OPERAZIONE CONDOR – Il Volo di Laura

OPERAZIONE CONDOR - Il volo di Laura

OPERAZIONE CONDOR – Il Volo di Laura:

Questo è il nome del progetto culturale che il 25 Settembre, presso la Sala Stampa di Palazzo Montecitorio, è stato presentato allo scopo di mantenere sempre viva l’attenzione nei confronti della privazione dei fondamentali diritti umani.

L’Onorevole Marina Sereni, Vice Presidente del Parlamento, ha introdotto l’incontro sottolineando quanto le Istituzioni siano sempre schierate a fianco dei diritti umani ed ha ricordato che il processo chiamato “Plan Condor” si è concluso senza l’esito di giustizia e verità auspicato.

Questa opera teatrale conferma il continuo impegno istituzionale alla lotta per la tutela dei diritti umani.

Fernando Ayala, Ambasciatore della Repubblica del Cile, ha preso  la parola evidenziando il ruolo importante che l’Italia ha avuto nel portare alla luce, grazie al processo, gli orrendi crimini commessi contro moltissime persone per le loro idee.

L’arte ha un ruolo fondamentale – conclude Ayala – per non dimenticare i fatti accaduti”.

Liliana García Sosa, ideatrice del progetto, ha ringraziato tutti coloro che lo hanno reso possibile, unendo le forze per una “contro – operazione Condor della Cultura”, per recuperare la memoria attraverso l’arte, perchè un popolo deve ricordare ed essere cosciente delle tracce che ha lasciato.

Quest’opera – continua Liliana – ha il compito di diffondere ciò che è accaduto e che purtroppo continua ad accadere in America Latina”.

Giorgio Barberio Corsetti, Direttore Artistico di Fattore K., ha dichiarato: “Sono onorato e fiero di partecipare a questo lavoro. Ho assistito alle prove dello spettacolo, che trasmette una carica emotiva molto forte. Situazioni di perdita d’identità sulla scena diventano un profondo calarsi nell’animo umano, negli orrori e negli eroismi. Ma al di là di tutto, c’è un messaggio di speranza e un desiderio di vita che ci porta fuori da quegli abissi”.

Francesca Saracino, Coordinatore Scientifico degli Eventi Collaterali, ha esposto alcuni contenuti dei temi che verranno trattati durante gli eventi collaterali, tra cui: le indagini genetiche, che sono state risolutive ai fini del processo, la biologia forense, il tema della violenza a 360°, dove si toccherà anche l’argomento del femminicidio.

La messa in campo di strategie per la prevenzione dei crimini ha visto l’intervento di qualificati esponenti della Polizia di Stato.

In chiusura, Dora Salas, giornalista, vittima delle violenze delle dittature e membro di Familiares de Desaparecidos y Detenidos por Razones Politicas en Argentina e del CELS (Centro de Estudios Legales y Sociales), ha posto l’accento su due punti fondamentali emersi durante la conferenza:

  • la battaglia per i diritti umani non si può mai fermare;
  • il dovere di diffondere e raccontare le storie di coloro che sono stati brutalmente assassinati, dei desaparecidos e di quanti sono ancora vivi ma hanno subito il carcere, l’esilio e la privazione dei diritti politici e civili.

Dora Salas, illustrando la sua drammatica vicenda personale di quando, il 21 Dicembre 1977 è stata sequestrata e rinchiusa in un campo di concentramento a Buenos Aires, ha ribadito il dovere civile di diffondere le informazioni poichè – tutt’ora –  le sparizioni di esseri umani continuano  con la stessa metodologia di 40 anni fa.

In conclusione, l’Avvocato Fabio Maria Galiani, Difensore dell’Uruguay nel primo grado del processo “Piano Condor”, è intervenuto dando risalto a quest’opera di sensibilizzazione in un contesto molto particolare: l’appello verso la sentenza di 1° grado del processo di Roma contro alcuni civili e militari coinvolti nell’Operazione Condor.

