La Danza Accademica-Moderna

In un precedente articolo dedicato alla Danza nel 900 anticipammo che saremmo ritornati a presentare la Danza Accademica dedicandole un servizio

Tuttavia uno spunto di riflessione sulla differente interpretazione dell’Arte della Danza ci è stato fornito dalla partecipazione, in qualità di osservatori, all’importante Concorso Coreografico “Ballet-ex” che si è svolto sabato 9 aprile presso il Teatro Orione di Roma.

Mirabilmente organizzato dalla Direttrice, Luisa Signorelli, abbiamo avuto l’opportunità di ammirare diverse A.S.D. e scuole di ballo provenienti da numerose regioni d’Italia che si sono esibite nelle più moderne coreografie esaltate da una attenta scelta dei costumi, da arditi passi di danza, da eccellente ritmo e coordinamento del gruppo.

Abbiamo notato che tutti i danzatori, al termine della loro rappresentazione, erano fisicamente provati dalle corse e dai salti sul palcoscenico ma sappiamo tutti che solo con la costanza e con la “fatica” si riesce ad esprimere la gioia e la carica emotiva che solo l’artista può comprendere.

Il Concorso Coreografico ci ha presentato “La Danza Accademica-Moderna” ed ha avuto il pregio di presentare al numeroso pubblico anche alcune altre realtà di scuole di Danza che poggiano su solide basi di Danza Accademica.

Segnatamente vorremmo citare il “Centro Arte Danza” di Pistoia e ”Accademia delle Arti” di Roma.

L’ “Accademia delle Arti”  si è aggiudicata il Premio Speciale per la Tecnica e la Preparazione sia nella sezione balletto classico che balletto moderno; risultati encomiabili!

Ancora una volta si conferma che le eccellenti performance sono il risultato visibile e gratificante di un costante lavoro di preparazione, di dedizione, di passione condivisa; a tal proposito non possiamo sottacere la professionalità della Direttrice dell’Accademia delle Arti , Sig.ra Catia Di Gaetano e dei Coreografi Rosario Marotta e Fabio Grossi.

Abbiamo assistito ad un eccellente Concorso che ha confermato la possibile ed integrata coesione tra “La Danza Accademica-Moderna.

Ci piace qui ricordare una frase di Roberto Bolle: “Uno come Michael Jackson è stato un punto di riferimento anche per chi fa danza classica”

A presto

Una domenica a teatro: “La Storia di mezzo”

Quando la realtà supera la fantasia è possibile che quella di un uomo che si suicida perché ha perso il lavoro si trovi ad essere il tragico spunto che la cronaca fornisce ad un autore per tornare a raccontare qualcosa. Egli dunque lo interiorizza e poi restituisce al suo pubblico vestito di nuovo, così trasformato da non poter più scivolare addosso come quando era ancora una delle tante cattive notizie ascoltate per caso al telegiornale. Questo Gabriele Mazzucco lo sa o, quantomeno, questa è l’impressione che si ha quando, uscendo dal teatro, si cerca di ricostruire il percorso che lo ha portato a scrivere “La Storia di mezzo”. Eppure durante l’intervista ci aveva anticipato che la sua esperienza personale nel mondo del lavoro mista alla percezione della realtà circostante erano state la principale fonte di ispirazione; ciò che invece difficilmente avremmo potuto immaginare è quello che abbiamo visto sul palco.

