Teatro dell’Opera di Roma – Lezione Aperta degli allievi della Scuola di Danza

Teatro dell’Opera di Roma - Lezione Aperta degli allievi della Scuola di Danza

Teatro dell’Opera di Roma – Lezione Aperta degli allievi della Scuola di Danza

Teatro dell’Opera di Roma - Lezione Aperta degli allievi della Scuola di Danza

Nel panorama mondiale dei tempi della Danza il Teatro dell’Opera di Roma rappresenta un inestimabile gioiello da salvaguardare, da rispettare poiché rende onore alle qualità artistiche dei nostri Corpi di Ballo.

Il Teatro dell’Opera di Roma è sempre più il fulcro di una attività culturale di eccellenza in campo nazionale ed internazionale e la sua Scuola di Danza esprime un pregevole livello di qualità e professionalità.

Essere selezionati per la Scuola di Danza e calcare “quel” palcoscenico è il sogno di ogni danzatore e danzatrice.  

Il Teatro Costanzi ospiterà lunedi 1 aprile alle ore 20,00 l’attesissima Lezione Aperta con gli allievi della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma diretta da Laura Comi

La Lezione Aperta è una lezione dimostrativa, diventata nel tempo un imperdibile appuntamento annuale, che offre una sintesi del lavoro quotidiano degli allievi e mette in luce la metodologia di lavoro della Scuola.

Teatro dell’Opera di Roma - Lezione Aperta degli allievi della Scuola di Danza

Il programma, composto dagli esercizi più rappresentativi di ogni corso, crea un’occasione di piacevole condivisione con il pubblico. Gli allievi sono seguiti dai loro insegnanti e accompagnati sul palcoscenico dai Maestri al pianoforte.

Il Sovrintendente Carlo Fuortes dichiara: “La Lezione Aperta è un evento portante per la Scuola di Danza in quanto rappresenta un momento essenziale per la crescita umana e artistica di questi giovani ballerini che, con passione e determinazione, affrontano giorno dopo giorno e, corso dopo corso, numerose prove che li riconoscerà danzatori professionisti e artisti di domani.

Vedere gli allievi esibirsi in scena è un’occasione per appurare l’intenso lavoro che rafforza il talento.” 

La Direttrice Laura Comi aggiunge: “La Lezione Aperta è una dimostrazione dello studio quotidiano, è un momento che attrae non solo i famigliari degli allievi ma è estremamente interessante anche per gli addetti ai lavori e per chi è desideroso di sapere come si svolge una nostra lezione. Trattandosi di un’esibizione prettamente tecnica, in cui gli allievi mostrano i vari livelli di studio appresi, l’emozione è grandissima; in particolare quest’anno sul palcoscenico del Teatro Costanzi.

Cimentarsi su questo prestigioso palcoscenico prima del Saggio di fine anno è un’esperienza importante per tutti, ma soprattutto per i più piccoli che vi salgono per la prima volta.”.

Teatro dell’Opera di Roma - Lezione Aperta degli allievi della Scuola di Danza

La Lezione Aperta prevede lezioni di Tecnica Accademica, Pas de deux, Contemporaneo, Fisiotecnica e Propedeutica alla Danza. Gli insegnanti di Tecnica Accademica sono Silvia Curti, Ofelia Gonzalez, Gaia Straccamore, Alessandro Molin, Pablo Moret e Gerardo Porcelluzzi.

L’insegnante del corso di Fisiotecnica e Propedeutica alla Danza è Valentina Canuti, l’insegnante di Contemporaneo è Eugenio Scigliano. I maestri accompagnatori al pianoforte sono Sergio Di Giacomo, Mario Germani e Samuel Tanca.

Consulenza e arrangiamenti musicali sono curati da Giuseppe Annese, l’impianto scenico è affidato a Andrea Miglio mentre Giancarlo Amico è responsabile dell’impianto luci.

Il costo per assistere alla Lezione Aperta è di 15 euro e I biglietti sono in vendita presso la Biglietteria del Teatro Costanzi.