La memoria deve fare un viaggio a ritroso alla ricerca di verità e giustizia, per bandire l’odio ed il progetto OPERAZIONE CONDOR – Il Volo di Laura ne è un importante strumento di conoscenza.

OPERAZIONE CONDOR - Il volo di Laura

Dopo il debutto al Teatro Marcello di Roma del 28 settembre 2017 seguiranno due repliche il 29 e 30 settembre, nell’ambito dell’Estate Romana ed in seguito lo spettacolo verrà rappresentato a Vitorchiano (VT) dal 12 al 15 ottobre 2017, nell’ambito del Festival Quartieri dell’Arte.

Ufficio Stampa: Alma Daddario & Nicoletta Chiorri

segreteria@eventsandevents.it – 347 2101290 – 338 4030991

Immagine della conferenza: Olimpia Nigris Cosattini

Luciano Cannito e la Cultura

Luciano Cannito e la Cultura

 

Luciano Cannito e la Cultura

Riportiamo un estratto dell’intervento di Luciano Cannito di ieri, 23 settembre, nell’ambito del tradizionale appuntamento “Atreju 17” Tempo di Patrioti che – quest’anno – ne è il titolo e tema centrale.

https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=1936191629930527&id=1426287307587631&pnref=story

Perchè il nome Atreju?

Perchè è il protagonista del romanzo “La Storia infinita” di Michael Ende che combatte contro un nemico subdolo che attacca le giovani generazioni e le spoglia di valori ed ideali: le forze del Nulla. 

Luciano Cannito ha ripreso, di fronte ad una sala gremita ed attenta, un tema a lui caro e che ha sempre contraddistinto la sua attività professionale; l’oscurantismo culturale che toglie ai nostri giovani ogni spinta e possibilità di vivere le proprie passioni, i propri sogni artistici, siano essi dedicati alla pittura, al teatro, al cinema, alla Danza.

Solo una cieca o strumentale politica può guidare scelte di questo tipo che, nel tempo, producono assenza di valori, appiattimento culturale e di scarso rilievo, incapacità di esaltare il nostro ricco patrimonio culturale portandolo al disfacimento.

La voce di Luciano Cannito ha messo tutti noi in guardia dall’accettare supinamente tale atteggiamento e, aggiungo, le nostre nuove generazioni non possono essere solamente “piegate” ad un utilizzo esaltato dei soli Social ma meritano di godere intensamente e diffusamente della fruizione delle loro spinte artistiche.

Significativi messaggi sono stati lanciati dall’oratore su temi riguardanti la colpevole chiusura di teatri, di istituzioni culturali che sono i luoghi deputati – per eccellenza – alla sana crescita dei nostri giovani.

Le Istituzioni non investono in cultura e formazione culturale dimenticando che l’identità di un popolo è dato non soltanto da una lingua comune ma anche e soprattutto dalla trasmissione ai giovani di un senso del bello, dalla cultura, dell’arte; tutti noi dobbiamo renderci paladini per la difesa della nostra millenaria cultura attraverso le sue varie espressioni. Perseguendo invece la politica dei mancati investimenti in cultura si tolgono le primarie motivazioni ai giovani.

Mi è ora naturale citare, per similitudine, L’Oscar della Danza fortemente voluto da Luciano Cannito che ha voluto finalmente “aprire” al mondo dei giovani danzatori sconosciuti una ribalta importante ed inaspettata.

Altrettanto significativa è l’esemplificazione che l’oratore cita al termine del suo intervento per far rilevare l’assenza di investimenti e la scarsa capacità istituzionale di esaltare le nostre ricchezze artistiche quali, ad esempio, l’Area Sacra di Largo di Torre Argentina a Roma dove fu ucciso Giulio Cesare:

https://it.wikipedia.org/wiki/Largo_di_Torre_Argentina

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/giulio-cesare-trovato-punto-esatto-cui-fu-pugnalato-bruto-845833.html

Il visitatore, invece di trovare una apposita ed efficiente organizzazione volta a massimizzare la visita dell’Area Sacra, trova invece diversi cartelli che così recitano: “Vietato dar da mangiare ai gatti”

E’ doloroso, come mette in evidenza Luciano Cannito, dover invece constatare che l’eccellente ed invidiabile macchina organizzativa pubblica/privata che a Londra gestisce il Museo delle Cere (altrimenti detti il museo dei pupazzi) di Madame Tussauds incassa ogni anno l’incredibile cifra di 630 milioni di euro (al plurale euri perchè sono veramente tanti !!).

