Marco Polli scrittore: la nostra intervista

Marco Polli scrittore: la nostra intervista

 

 

Marco Polli scrittore: la nostra intervista

Marco Polli, giovane scrittore che si è già messo in luce nei vari Concorsi dove si è presentato ottenendo segnalazioni di merito, premi e riconoscimenti partecipa oggi – con entusiasmo – alla nostra intervista.

I suoi molteplici interessi spaziano dalla letteratura latina e greca al gioioso mondo delle favole di Esopo, di Fedro…è senz’altro una intervista interessante che ci consente di scoprire l’autore Marco Polli in una dimensione forse poco nota; buona lettura.

Ricordiamo che Marco Polli con la sua ultima opera “La fata Birichina” ha conquistato il 3° posto al Concorso Letterario Il Macinino, Sezione Racconti; il testo del suo componimento lo abbiamo già pubblicato in data 2 dicembre 2019 : https://www.lamacinamagazine.it/marco-polli-la-fata-birichina/

Buongiorno Marco e grazie per la tua disponibilità. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori?

Grazie a Voi per la possibilità di questa bella intervista. Diciamo che sono uno come tanti che ad un certo punto della propria vita ha deciso di accettare la sfida di cimentarsi con l’arte della scrittura.

Chi è Marco Polli nella sua passione per l’arte della scrittura?

Si può dire che il mio continuo approccio con la scrittura è, per certi versi, un continuo sperimentare, ogni qualvolta mi avvicino ad un tema mai trattato in precedenza, mentre per altri è alquanto intuitivo, un po’ come nei fumetti quando al personaggio di turno si accende la lampadina in presenza di un’idea, che sia l’abbozzo di una rima poetica in risposta a qualcosa che ha attirato la mia attenzione in un determinato momento, oppure una scenetta che prende progressivamente forma e dai contorni sempre più nitidi e ben definiti, fino a necessitare di essere soltanto tradotta in parole scritte a livello narrativo.

Raccontaci qualcosa per incuriosire i nostri lettori.

Bello e stimolante l’invito a provare ad incuriosire i lettori. Soprattutto per chi sta muovendo i primi passi in questo campo nella fase della interazione con un pubblico al di fuori dell’ambito scolastico – lavorativo. Per chi ha avuto la bravura e la fortuna di essere riuscito a fare breccia nella Repubblica delle Lettere il solo “tam tam” mediatico dell’uscita di un nuovo lavoro suscita già aspettativa e curiosità a prescindere. Il problema è, per i novizi che si trovano così, di punto in bianco, a presentarsi sul palcoscenico delle lettere, proprio il riuscire a spiegare perché il pubblico debba dar loro una chance. In questa fase iniziale della mia produzione letteraria, a parte il desiderio di dare libero sfogo alla mia vena creativa nel modo più positivo possibile per cercare di regalare anche solo un sorriso a chi mi dovesse leggere nelle opere  di pura fantasia, per quanto riguarda gli elaborati attinenti a realtà storiche o quant’altro, mi piacerebbe riuscire a proporre vicende magari anche  già note ai più, ma da punti di vista diversi da quelli già raccontati fino a diventare quasi dogmatici cercando, in molti casi, di portare l’ipotetico lettore a riconsiderare le certezze granitiche della dottrina maggioritaria, conducendolo in una sorta di continua riflessione sugli argomenti trattati, in modo che sia chi legge a convincersi di aver trovato la giusta interpretazione sullo svolgimento dei fatti oggetto d’esame all’interno dello scritto. Diciamo che, molto più in piccolo, potrebbe essere, questo, un tentativo di rendere omaggio al Grande Socrate che, con la sua arte della maieutica, cercava di portare l’interlocutore di turno a liberarsi dalle grandi verità dogmatiche e paradigmatiche di cui si riteneva portatore all’inizio del dialogo, per costruire, con il ragionamento, quelle che avrebbero dovuto essere le proprie verità, indagando ed approfondendo gli interessi suoi propri, anche in relazione alle sue capacità ed abilità intrinseche.