Per maggiori informazioni, prenotazioni e iscrizioni alla mailing list:

Tel. 06.48160312-523-533; fax. 06.4872112;

promozione.pubblico@operaroma.it; dipartimento.didattica@operaroma.it

Per Informazioni: operaroma.it

Ringraziamo la Dott.ssa Anna Lea Antolini Responsabile dell’Ufficio Stampa  e Relazioni Esterne del Ballo per la consueta preziosa collaborazione

Cell. + 39 338 9079261

stampa.ballo@operaroma.it; annalea.antolini@operaroma.it

Teatro dell’Opera di Roma – Lezione Aperta degli allievi della Scuola di Danza, l’atteso ed imperdibile evento.

(logo e foto di proprietà dal Teatro dell’Opera di Roma concesse al solo uso giornalistico non commerciale.)

ROMICS 2019

ROMICS 2019

ROMICS 2019 la 4 giorni di kermesse ininterrotta con eventi, incontri e spettacoli.

Il fumetto protagonista dell’Officina del Fumetto, l’appuntamento per gli addetti ai lavori e per il pubblico per fare il punto sullo stato del fumetto italiano e internazionale, i grandi successi del cinema e della serialità presentati nel Pala Movie che dà corpo, voce e anima ai grandi colossal cinematografici ispirati a fumetti e romanzi, all’animazione e ai videogames.

Il Festival è caratterizzato da un programma culturale di livello internazionale, con prestigiosi ospiti, mostre, anteprime, eventi speciali, incontri con i responsabili dei più rilevanti festival internazionali, buyer e operatori del settore.

A Romics 2019 puoi trovare stand delle case editrici, fumetterie, collezionisti, merchandising, videogames, giochi di ruolo e molto, molto e molto di più; oltre ogni ragionevole aspettativa.

Conferenze, tavole rotonde, incontri sul tema e con gli autori; sul fumetto, sull’animazione, sul rapporto con i nuovi media, con il gioco, il videogioco, le interazioni con la fantascienza ed il fantasy; Romics 2019 offre inoltre l’opportunità di seguire lezioni sul fumetto e l’animazione aperte a tutti.

Tra i Grandi Eventi previsti ne segnaliamo solo alcuni quali la gara Cosplay più attesa dell’anno organizzata in collaborazione con il World Cosplay Summit di Nagoya, con l’Eurocosplay di Londra, la Yamato Cup Cosplay International.

Per i più piccoli è dedicato il Romics Kids & Junior con laboratori di fumetto, educational game, giochi creativi e d’ingegno.

Il Concorso Romics 2019 dei libri a fumetti, il concorso Romics – I Castelli Animati – Tutto digitale gli eventi speciali, grandi mostre. Romics è tutto questo e molto altro ancora per un programma sempre ricchissimo ed attraente.

Con una previsione di ingressi superiori ai 200.000 visitatori tutti potranno tuffarsi e godere di questo immenso ed affascinante mondo del Fumetto.

Informazioni Evento

dal 04 aprile 2019 al 07 aprile 2019

Costo del biglietto: Giovedì 4 Aprile e Venerdì 5 Aprile Euro 10

Sabato 6 Aprile e Domenica 7 Aprile: Euro 12

Abbonamento per 4 giorni dal 4 al 7 Aprile: Euro 26
Prenotazione: Nessuna 
Luogo: Roma, Fiera di Roma 
Indirizzo: via Portuense – Roma
Orario: dalle ore 10.00 alle ore 20.00. Chiusura biglietteria 19:00 
Telefono: +39 06 65074 200 
E-mail: info@romics.it


 


Autori Expo

Autori Expo

Autori Expo è “un sito che genera siti”, un luogo nel quale ogni scrittore e autore di teatro può creare – gratuitamente – in totale autonomia la propria pagina web personale arricchendola con testi, link, fotografie e notizie.

Autori Expo è un modo semplice, veloce, diremmo friendly per far entrare in contatto gli autori con tutte le figure professionali senza le quali lo spettacolo non potrebbe essere rappresentato (registi, produttori, tecnici compagnie, attori).