Dopo il suo licenziamento, il trentenne Simone (Luca Restagno) decide che legarsi un cappio al collo è l’unica cosa che gli è rimasta da fare; è un uomo così insicuro che, quando apre gli occhi e si ritrova sdraiato a terra con la corda penzolante, stenta a credere di essere riuscito in qualcosa una volta tanto. Tuttavia, ancora non del tutto convinto, inizia a vagare per casa cercando il coraggio di ripetere il gesto. Quasi per caso, ad interromperlo in questo momento così delicato intervengono per farlo ragionare una serie di personaggi, dal bizzarro portiere (Gigi Palla) e la sua infelice moglie (Federica Orrù) alle personificazioni dei suoi animali domestici, la seducente gatta Cleopatra (Chiara Fiorelli) e Nino (Andrea Alesio), il pesce rosso ubriacone: persino l’incarnazione della sua passione per la musica, l’androgina ed inevitabilmente hippie musa Angie (Armando Sanna), non gli risparmia il discorsetto. Come per magia quella sera sono tutti lì a svelargli finalmente i segreti di un’esistenza felice, tutti riuniti nel pozzo dove il suo gesto l’aveva gettato a ricordargli e ad insegnarli qualcosa durante l’ultimo passaggio della vita dopo la morte. Adesso Simone ha capito e non vede l’ora di tornare indietro; sarà però una pallottola a ricordargli che purtroppo non è più possibile e che il suo destino ormai è di rimanere in quel pozzo.

La scenografia essenziale ma completa, ricca di colori anche vivaci, fa da sfondo a quella che si rivela essere una commedia che prende le mosse dall’iniziale tragedia avuta luogo quella notte in quel salotto, a casa del protagonista. Spettacolo complesso ed originale, presenta situazioni comiche e surreali piene di battute e riferimenti sempre freschi e mai banali arricchite da un dovuto tributo al dialetto romanesco che, lungi dall’appesantire le scenette caricaturandole, viene utilizzato per delineare con precisione i contorni dei personaggi.

Patagonica – Paesaggi dalla fine del Mondo

Alla Patagonia, grande regione dell’America Meridionale da sempre cara ai viaggiatori amanti della natura, è dedicato l’evento “Patagonica – Paesaggi dalla fine del Mondo” promosso da Roma Capitale.

Il territorio della Patagonia, diviso tra Argentina e Cile, occupa una superficie di oltre 900.000 km²; buona parte dell’area è costituita da zone desertiche e steppose popolate da innumerevoli specie di animali diverse come pinguini, puma, volpi e moltissimi altri piccoli mammiferi.

La Patagonia è ricca di paesaggi meravigliosi e luoghi suggestivi, raccontati e resi famosi anche da grandi scrittori come l’inglese Bruce Chatwin – autore di “In Patagonia”, diario di viaggio pubblicato nel 1977 – e il cileno Luis Sepúlveda che alla enorme regione desertica ha dedicato “Patagonia express. Appunti dal sud del mondo” pubblicato nel 1995.

L’enorme e vario patrimonio naturale della regione è tutelato da Argentina e Cile che, nel tempo, e con una lungimirante politica di protezione della natura, hanno istituito moltissime aree protette. Una delle più note e visitate è quella della “Terra del Fuoco” il cui parco nazionale occupa la regione più a sud dell’Argentina.

La mostra fotografica “Patagonica – Paesaggi dalla fine del Mondo” è stata inaugurata il 9 aprile scorso al “Museo di Roma in Trastevere” e sarà aperta al pubblico fino al 12 giugno 2016.

La mostra “Patagonica – Paesaggi dalla fine del Mondo” è promossa dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale con il patrocinio della Commissione Italiana dell’Unesco, della Regione Lazio e dell’Ente del Turismo della Patagonia.

La rassegna fotografica è realizzata da Luca Bragalli, fotografo e architetto paesaggista fiorentino. Nato nel 1972, Bragalli si occupa da molti anni di progettazione sostenibile, difesa della natura e tutela del territorio dall’impatto umano.

Le foto esposte nella mostra “Patagonica – Paesaggi dalla fine del Mondo” sono state scattate tra dicembre 2014 e gennaio 2015 in diverse aree protette cilene e argentine.

Vi sono molte immagini che riprendono i magnifici parchi nazionali argentini come “Los Glaciares” e “Terra del Fuoco” oltre ad altre suggestive testimonianze dalla Patagonia cilena (“Torres del Paine” e “Vicente Perez Rosales”).

La mostra “Patagonica – Paesaggi dalla fine del Mondo” si divide in due sezioni: in una sono esposte immagini nelle quali gli elementi “protagonisti” sono la pietra ed il vento, nell’altra viene dato risalto all’acqua dei fiumi e al gelo dei ghiacciai patagonici.

