By Martina Servidio
Tutte noi, innegabilmente, oggi, siamo in emozionata attesa di ricevere un segno di affetto da parte del nostro amato.
I fiori trasmettono una sensazione ricca di significato, unico e profondo, carico di profumi ed emozioni che rendono unico ed irripetibile quel momento così importante quale è quello della trasmissione di un sentimento d’amore.
La ROSA
rigorosamente rossa e a gambo lungo è il dirompente fiore dell’amore per antonomasia; è un capolavoro della natura, le sue sembianze ed il suo profumo esaltante ma non pungente alludono intimamente alla femminilità.
L’ORCHIDEA:
esprime il sentimento puro e sincero ma forte ed elegantemente appassionato. Ha una sottile carica sensuale, è affascinante così come lo era – narra la leggenda – Orchide personaggio androgino e bellissimo. E’ il fiore che esalta l’armonia dell’amore.
Ricevi l’AMARYLLIS?
E’ il timido ed elegante messaggio di un corteggiatore. Il fiore ha origini africane, è carnoso ed emana un delicato profumo.
In ogni caso ricevere un pensiero floreale ritengo faccia sempre piacere al di là di quanto la storiografia suggerisce.
Ma chi era S. Valentino?
S. Valentino nacque a Terni nel 176 d.C. e morì nel 273 a Roma a seguito di martirio e decapitazione ma viene ricordato non tanto per la sua lunghissima vita (considerando l’alto tasso di mortalità dell’epoca) ma per l’indissolubile legame con gli innamorati e…con le loro pene d’amore.
Il suo martirio è testimoniato dal “Martirologio geronimiano”, un catalogo di martiri cristiani compilato nel V secolo.
Solo dopo la sua morte è nata e si è diffusa l’associazione tra S. Valentino ed il sentimento dell’amore romantico forse dovuta una delle più famose leggende in cui si racconta che regalò a una giovane ragazza povera la dote necessaria al matrimonio (nessuna dote, nessun matrimonio) salvandola di fatto dalla perdizione.
Un atto di generosità, o d’amore nel senso più ampio del termine, teso al trionfo dell’amore come legame benedetto da un sacramento religioso.
Già esisteva una antica festa romana, i Lupercali, che celebravano il ciclo naturale della vita e della morte ma che – nel tempo – avevano assunto connotati di malumori sociali, libertà nei costumi e, conseguentemente, rappresentavano un pericolo per l’ordine religioso.
Papa Gelasio I, nel 496 d.C. istituì una festività religiosa (quella che noi oggi conosciamo come la festa degli innamorati) sovrapponendola ai Lupercali. Uno dei riti caratteristici dei Lupercali era quello della fertilità durante il quale – in pubblico – i giovani nudi percuotevano con fascine di rami le fanciulle della comunità allo scopo di propiziarne la fertilità.
Gelasio I decise dunque di moralizzare l’amore privandolo di espliciti riferimenti alla sessualità.
Le leggende nate nel corso dei secoli hanno poi alimentato la connotazione romantica dell’amore espresso in tutte le sue forme e manifestazioni.
Auguro a tutti un felice e Buon S. Valentino.
Martina