Nell’ambito della Conferenza Stampa, che si terrà il 1° aprile alle ore 17,30 a Roma presso il Teatro Argentina, verrà illustrato il funzionamento di questo strumento innovativo a disposizione di tutti, si analizzeranno alcune tematiche fondamentali che hanno a che vedere con il ruolo dell’autore e del drammaturgo nell’era digitale e si cercherà di individuare nella tecnologia non una antagonista ma un alleato fondamentale dello spettacolo dal vivo.

Seguirà la presentazione delle funzionalità di AutoriExpo con immagini e proiezioni e, a seguire, si dedicherà del tempo ai singoli autori che vogliano connettersi al sito direttamente durante l’incontro ed anche iscriversi istantaneamente ad AutoriExpo.

E’ la prima vetrina digitale di autori per gli autori contemporanei italiani.

AutoriExpo si pone come ponte ideale di collegamento in grado di agire in sinergia con altri archivi e library di drammaturgia italiana contemporanea già esistenti creando così prerogative per nuove e concrete opportunità anche per i più giovani.

Gli autori che interverranno potranno portare i loro personal computer per sperimentare direttamente accesso e inserimento testi.

Questa iniziativa è stata realizzata in collaborazione con MIBACT e Regione Lazio e si svolgerà il 1 aprile 2019 – ore 17,30 – Teatro Argentina presso laSala Squarzina (Largo di Torre Argentina, 52, Roma)

Maria Letizia Compatangelo, Stefano Santomauro, Angelo Longoni, Donatella Brocco e Rosario Galli condurranno l’evento.

L’Ufficio Stampa è curato da

D&C Communication

di Alma Daddario & Nicoletta Chiorri

Mob. 347 2101290 – 338 4030991

Email info@deccommunication.it

che ringraziamo per la consueta attenzione.

Autori Expo al Teatro Argentina, non mancate.

(immagini di pubblico dominio a scopo divulgativo non commerciale)

MURI – Sketch tratto dalla serie web “Fuorionda”

MURI – Sketch tratto dalla serie web “Fuorionda”

Una serie web graffiante quella diretta da Francesco Bonelli, in cui spiccano le doti attoriali del veterano Alberto Patelli, che incarna perfettamente la tagliente ironia che caratterizza lo sketch “Muri” e, più in generale, l’intero progetto denominato “Fuorionda”.

Circa cinque minuti di dialoghi, di scambi di battute a ritmo sostenuto e coinvolgente, di amare riflessioni. I grandi temi di attualità che si scontrano fragorosamente con i problemi della cruda ordinarietà; ne sono un esempio il discorso, intrapreso dal regista, riguardante la muraglia che il presidente americano Donald Trump vorrebbe erigere al confine tra Stati Uniti e Messico, e le preoccupazioni espresse dal barista circa il conto della consumazione che i suoi clienti dovranno pagare.

In mezzo, c’è spazio per il divertente, ma quanto mai rappresentativo, conflitto generazionale tra un padre, che vorrebbe responsabilizzare la propria figlia in maniera definitiva, e quest’ultima, che invece preferisce rifugiarsi nel suo tecnologico mondo fatto di smartphone e auricolari, quasi volesse escludersi dal contesto sociale che la circonda.

E poi l’eterna, spinosa diatriba tra dipendente e datore di lavoro, contornata dal consueto intreccio amoroso. Ottima la prova fornita dai vari interpreti, abili nel tratteggiare al meglio i vari personaggi. Così, in un angolo di mera quotidianità, Francesco Bonelli dà voce ai pensatori e agli uomini comuni, dimostrando che i “muri”, simboli dell’incomprensione e della mancata comunicazione, possono attecchire in tutti gli strati sociali della moderna collettività, senza fare sconti a nessuno, acuendo la latente solitudine (talvolta mista ad egoismo e menefreghismo) che avvolge ciascun individuo.

Un concetto espresso magnificamente da Alberto Patelli con l’accaldata esclamazione: “Sette miliardi di muri!”.

Andrea Lepone

Il verso irrequieto di Andrea Lepone

Il verso irrequieto di Andrea Lepone

Il verso irrequieto di Andrea Lepone.

