La carrozzina non deve essere concepita come un insormontabile ostacolo ma come un necessario strumento che si integra nel movimento del ballerino con disabilità ed è parte essenziale nella creazione di una coreografia poichè la Danza è libertà non soltanto motoria ma, anche – e soprattutto – psicologica.
Partendo da questa basilare considerazione si può ben affermare che la Danza non svolge una semplice funzione terapeutica interessando la massa muscolare ma trasmette i sentimenti dell’allievo a tutti coloro che interagiscono con il danzatore portatore di disabilità .
Lo studio e l’esecuzione dei movimenti del corpo diventano così una pluralità di modi per entrare in contatto e per comunicare con gli altri.
Gli stimoli che genera la Danza agiscono quindi non solo a livello fisico ma è la mente, prima di tutto, ad esserne coinvolta.
Quando pensiamo alla Danza siamo immediatamente portati a “vedere” movimenti perfetti, passi arditi, ballerini volteggianti, ritmo ed energia e, per estensione del concetto che la Danza è libertà e ci potremmo chiedere: può un portatore di disabilità praticare la Danza?
La risposta è si.
La Danza sportiva paralimpica è inserita a pieno titolo nella Federazione Danza del C.O.N.I. il quale, a seguito di un lungo percorso formativo e di specializzazione della durata di 3 anni, ha rilasciato solo 25 titoli ad altrettanti Tecnici Federali.
Alla Danza si possono avvicinare allievi con disabilità intellettivo-relazionale, con disabilità legate alla vista o all’udito e con disabilità di natura fisico-motoria; l’istruttore tecnico federale saprà applicare il più corretto approccio mirato in relazione alla singola disabilità.
Queste disciplina è suddivisa in categorie come ad esempio la Wheel-chair dance (Danza in carrozzina), praticata “in solo”, “in duo” (entrambi i ballerini con disabilità) o “in combi” (ragazzo disabile con un normodotato),
La Danza sollecita l’apparato muscolare che entra in coordinazione con il tronco cerebrale ed in questo senso la danza svolge una funzione terapeutica per le persone con disabilità: aumenta la fiducia in se stesse e nelle possibilità del loro corpo.
L’obiettivo non è quello di essere al centro dell’attenzione in termini puramente esibizionistici quanto piuttosto affermare e comunicare all’esterno la propria personalità.
Il percorso didattico prevede inizialmente la conoscenza tra gli allievi con disabilità diverse tra loro, l’integrazione tra gli stessi e con l’istruttore così da formare il “gruppo” per poi passare alla preparazione di una prova artistica a tempo di musica; naturalmente ciascun allievo elabora l’intero percorso in modo del tutto personale.
E’ merito dell’istruttore tecnico federale amalgamare coreograficamente le singole personalità proprio perché il concetto base è che la Danza è libertà espressiva.
La pratica della Danza apporta certamente benefici morali e fisici agli allievi, stimola le loro potenzialità nascoste ed indica a gran voce la reale possibilità di una evoluzione migliorativa in armonia con la patologia di cui è affetto; possiamo affermare che la Danza è libertà.