E noi?

Impastoiati in infinite difficoltà burocratiche e politiche, incapaci (volutamente ?) di mettere in campo le migliori energie professionali, le più ardite e valide menti culturali che vogliono oltrepassare i consueti e desueti schemi della vigente “fruizione culturale”.

 

Mi chiedo, unendomi a Luciano Cannito, è questo il modello culturale offerto ai nostri giovani?

 

 

Lettere a mia figlia: il corto che racconta l’Alzheimer

lettere a mia figlia

Si intitola Lettere a mia figlia il pluripremiato cortometraggio di Giuseppe Alessio Nuzzo che racconta l’Alzheimer. Nei panni del protagonista troviamo un intenso Leo Gullotta.

Il corto è stato eccezionalmente reso disponibile sul piccolo schermo proprio oggi, XXIV Giornata Mondiale per la lotta contro l’Alzheimer, sul Canale Studio Universal (canale 338 del digitale terrestre) nell’ambito del magazine A Noi Piace Corto.

Il corto andrà in onda in replica anche il 23 settembre alle 11.30, il 24 alle 7.50 e il 29 alle 20.40.

Il 21 settembre è la giornata scelta per porre l’attenzione su questa forma di demenza che costituisce non solo una sfida in campo medico, visto che ad oggi non esiste una cura definitiva, ma anche in ambito sociale, perché le famiglie con un malato di Alzheimer soffrono spesso solitudine e abbandono, costrette fronteggiare la situazione senza adeguati aiuti materiali né supporti psicologici.

Lettere a mia figlia

Il cortometraggio è stato prodotto da Paradise Pictures con Pulcinella Film e diretto da Giuseppe Alessio Nuzzo; è stato girato a Napoli e provincia.

Leo Gullotta interpreta un padre che attraverso la scrittura di alcune lettere indirizzate alla figlia Michela cerca di riappropriarsi di sé. Cerca di spiegare il suo cambiamento, il suo scollarsi dalla realtà e perdere contatto con la quotidianità.

La solitudine e la vergogna del protagonista sono accompagnati dall’impotenza provata da sua figlia: lei sa di non potere nulla contro la regressione del padre. L’uomo è inesorabilmente finito in un tunnel buio dal quale non tornerà più indietro. Non sarà mai più quello di prima.

Michela lo accudisce, si prende cura di quel genitore tornato bambino, incapace di badare a se stesso, privato dei ricordi, privato della consapevolezza di sé.

Lettere a mia figlia è stato finalista in centinaia di festival in tutto il mondo e vincitore di decine di premi, tra cui la menzione speciale ai Nastri d’Argento e il premio come migliore cortometraggio al Giffoni Film Festival.

Oggi, 21 settembre, è uscito anche in distribuzione nazionale l’omonimo libro, edito da Pulcinella Editore e a cura di Giuseppe Alessio Nuzzo con prefazione di Gullotta. Il testo racconta la malattia di Alzheimer, la vera storia di Lettere a mia figlia e contiene il DVD con il cortometraggio.

 

Ti aspetto e ogni giorno mi spengo poco per volta e ho dimenticato il tuo volto…

Andrea Alesio (e la poesia)

andrea alesio

Andrea Alesio (e la poesia): di questo formidabile attore abbiamo già scritto diversi articoli perchè è capace di rinnovarsi ad ogni rappresentazione trasmettendo sentimenti sempre nuovi al pubblico che lo segue con simpatia ed affetto.