Note su “Riflessioni in chiaroscuro”.

recensione di Cinzia Baldazzi

A volte accade, nella critica, di sentire la necessità di caratterizzare con precisi tratti marcati i dati fondamentali di una poetica: non perché essi esauriscano in tali indicatori di veicoli o sfumature di messaggio l’indole globale del contesto, bensì in quanto la loro articolazione espressiva scatena la tensione rappresentativa più forte dell’aura percepita. Evocano così nei lettori un limpido, impellente desiderio di svelare pause adeguate, private e assolute, contingenti ma perenni.

In un’atmosfera analoga la silloge Riflessioni in chiaroscuro di Andrea Lepone appare carica di un senso precario, doloroso, dell’essere (Sein) e dell’esserci (Dasein) – secondo la terminologia di Martin Heidegger – in cui il poeta viene coinvolto con noi in un meccanismo di denuncia della facile via dell’alienarsi, del subire in silenzio. Come se, avviato al XXI secolo, l’ambito storico-sociale tormentato dei valori di un tempo, traditi o dissolti, comunque non autodistrutti, ospitasse autori consci che l’arte sia sempre un discorso sul reale e non sopra input consolatori, mistificatori, o evasioni personali ed eversive.

«Non è che un gioco vile per distribuire vane ricchezze», scrive Lepone in Segreti mai rivelati, poiché

non potremo scappare, saltare il fossato

dell’incompetenza, ognuno avrà il suo bel da fare

per non cadere nella penombra, per riscoprire

la consapevolezza sottomessa dai codardi.

Eppure, – quasi ascoltando il grande filosofo dell’Essere e tempo [Sein und Zeit, 1927] – tra i versi del libro il nucleo dell’esistere appare simbolicamente indissolubile dallo spazio di scegliere, di progettare una salvezza, nel ripristino di una sintesi tempo addietro sacrificata ai vecchi inganni.

Il verso irrequieto di Andrea Lepone

Andrea Lepone suggerisce di andare oltre «la perversa dittatura dell’egocentrismo», consona a ridurre gli individui nel ruolo di «un ribelle condannato», una sorta «lumaca straziata, su un carbone ardente». Il taglio narrativo dei brani è crudo, pragmatico, in una inconsapevole e attuale area di giudizio finalistica, antagonista dell’assurdo, dell’ostilità di ogni target anti-umano, in attesa di eventuali dialoghi dell’uomo con realtà proficue ancora possibili – pure lo saranno, lo fossero –  in un mondo differente con nuovi, autentici codici di riferimento.

Il poeta alterna l’obiettivo della parole da un’icona all’altra, quasi mète susseguenti di arrivo, a volte di potente taglio surreale: tutto ciò invita a riflettere sulla misteriosa, intima connessione sviluppata nella letteratura tra l’area fantastica e il macrocosmo terreno, immanente. Ecco, ad esempio, La foresta dei corpi trasmutati:

Una pecora pende da un albero scuro,

nella foresta dei corpi trasmutati,

belando disperata dinanzi all’eterno dilemma,

una ruota temporale ferma,

immobile, sulla strada della verità.

Un sincretismo dottrinale l’avvolge,

un principio senza nome,

un talento apparente che non merita

di soffrire, ma di riposare.

Sfogliando la raccolta Riflessioni in chiaroscuro, ho ripensato alle pagine di versi e prose di Carlo Betocchi, vissuto nella prima metà del Novecento. Ricordo quanto fosse considerato, tra gli ermetici, una guida morale, poiché, al contrario del movimento culturale in sé, nel suo microcosmo la coesione di lessico e contenuto rimaneva distante dai processi analogici dove si richiamava a priori il significato da veicolare.

L’autore, nato a Torino, si muoveva, all’opposto, ai bordi di un asse di langue diretto, momentaneo, capace di evidenziare un realismo emergente a lato delle tendenze etiche: ma al di qua, al di là di trame oniriche scontate, evitando piani referenziali nella norma diffusa dalla convenzione.

Sebbene il paragone con Betocchi sia figurato nonché strumentale, il nostro giovane poeta, nell’orizzonte di contemporanei, coraggiosi passi nel sentiero di utopie concrete, transita nel vasto terreno di un linguaggio variegato assai simile: è vero, Lepone non indugia in ritualità di suppliche cultuali, tuttavia riesce a coltivare campi semantici di tale intensità del sogno in fieri da consolidare l’unione logico-intuitiva in straordinaria sintonia con preghiere rivolte al genere umano, alla ragione, alla natura dei sentimenti.

