nemmeno adesso. Sì, quell’esperienza di genitore, quantunque fosse anomala e, allo stesso tempo irrazionale, si è dimostrata meravigliosa tanto da non poterla mai dimenticare. Alberto mi si avvicina e con le lacrime agli occhi mi porge le condoglianze.
Alla luce dell’evidenza questa pazzesca esperienza mi ha lasciato solchi indelebili di gioia mista a dolore; adesso mi sento interiormente vuoto, non so più cosa fare. L’incommensurabile aspirazione di diventare papà mi ha trascinato in un genere di avventura ai confini dell’assurdità più totale; la mente stessa è stata succube di questa irragionevolezza. Sarà per l’età avanzata o forse per tutto ciò che mi è capitato, non provo alcun desiderio se non quello del totale oblio.
Tornando a casa dopo una lunga passeggiata, davanti alla porta del mio appartamento è accucciato un cane, una femmina di dalmata.
Lo stupore provato è smisurato e allo stesso tempo preoccupante, mi guarda con insistenza fissando i miei occhi intensamente; la fisionomia mi suscita un particolare ricordo; quel musetto è straordinariamente familiare, chi sarà mai?”
La Commissione di valutazione costituita da scrittori, poeti e giornalisti rinnovano i complimenti a Franco Salvatore Grasso per l’eccellente componimento; congratulazioni.
A breve pubblicheremo l’intervista a lui dedicata.
Informazioni più dettagliate dell’autore sono reperibili nella sua pagina Facebook
https://www.facebook.com/franco.grasso.524
Grazie