Barbie the Icon in mostra al Vittoriano

barbie the icon

Barbie the Icon, dopo aver conquistato grandi e piccini a Milano, al MUDEC – Museo delle Culture, è ora approdata a Roma, presso il Complesso del Vittoriano – Ala Brasini: la mostra resterà aperta al pubblico fino al 30 ottobre.

Bocche spalancate, occhi sognanti, ricordi che affiorano e la testa che inevitabilmente vola indietro nel tempo, perché quello che la mostra propone non è solo un’esposizione di famosissime bambole, ma un vero e proprio percorso temporale, che inizia quasi sessant’anni fa e che si snocciola sino ai giorni nostri.

La grandezza di Barbie è proprio questa: quella di non essere semplicemente sopravvissuta nel tempo, ma di essersi allineata ad esso, ai suoi cambiamenti, alle sue trasformazioni, ai suoi eventi cardine, immergendosi nella grande storia al punto da arrivare a rappresentarla visivamente.

Attraverso i vari modelli di Barbie esposti si racconta la storia della donna, la storia del cinema, la storia della moda: il fatto che Barbie sia un’icona intramontabile da 56 anni a questa parte affonda le sue radici in questo suo essere stata interprete del tempo, specchio dell’identità globale, abbattendo barriere linguistiche, sociali, antropologiche.

Non è una semplice bambola, non un qualunque giocattolo: è un fenomeno estetico, culturale e sociologico, al punto da ispirare la realizzazione della mostra Barbie the Icon, curata da Massimiliano Capella e prodotta da Arthemisia Group e 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore in collaborazione con Mattel.

Barbie ha fatto la sua comparsa il 9 marzo 1959 alla Toy Fair newyorkese: viene introdotta in Europa nel 1961 e in Italia nel 1964. Il suo successo è immediato.

barbie the icon

Dalla sua apparizione ad oggi Barbie ha rappresentato oltre 50 nazionalità diverse e svolto le più disparate professioni: l’abbiamo vista nei panni della maestra, della ballerina, del dottore, della veterinaria, della chef, della giornalista; è stata una rockstar, si è candidata alle elezioni presidenziali, è stata ambasciatrice Unicef, si è cimentata col nuoto, col tennis, col calcio, col pattinaggio.

E non è tutto: ha vestito i panni di Cleopatra, Elisabetta I, Grace Kelly, per citare solo tre delle icone culturali che ha incarnato. Inoltre traendo ispirazione da Hollywood e dallo star system, si è anche identificata in Liz Taylor, Marilyn Monroe e Audrey Hepburn, tra le tante. A lei sono stati dedicati abiti da parte dei più importanti stilisti e fashion designer del mondo: Versace, Moschino, Calvin Klein, Prada, Givenchy, Gucci, Dior, Lauboutin.

E proprio verso la moda c’è stata sempre una grande attenzione da parte dei suoi creatori: osservando l’esposizione è evidentissimo il cambiamento di stile nei decenni. Non va sottovalutato, in fondo, che il suo successo si lega da subito alla possibilità di comprare separatamente i diversi outfits creati ogni anno per il suo guardaroba, lasciando alle bambine la libertà di creare nuovi look sempre diversi.

Ed è inoltre interessante notare i molteplici legami con gli eventi dell’attualità, che sicuramente hanno contribuito a radicare Barbie nell’immaginario collettivo e ad accrescere l’affetto e la fiducia nei suoi confronti, quasi fosse un membro della famiglia.

