Le uova di Pasqua tra storia e leggenda

Mai come quest’anno le origini pagane e quelle cristiane della Pasqua si fondono sotto il segno dell’arrivo della bella stagione: solo il 20 marzo scorso, infatti, abbiamo assistito al tanto atteso Equinozio di Primavera ed è fra poco, il 27 marzo, che festeggeremo una tra le più importanti ricorrenze legate alla religione cristiana.

Ostera o Eostre erano i nomi della dea anglosassone della primavera (da cui poi il termine inglese “Easter” per indicare la festività), ma ancora prima Iside per gli Egizi, Ishtar per i Babilonesi, Afrodite per i Greci, Venere per i Romani e Ashtoreth per gli Ebrei; per secoli ogni civiltà ha venerato la propria divinità protettrice della fertilità che, come tale, si manifestava agli uomini sotto forma di bel tempo ed abbondanza. E certamente non mancavano, già all’epoca, cerimonie e riti propiziatori organizzati allo scopo di celebrare il periodo più fecondo dell’anno e delle quali ancora oggi manteniamo alcune usanze.

Uova di Pasqua 2Una di queste è senz’altro l’attenzione dedicata alle uova, il simbolo della vita per eccellenza. Per gli ebrei costituiscono da secoli una delle pietanze servite durante la celebrazione di Pesach per ricordare la liberazione dalla schiavitù attraverso la fuga dall’Egitto. Con l’avvento del Cristianesimo le celebrazioni religiose, di fatto, assorbirono l’antica festa pagana arricchendo le tradizioni di nuovi significati: le uova, che già gli antichi Egizi decoravano e donavano ai loro pari o, in segno di adorazione, agli dèi, divennero il simbolo della resurrezione di Cristo per via del loro guscio resistente e simile alla pietra (quella del sepolcro) posto a protezione di una nuova vita (quella di Gesù dopo la morte).

Nel Medioevo venne ripresa l’usanza di decorarle e donarle agli schiavi oppure, in Germania e nei paesi del nord Europa, regalarle la domenica di Pasqua: a partire da questo momento iniziarono a trasformarsi in veri e propri oggetti di lusso grazie all’aggiunta di metalli e pietre preziose. Fu poi il famoso gioielliere e orafo russo Peter Carl Fabergè che, negli anni ’80 dell’Ottocento, creò, su commissione dello zar, il primo uovo di platino smaltato di bianco contenente un ulteriore uovo d’oro e ben due doni, una miniatura della corona e un pulcino.

Ancora, sembrerebbe che sempre negli stessi anni venne introdotto il costume di preparare uova di cioccolato per abbellire ed addolcire i banchetti pasquali delle corti francesi e tedesche dell’epoca: dapprima completamente pieni, poi vuoti per contenere una piccola sorpresa, questi dolci erano delle vere e proprie specialità artigianali. Soltanto dopo la Seconda Guerra Mondiale la produzione delle uova di cioccolato si fece industrializzata per giungere poi numerosi sugli scaffali dei nostri supermercati.

Euro 2016

Il rischio che le partite di “Euro 2016” si svolgano a porte chiuse è sempre più forte, soprattutto dopo gli attacchi terroristici di matrice jihadista del 22 marzo che hanno sconvolto Bruxelles, con 32 persone che hanno perso la vita e 270 feriti.

Il Campionato europeo di calcio, che quest’anno si svolgerà in Francia, prenderà il via il 10 giugno.

La partita inaugurale sarà Francia-Romania e si giocherà allo stadio Saint-Denis di Parigi.

Proprio la capitale francese è stata la città europea più colpita dal terrorismo islamico negli ultimi mesi; prima con gli attentati alla sede del giornale satirico “Charlie Hebdo” e al supermercato kosher tra il 7 e il 9 gennaio 2015, poi con le stragi del 13 novembre dello stesso anno.

Nel novembre scorso i jihadisti hanno colpito il teatro Bataclan, alcuni ristoranti e lo stesso stadio Saint-Denis dove era in corso l’amichevole tra le nazionali di calcio di Francia e Germania e nel quale, secondo i piani terroristici, ci sarebbe dovuto essere il maggior numero di vittime.

In questo caso le forze dell’ordine, che si trovavano fuori dalla struttura per i controlli all’ingresso, sono riuscite a evitare il peggio; nonostante questo, però, un civile è stato ucciso dall’esplosione di uno dei terroristi kamikaze.

