I am, Io sono, è il progetto fotografico di Fabrizio Giraldi, uno dei protagonisti di FotoLeggendo.
Il festival è stato inaugurato il 16 giugno nello Spazio Factory La Pelanda del museo Macro Testaccio di Roma e sarà aperto fino al 15 luglio. Organizzato da Officine Fotografiche sotto la direzione di Emilio D’Itri, ogni anno indaga diverse forme di espressione visiva (fotografia, installazioni, video, disegno) spaziando da grandi autori a giovani promesse dell’arte contemporanea.
Il tema di quest’anno è Storie. Tra i protagonisti ci sono anche Frederik Buyckx (vincitore del Life Framer Series Award), Giuseppe Nucci, Thomas Tozzi, Larry Fink.
Classe 1976, Fabrizio Giraldi è un fotografo e giornalista visivo i cui progetti sono stati pubblicati sulle principali riviste italiane e internazionali (L’Espresso, GQ, IO donna, National Geographic, Wired) nonché presentati in festival e gallerie di tutto il mondo (Italian Geographic, Rencontres d’Arles, Zingst Umweltfotofestival e Azenbergerfotofestival).
I am è stato realizzato da ROAM Gallery col contributo del Circolo di Cultura Omosessuale di Mario Mieli e con Roma Pride: il progetto ha come protagonista un mondo fortemente discriminato e poco conosciuto, quello delle persone trans.
Le sofferenze, le difficoltà, le violenze, l’isolamento cui queste persone vanno incontro, prima e dopo il loro percorso di transizione e cambio sesso, sono sconosciute ai più. Per questo Fabrizio Giraldi ha deciso di portare a galla queste realtà, queste storie e di farlo sotto forma di foto.
La mostra è visitabile su appuntamento presso la galleria ROAM (Via del Falco 30 a) fino al 28 giugno, prenotando scrivendo a info@roam.photography.
Fabrizio Giraldi ha strutturato I am sotto forma di dittico: accostare una foto del presente, dopo i trattamenti e le cure a cui tutti i protagonisti si sono sottoposti nel loro difficile percorso e una foto del passato, che ritrae la loro vecchia identità.
Scrive il fotografo:
Il percorso di transizione condotto in Italia è lungo e faticoso. Ambiguità fisiche e documenti discordi rendono i più banali momenti di vita un problema. Andare al lavoro, relazionarsi con la famiglia o presentare i documenti. Hai la barba ma ti chiami Cristina, Giulia, Flora, Lara o Veronica. Un trucco leggero e capello lungo, ma ti chiami Enrico, Marco o Michel.
Il progetto a dittico raccoglie ritratti di persone che hanno deciso di raccontarsi per aiutare chi oggi come loro un tempo ha problemi a relazionarsi con il corpo in cui vive. Ad ognuno ho chiesto di portare una foto di loro prima della transizione. Molte le foto buttate, ne restano poche, a volte per caso.
I am, Fabrizio Giraldi: “Italia discrimina i transgender”
La genesi del progetto I am di Fabrizio Giraldi va ricercata in un recente rapporto condotto in tutta l’UE (Essere trans nell’Unione europea, un’analisi comparativa). Pubblicato dall’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali, evidenzia come l’Italia sia un Paese fortemente discriminatorio nei confronti dei transgender.
Il sondaggio risale al 2012: è stato condotto somministrando un questionario online anonimo ed ha generato un’ampia raccolta di dati sulle persone LGBT.
Cioè che si evince dal sondaggio è che esiste una fortissima discriminazione nei confronti delle persone trans, maggiore rispetto a omosessuali e bisessuali. I transgeder subiscono più violenze e più molestie, a livello fisico e psicologico e in diversi ambienti, dal lavoro ai mezzi pubblici ai pub. I reati che subiscono violano i diritti alla dignità, alla vita e all’integrità della persona, tutelati dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE.
L’81% degli intervistati in Italia ha dichiarato di sentire una discriminazione molto forte, rispetto a una media europea del 59%; Italia e Ungheria risultano essere i Paesi dove le persone transgender si sentono più discriminate, seguite da Paesi Bassi, Lussemburgo e Repubblica Ceca.