barbie the icon

Barbie the Icon: struttura della mostra

  1. La prima sezione della mostra, Da Teenage Fashion Model Doll a Fashionista. Una bambola di moda, è appunto dedicata alla moda e raccoglie alcune delle creazioni sfoggiate da Barbie al passo con le tendenze del vari momenti storici e con le trasformazioni culturali della società occidentale. Alcune sono così attualizzate da rappresentare un vero e proprio campionario in miniatura dell’evoluzione della moda e degli stili nei decenni. Ad esempio, nel 1982 la Mattel propone Fashion Jeans Barbie, mettendo dunque al centro il primo capo d’abbigliamento globalizzato e unisex, osannato da star del calibro di Marlon Brando, Elvis, James Dean.
  2. La seconda sezione di Barbie the Icon concentra lo sguardo sulle oltre 150 professioni ricoperte da Barbie nei suoi 56 anni di vita: I Can Be. Barbie Careers esalta proprio quello che è sempre stato il motto di Barbie: You Can Be Anything. Negli anni ’60, ispirandosi alla prima astronauta donna, la russa Valentina Tereshkova, Barbie celebra il programma spaziale e dà alle sue giovani fan un messaggio importantissimo: non esiste carriera alla quale non possano aspirare.
  3. La terza sezione di Barbie the Icon, intitolata Barbie Family, presenta non solo la famiglia e gli amici di Barbie, ma anche il suo life style attraverso case, macchine e accessori vari. La grande famiglia di Barbie comprende cinque sorelle, un fratello, due cugine, lo storico fidanzato Ken, tanti amici e animali domestici.
  4. La quarta sezione dell’esposizione, Barbie in viaggio. Dolls of the World, rende onore all’attenzione verso le diverse culture del mondo: vi si trovano esposte le Barbie vestite con i costumi tradizionali di diversi Paesi, i modelli prodotti per celebrare importanti momenti della storia contemporanea, come la fine della Guerra Fredda o la caduta del Muro di Berlino (Barbie Freundschafts =Amicizia)
  5. La quinta e ultima sezione di Barbie the Icon, Barbie Divas, racconta come nel tempo Barbie si sia identificata e confrontata con molte delle eroine dei suoi tempi, donne leggendarie divenute icone. Tra il 1961 e il 1963, ad esempio, sulla scia del successo di Colazione da Tiffany, anche nel guardaroba di Barbie impazza il “black dress code” di Audrey Hepburn. Ma Barbie è stata anche Cleopatra, Elisabetta I, Marilyn Monroe.

Barbie the Icon: alcuni modelli esposti

Trovano spazio nella mostra Barbie the Icon ben 380 esemplari, a partire dalla celeberrima Barbie in costume da bagno zebrato del 1959, la prima versione di Teen Age Fashion Model, con tacchi alti neri, occhiali da sole, orecchini e coda di cavallo (modello Ponytail).

E ancora Barbie Superstar del 1977, creata da Joyce Clark ispirandosi all’attrice americana Farrah Fawcett, protagonista del serial televisivo Charlie’s Angels: la bambola indossa un luccicante abito in satin rosa shocking, con un boa di lamè. Poi ci sono le Barbie Grease Dolls, create per celebrare le Pink Ladies dell’omonimo musical: Barbie come Sandy (2004) e come Rizzo (2008).

C’è la Supersize Barbie Doll del 1977, le prime due Barbie etniche (Black Barbie e Hispanic Barbie), Barbie con l’outfit Evening Splendour (1959, Collectors edition), Barbie modello Bubblecut (1962) con il suo caschetto vaporoso, Barbie modello Malibu (1971), massima espressione dello stile californiano, fino ad arrivare alla serie Barbie Fashionista, con i modelli Curby-Tall-Petit (che riproducono le diverse corporature femminili) e le Wedding Dolls della coppia reale inglese William e Kate.

Barbie è sempre stata il simbolo della donna che può scegliere. Persino durante i suoi primi anni, Barbie non ha dovuto accontentarsi di essere semplicemente la ragazza di Ken o una accanita amante dello shopping. Barbie disponeva degli abiti per intraprendere una carriera da infermiera, assistente di volo o cantante di nightclub. Ritengo che le scelte rappresentate da Barbie siano state determinanti per il successo iniziale riscosso, e non solo tra quelle figlie che un giorno sarebbero diventate parte della prima ondata significativa di donne manager e professioniste, ma anche tra le loro madri.

Ruth Handler

Isabel Russinova racconta la chiave della sua Virginia B

L’atmosfera raccolta del Teatro Belli, nel pieno centro di Roma, è la cornice perfetta per raccontare una storia di non semplice rappresentazione. Virginia (Isabel Russinova) e suo marito, il Professore (Antonio Salines), sono una coppia sposata da oltre vent’anni e con una figlia (Annabella Calabrese) già in età da marito. Sullo sfondo i magnifici anni ’50 e il loro boom economico e culturale a fare da contesto, le pagine dei due diari tenuti dai protagonisti come escamotage per introdurre il tema dell’intimità insieme alla citazione del rivoluzionario Rapporto Kinsey, l’indagine sui comportamenti sessuali di uomini e donne americani che sfidava i convenzionali tabù e svelava i segreti delle camere da letto. Il Professore voleva parlarne dei suoi segreti e lo faceva con Lorenzo (Fabrizio Bordignon), un giovane amico di famiglia, infatti: confessava a lui tutte le sue perversioni ed esprimeva senza remore il desiderio di praticarle, soprattutto, rendendolo complice a vari livelli. Ogni tanto questo accadeva anche con la sua elegante moglie Virginia, la cui educazione però le impediva non solo di affrontare l’argomento a parole, ma anche di vivere appieno la sua sessualità. Fino ad un giorno in particolare, quando qualcuno deciderà di uscire allo scoperto per iniziare a dare corpo a tutte le passioni represse per tanto tempo, scelta che condurrà ad un tragico finale.