In tutto le vittime degli attentati del 13 novembre sono state 130, la maggior parte delle quali si trovavano al Bataclan, dove sono morte 93 persone.

Con gli attacchi terroristici di Bruxelles i timori sono tornati vivi. L’Europa è spaventata dalla minaccia jihadista e i dubbi sulla sicurezza sono innumerevoli.

In molti si stanno chiedendo se non sia il caso di annullare “Euro 2016”.

Il vicepresidente della Uefa, Giancarlo Abete, ha tenuto a precisare che questa possibilità non è stata presa in considerazione dai vertici dell’organismo che amministra il calcio europeo. Così facendo, infatti, si rischierebbe di darla vinta ai terroristi.

Lo stesso Giancarlo Abete, però, non ha escluso che alcune partite di “Euro 2016” – considerate a rischio – possano svolgersi senza tifosi sugli spalti.

La priorità è la sicurezza del pubblico e dei calciatori e, per garantirla senza troppe difficoltà, Giancarlo Abete ha dichiarato che la Uefa è disponibile a valutare tutte le opzioni, nessuna esclusa, ma solo a ridosso dell’evento sportivo. Ora come ora, a poco meno di tre mesi dall’inizio della manifestazione calcistica, è ancora troppo presto per prendere decisioni drastiche.

Altri dirigenti della Uefa hanno smentito le parole di Abete dicendo di essere certi circa l’efficienza dell’apparato di sicurezza francese e negando l’esistenza di piani alternativi per far giocare alcune partite di “Euro 2016” a porte chiuse.

L’auspicio è che abbiano ragione questi ultimi; senza pubblico sugli spalti, un evento sportivo di tale importanza perderebbe il suo fascino ed il suo significato.

Un “Euro 2016” senza incidenti potrebbe essere utile per restituire la speranza ad una Europa sempre più debole e lacerata.

Giuseppe Loris Ienco

10 anni di Twitter

“10 anni di Twitter” hanno portato a profondi cambiamenti e novità nel mondo della comunicazione e dei social network.

Il 21 marzo 2006 Jack Dorsey, uno dei fondatori di Twitter, pubblicò il primo tweet; un semplice messaggio di prova che ha aperto la strada ad una vera e propria rivoluzione culturale.

In “10 anni di Twitter” l’informazione ha creato un legame sempre più forte con internet.

Twitter ha contribuito alla nascita del citizen journalism, una nuova forma di giornalismo interattivo dove I lettori partecipano alla notizia, utilizzando internet per commenti o domande. Sempre più spesso vi aggiungono anche nuovi dettagli e testimonianze.

Twitter è la piattaforma di microblogging più importante e diffusa; i messaggi pubblicati – che vengono chiamati “tweet”, termine inglese per “cinguettio” – non possono però superare i 140 caratteri e forse tale impostazione viene considerata limitativa.

Una delle caratteristiche principali di Twitter è l’utilizzo dell’hashtag.

Gli hashtag catalogano le parole chiave contenute in un tweet, ne semplificano la ricerca e ne mettono in evidenza i particolari di ciò che si desidera comunicare.

Twitter ha avuto grande importanza nel raccogliere e diffondere le testimonianze dei più significativi eventi accaduti in questi ultimi dieci anni.

Nel 2011 è stato il social network più utilizzato per organizzare i movimenti e documentare i fatti della Primavera araba, nonostante i numerosi tentativi di censura e repressione da parte dei regimi.

Non sempre, però, esso viene utilizzato con buoni propositi: organizzazioni terroristiche diffondono spesso le loro minacce proprio attraverso i tweet.

Oggi Twitter conta più di 330 milioni di iscritti ma è ben lontano dal numero di iscritti che registra Facebook che, con i suoi 1,5 miliardi di utenti, sembra essere assolutamente irraggiungibile.

Facebook e Twitter sono però due social network molto diversi: mentre il primo è maggiormente usato per diffondere informazioni e pensieri personali, il secondo ha un peso superiore nel campo dell’informazione.

Dopo “10 anni di Twitter” esso risulta uno strumento più efficace nella comunicazione in tempo reale e, non a caso, le agenzie di stampa soffrono sempre di più la sua concorrenza.

Tuttavia Twitter sta attraversando un periodo di crisi; la società non ha mai chiuso un bilancio in attivo ed il numero degli iscritti non registra alcuna crescita da molti mesi.