Andrea Alesio: l’inevitabilità del teatro

https://www.lamacinamagazine.it/brodetto-pesce-alla-vastese/

Angie

Angie: in scena la Compagnia degli Arti

Il Catamarano (Andiamo avanti)

IL CATAMARANO

Una domenica a teatro: “La Storia di mezzo”

Alcuni nostri redattori lo hanno intervistato nelle varie circostanze come ad esempio “dietro le quinte” oppure rilassato davanti ad un buon caffè o – meglio ancora – durante un duello con una squisita amatriciana che adora.

Ha una non comune duttilità attoriale che trasmette in tutti i personaggi che interpreta i quali entrano in diretto dialogo con il singolo spettatore con cui stabilisce un rapporto unico; questa è la grandezza di Andrea Alesio (e la poesia).

Formatosi alla scuola di recitazione di Claudio Boccaccini, il nostro Andrea Alesio (e la poesia) lo abbiamo ammirato in ruoli classici che rappresentano le pietre miliari del Teatro ma anche in rappresentazioni allegre, comiche, “irriverenti”  i cui testi sono scritti dal prolifico e geniale Gabriele Mazzucco.

Presentiamo ora Andrea Alesio (e la poesia) in una diversa, sorprendente angolazione: il Poeta Andrea Alesio.

E’ stato inaspettato quanto piacevole scoprire questo valore aggiunto nell’animo di Andrea che lo ha svelato in occasione della premiazione del nostro Concorso Letterario di cui è stato il moderatore.

Pur essendo la sua poesia – dedicata al nonno – fuori concorso (come da Regolamento) la Giuria ed il pubblico presente gli ha voluto tributare un profondo, sincero, commosso attestato con la seguente motivazione:

“Il ricordo scolpito nel cuore, l’amore profondo e totalizzante, il faro che ha guidato l’evoluzione del giovane Andrea e che lo ha accompagnato in un compiuto percorso di crescita umana che solo un nonno come Angelo Mario ha reso possibile”   

Abbiamo realizzato insieme a Giambra Giancarlo del Gruppo Profumo di Vita questo breve ed intenso video della declamazione della poesia.

https://www.facebook.com/profumodivita.reasonjc/videos/1280913738697992/

Grazie Andrea Alesio (e la poesia) per la vivacità accattivante e coinvolgente con cui hai condotto la Premiazione e, principalmente, complimenti sinceri per la tua opera.

Enrico Malizia

Enrico Malizia

La Prof.ssa Caterina Guttadauro La Brasca intervista il Prof Enrico Malizia su Hieronymus Bosch, insigne pittore nel crepuscolo del Medioevo

 L’autore, l’illustre Prof. Enrico Malizia è un clinico e tossicologo di fama internazionale. Professore Emerito dell’Università La Sapienza di Roma e di Philadelphia. Fondatore e Direttore del Centro Antiveleni di Roma, Consigliere Medico Scientifico della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Insignito nel 2001 della Medaglia d’Oro dal Presidente della Repubblica quale benemerito della cultura, educazione, scienza ed arte, nonché nel 2017 di quella alla carriera. Medaglia d’Oro del Ministero della Sanità nel 1991 per l’attività scientifica e professionale. Gli sono state conferite lauree honoris causa dall’Università di Buenos Aires, Gent in Belgio e Seton Hall in Usa. Autore di oltre 450 pubblicazione scientifiche, di 4 trattati, di 22 monografie di cui 9 in inglese. Fondatore e Presidente di numerose e prestigiose Società Medico Scientifiche. Ha presieduto importanti Congressi Medico Scientifici nazionali ed internazionali. Ha ricevuto rilevanti Premi scientifici nazionali ed esteri.

L’attività intellettuale di Enrico Malizia, non ha solo riguardato la medicina clinica e scientifica, ma gli ha permesso di acquisire una profonda cultura umanistica espletata mediante l’opera di conferenziere, saggista, letterato e scrittore.