Isabel Russionva

Isabel Russinova, artista di grande esperienza che sul palco veste i panni della protagonista Virginia, in qualità di sceneggiatrice dell’intera rappresentazione risponde a qualche curiosità sulle origini di questo interessantissimo spettacolo.

Dal Giappone all’Italia degli anni’50 per omaggiare il capolavoro di un autore complesso come Junichiro Tanizaki: quali sono state le caratteristiche di questa opera che l’hanno colpita fin da subito e l’hanno convinta a scriverne un adattamento teatrale dal sapore particolarmente nostrano?

– Tanizaki è un autore con mille sfaccettature e contraddizioni, intenso e delicato, drammatico e allo stesso tempo ironico, innamorato della sua tradizione ma profondamente affascinato dall’occidente, sicuramente interessante e coinvolgente proprio come la figura femminile che ama rappresentare: luminosa, intelligente, magnetica, ti porta dentro al suo mondo e ne resti affascinata. Il suo sentire, il sentire dei suoi personaggi, è universale, è il sentire dell’uomo; io l’ho trasferito nel mondo che conosco, quello occidentale, e inserito   negli anni 50, ancora non così lontani dal dopoguerra ma così proiettati verso l’imminente boom economico. Tanizaki racconta il muoversi leggero e meraviglioso di personaggi in kimono, tra tradizioni, usanze e pensieri distanti per cultura e storia da noi, anche se la capacità di percepire è la stessa, non ha tempo né luogo.

Due gli adattamenti cinematografici del passato, tra cui l’omonimo film “La Chiave”, diretto da Tinto Brass ed interpretato da Stefania Sandrelli, record di incassi al botteghino nel 1983. Trascurando per un momento le differenze di linguaggio e, se vogliamo, anche di intenzioni, ci può raccontare come secondo lei è cambiato il modo di raccontare l’eros al pubblico da allora?

– Brass ha raccontato, attraverso la sua visionarietà e la sua sensibilità, mosso anche dal pulsare della società di allora, il cinema, il teatro, l’arte e la cultura che, come specchio del tempo, lo subiscono e contemporaneamente lo vogliono forgiare.  La mia scrittura parte dalla mia sensibilità, da un’idea di eros che è pensiero, fantasia, poesia, delicatezza, dolcezza e assolutamente lontana dalla carne…

Tornando invece al discorso cinema/teatro, le chiedo di confermare un’impressione: è possibile che parlare di erotismo tra le quinte teatrali sia un modo di farlo che più si avvicina a quello delicato che l’autore giapponese utilizza per descrivere il vero e proprio viaggio introspettivo che i due protagonisti, seppur adulti, compiono nelle coscienze individuali alla ricerca della loro dimensione sessuale?

– Credo che il racconto sia frutto della sensibilità di chi lo crea e non del linguaggio che utilizza. Quando prima di scrivere e mettere in scena il testo ne avevo parlato, più di un interlocutore non riteneva possibile portare in teatro l’erotismo, forse perché ancora legati all’immaginario di Brass, solo con la parola, ora si sono ricreduti… Quando leggiamo un libro o ascoltiamo un racconto, ciascuno crea da quegli spunti le proprie immagini, i volti, i personaggi, la loro voce, gli ambienti, le azioni che sono diverse per ognuno di noi.

Feticismo, masochismo, dominazione e adulterio sono alcuni dei punti su cui il racconto indugia, argomenti che ben si sposano con l’intreccio da noir psicologico della trama. La virata tragica che la storia prende sul finale sembra un chiaro riferimento al binomio classico Eros/Tanathos, il mito greco dei due massimi principi che, opponendosi, reggono il cosmo: in quale relazione ha desiderato mettere questi due estremi durante la stesura della sceneggiatura?

– Si, per la stesura del testo ho scelto proprio la strada del “noir psicologico “. La psicoanalisi freudiana dibatte proprio di questo -eros e morte- nel suo saggio “Al di là del principio di piacere” e ne parla ampiamente. Mi interessava però raccontare anche la ribellione di Virginia, il suo percorso psicologico in bilico tra moralismi e insofferenze, tra buio e luce, la sua scelta che  si fa strada travestita da non-scelta.

