Fame antica (clochard)

Fame antica (clochard),

è il titolo della poesia risultata vincitrice nella Sezione A, Poesia Inedita Adulti, del Concorso Letterario “L’Arte della parola” e scritta da Flavio Provini.

Il vincitore ha già ricevuto la targa a lui assegnata dalla Commissione ed ora, come anticipato in occasione dei nostri periodici aggiornamenti, siamo lieti di pubblicare la video poesia realizzata da Giambra Giancarlo con voce narrante di Clara Russo del Gruppo Poeti “Profumo di Vita

Rinnoviamo a Flavio Provini le nostre congratulazioni e citiamo la motivazione che la Giuria ha ritenuto dedicare all’autore della poesia Fame antica (clochard) quale riconoscimento della sua valenza ed impegno sociale:

“Poesia dal forte impatto emotivo, conduce il lettore alla scoperta del più profondo significato della solitudine, della disperazione e dell’impotenza”

Ringraziamo i nostri preziosi Sponsor culturali Giambra Giancarlo per la splendida realizzazione della video poesia e Clara Russo per aver saputo magnificamente trasmettere con la sua voce il profondo messaggio sociale che l’autore ha inteso dare al suo componimento.

Ringraziamo tutti gli autori che hanno preso parte al nostro Concorso L’Arte della parola con le loro opere le quali, tutte, sono state di ottimo livello e che hanno reso difficoltoso – ma entusiasmante – il lavoro della valida e qualificata Giuria.

D’altronde, necessariamente, al termine delle valutazioni è doveroso stilare una “graduatoria”

Ci auguriamo di rivedere nuovamente tutti i partecipanti ed anche nuovi autori alla nostra prossima iniziativa sulla quale già stiamo lavorando.

Arrivederci con “Fame antica (clochard)

 

 

Massimo Troisi, 23 anni senza l’artista

massimo troisi

Ironico, schivo, riservato, generoso, scaltro, genuino: con la sua gestualità, la sua mimica, la sua espressività e quel talento innato che affondava le sue radici nelle viscere della Napoli più vera, Massimo Troisi era riuscito a fare breccia nei cuori degli Italiani, un posto che è riuscito a conservare intatto anche dopo la sua prematura scomparsa.

Era il 4 giugno 1994, Massimo Troisi aveva solo 41 anni e a tradirlo fu proprio il suo cuore: un attacco cardiaco, conseguente a febbri reumatiche, lo condusse alla morte.

Pochi giorni prima aveva terminato le riprese del capolavoro che lo avrebbe definitivamente consegnato all’Olimpo dei grandi: Il Postino. Quella pellicola, una sorta di testamento artistico che gli è valso un posto di diritto tra i grandi interpreti del cinema italiano, sarebbe poi stata candidata a due premi Oscar (miglior attore e miglior sceneggiatura non originale).

Un talento forse incompreso o magari capito tardi, certamente sottovalutato dai più, eppure la comicità mai volgare del “Pulcinella senza maschera“, quel nuovo ventaglio di emozioni e sentimenti portato a teatro e a cinema (timidezza, timore, riserbo, insicurezza, smarrimento, incertezza) e il tentativo di uscire dai luoghi comuni sulla napoletanità, dagli stereotipi del “pizza camorra e mandolino” e dai cliché visti e rivisti dei suoi predecessori, ne hanno fatto un’icona immortale nel cinema italiano, un vanto nel mondo.

Prima il teatro, il sodalizio artistico con Arena e Decaro, poi la televisione e il grande schermo, le collaborazioni con l’amico Pino Daniele, con Roberto Benigni, con Anna Pavignano, con cui scrisse le sceneggiature di tutti i film eccetto Non ci resta che piangere: la carriera di Massimo Troisi è costellata di grandi nomi a cui dobbiamo il merito di averne conservato il ricordo gelosamente, ma non troppo, continuando a regalare al pubblico aneddoti che lo riguardavano, continuando a raccontare dell’amico e collega Massimo, dell’attore e uomo, per farlo conoscere, per farlo capire, per mantenerne vivido il ricordo negli anni.