Ne sono originati significativi contributi per quanto concerne la storia, la filosofia e la critica artistica, nonché quella delle tradizioni dei misteri delle leggende e del fantastico. La sua produttività va dalla radio alla televisione, alle conferenze, alla carta stampata dai giornali ai libri. Ha pubblicato 21 volumi, ottenendo lusinghieri successi, suggellati da Premi e critiche favorevoli. Tra le opere più significative va ricordato “Il Viaggio Fantastico di Hieronymus Bosch” e la “Storia della Stregoneria”, parte assestante del Ricettario delle Streghe, un volume (tradotto in più lingue), che ha aperto il ciclo del soprannaturale, misterico e occulto, di cui fa parte il presente volume. 

Enrico Malizia

Buongiorno Prof. Enrico Malizia, nei Quadri di Bosch sono raffigurati animali, strumenti musicali, figure ed oggetti che, però, hanno un significato diverso da ciò che rappresentano, sono cioè dei simboli. Ad esempio l’uovo rappresenta l’isolamento spirituale, gli oggetti viventi sono strumenti del diavolo che li ha animati. Bosch usa molto l’allegoria. Con queste premesse la sua Pittura non è per tutti ma elitaria. Secondo Lei l’arte deve raggiungere tutti o no?

 

Hieronymus Bosch è senza dubbio un grande pittore simbolico, possiamo ben dire che sia il padre e il massimo esponente del simbolismo. In ogni immagine da lui dipinta è racchiuso uno o più significati che i critici hanno cercato di spiegare, molte volte senza riuscirci. Melle sue opere il reale si mescola al fantastico, al visionario che il “terzo occhio” del Maestro Brabantino percepisce e illustra, creando una nuova identità che comunque ci attrae irresistibilmente, pur nella sua irrazionalità. E’ il mistero di un mondo medioevale nord-europeo, particolarmente fiammingo, giunto al crepuscolo tanto da divenire nello stesso tempo sapienza e tecnica pittorica rinascimentale attraverso l’acquisizione della profondità mediante la terza dimensione, raggiunta con lo studio dei grandi maestri italiani, da Paolo Uccello a Guido d’Arezzo, da Giovanni Bellini al Mantegna e  a Giorgione. Ciò posto, ritengo che la pittura di Bosch, elitaria nella sua interpretazione (per rendere possibile a tutti anche una lettura interpretativa, ho esposto spiegazioni di ogni sua opera), sia fruibile e ammirabile da tutti nel suo splendore figurativo e dei colori, perché ritengo che l’arte debba raggiungere tutti coloro che contemplano un’opera degna di questo nome.

 

 Prof. Enrico Malizia, Lei che idea si è fatto dei sentimenti religiosi di Bosch? È un eretico anticonformista o un moralista?

 Bosch è nato cattolico in una regione del Nord-Europa, le Fiandre e più precisamente nel Brabante, la cui capitale del Nord era s’Hertogenbosch, o Bois-le-Duc. di saldi e rigorosi principi, ispirati dalla Chiesa di Roma. La sua educazione fu strettamente cattolica, come per tutta la famiglia van Aachen, cioè proveniente da Acquisgrana, patria di Carlo Magno. I van Aken (fiamminghi) agricoltori e commercianti avevano formato a partire dal nonno Jan (tutta la genealogia è illustrata nel mio volume) di ortodossi principi e costumi cattolici. Il pittore che si chiamava Jeroen Antoniszohn van Aken, per non essere confuso con gli altri consanguinei artigiani di vaglia, ma non eccelsi maestri, decise di latinizzare (avendo studiato questo idioma) in Hieronymus, eliminare il patronimico e scegliere come luogo di provenienza la sua città natale, abbreviata in Bosch. Non si può escludere, come descritto nel libro, che spinto dall’immoralità imperante, specie nel clero, abbia celatamente parteggiato per movimenti riformisti, come del resto il suo collega di collegio, Erasmo da Rotterdam. Né si può negare che abbia strizzato un occhio a sette eretiche, come i Neo-Adamiti di cui parlo diffusamente. Ma, col matrimonio con una moglie rigidamente cattolica, con la nomina a membro notabile della famosa Congregazione della Vergine e con il progredire del suo lavoro dedicato alla punizione infernale, alla vita dei Santi, specie asceti, e alla Passione, morte e risurrezione di Cristo trionfante nell’Ultimo Giudizio, fu irreprensibile cattolico riformista dal 1500 alla morte nell’agosto del 1516-.