Qual è stato il tuo percorso artistico letterario e quale la tua formazione professionale che ti hanno permesso di avere gli strumenti per scrivere opere letterarie apprezzate da un vasto pubblico?

Marco Polli scrittore: la nostra intervista

Il percorso che mi ha portato a mettermi in gioco accettando la sfida di scrivere è stato alquanto originale, nella più assoluta normalità di un qualsiasi percorso di studi che può aver accomunato moltissimi giovani d’oggi. Iscritto al liceo scientifico da appassionato di matematica ed uscito dallo stesso folgorato dalla bellezza della letteratura latina e bramoso di approfondire pure quella greca, con la quale presi un primo contatto grazie a delle prime letture di stampo filosofico platonico, il mio primo scritto di un certo rilievo con cui ebbi modo di cimentarmi fu la tesi in giurisprudenza. Terminato il maxi ciclo di studi istituzionali seguì un lungo periodo di grandi letture che, partendo dai grandi classici dell’antichità, giunsero fino alle altrettanto grandi opere della classicità moderna, dai romanzi ai racconti, ricomprendendo, in ultimo, anche numerose riviste di carattere storico. Questo, in breve, il percorso formativo.

Per quanto riguarda la molla che fece scattare la scintilla della scrittura, per cercare di spiegare con una metafora come avvenne il primo impatto al di fuori della scuola si può ricorrere ad una sorta di paragone con una scena di un film ormai entrato tra i cult delle pellicole di livello mondiale: Forrest Gump. Come Forrest Gump, infatti, ad un certo punto della sua vita comincia a correre da una costa all’altra degli Stati Uniti d’America senza quasi mai fermarsi, così accadde a me di imbattermi, nel giro di poco tempo, prima nel bando di un concorso letterario per narrativa di argomento storico e, a stretto giro di posta, di un altro concorso letterario che prevedeva, oltre alla sezione narrativa, anche quella di poesia. E così ho deciso di mettermi in gioco sia nella poesia che in varie forme di narrativa, dai racconti al genere fiabesco/favolistico senza più fermarmi fino a giungere, in un futuro più o meno prossimo, chi lo sa, forse a cimentarmi anche col genere romanzesco, per il quale già ho in mente qualche idea di progetto da sviluppare…

Secondo te perché un romanzo, un libro, abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale e accattivante per chi legge)?

La scelta di elementi quali la storia, la trama ed il linguaggio da utilizzare nella stesura di un’ opera letteraria è di fondamentale importanza per dare organicità e scorrevolezza al testo ed attiene all’elemento soggettivo dell’autore, ma non è nulla se non viene posto in relazione con un altro grande fattore, un elemento che si può definire come soggettivo – esterno rispetto alle scelte oggettivo – soggettive poste in essere dall’autore in sede di ideazione, progettazione e stesura dell’opera. Dopo aver scelto l’argomento, la trama da sviluppare e lo stile da adottare, urge concentrarsi sulla tipologia di lettore che si vuole incuriosire: sarà un amante del genere storico oppure del giallo, del poliziesco o di qualcos’altro? E poi il nostro lettore prediligerà una prosa narrativo descrittiva o sarà piuttosto attratto dai dialoghi più o meno brevi e concisi? Riuscendo a combinare tutti questi elementi nel giusto mix penso che, con passione, bravura e quel tocco di fortuna che permette di presentare il prodotto giusto al momento giusto, il successo dell’opera abbia buone possibilità compiersi.

Marco, quale sentimento ti ha mosso nella scrittura della tua opera?

Lo stimolo che mi ha portato alla stesura de “La fata Birichina” è stato una via di mezzo tra la voglia di raccogliere una sfida ed una scommessa con me stesso. Tutti, chi più chi meno, ci siamo confrontati, quando eravamo fanciulli, con il mondo delle fiabe e delle favole partendo da Esopo e Fedro, per giungere fino ad Andersen, Trilussa, ai fratelli Grimm e via discorrendo. Ed è proprio in quest’ottica che mi è venuto il desiderio di provare a cimentarmi con questo genere letterario, favolistico – fiabesco, per vedere se ero in grado di scrivere un qualcosa di carino e simpatico, che fosse in grado di far sorridere un po’ tutti, dai più piccini agli adulti che chissà, magari si sarebbero potuti sentire, almeno per una volta, nuovamente fanciulli pure loro, riscoprendo il lontano sapore del genere letterario in cui la mia operetta si inserisce.