Grazie a tutti loro, agli amici di Massimo Troisi, alla famiglia, ai colleghi, ai fan, anche le generazioni più giovani oggi provano la curiosità di scoprire questo grande interprete, avvertendolo come qualcosa di ancora molto vicino e attuale, qualcosa per cui vale anche la pena di impegnarsi un po’ a comprenderne la lingua, quel napoletano che Massimo Troisi non aveva mai voluto abbandonare del tutto.

Per lui non vale il detto che è del Papa
Morto un Troisi non se ne fa un altro
Roberto Benigni

E fu subito amore: in ricordo di Massimo Troisi

In occasione del 23esimo anniversario della morte di Massimo Troisi il fratello Luigi, fondatore dell’associazione A Casa di Massimo, ha organizzato la serata evento E fu subito amore. Si terrà  nella biblioteca di Villa Bruno il 4 giugno alle ore 19.30.

La celebrazione, ad ingresso gratuito, è patrocinata dalla Città di San Giorgio a Cremano. Sarà un omaggio al grande Massimo, con la visione di filmati noti e inediti, la letture di sue poesie, performance di danza e musica ispirate alle sue opere e ai suoi film.

Tra questi, grande rilievo sarà dato a Il Postino.

Il Postino rappresenta quel trionfo internazionale che Troisi sperava di avere e che non ha fatto in tempo a godersi.
The Washington Times

Troisi dà al suo personaggio una verità e una semplicità che significa tutto.
The New York Times

“La Porta”

La Porta“;

Un incisivo taglio ritmico e stilistico, coinvolgente ed avvincente, attento ai particolari, mai banale, un linguaggio per alcuni versi ricco di dotte venature che si intersecano con frammenti conviviali, eccellente la capacità di sussurrare l’incipit di una nuova storia a venire”.

Questa è la motivazione che la Commissione di valutazione delle opere partecipanti al Concorso Letterario L’Arte della parola ha dedicato al racconto breve dal titolo “La Porta” scritto da Franco Salvatore Grasso”.

L’autore è già presente nel panorama editoriale con gli altri suoi titoli “Il nuovo Faust” e “Seraphitus-Seraphita” che sono tratti, il primo, dal Faust di Johann Wolfang von Goethe mentre il secondo è liberamente tratto dal romanzo di Honorè de Balzac.

In questa nuova opera letteraria “La Porta”Franco si cimenta nel descrivere le complesse personalità di 3 altri personaggi, oltre a lui stesso, che si trovano inaspettatamente a convivere in un immenso appartamento immerso nel buio più fitto dal quale, però, non possono uscire.

L’autore svolge una accurata analisi dei “coinquilini” mettendo in luce i risvolti, talora oscuri, del loro essere: “Silvia è una gran bella ragazza, molto attraente, una moretta notevolmente sensuale dallo spirito ribelle; è lei la più indicata a gestire il nostro gruppo, dopo di me naturalmente, in virtù del suo temperamento determinato. Ho desiderato avere rapporti con lei, ne ho avuta anche l’occasione ma, non so per quale motivo, dopo i preliminari ero colto da insicurezza che mi faceva desistere dal finalizzare l’incontro”.

Franco Salvatore Grasso illustra il clima di tensione e di insofferenza che avvolge i personaggi forzatamente prigionieri della casa finchè: “si ode un persistente bussare alla porta e rimaniamo immobili, congelati a causa di un’ingiustificata paura mista a terrore; si sente di nuovo bussare all’uscio ed improvvisamente la porta si apre per consentire ad uno sconosciuto di entrare nella stanza” (vedremo poi che il suo nome è Gabriele, l’Arcangelo?)

Donna! (Gabriele rivolto a Silvia), come posso avere paura io? Ho già varcato la soglia e conosco tutta la realtà celata al di là dell’uscio! Quando sarete mondati da tutti i peccati insiti nelle vostre coscienze solo allora riterrò opportuno farvi varcare la soglia!

E’ da notare il crescendo emozionale che l’autore riesce ad illustrare così come, nel finale, viene portata in secondo piano la figura di Gabriele per lasciare il passo ad una nuova arrivata, Alessandra, che fa presagire  nuove esperienze e turbamenti psicologici tra i personaggi.

