Grande successo per lo spettacolo teatrale “Di Donna in Donna – Monologhi di cantautori in prosa”, diretto e interpretato da Ilaria Coppini. Accompagnata dal violino del Maestro Riccardo Bonaccini, l’attrice toscana ha offerto al vasto pubblico presente una performance sublime, variegata, di grande intensità. Il viaggio introspettivo a cui gli spettatori sono stati sottoposti, nella cornice suggestiva del Teatro Petrolini di via Rubattino, è il risultato di un’opera completa, lineare, delicata quanto straripante. L’attrice, destreggiandosi in modo eccelso nell’interpretazione di alcuni tra i più famosi testi della musica leggera italiana (da “Sally” di Vasco Rossi a “Bocca di Rosa” di Fabrizio de Andrè, passando per “Le donne lo sanno” di Ligabue e tanti altri ancora), ha dato voce alle tante sfaccettature dell’universo femminile, tra disperazione, gioia, solitudine e voglia di libertà.
Non è certamente passata inosservata la carica emotiva espressa dalla Coppini per l’intera durata della rappresentazione, ma a stupire è stata soprattutto la sua versatilità. Il ritmo non viene mai smorzato, il susseguirsi delle scene appare quantomai preciso, logico, senza tuttavia scemare nella banalità. Ed è in questo aspetto che risiede la forza della protagonista, simbolo ammaliante di un percorso non solo artistico, bensì prettamente sociale. Un continuo saliscendi sensoriale condurrà la Donna dai molteplici volti ad una definitiva presa di coscienza di sé, della propria intimità e delle proprie ambizioni. A fare la differenza poi, ci hanno pensato i dettagli; dagli abiti di scena scelti dall’attrice, alle melodie d’accompagnamento selezionate assieme al Maestro Bonaccini, nulla è stato lasciato al caso, in una pièce che non manca di lanciare spunti di riflessione su temi di stretta attualità, primo fra tutti quello della violenza di genere. In sintesi, “Di Donna in Donna” è un piccolo capolavoro che scuote gli animi degli spettatori sin dalle loro fondamenta, affascinando e toccando le corde più recondite dell’immaginario teatrale nostrano.
Andrea Lepone