Per una azienda “market oriented” non è certamente un trend da sottovalutare e quindi l’Azienda ha immediatamente applicato dei correttivi per contenere le spese; tra il 2015 e il 2016 Twitter ha licenziato l’8% dei suoi dipendenti e cinque top manager.

Nonostante questi dati preoccupanti Twitter è ancora la piattaforma di comunicazione immediata più usata dai personaggi pubblici, soprattutto politici e artisti.

Il politico più seguito in questi primi “10 anni di Twitter” risulta essere il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, con più di 71 milioni di followers.

La cantante pop Katy Perry è invece la V.I.P. con più seguaci in assoluto: quasi 85 milioni di persone ricevono i suoi aggiornamenti.

Gli account dei personaggi pubblici sono quindi una risorsa per Twitter; l’azienda ci punta fortemente, con la speranza di riuscire a resistere alle pressioni dei competitor per almeno altri dieci anni.

 

Giuseppe Loris Ienco

 

La Danza nel 900

Abbiamo visto che l’800  fu il secolo delle grandi ballerine: Maria Taglioni, Carlotta Grisi, Fanny Elssler, Fanny Cerrito, Lucille Grahn  ma fu anche il secolo dei grandi Balletti che hanno inciso un’epoca e che possiamo ben definire “immortali” : Il Lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci, La Bella Addormentata.

Queste affascinanti rappresentazioni non avrebbero avuto il meritato successo se non fossero state musicate dal grande Piotr Ilic Ciaikovskij ed arricchite, sotto l’aspetto coreografico, dallo straordinario Marius Petipa.

In Russia, grazie all’opera dei maestri occidentali e delle ballerine italiane Pierina Legnani, Carlotta Brianza, Carolina Rosati e Antonietta Dell’Era, il Balletto romantico raggiunse la sua massima evoluzione sia sul piano tecnico-virtuosistico che sul piano artistico ed interpretativo.

Il secolo XIX si concluse con Isadora Duncan che diede un impulso nuovo e vigoroso alla Danza e  gettò le basi della danza moderna abbandonando i luoghi ed i gesti comuni del balletto classico per danzare, scalza e coperta di veli, così da rendere la Danza una questione di ritmo e di corpo.

La Danza nel 900

Il  XX° secolo vede l’esplosione dei ritmi afro-cubani e dei balli ispano-latino-americani.

Nell’America del Sud nasce il Tango, inizialmente bollato come “la danza del peccato” mentre a Nord, negli USA, dilaga il ragtime ed il genere jazz.

Si affacciano alla ribalta diverse danze: dal fox trot al charleston, dal boogie woogie al rock ‘n’ roll, dalla rumba al cha cha cha, dal paso doble al samba, dal mambo alla disco dance ed i nuovi balli non conoscono differenze di classi sociali.

Si assiste ad una omogeneità di gusti estetici, di mode, di passioni, tutti accumunati da un comune ed unico fattore: la voglia di divertimento che attraversa trasversalmente tutte le generazioni. Questo fenomeno investe anche la rigorosa Danza Classica Accademica che “assorbe” le nuove sollecitazioni espressive dettate in nome della “libertà di interpretazione e di performance artistica”.

Il 900 è quindi il secolo della sperimentazione di una nuova espressione della Danza.

Vediamo nascere i Ballets Russes ad opera di Serge Diaghilev  impresario ed organizzatore di balletti nei quali applicò le sue idee circa il necessario rinnovamento della danza e dell’arte teatrale – coreutica.

I Ballets Russes, dopo un periodo iniziale prevalentemente itinerante, si stabilirono presso l’Opéra di Montecarlo sino al loro scioglimento avvenuto nel 1929 a seguito della morte improvvisa di Diaghilev.

La composizione iniziale della Compagnia era costituita dai grandi ballerini russi provenienti dai Teatri Imperiali Russi quali Vaslav Nijinskij e Tamara Karsavina, dai coreografi Mikhail Fokine e Leonide Massine

Determinante per la crescita dei Ballets Russes fu anche la presenza di Enrico Cecchetti in qualità di Maître de Ballet; il suo insegnamento ed il suo metodo influenzeranno tutta la Danza nel 900.

La Danza, da questo momento, non sarà più la stessa grazie al genio artistico di Diaghilev, di Nijinskij e di Igor’ Fëdorovič Stravinskij che musicò L’uccello di fuoco Petruška e La Sagra della Primavera.