Ci puoi illustrare in breve il significato del tuo racconto?

Uno degli insegnamenti che potrebbe cogliersi dall’analisi de “La fata Birichina” è che lo scherzo è bello fintanto che resta genuino, ma non deve  mai creare disagio e malessere in chi lo subisce.

Quali sono state le difficoltà nel rendere gradevole, agile, di facile ma interessante lettura il tuo libro?

Nel suo insieme “La fata Birichina” ha visto la luce senza troppi intoppi. L’impronta che volevo dare all’opera era ben chiara fin dalle premesse. Poi, ovviamente, viene il momento della rifinitura.  Considerando che l’intento era quello di scrivere qualcosa che potesse risultare carino e piacevole non solo per un pubblico adulto ma anche per i più piccini, il difficile è forse stato cercare di riuscire a non cadere nel tranello di infarcire la narrazione con paroloni forse troppo oscuri ed alquanto incomprensibili per un pubblico di giovane età.

Il testo risulta curato nei dettagli cosa ci puoi dire della accentuata focalizzazione che hai inteso dare al protagonista?

La risposta potrà sembrare forse un paradosso, ma per spiegare la continua centralità della fata Birichina per tutto il protrarsi del racconto, ricorrendo nuovamente ad una sorta di metafora, nell’ apprestarmi alla stesura del testo è stato come se nella mia mente si fosse visualizzato dapprima un palcoscenico tutto nero sul quale si accese, improvvisa, una luce che illuminò fino alla fine la protagonista al centro della scena e subito dopo, man mano che il sipario si alzava, cominciava a dipanarsi la matassa dei dettagli, in un susseguirsi di danze che portava ogni pezzo del mosaico a prendere il posto che più gli era funzionale all’interno della recita.

Scrivere è un modo per parlare di te o intendi suggerire qualcosa agli altri?

Diciamo che in questa fase scrivo per condividere con i lettori che avranno di volta in volta modo di incontrare le mie opere con la curiosità di scoprire le varie interpretazioni di ciascuno di essi. È spesso interessante valutare quello che viene colto da chi legge per poi confrontarlo positivamente con quello che pensava chi scriveva nel momento in cui dava luce alla propria opera.

Che consigli daresti ad un autore esordiente?

In base alla mia esperienza di scrittore, ed al mio modo di pensare, credo che chiunque decida di cimentarsi con questo fantastico mestiere debba essere consapevole che all’inizio non è detto che sia sempre tutto facile e nemmeno immediato il riscontro positivo. All’inizio del percorso che ci vede nella veste di novelli autori dobbiamo pensare che siamo noi a dover essere bravi a farci conoscere dal lettore e a catturarne positivamente l’attenzione. Così come penso che sarebbe un errore esaltarsi troppo in caso di subitanei riscontri positivi per non perdere il contatto con la realtà, allo stesso modo, se si è convinti della validità delle opere di volta in volta portate a compimento, non ci si deve abbattere, in caso di insuccessi iniziali ma, senza mai perdere la speranza, bisogna sempre andare avanti senza dimenticare che, così come siamo uomini noi che scriviamo, sono persone anche coloro che leggono e giudicano le nostre opere. Per qualcuno che giudicherà negativamente le opere di chi scrive, ci sarà sempre qualcun altro per cui saremo degli scrittori oltremodo validi, e le nostre letture capolavori della letteratura da suggerire per l’interesse che vi avranno riscontrato.