Così delinea la propria Weltanschauung, nell’accezione di prospettiva allargata della vita:

Esiste una storia da raccontare in ognuno di noi. Sentimenti, sogni, speranze. Sono queste le cose che animano il mondo, e non esiste modo migliore di esprimerle se non attraverso un racconto o un’opera poetica.

Nel brano L’ululato furioso è scritto:

Cadono gli imperi, i comizi si perdono

nelle memorie degli anziani,

le domande ontologiche ossessionano

le menti degli studiosi, si sciolgono tra le pagine

dei manuali filosofici, stilati in epoche remote.

Le supposizioni si perdono in un mare

di superbia […].

I bambini, con candida innocenza,

li ritrovano nelle favole, nei racconti

visionari, suscitando manie di grandezza.

Rammento, in proposito, alcune strofe appunto di Betocchi, Un dolce pomeriggio d’inverno, precedute dal verso di William Blake in epigrafe, ossia: «L’eterno corpo dell’uomo è l’immaginazione»:

Un dolce pomeriggio d’inverno, dolce

perché la luna non era più che una cosa

immutabile, non alba né tramonto,

i miei pensieri svanirono come molte

farfalle, nei giardini pieni di rose

che vivono di là, fuori del mondo.

Il verso irrequieto di Andrea Lepone

Perché è evocata la presenza di elementi remoti dal ruolo ordinario? Una luna ineffabile, farfalle svanite, fiori spuntati ai confini del conosciuto: è vero, le rose hanno una breve esistenza, ma in altri habitat, in contesti ulteriori, esse possono invece in effetti godere di una vita estesa nell’arco spazio-temporale circostante. Pensate al destino degli alberi nella poesia di Lepone La metafisica ermetica dello spirito:

Gli alberi ascoltano le suppliche

pronunciate dai nemici scoraggiati,

mentre le nostre grida di vittoria

li scuotono dalle radici alla chioma […].

A spezzarli sarà l’odio profondo

per la naturale bellezza,

la messa a nudo dei vizi

trasformati in atroci virtù,

la rivincita delle tartarughe

sulle lepri maligne,

che le sorpassarono,

come sciocche fuggitive.

Il linguaggio dell’intero componimento risulta più esplicito di quello betocchiano, trattandosi di un sistema di segni-segnali volutamente incentrato sulla volontà di privilegiare catene di pertinenza di “opera aperta”: attenzione, non vagheggiante in aure lontane, piuttosto incrementata dall’afflato segreto, colmo di fascino, del “qui e ora” imperante.

Tuttavia, non intendo un hic et nunc eletto in principio, bensì in ciascuno di noi. Sviluppando il paragone con il repertorio di Betocchi, Lepone avanza «con passo di gambero»:

riscriveremo la storia dell’uomo,

mescoleremo individualità e tonalità

per creare un abominio che rovesci

questo indegno, indecente mondo.

Ed ecco Andrea Lepone alludere in maniera esplicita e liberamente alla matrice interpretativa dello scrittore fiorentino d’adozione, concludendo:

La metafisica ermetica dello spirito

ci guiderà nei meandri della psiche,

e la fede misurerà le qualità astrali

della ragione, i propositi dell’essere.

Volgendo lo sguardo su altre chiavi semantiche della raccolta, Riflessioni in chiaroscuro si accorda sempre con la musica, insieme al ritmo, persino quando la rete lessicale sembra forte, cadenzata, strutturata in numerose pause, in complessi rapporti con varie tipologie poetiche del Novecento. All’interno trovano posto, in una materia linguistica densa di echi attuali, il colloquio con il fato, la denuncia delle ingiustizie, la forza dell’eversione, l’appello al χρόνος, il tempo reo della sera foscoliana. Si percepisce una consapevolezza, un tono fiero dell’autore, al confine con un’autonomia altera e sostenuta, al pari dell’identikit elaborato dal dimenticato Antonio Gramsci: «Gli intellettuali concepiscono la letteratura come una professione a sé». 