Le foto di Luca Bragalli sono rigorosamente in bianco e nero; la decisione di non mostrare i colori dell’incontaminata natura della Patagonia è legata alla volontà dell’autore fiorentino di dare il massimo risalto soprattutto alle forme, alla geometria ed alla purezza dei paesaggi desertici e stepposi dello sterminato territorio argentino-cileno.

La Patagonia è rappresentata nella sua alternanza di luci e ombre; la totale assenza di elementi umani accentua la maestosità della natura.

Il variare di luoghi e condizioni meteorologiche, che è ben rappresentato dalle immagini esposte, dà all’osservatore l’impressione di un luogo che, nonostante la calma del deserto, è comunque sempre in continuo movimento e perenne mutamento.

“Patagonica – Paesaggi dalla fine del Mondo” è una mostra da non perdere per tutti gli amanti della natura e dell’ecoturismo; sono sempre in numero crescente gli appassionati di fotografia che affrontano il viaggio in Patagonia per riscoprire e fissare nelle foto il meraviglioso spettacolo che ci offre la natura.

Un’ottima occasione per riscoprire la bellezza della Patagonia – uno degli ultimissimi luoghi al mondo dove la natura la fa ancora da padrona – e per ricordarci dell’importanza della tutela della regione da un possibile invasivo e deprecabile impatto umano.

 

Patagonica – Paesaggi dalla fine del Mondo – Immagini di Luca Bragalli

Evento promosso da promosso da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali

Dove:

Museo di Roma in Trastevere – Piazza S. Egidio, 1B – Roma

Quando:

Dal 9 aprile al 12 giugno 2016

Da martedì a domenica ore 10.00 – 20.00 (chiuso il lunedì)

Per i visitatori sono previste molteplici ed articolate facilitazioni economiche meglio specificate sul sito web:

http://www.museodiromaintrastevere.it

Tel. 060608 (orario 9,00 – 21,00)

Giuseppe Loris Ienco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I libri che hanno fatto l’Europa

I libri che hanno fatto l'Europa

In occasione del XXVIII Congresso Internazionale di Linguistica e Filologia romanza (a Roma dal 18 al 23 luglio 2016), la Biblioteca dell’Accademia dei Lincei ha aperto la mostra storico-documentaria (gratuita) “I libri che hanno fatto l’Europa“: esposti ci sono manoscritti latini e romanzi, da Carlo Magno fino all’invenzione della stampa.

Si potrà visitare “I libri che hanno fatto l’Europa“, inaugurata il 31 marzo, fino al 22 luglio, presso Palazzo Corsini in via della Lungara 10, Roma.

Lo scopo è rappresentare l’evoluzione della cultura europea attraverso l’evoluzione della forma libro e le opere fondamentali che, dalla tradizione classico cristiana, hanno condotto la nostra civiltà fino alla modernità. Inoltre viene data la possibilità di far conoscere parte del patrimonio culturale delle biblioteche di Roma (Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, Angelica, Casanatense, Nazionale, Vallicelliana, Biblioteca Apostolica Vaticana).

I libri che hanno fatto l’Europa”, a cura di Roberto AntonelliMichela Cecconi e Lorenzo Mainini, è organizzata dall’Accademia Nazionale dei Lincei e dal Dipartimento di Studi Europei, americani e interculturali di Sapienza Università di Roma.

Il percorso espositivo consta di 186 manoscritti e a stampa, di periodo compreso tra il IX e il XV secolo, provenienti dalla Biblioteca dell’Accademia e da altre importanti Biblioteche di Roma, suddivisi in 5 macroaree a loro volta articolate in 19 sezioni tematiche.

Si inizia con la cultura classico-cristiana “fondata” da S. Agostino e S. Girolamo e andata avanti per tutto il Medioevo. I testi classici vengono filtrati, tradotti, rielaborati, andando a formare non solo una gran quantità di materiale scritto, ma soprattutto una tradizione, un sistema di valori, una forma mentis. I testi esemplari del cosiddetto canone si affiancano alla Bibbia e ai testi pagani: sono queste le fonti di acculturamento del tempo. Troviamo in questa sala la Bibbia atlantica: 18 kili il peso di questo preziosissimo esemplare, probabilmente costituito in origine da due volumi, uno dedicato al vecchio e uno al nuovo testamento, quest’ultimo andato perduto.