Enrico Malizia

Quanto la sua Pittura ha influenzato 400 anni più tardi l’Espressionismo che dipingeva i sogni e gli incubi degli esseri umani o il Surrealismo, che voleva svelare il lato mostruoso della società? Da molti è considerato un surrealista ante-litteram. Secondo Lei è così?

 L’arte e l’opera di Busch ha avuto un’enorme influenza a partire dai primi anni del XX secolo, particolarmente in rapporto alla scoperta della psicoanalisi e delle interpretazioni di Freud, Jung e dei loro allievi, vivendo un nuovo periodo d’oro e tornando alla ribalta nel panorama artistico contemporaneo. I sogni e gli incubi degli esseri umani, nonché del fantastici e soprannaturali, hanno pervaso l’espressionismo. Il surrealismo, anche se Breton giustamente non colloca Bosch nel movimento da lui fondato (Bosch è molto più di un pittore del surreale) ha raccolto la sua ispirazione visionata, percepita come realtà e analizzata dal “terzo occhio” che permette di penetrare al disotto della superficie dell’oggetto dipinto, mescolando il visibile con l’invisibile. Tra gli esempi illustri di grandi pittori che hanno riconosciuto Bosch come loro maestro, ricordo Jean Mirò (il suo “campo coltivato” riecheggia il comparto centrale de “Il giardino delle Delizie”), Salvator Dalì, Gustave Moreau, Georges Seurat, René Magritte, Max Ernst, per citare i più famosi.

 Bosch attraversò tutta la seconda metà del 400 e i primi anni del 500 e, mentre in Italia si compiva la celebrazione umanistica dell’intelletto, lui poneva l’accento sui conflitti dell’uomo rispetto alle regole imposte dalla Religione e dalla Morale. Professore Enrico Malizia consiste in questo la sua innovazione?

 Direi la parte forse più importante; come già sottolineato, altrettanto significativo è la creazione di una nuova realtà visionaria che scopre quanto è celato da una superficie, spesso completamente diverso. Inoltre con i sette vizi capitali inaugura la serie della vignettistica paesana, in cui rifulgerà Bruegel, il sommo discepolo mai conosciuto fisicamente. Per non tacere della paesaggistica tridimensionale giorgionesca e la grandissima cura dei dettagli, che spesso sfuggono o sono trascurati dalla nostra grandiosa pittura umanistica e rinascimentale-

 La sua opera più ambiziosa è “Il Giardino delle Delizie” che è al Museo del Prado. È un’opera complessa, storici e critici non sono riusciti a darne una lettura interpretativa concorde. Prof. Enrico Malizia, c’è qualcuna di queste interpretazioni che Lei condivide e quale?

 Ritengo che lo stesso Bosch non abbia interpretato in maniera univoca codesto capolavoro, ma abbia lasciato nell’ambiguità il significato simbolico dell’opera, che va cronologicamente compresa tra il 1495 e il 1500, cioè tra la fine del periodo iniziale e i primordi della prima maturità. Comunque ritengo possibili sia quella di Baldass in chiave cattolica, che quella di Fraenger eretica, considerata committenza del Gran Maestro Neo-Adamita; entrambe sono state esposte con dovizia di dati nei Cap. XVIII, XIX e XX del libro. Devo inoltre sottolineare che l’autodidatta Bosch plasmò la sua prima formazione da miniaturista sui codici miniati e su una rapida frequentazione delle scuole di miniatura più importanti del Nord-Europa. Le miriadi di minuscole figure che popolano i suoi trittici, particolarmente il Giardino, hanno ciascuno un proprio simbolismo e celano un significato profondo.

