Una domenica a teatro: “La Storia di mezzo”

Quando la realtà supera la fantasia è possibile che quella di un uomo che si suicida perché ha perso il lavoro si trovi ad essere il tragico spunto che la cronaca fornisce ad un autore per tornare a raccontare qualcosa. Egli dunque lo interiorizza e poi restituisce al suo pubblico vestito di nuovo, così trasformato da non poter più scivolare addosso come quando era ancora una delle tante cattive notizie ascoltate per caso al telegiornale. Questo Gabriele Mazzucco lo sa o, quantomeno, questa è l’impressione che si ha quando, uscendo dal teatro, si cerca di ricostruire il percorso che lo ha portato a scrivere “La Storia di mezzo”. Eppure durante l’intervista ci aveva anticipato che la sua esperienza personale nel mondo del lavoro mista alla percezione della realtà circostante erano state la principale fonte di ispirazione; ciò che invece difficilmente avremmo potuto immaginare è quello che abbiamo visto sul palco.

Dopo il suo licenziamento, il trentenne Simone (Luca Restagno) decide che legarsi un cappio al collo è l’unica cosa che gli è rimasta da fare; è un uomo così insicuro che, quando apre gli occhi e si ritrova sdraiato a terra con la corda penzolante, stenta a credere di essere riuscito in qualcosa una volta tanto. Tuttavia, ancora non del tutto convinto, inizia a vagare per casa cercando il coraggio di ripetere il gesto. Quasi per caso, ad interromperlo in questo momento così delicato intervengono per farlo ragionare una serie di personaggi, dal bizzarro portiere (Gigi Palla) e la sua infelice moglie (Federica Orrù) alle personificazioni dei suoi animali domestici, la seducente gatta Cleopatra (Chiara Fiorelli) e Nino (Andrea Alesio), il pesce rosso ubriacone: persino l’incarnazione della sua passione per la musica, l’androgina ed inevitabilmente hippie musa Angie (Armando Sanna), non gli risparmia il discorsetto. Come per magia quella sera sono tutti lì a svelargli finalmente i segreti di un’esistenza felice, tutti riuniti nel pozzo dove il suo gesto l’aveva gettato a ricordargli e ad insegnarli qualcosa durante l’ultimo passaggio della vita dopo la morte. Adesso Simone ha capito e non vede l’ora di tornare indietro; sarà però una pallottola a ricordargli che purtroppo non è più possibile e che il suo destino ormai è di rimanere in quel pozzo.

La scenografia essenziale ma completa, ricca di colori anche vivaci, fa da sfondo a quella che si rivela essere una commedia che prende le mosse dall’iniziale tragedia avuta luogo quella notte in quel salotto, a casa del protagonista. Spettacolo complesso ed originale, presenta situazioni comiche e surreali piene di battute e riferimenti sempre freschi e mai banali arricchite da un dovuto tributo al dialetto romanesco che, lungi dall’appesantire le scenette caricaturandole, viene utilizzato per delineare con precisione i contorni dei personaggi.

Stress scolastico

La notizia non è certamente una novità ma i dati diffusi il 28 marzo 2016 dal rapporto quadriennale sulla salute ed il benessere dei giovani, realizzato dall’ufficio europeo dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), confermano una triste verità: lo “Stress scolastico” è ancora diffusissimo ed in preoccupante crescita tra gli studenti.

La ricerca dell’OMS fa riferimento ai dati raccolti nel triennio 2013 –  2015 ed ha coinvolto i giovani nella fascia di età tra gli 11 e i 15 anni.

In Italia i numeri sono più preoccupanti rispetto al resto dell’Europa tuttavia i dati relativi al Belgio, al Portogallo e all’ Ungheria dovrebbero imporre una immediata riflessione ed un rapido avvio di una azione correttiva.

Più i ragazzi crescono meno hanno voglia di studiare; tra gli undicenni solo il 26% delle studentesse ed il 17% dei colleghi maschi afferma di essere felice di andare a scuola.

Con gli adolescenti, cioè con i quindicenni, va ancora peggio: la scuola piace solo al 10% delle ragazze e all’8% dei ragazzi.

Sono numeri lontanissimi da quelli riscontrati presso i giovani liceali armeni ed albanesi che vantano un sorprendente amore verso la scuola tanto da meritare il titolo di “primi della classe” in Europa; quasi il 68% delle studentesse ed il 48% dei colleghi studenti registrano un positivo rapporto con il sistema di insegnamento.

Uno dei motivi della disaffezione verso la scuola, in Italia, è probabilmente dovuto allo “Stress scolastico”: ne soffre ben il 72% delle ragazze di 15 anni ed il 51% dei ragazzi della stessa età.

La pressione è avvertita anche dai più piccoli; risulta infatti che un undicenne su due soffre per una scuola considerata troppo faticosa.

Le cause di “Stress scolastico” sono numerose: dal carico di studio ritenuto eccessivo alla preoccupazione per i compiti in classe, dalle interrogazioni ai cattivi rapporti con compagni e professori.

Tutto ciò affievolisce le motivazioni dello studente.