Gli autori e i libri che secondo te andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno 1 libro ed il suo autore

Dalla letteratura classica fino a quella moderna e contemporanea ci sono tanti pilastri della narrativa che non dovrebbero mai mancare nelle biblioteche delle nostre case e che ognuno di noi dovrebbe, periodicamente, leggere e rileggere, in quanto storie apparentemente sempre uguali sono in grado di farci rivivere avventure sempre nuove e diversissime tra loro. Più che un libro ed il suo autore, in una contingenza storica come quella attuale mi sento di consigliare due letture in particolare ed un autore. Le letture sono il “Don Chisciotte” e “Le Mille e Una notte”. Come autore, invece, Platone, filosofo da esaminare nella continua contemplazione dell’organicità evolutiva del suo pensiero, senza stravolgerne la cronologia delle opere saltando di palla in frasca, ma rimanendo nel costante solco della retta via, che dagli scritti giovanili conduce inevitabilmente a quelli della maturità dello stesso.

Marco, come vuoi concludere questa proficua chiacchierata? Cosa vuoi dire ai nostri lettori?

Il mestiere di scrivere, che sia intrapreso per esigenze nostre personali piuttosto che per trasmettere qualcosa a chi legge, o soltanto per condividere le nostre storie e le avventure con il pubblico che avrà modo di leggerle, deve essere vissuto come un’esperienza positiva, da condursi sempre con passione e soprattutto senza mai abbattersi, anche quando non si ottengono le gratificazioni sperate.  Non possiamo piacere a tutti, e questo è un dato di fatto, ma là fuori, oltre a chi non è in sintonia con il nostro modo di intendere la scrittura, c’è sicuramente un altrettanto grande pubblico che, anche se non lo sa ancora, è già in attesa di leggere ed apprezzare i nostri racconti. Dobbiamo solo avere la fortuna di incontrarci, scrittori e lettori. Il primo passo ovviamente lo deve fare chi scrive, portando alla luce i racconti che sono nella penna virtuale delle fantasie di ognuno di noi.

Grazie Marco Polli per il tempo che ci hai concesso, con l’auspicio che ci seguirai con il tuo apprezzamento nei prossimi Concorsi Letterari che bandiremo.

Informazioni più dettagliate dell’autore sono reperibili nella sua pagina Facebook

https://www.facebook.com/marco.polli.5

Grazie

 

 

Marco Polli: La fata birichina

Marco Polli: La fata birichina

 

Marco Polli: La fata birichina

Pubblichiamo, così come previsto dal Regolamento del nostro Concorso LetterarioIl Macinino” le opere dei primi tre classificati nelle Sezioni Poesie e Racconti.

L’autore Marco Polli, con la sua opera La fata birichina, si è classificato al 3° posto nella Sezione Racconti.

L’opera, gradevole, è un incantesimo scherzoso in un reame da fiaba in attesa del lieto fine.

Marco Polli: La fata birichina

 L’opera:

La fata Birichina

“Tanto tempo fa, nel reame di Arcadia sul Colle, in un grande palazzo sulla Montagna Incantata, viveva la fata Birichina, che era la Dama protettrice del villaggio di Ramoscello Fiorito.

La cura del suo palazzo era affidata agli gnomi e ai piccoli elfi delle campagne circostanti che si presentavano all’alba e scomparivano al calar del sole, mentre la sua unica compagnia era costituita da due vecchie oche, Abracadabra e Alakazam, che vivevano nel giardino del palazzo.

Il rappresentante di Ramoscello Fiorito era, invece, il Sindaco che i cittadini sceglievano tra gli abitanti più meritevoli durante la Festa dell’Arcobaleno, che si svolgeva a inizio primavera. Da molti anni era confermato nella carica Mastro Quercia, che era la memoria storica del villaggio, amministrava coscienziosamente le risorse di Ramoscello Fiorito e impartiva la giustizia con equità, oltre a curare le richieste che i suoi concittadini rivolgevano, periodicamente, alla Dama della Montagna.