 Bosch, storicamente, si inquadra nel periodo in cui avviene il passaggio dalle visioni del mondo medievale a quelle della primissima modernità, un grande cambiamento quindi che comporta l’elaborazione di un immaginario nuovo. Le sue opere denunciano questo fermento, svelando l’irrazionalità e la follia che albergano nel cuore dell’uomo. C’è sempre un significato dietro l’evidenza?

 Bosch fu indubbiamente, come evidenziato dal sottotitolo ”stregoneria”, magia, alchimia, simbolismo” homo medievalis con tutte le paure e le superstizioni irrazionali che tale appartenenza ha comportato, ma lo humor e il grottesco di molte opere(vedi il disegno dell’uomo alchemico, o albero che appare anche nell’Inferno del Giardino) stanno a significare  la caduta delle credenze favolistiche del mondo che lo ha preceduto. Le sue visioni proiettano una nuova e moderna interpretazione dell’occulto di impronta psicoanalitica ante litteram. Proprio questa modernità, questo svelare un significato dietro l’evidenza, direi sia l’attualità del pensiero boschiano, colta dagli espressionisti e dai surrealisti, fanno del grande pittore fiammingo un traghettatore dal Medio Evo a quello moderno, addirittura verso l’attuale presente e l’incombente futuro. Il volume che ho scritto non è soltanto una biografia fantastica del Maestro, ma anche una descrizione di un periodo di transizione di importanza eccezionale, paragonabile a quello che stiamo vivendo, nei suoi travolgimenti storici, geografici, astronomici, filosofici e religiosi, cui fanno contorno le grandi imprese belliche e la nascita delle nazionalità europee.

 Se Lei, Prof. Enrico Malizia, dovesse spiegare a dei ragazzi la figura di Hieronymus Bosch come la sintetizzerebbe?

 La sua figura fisica è bene illustrata anche ai ragazzi dal ritratto di Arras e dal volto del gigantesco mostro, l’uomo albero nell’Inferno del Giardino, che evidenziano tra l’altro lo sguardo di rara capacità penetrativa, senso dello humor e grande melanconia; il carattere con i suoi coinvolgimenti psichici è per me mostrato da due disegni: “Il nido del gufo” e “La foresta che ode e vede”, entrambi chiaramente spiegati nel volume. Da essi si evince facilmente una personalità di grande forza e volontà, modesto e schiva, malgrado il suo grande genio artistico, l’intelligenza e la cultura; una personalità dominata da paure, incubi e fantasmi irrazionali, retaggio del grande incendio che lo ha lambito nella prima adolescenza (Cap.V), le folle brute, violente e minacciose e gli eventi bellici, cui ha assistito. Dai dipinti di Santi, specie Asceti ed Eremiti, nonché dalle scene della passione, morte e risurrezione di Cristo si manifesta il suo profondo spirito religioso e dall’Inferno e da allegorie peccaminose, il terrore per il peccato che ci condanna per l’eternità a dannazione e torture indicibili privandoci di Cristo.

Per quanto riguarda interpretazioni e capacità figurativa, mi rivolgerei a Walter Disney e ai cartoni animati. Il disegno delle figure dolci come Bambi, mi aiuterebbe a far comprendere i disegni e dipinti soavi, mentre le orride figure dei cartoni giapponesi gareggerebbero con i mostri Boschaiani. Infine, alcuni capolavori del Maestro sono stati trasformati in cartoni animati splendidi, come il suo più famoso dipinto, il pannello centrale del Giardino, che in questa forma svela i suoi segreti ai più giovani.

Enrico Malizia

 Grazie Prof. Enrico Malizia per avere reso un po’ più chiaro un Personaggio che per molti è ancora oscuro e, sappiamo, che questo spesso succede con le figure storiche più geniali che, con le loro opere, hanno segnato il corso della Storia. Un grazie personale per avere illuminato le mie cognizioni in materia.

Riportiamo il sito ufficiale del Prof. Enrico Malizia http://www.enricomalizia.it/ che ringraziamo con profonda stima.