Lo “Stress scolastico” può portare a conseguenze dannose – a livello psichico e fisico – per il giovane in crescita: depressione, nervosismo, mal di testa e dolori addominali sono i disturbi più diffusi tra i ragazzi che non vivono serenamente nell’ambiente scolastico.

Per il professore Franco Cavallo, Ordinario di Epidemiologia dell’Università di Torino che ha curato i dati italiani raccolti dalla ricerca dell’OMS, una soluzione efficace potrebbe essere quella di riformare e “ritarare” i programmi scolastici che sono ancora legati a un modello di insegnamento ritenuto ormai superato.

Di fondamentale importanza è anche il ruolo dei genitori: il loro rapporto con gli insegnanti e le pressioni che alcune volte maldestramente esercitano sui figli possono condizionare il lavoro e la serenità degli studenti, soprattutto quelli frequentanti gli istituti superiori.

Lo stress condiziona, conseguentemente, l’andamento scolastico dei giovani italiani: solo il 50% delle quindicenni ed il 39% dei coetanei maschi consegue votazioni considerate buone o eccellenti.

A poco serve la solidarietà e l’aiuto tra compagni di classe per migliorare la situazione: il supporto tra colleghi è solamente “percepito” dal 75% degli studenti di scuole elementari e medie ma vediamo che il dato scende al 60% quando si affronta la scuola superiore.

L’approfondita ricerca svolta dall’OMS, i cui dati abbiamo necessariamente sintetizzato, dovrebbe indurre il sistema scolastico e tutti gli attori coinvolti (insegnanti, alunni e famiglie) ad approcciare con modalità differenti l’universo scuola che deve essere un luogo dove crescere ed imparare senza però perdere benessere e serenità.

Perseguendo l’obiettivo di trasmettere cultura e conoscenza nel benessere e nella serenità avremo le nuove generazioni capaci di gestire con equilibrio e saggezza il nostro supremo bene: “la res pubblica”

Giuseppe Loris Ienco

SOS BIBLIOTECHE DI ROMA

Il Sistema Biblioteche di Roma, il fiore all’occhiello nel  panorama  Culturale della Capitale, corre il serio rischio di veder drasticamente ridotta l’attività operativa a causa di drastici tagli economici deliberati dalla Giunta e dal Consiglio Comunale di Roma Capitale.

A questa sciagura si aggiunge la naturale diminuzione del personale uscito per pensionamento  ed alla mancata  assunzione dei vincitori del concorso pubblico -anno di grazia 2010-per bibliotecari e istruttori di beni culturali.

Le Biblioteche di Roma non sono un “magazzino” dove sono depositate le opere librarie o i DVD ma sono degli strumenti insostituibili di capillare diffusione della cultura nel territorio; la Biblioteca è una ricca ed insostituibile fucina di interessi culturali per i giovani che troppo spesso non vengono apprezzati in quanto non sempre si dedica loro la necessaria attenzione, la pazienza, l’interesse a scoprire il bello dell’arte e della cultura.

Il Sistema Biblioteche è deputato a svolgere questa importante missione.

Le Biblioteche di Roma non sono un “cenacolo” di intellettuali lontani dalla realtà quotidiana ma sono un punto di ritrovo dei giovani, delle scolaresche, sono un ben collaudato strumento di diffusione del pensiero, accolgono le presentazioni delle opere anche di autori sconosciuti, emergenti, non glorificano  lo scrittore o la casa editrice affermata.

Mettono a disposizione WiFi , postazioni Internet, sale di lettura e commento delle opere, prestito dei libri e tanto altro ancora.

E’ un Sistema così ben collaudato e funzionante che abbraccia l’intera città di Roma; in ogni Municipio è presente, mediamente,  un numero di Biblioteche rapportato al numero degli abitanti.

Contiamo quindi circa 35 Biblioteche e un Bibliocaffè Letterario.

Quest’ultima iniziativa riesce efficacemente a dare la prova della lungimirante azione che ha portato la cultura nei luoghi fin’ora destinati alla movida.

Altro  interessante progetto è stata l’attuazione del Bibliobus itinerante; cosa dire?

La Cultura “door  to door”.

Non possiamo non rivolgere un particolare ringraziamento al Sistema Biblioteche che ha aperto ben 20 Biblioteche negli istituti di pena grazie ad un importante accordo con il Ministero della Giustizia.

Questa è stata un’azione altamente meritoria.

La città di Roma non può permettersi di vedere minimizzato l’importante ruolo svolto dalle Biblioteche quale veicolo di  diffusione della loro missione culturale; ricordiamoci che la cultura non paludata svolge una insostituibile funzione di crescita sociale e integrazione multi culturale.

Ed è per questi motivi che, anche noi, rivolgiamo un appello alle Istituzioni affinchè venga riconosciuto il giusto apprezzamento alle Biblioteche di Roma.

Mercoledi 17 giugno dalle ore 17,00 è indetta una assemblea pubblica ed una manifestazione spettacolo presso la Biblioteca “Vaccheria Nardi” in Via Grotta di Gregna 37 per illustrare ai cittadini i rischi incombenti.