Considerato il suo percorso di emancipazione a cui abbiamo potuto assistere durante lo spettacolo, possiamo considerare Virginia una femminista?

– In un certo senso direi proprio di sì.

Travelers’ Choice Destinations Awards 2016

TripAdvisor, sito internet dedicato a recensioni di attrazioni turistiche, ristoranti ed hotel, ha diffuso i nomi dei vincitori dei “Travelers’ Choice Destinations Awards 2016” raccogliendo ed analizzando le indicazioni fornite dagli oltre 60 milioni di utenti che condividono consigli ed esperienze di viaggio sul portale web americano; questo gigantesco numero di viaggiatori ha votato per indicare i luoghi più amati dai turisti di tutto il mondo.

Gli analisti di TripAdvisor hanno stilato le classifiche dei “Travelers’ Choice Destinations Awards 2016” basandosi sui punteggi ottenuti da mete turistiche e strutture alberghiere negli ultimi dodici mesi e Londra è risultata in cima alle preferenze nella top ten globale; la metropoli ha guadagnato ben cinque posizioni rispetto all’anno scorso e scalza, dal primo posto che deteneva, la città marocchina di Marrakesh.

Secondo il parere degli utenti di TripAdvisor la capitale inglese, ben nota per le sue bellezze e l’efficienza dei servizi di trasporto, riesce meglio di qualsiasi altro luogo al mondo a mettere a proprio agio i turisti.

La seconda posizione è conquistata da Istanbul che, con quasi 15 milioni di abitanti, è il centro urbano più popoloso in Europa.

Nonostante i disordini e gli attentati che hanno sconvolto la Turchia negli ultimi mesi, moltissimi viaggiatori continuano ad affollare le strade della meravigliosa ex-capitale dell’Impero Ottomano.

Nella classifica globale non mancano città da sempre molto gettonate come Parigi, New York e Praga mentre, per quanto riguarda i paesi asiatici, la Cambogia e il Vietnam sono ancora tra i luoghi più visitati dagli amanti dell’Oriente.

Roma è la settima meta turistica al mondo più apprezzata dagli utenti di TripAdvisor ma ha perduto una posizione rispetto all’anno scorso; questa retrocessione dovrebbe imporre una seria riflessione sull’intera filiera e struttura delle politiche del turismo che vengono poste in essere.

Alcuni anni fa il posizionamento di Roma, nelle scelte turistiche, poteva fregiarsi di un quarto e poi un quinto posto, perché la “Città Eterna” ha perduto la sua attrattività?

Nella graduatoria nazionale troviamo altre due località italiane ben posizionate nelle classifiche dei “Travelers’ Choice Destinations Awards 2016” e sono le classiche ed affascinanti città di Firenze e Venezia, rispettivamente al secondo e al terzo posto.

Le città d’arte la fanno da padrone ma non mancano alcune sorprese; tra le migliori destinazioni in Italia, secondo TripAdvisor, vi sono anche piccoli paesi come Cervia, in provincia di Ravenna che si affaccia sul Mar Adriatico, e Selva di Val Gardena, cittadina in provincia di Bolzano nota soprattutto per i suoi impianti sciistici.

Tra i musei di tutto il mondo più apprezzati e meglio recensiti dagli utenti ci sono il “Metropolitan Museum of Art” di New York City, il “Musee d’Orsay” di Parigi, il “Museo del Prado” di Madrid e la “National Gallery” di Londra.

L’unico museo italiano presente tra le prime venticinque posizioni è la “Galleria dell’Accademia” di Firenze; anche questo è un dato decisamente negativo se si considera l’importanza e la vastità del patrimonio artistico nazionale.

Un altro motivo di preoccupazione per l’Italia è rappresentato dalla totale assenza di ristoranti nostrani nella lista dei migliori al mondo secondo i “Travelers’ Choice Destinations Awards 2016”; un altro duro colpo per la fama internazionale della cucina italiana.

Il primo posto quest’anno è andato al locale dello chef basco Martín Berasategui che si trova a Lasarte, una piccola cittadina nel nord della Spagna.

Le cose vanno meglio per quanto riguarda gli hotel; secondo il parere degli utenti di TripAdvisor la terza migliore struttura alberghiera del mondo è il lussuosissimo “Bellevue Syrene” di Sorrento, notissimo comune della provincia di Napoli che si affaccia sul Golfo.

