Raoul Wallenberg, l’uomo che salvò 100.000 ebrei, di Domenico Vecchioni cerca di dare nuova luce alla figura del diplomatico svedese che salvò un numero impressionante di ebrei dai campi di sterminio nazisti e di cui non sempre si parla, specialmente nelle scuole, dove si pubblicizzano personaggi come Perlasca o Schindler che, pur essendo stati dei grandissimi uomini, riuscirono a salvare molte meno persone di Wallenberg.
Raoul Wallenberg nella storia
L’epopea di Wallenberg ha inizio nel 1944 nella capitale ungherese Budapest quando Heinrich Himmler, Ministro dell’Interno della Germania nazista, ordinò al comandante Adolf Eichmann di catturare tutti gli ebrei ungheresi che non erano ancora stati deportati nei campi di sterminio. Si trattava di ben 500.000 individui.
Raoul Gustaf Wallemberg diplomatico svedese di 32 anni, nonché esponente dell’aristocrazia nordica, giunse in quel preciso periodo in Ungheria a Budapest proprio con l’intento di fermare la follia nazista, pur non essendo né semita né ungherese.
L’obbiettivo, lodevole, fu possibile grazie a degli speciali passaporti che riuscì ad attribuire a tutti quegli ebrei ungheresi che potevano vantare un legame con la Svezia, sia questo reale che puramente inventato dallo stesso diplomatico che riuscì a salvare la vita a ben 100.000 ebrei.
Ciò nonostante, alla fine del Secondo Conflitto Mondiale, Raoul Wallemberg fu imprigionato dai sovietici e accusato di essere un collaboratore del regime nazista.
Grazie a nuove testimonianze e resoconti rivelati dall’ex spia sovietica Pavel Sudoplatov, che accenna alla sorte toccata al diplomatico svedese arrestato dall’armata rossa, il saggista Domenico Vecchioni ha deciso di pubblicare questa nuova ristampa del suo saggio su Wallemberg in modo da poter dare maggiore chiarezza alle sorti di un eroe che ha salvato la vita a 100.000 persone condannate da un assurdo regime.
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