La Danza si affermò negli Stati Uniti dove nacquero Compagnie di livello internazionale per merito anzitutto di Martha Graham e di George Balanchine che fondò l’American Ballet ed il Ballet Society denominato poi New York City Ballet.

Le raffinate coreografie di Balanchine, creatore di uno stile di danza astratta, ma con solide basi nella Danza Accademica, furono e tutt’ora sono tra le più applaudite in tutto il mondo ed hanno rappresentato un significativo punto di svolta per la Danza nel 900 e non solo in territorio americano.
Si esalta la cultura delle competizioni, sia sul piano tecnico che puramente atletico.

La Danza, o per meglio dire, il ballo, si trasforma in hobby, divertimento, passione, impegno e business;  si avvicina sempre più ad una attività artistico-sportiva.

E’ necessario quindi standardizzare le regole e ciò avviene gradualmente, ma non senza conflitti. Si assiste così alla contrapposizione tra la scuola francese e lo stile inglese che poi assumerà un ruolo preminente ed  internazionale.

Si procede ad una classificazione omogenea dei balli, vengono creati Organismi internazionali per gestire le problematiche inerenti la danza; si stabiliscono regolamenti e statuti, nascono le Associazioni dei Maestri di Ballo, si giunge alla costituzione delle Federazioni Nazionali di Danza Sportiva.

In un prossimo servizio torneremo a presentare la Danza Accademica.

Grazie

Le Cinture di sicurezza

La sicurezza stradale è un tema importante che ancora non gode dell’attenzione che meriterebbe.

La ricerca condotta dall’IPSOS e promossa dalla Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale lo conferma: un italiano su cinque non allaccia Le Cinture di sicurezza quando è in auto.

L’indagine demoscopica mette in luce questo dato impietoso e preoccupante: il 20% degli automobilisti non è abituato a far uso della cintura.

La percentuale aumenta per quanto riguarda i passeggeri dei sedili posteriori. In questo caso addirittura più della metà degli italiani non allaccia Le Cinture di sicurezza.

In moltissimi sono convinti che sia facoltativo.

In realtà il Codice della Strada prevede l’obbligo di utilizzo delle Cinture di sicurezza per tutte le persone a bordo di vetture in marcia. Non viene fatta alcuna distinzione tra chi è seduto davanti o dietro. La ricerca di IPSOS e Fondazione ANIA rivela così una gravissima ignoranza diffusa tra conducenti e passeggeri.

L’inosservanza di queste basilari norme è particolarmente comune tra chi guida nelle strade dei centri urbani. I tragitti più brevi sembrerebbero preoccupare, erroneamente,  in misura minore gli automobilisti.

Il segretario generale della Fondazione ANIA, Umberto Guidoni, ha però voluto fare chiarezza riguardo tale questione.

Il dato è allarmante: oltre il 75% degli incidenti stradali in Italia si verifica proprio nelle città.

Solo nel 2014 ci sono stati 1.505 morti e 180mila feriti per effetto di incidenti avvenuti sulle strade urbane.

Il triste primato spetta a Roma: ben 154 persone sono decedute a seguito di incidenti stradali.

Nel 2012 ci furono 1.633 morti a livello Italia. Uno studio dello European Transport Safety Council – l’Associazione senza scopo di lucro che promuove la sicurezza stradale nell’Unione Europea – ha rivelato che 448 di questi si sarebbero potuti salvare se gli occupanti delle autovetture avessero indossato Le Cinture di sicurezza allacciate.

Sono dati a dir poco impressionanti che ci debbono far riflettere.

Secondo Umberto Guidoni è necessaria una maggiore consapevolezza da parte del guidatore per contrastare il fenomeno. La conoscenza delle sanzioni a cui si va incontro nel caso di infrazioni e comportamenti scorretti è fondamentale ma ben un italiano su tre è all’oscuro anche di questo.

L’automobilista che viene colto alla guida senza cintura rischia infatti la sospensione della patente fino a due mesi più altre pene accessorie (multa, detrazione punti patente…)

L’obbligo di portare allacciate Le Cinture di sicurezza è in vigore dal 1988 ma in quasi trent’anni di applicazione della legge ancora non si è riusciti a far riflettere quel famoso 20% di utenti che tutt’ora non indossano Le Cinture di sicurezza.

Il numero sempre troppo elevato di incidenti impone alla nostra coscienza civica di riflettere sulla reale necessità di utilizzo delle Cinture di sicurezza per la nostra ed altrui incolumità.

Giuseppe Loris Ienco