Al 20° posto c’è il “J.K. Place” di Roma, apprezzato dagli utenti del portale di viaggi per la sua eleganza e raffinatezza.

Secondo il parere di coloro che hanno votato per i “Travelers’ Choice Destinations Awards 2016” le spiagge italiane più belle si trovano in Sardegna (“Cala Mariolu” e “Cala Goloritzé”) e in Sicilia (la “Spiaggia dei Conigli” di Lampedusa e la costa di Favignana).

Quest’anno TripAdvisor ha deciso di premiare anche le migliori destinazioni emergenti; un’ottima idea per offrire consigli a chi volesse organizzare una vacanza in luoghi meno conosciuti e affollati ma comunque ricchi di fascino.

In questa lista la fa da padrona l’America Latina con le rovine archeologiche Maya di Tulum in Messico e Cartagena, un magnifico villaggio colombiano di pescatori che si affaccia sul Mar dei Caraibi.

Anche in Europa non mancano i posti da scoprire; gli utenti di TripAdvisor consigliano la cittadina di mare portoghese Funchal, l’isola greca di Oia e le spiagge di Brighton, storica meta di villeggiatura inglese.

I Travelers’ Choice Destinations Awards 2016 offrono un quadro preciso dei gusti e delle preferenze dei turisti di tutto il mondo e rappresentano un buon punto di partenza per tutti coloro che fossero in procinto di pianificare nuovi viaggi.

L’analisi ed i risultati pubblicati da TripAdvisor dovrebbero essere un punto di partenza per migliorare la nostra capacità di attrarre il turista; la tradizione turistica ha fatto sempre parte del nostro bagaglio culturale ma ora forse è sopito: dobbiamo rendere di nuovo desiderabili le nostre città.

Grazie alla rete e a pagine come TripAdvisor oggi è molto più semplice organizzare e trascorrere serenamente le proprie vacanze ma, probabilmente, questo è un aspetto negativo per gli amanti dell’avventura e degli imprevisti; chi vuole pianificare tutto prima di partire invece non può che essere felice di leggere i consigli e i suggerimenti di altri viaggiatori.

Giuseppe Loris Ienco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Concerto del Primo Maggio

Sono stati resi noti i nomi degli artisti che parteciperanno alla 26° edizione del “Concerto del Primo Maggio”, il tradizionale evento gratuito di musica dal vivo che si svolge a Piazza di San Giovanni in Laterano a Roma.

La rassegna, promossa dai sindacati confederali C.G.I.L. (Confederazione Generale Italiana del Lavoro), C.I.S.L. (Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori) e U.I.L. (Unione Italiana del Lavoro), è organizzata dalle agenzie di spettacolo “iCompany” e “Ruvido Produzioni”.

Dal 1990 ad oggi sono stati numerosissimi i grandi nomi della musica leggera italiana e internazionale che hanno calcato il prestigioso palco di Piazza di San Giovanni in Laterano.

Tra i più famosi ci sono sicuramente cantautori del calibro di Fabrizio De Andrè, Franco Battiato e Roberto Murolo ma anche gruppi rock come Litfiba, Bluvertigo e Verdena.

Molti artisti stranieri conosciuti in tutto il mondo hanno partecipato al “Concerto del Primo Maggio” nel corso degli anni; tra questi non sono da dimenticare nomi del livello di Sting, Lou Reed, Nick Cave, B.B. King, Iron Maiden e Oasis.

Ma il 1° maggio non è fatto solo di pop e rock; sin dagli inizi della manifestazione tutti i tipi di generi musicali hanno avuto ampio spazio sul palco di Piazza di San Giovanni in Laterano.

Sono memorabili le esibizioni del grande pianista jazz Chick Corea – ospite dell’edizione del 1992 – e della Nuova Compagnia di Canto Popolare, l’ensemble folk di Peppe Barra che ha partecipato al “Concerto del Primo Maggio” per ben tre volte (1991, 1992 e 1998).

Un ruolo di primo piano lo hanno da sempre anche la musica etnica e la world music; tra i grandi esponenti di questi generi ricordiamo il compositore serbo Goran Bregović ed il cantante senegalese Youssou N’Dour.

Questa edizione 2016 del “Concerto del Primo Maggio” sarà presentata dal cantautore romano Luca Barbarossa e vedrà alternarsi sul palco un ricchissimo cast di artisti solisti e complessi musicali.