Per questo racconto breve, “La Porta” è stato conferito a Franco Salvatore Grasso il Premio Paolo Zilli.

Congratulazioni Franco Salvatore Grasso il racconto “La Porta” merita di essere pubblicato.

La Danza è libertà

La carrozzina non deve essere concepita come un insormontabile ostacolo ma come un necessario strumento che si integra nel movimento del ballerino con disabilità ed è parte essenziale nella creazione di una coreografia poichè la Danza è libertà non soltanto motoria ma, anche – e soprattutto – psicologica.

Partendo da questa basilare considerazione si può ben affermare che la Danza non svolge una semplice funzione terapeutica interessando la massa muscolare ma trasmette i sentimenti dell’allievo a tutti coloro che interagiscono con il danzatore portatore di disabilità .

Lo studio e l’esecuzione dei movimenti del corpo diventano così una pluralità di modi per entrare in contatto e per comunicare con gli altri.

Gli stimoli che genera la Danza agiscono quindi non solo a livello fisico ma è la mente, prima di tutto, ad esserne coinvolta.

Quando pensiamo alla Danza siamo immediatamente portati a “vedere” movimenti perfetti, passi arditi, ballerini volteggianti, ritmo ed energia e, per estensione del concetto che la Danza è libertà  e ci potremmo chiedere: può un portatore di disabilità praticare la Danza?

La risposta è si.

La Danza sportiva paralimpica è inserita a pieno titolo nella Federazione Danza del C.O.N.I. il quale, a seguito di un lungo percorso formativo e di specializzazione della durata di 3 anni, ha rilasciato solo 25 titoli ad altrettanti Tecnici Federali.

Alla Danza si possono avvicinare allievi con  disabilità intellettivo-relazionale, con disabilità legate alla vista o all’udito e con disabilità di natura fisico-motoria; l’istruttore tecnico federale saprà applicare il più corretto approccio mirato in relazione alla singola disabilità.

Queste disciplina è suddivisa in categorie come ad esempio la Wheel-chair dance (Danza in carrozzina), praticata “in solo”, “in duo” (entrambi i ballerini con disabilità) o “in combi” (ragazzo disabile con un normodotato),

La Danza sollecita l’apparato muscolare che entra in coordinazione con il tronco cerebrale ed in questo senso la danza svolge una funzione terapeutica per le persone con disabilità: aumenta la fiducia in se stesse e nelle possibilità del loro corpo.

L’obiettivo non è quello di essere al centro dell’attenzione in termini puramente esibizionistici quanto piuttosto affermare e comunicare all’esterno la propria personalità.

Il percorso didattico prevede inizialmente la conoscenza tra gli allievi con disabilità diverse tra loro, l’integrazione tra gli stessi e con l’istruttore così da formare il “gruppo” per poi passare alla preparazione di una prova artistica a tempo di musica; naturalmente ciascun allievo elabora l’intero percorso in modo del tutto personale.

E’ merito dell’istruttore tecnico federale amalgamare coreograficamente le singole personalità proprio perché il concetto base è che la Danza è libertà espressiva.
La pratica della Danza apporta certamente benefici morali e fisici agli allievi, stimola le loro potenzialità nascoste ed indica a gran voce la reale possibilità di una evoluzione migliorativa in armonia con la patologia di cui è affetto; possiamo affermare che la Danza è libertà.

 

 

Artcity: arte al centro dell’estate romana

artcity estate 2017

Artcity è il progetto promosso dal Polo Museale del Lazio diretto da Edith Gabrielli e volto alla realizzazione di molteplici eventi in diverse sedi della Capitale, per promuovere e valorizzare musei e luoghi di cultura. Il programma di Artcity si estende nell’arco di tutta l’estate, dal 20 maggio al 21 settembre e raccoglie molteplici tipologie di eventi, per soddisfare un pubblico variegato e per non ingabbiare la cultura entro confini prestabiliti e ordinari.

Oltre 100 gli eventi in programma per Artcity, per tutti i gusti: spazio all’arte e all’architettura, al cinema, alla letteratura, alle arti performative. La varietà si coniuga alla qualità, per un’estate all’insegna dell’arte, della bellezza e della scoperta.