Si va avanti con le compilazioni enciclopediche e i trattati di scienza, per proseguire con la letteratura di XII e XIII secolo e la sua grande vastità e varietà di produzioni: diritto, aristotelismo, agiografia, letteratura didattica, storiografia, epica, romanzo, lirica, laudari.  Nasce in questi secoli la moderna letteratura europea, col suo nuovo sistema di generi.

La quarta sezione de “I libri che hanno fatto l’Europa” è dedicata al primo canone della letteratura italiana, dunque alla triade Dante Petrarca Boccaccio, che ha costituito un punto di riferimento e un modello nei secoli a venire. Qui troviamo esposta anche la editio princeps (la prima edizione a stampa) della Commedia, unita a varie trascrizioni del Boccaccio delle opere dantesche (come la Vita Nuova, le Canzoni) e del Petrarca (il Canzoniere). Di quest’ultima opera è presente il primo manoscritto trascritto da Petrarca stesso, con l’aiuto di un copista.

L’ultima sezione, Verso la modernità, è incentrata sulla rivoluzione portata dalla stampa: a partire dal 1467, quando a Subiaco viene stampato il primo libro italiano, il fenomeno si diffonde e trova in Venezia il suo centro d’eccellenza. La città diventa la capitale mondiale della stampa, da dove ha inizio la trasformazione epocale della trasmissione del libro, con ripercussioni sui modi della lettura, sul pubblico, sulle lingue utilizzate, sulle forme librarie.

Il racconto che c’è dietro questi manoscritti latini, romanzi, greci, arabi ed ebraici è il racconto di una cultura che si è evoluta nei secoli avvalendosi di molteplici trasformazioni ed influenze. Dall’antichità ad oggi il sapere si è tramandato in forme diverse, cercando di far sopravvivere una certa educazione letteraria e scientifica, un certo rigore culturale. “I libri che hanno fatto l’Europa” racconta  le radici profonde di un sapere non solo italiano, ma europeo.

I libri che hanno fatto l’Europa: dove e quando

La mostra (gratuita) “I libri che hanno fatto l’Europa“, resterà aperta fino al 22 luglio: lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9:00 alle 13:00, martedì e giovedì dalle 9:00 alle 17:00, ogni prima domenica del mese dalle 10:00 alle 18:00. Palazzo Corsini si trova in via della Lungara 10, Roma.

Al via la prima edizione di primavera dei Cinemadays

Confortati dai risultati dell’edizione di ottobre dei CinemaDays, con un milione e 800mila spettatori che hanno affollato le sale, le associazioni dell’industria cinematografica ANEC, ANEM, ANICA, con il sostegno della Direzione Generale Cinema del MiBACT, lanciano la prima edizione di primavera dei Cinemadays, in programma dall’11 al 14 aprile, con l’obiettivo di continuare a far aumentare le presenze nelle sale cinematografiche. Durante i CinemaDays il costo del biglietto sarà infatti di soli 3 euro (ad esclusione dei film in 3D che costeranno 5 euro e degli eventi speciali). “L’avvio del 2016 – afferma Luigi Cuciniello, presidente ANEC, associazione nazionale esercenti cinema – ha segnato un incremento decisamente positivo delle presenze e degli incassi al cinema. Con i CinemaDays vogliamo continuare a mantenere alta l’attenzione del pubblico nei confronti della visione del cinema in sala. Anche per questo abbiamo deciso da quest’anno di organizzare due edizioni dei CinemaDays, una in primavera e una in autunno, con l’obiettivo che diventino degli appuntamenti fissi di promozione del cinema”.

A questo punto non resta che collegarsi al sito www.cinemadays.it per verificare le sale aderenti all’iniziativa, e….silenzio….inizia lo spettacolo….