Tale ambito anche oggi è veritiero, nonostante rispetto ai gramsciani anni Venti si viva l’impossibilità concreta, reciproca, di un comunicare diretto: i mezzi di massa sono sparsi ovunque, cresce la diffidenza nei confronti dell’ampiezza, del respiro, di elementi trasmessi con la parole, in specie se immersa nell’ars poetica. È stata superata l’illusione di potersi appellare a un sereno, non arbitrario naturalismo descrittivo: la ποιητική-poietikè odierna tenta di dare forma a ciò in cui crede, in un atto di scelta, come sostiene Enzo Paci, per il quale «un molteplice senso di relazione si trova riunito in una vivente armonia organica».

Completo il sintetico excursus nella lirica di Andrea Lepone precedendo il calare del suo sipario e rammentando un drammatico plenilunio:

Non rimane che un’immagine narcisistica,

un riflesso indesiderato del passato

da guardare, da ammirare, da ricordare.

E cito un brano del filosofo danese Louis Hjelmslev, ne I fondamenti della teoria del linguaggio:

Il segno è, dunque, per quanto possa sembrare paradossale, segno di una sostanza del contenuto e segno di una sostanza dell’espressione. Il segno è un’entità a due facce, che guarda come Giano in due direzioni e si volge “all’esterno” verso la sostanza dell’espressione, e “all’interno” verso la sostanza del contenuto.

Il verso irrequieto di Andrea Lepone

Pertanto, incoraggiati da uno dei padri mondiali dello studio del linguaggio, con Lepone leggiamo e, chissà, componiamo Poesie irrequiete, che

non lasciano spazio alla critica

letteraria, piuttosto gettano

la propria ombra tra i sospiri

di colui che le compone

Poi, però, per buona sorte, almeno mia, essendo un critico,

se non ci fosse il vero

a regolare il concetto del tutto,

solo macchine ossidate

vagherebbero per le strade,

celando sotto perpetui movimenti

lo squillo delle trombe euforiche

chiamate a suonare ogni santa domenica.

Concludendo nell’attesa della prossima domenica, apprezziamo il ritmo avvincente dell’intera antologia, intendendo per ritmo la complessa struttura presente nelle strofe di equilibrate simmetrie o asimmetrie tra vocaboli, sillabe, suoni all’altezza di animare il verso, da non confondere con il metro che è un’unione di misura precisa a cui si debbono adeguare, pur con armonia, parole e cose.

L’oggettualità e lo spirito soggettivo di Riflessioni in chiaroscuro percorrono, invece, un iter misterioso, indipendente, caro al cuore, alla mente del poeta: emerge una ribellione alla tradizione – nemica del quid creativo – in grado di equivocare sull’apriori del decoro classico e sulla libertà moderna sempre in progress. Un sistema dinamico, suggerisce Lepone in Segreti sotto la pelle, ove

giacciono segreti mai rivelati,

rabbia d’amore, un’opulenza tiepida

che non ne vuol sapere di andare via,

di viaggiare in giro per il mondo, per allietare

quelle persone opportuniste che non conoscono

la vergogna, un soprabito indossato al mattino,

prima di uscire e seminare dolore nel giardino

dei peccati, un dolore sepolto che riaffiora

in un fiume di speranza.

Nota editoriale:

E’ oltremodo difficile ed implica un profondo senso di responsabilità e di rispetto commentare una recensione scritta da un critico affermato e, tale difficoltà, è maggiormente avvertita dalla scrivente.

Il pensiero della Dott.ssa Cinzia Baldazzi è maestoso, analitico, profondo ed ha l’immensa dote di aver dettagliatamente estratto “l’intimo universale” che l’autore Andrea Lepone trasmette al lettore della sua opera Riflessioni in chiaroscuro.

I continui rimandi ad altri scrittori, ad altre visioni, in un continuo parallelismo storico culturale confermano ancora una volta la profondità del pensiero e la non comune capacità della Dott.ssa Cinzia Baldazzi di cogliere il profondo percorso della mente e dell’anima di Andrea.

Grazie Cinzia per questo tuo insegnamento.

Federica Casoli