Artcity: il programma

Artcity darà spazio alla cultura in tutte le sue forme: per tutta l’estate ci sarà modo di immergersi nell’arte, scoprendo parallelamente diversi spazi di Roma adibiti proprio alla divulgazione culturale, musei e non solo.

Palazzo Venezia sarà uno di quei luoghi: dal 23 giugno al 17 settembre ospiterà un’installazione audiovisiva di Luca Brinchi e Daniele Spanò intitolata Il Giardino dei Sogni che porterà il visitatore all’interno di un ideale giardino cinquecentesco.

Anna Magnani sarà la grande protagonista di una mostra presso la Sala Zanardelli del Vittoriano a cura di Mario Sesti, dal 20 luglio al 22 ottobre, ma anche di un ciclo di proiezioni cinematografiche sulla suggestiva Terrazza Italia: alle ore 21:00 del 24 luglio, del 31 luglio e del 7 agosto l’attrice romana sarà ricordata con la proiezione di capolavori come Bellissima di Luchino Visconti, Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini e L’Amore di Roberto Rossellini.

anna magnani

Nella stessa location spazio anche ai documentari, con la rassegna David di Donatello: Documentari a cura di Giuliano Montaldo: il 21 giugno, il 26 giugno e il 4 luglio verranno proiettati tre film scelti tra quelli presentati nel corso dell’edizione di quest’anno del celebre concorso. Ancora a Palazzo Venezia, il 21 settembre, Daniele Ciprì presenterà Il Palazzo del Tempo, un documentario che vuole approfondire proprio la storia di Palazzo Venezia, dalla sua costruzione ai giorni nostri.

Ancora arte e architettura grazie alla mostra su Giorgione da Castelfranco a cura di Enrico Maria Dal Pozzolo allestita in due sedi: Palazzo Venezia e a Castel Sant’Angelo. Labirinti del Cuore. Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma nel ‘500 aprirà al pubblico il 23 giugno e approfondirà l’arte cinquecentesca attraverso l’opera di grandi maestri.

giorgione_doppio ritratto

Grandi esperti di architettura saranno a disposizione del pubblico per un confronto aperto e libero, tra antichità e modernità a Palazzo Venezia: Fabrizio Cellini il 18 giugno, Eduardo Souto De Moura il 25 giugno e Stefano Boeri il 6 settembre. Il Vittoriano sarà sede di Con gli occhi delle donne: qui Annalisa Sonzogni il 27 giugno, Benedetta Tagliabue e Claudia Mattogno l’11 luglio e Johanna Muszbeck il 25 luglio discuteranno di temi legati al design.

Artcity ovviamente non dimentica la letteratura, una sezione importante e immancabile, impreziosita dalla presenza di diverse personalità. Il 23 luglio nella suggestiva cornice del Museo Archeologico e Santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina Anna Maria Belardinelli coordinerà un progetto di traduzione e messa in scena di Aristofane portato avanti con Giuseppe Mastromarco e con gli studenti de La Sapienza Università di Roma; il 4 agosto in Piazzale del Bollettino Paolo Rumiz racconterà la via Appia in compagnia di ottanta giovani talenti della European Spirit of Youth Orchestra; il 15 luglio, negli spazi di Castel Sant’Angelo, Maurizio De Giovanni rievocherà la misteriosa vicenda di Cagliostro; il 31 agosto Michela Murgia darà voce alla straziante storia di Beatrice Cenci, la giovane nobildonna romana giustiziata per parricidio e poi assurta al ruolo di eroina popolare. Saranno a cura di Antonio Audino, le letture del ciclo Una Notte con l’Angelo al Castello in compagnia di esponenti del cinema e del teatro alle prese con testi che hanno come oggetto le forme angeliche.

E per essere davvero completa, Artcity non poteva non dare spazio alle arti performative: anche musica, teatro e danza avranno spazio nell’estate romana, con la presenza di nomi di spicco nel panorama nazionale. Alcuni dei protagonisti saranno il Ballet National De Marseille, Peppe Servillo & Solis String Quartet, il Balletto Di Roma, l’associazione culturale teatrOrtart, Ernesto Assante.