Dalle ore 15 alla mezzanotte si esibiranno dal vivo Asian Dub Foundation, Marlene Kuntz, Salmo, Tiromancino, Max Gazzè, Vinicio Capossela, Calexico, Gianluca Grignani, Tullio De Piscopo, Bugo, Coez, Fabrizio Moro, Dubioza Kolektiv, Gary Dourdan, Perturbazione, Nada, Andrea Mirò, Nina Zilli, Bandabardò e Mau Mau.

Ed ancora molti altri nomi: Ambrogio Sparagna, Raiz, Peppe Barra, Eugenio Bennato, Modena City Ramblers, Rezophonic, Thegiornalisti, Maldestro, Orchestra Operaia per Remo Remotti, Tony Canto, Enzo Avitabile, Il Parto delle Nuvole Pesanti, Miele, Med Free Orkestra con Matteo Gabbianelli e Roberto Angelini.

Ospiti di punta della serata saranno gli Skunk Anansie, la band rock inglese fondata nel 1994 e capeggiata dalla cantante Skin che, l’anno scorso, ha preso parte al talent show musicale di Sky “X Factor” nelle vesti di giudice.

Il “Concerto del Primo Maggio” verrà trasmesso in diretta televisiva su Raitre dalle ore 15 fino alla mezzanotte, con una pausa tra le 18:55 e le 20 per il telegiornale nazionale e quello regionale.

Il Comune e l’ATAC non hanno ancora diffuso informazioni ufficiali sui piani per trasporti e traffico previsti per la giornata del 1° maggio 2016 a Roma.

Molto probabilmente, però, la stazione metro di Piazza di San Giovanni in Laterano resterà chiusa nel corso del pomeriggio per motivi di sicurezza.

Il “Concertone” romano della Festa dei Lavoratori è da quasi trent’anni un appuntamento importante per tutta la città e un’ottima occasione per migliaia di appassionati di godersi quasi dieci ore di musica dal vivo senza dover pagare il biglietto.

Con un cast così ricco e variegato non possiamo far altro che augurare buon divertimento a tutti coloro che trascorreranno la giornata di festa sotto il palco del Concerto del Primo Maggio.

Giuseppe Loris Ienco

 

 

 

 

 

 

La chiave di Virginia B al Teatro Belli

Dal 26 aprile al 1 maggio il Teatro Belli di Roma ospiterà “La chiave di Virginia B”, di e con Isabel Russinova. Con Antonio Salines, Fabrizio Bordignon e Annabella Calabrese, l’Ars Millennia Producion, per la regia di Rodolfo Martinelli Carraresi, porta in scena uno spettacolo pensato come un omaggio al capolavoro erotico dello scrittore giapponese Junichiro Tanizaki. Il testo teatrale della Russinova è ambientato negli anni ‘50, periodo di grandi cambiamenti etici e sociali nel nostro Paese, in cui l’erotismo e la donna hanno le valenze e i Russinova 2condizionamenti che riflettono e rappresentano le ansie, ma anche le speranze proprie del dopoguerra.

Nella vicenda teatrale, l’erotismo è l’ideale filo conduttore, simbolico di un rapporto affettivo complesso, che assume toni paradossali, dove di volta in volta si alterna la volontà dell’uno di prevalere sull’altro, il desiderio di tenerezza contrapposto alla volontà di sopraffazione. In un crescendo di situazioni emotivamente coinvolgenti, il “gioco al massacro” dei protagonisti assumerà toni noir, culminando in un finale sorprendente.

Nel romanzo del grande autore giapponese, la materia erotica è esposta al lettore con estrema raffinatezza, inserita in un quotidiano che non può prescindere da situazioni e temi espliciti. L’erotismo diventa così una sorta di pretesto che porta a un’indagine più profonda: “nel fitto di uno stupefacente labirinto, che sembra costruito poco a poco nel corso di accumulazioni secolari entro la psiche umana, quasi ad avviluppare passioni, errori, delizie proibite (….). Dal volto vizzo e satiresco dell’anziano marito, si sprigiona lucidamente una crudele attualità, nella quale si finisce per riconoscere una parte viva, sottaciuta ma bruciante, di noi stessi: il bilico dell’uomo di sempre e anche di oggi, che non tralascia occasione per inventare qualche nuova forma, raffinata e desolata, di rischio, di autocondanna, di perdizione” (Geno Pampaloni).

Info e prenotazioni:

tel. 06 58 94 875 – email  botteghino@teatrobelli.it

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Alma Daddario & Nicoletta Chiorri

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