A turbare la quiete di Ramoscello Fiorito, a sentire le dicerie dei paesi confinanti, sul reame di Arcadia sul Colle aleggiava un incantesimo scherzoso per cui, ogni volta che la Fata Birichina chiamava le oche, appena l’eco della Montagna Incantata risuonava con il suo Abracadabra Alakazam, subito, nel villaggio, capitava qualcosa di buffo a chi, in quel momento, era occupato in qualche attività. Poteva così accadere, per esempio, che il giardiniere che aveva appena finito di potare le siepi le ritrovasse subito cresciute o che il cuoco dovesse cucinare nuovamente le pietanze che aveva appena messo in tavola.

La cosa attirava a Ramoscello Fiorito molti curiosi, desiderosi di divertirsi per tornare alle proprie case con qualcosa da raccontare, ma non vi era nessuno che fosse disposto a trasferirsi a vivere nel villaggio. Mastro Quercia era ovviamente disperato per il lungo protrarsi di questa situazione che affliggeva Ramoscello Fiorito ormai da tempo immemore e ogni qualvolta si presentava al palazzo della fata Birichina per chiedere udienza perorando la causa dei suoi concittadini ormai scoraggiati, la stessa si divertiva a chiamare le oche per fare in modo che al villaggio ottenessero il risultato opposto di quello sperato.

Un giorno che Mastro Quercia, nel corso di uno degli incontri di palazzo, si accorse che le oche, appena si sentivano chiamare, correvano subito dalla loro padrona sperando così che la smettesse, perché capivano che il suo intento era di creare un magico disagio e le fece notare che pure i due pennuti prendevano le difese del villaggio, Birichina, stizzita, rimandò Abracadabra e Alakazam in giardino e, dopo essersi arrabbiata col Sindaco pensando che fosse stato lui a metterle contro i suoi adorati animali. Diede sei mesi di tempo al villaggio di Ramoscello Fiorito perché trovasse qualcuno capace di farla ridere senza dover chiamare le oche. Durante i sei mesi concessi la fata si sarebbe impegnata a chiamare le oche una per volta senza attivare l’incantesimo. Mastro Quercia tornò al villaggio sollevato per la tregua raggiunta e raccontò ai concittadini il risultato dell’incontro. Subito, da Ramoscello Fiorito, cominciarono ad inviare ambasciate nei reami vicini cercando qualcuno in grado di far ridere Birichina sperando di sciogliere, così, l’incantesimo scherzoso.

Il tempo però passava e nessuno si presentava finché una sera Mastro Quercia, ormai rassegnato, sentì bussare alla porta del Municipio, aprì e si trovò di fronte un nano, conosciuto nei Regni confinanti col nome di Re Trottola perché era solito spostarsi molto velocemente girando su se stesso proprio come una trottola. Re Trottola disse che era venuto a Ramoscello Fiorito per liberare il villaggio dall’incantesimo scherzoso e chiese di poter passare lì la notte dopo aver parlato, da solo, con il Sindaco. Il mattino seguente prese congedo e ripartì per raggiungere la Montagna Incantata.

Appena giunto al palazzo della fata Birichina e presentatosi dichiarando il motivo per cui era venuto, la fata, decisa a non dare alcuna possibilità al nano, visto che mancavano ormai pochi giorni allo scadere del tempo concesso al villaggio e poi sarebbe tornata a divertirsi con le sue oche, pensò di cominciare a divertirsi da subito facendo qualche scherzo al nuovo venuto e lo invitò ad entrare, dicendogli che avrebbe soggiornato a palazzo come si conveniva ad un Re Trottola per il tempo che mancava allo scadere dei sei mesi. Re Trottola, dal canto suo, avrebbe aiutato Birichina nei lavori di palazzo che non erano di competenza della servitù.

Vista la velocità e la bravura di Trottola nel portare a termine i compiti affidatigli, Birichina, che cominciava a provare simpatia per quel nano sempre paziente nell’esaudire i suoi capricci, gli chiese di costruire un laghetto nel giardino per le sue oche a cui voleva fare un regalo. In un lampo nel giardino comparve un grazioso specchio d’acqua in cui Abracadabra e Alakazam si tuffarono a nuotare felici. Incuriosita da un improvviso starnazzare prolungato che non sentiva da tanto tempo, Birichina si precipitò nel giardino per vedere cosa stesse accadendo alle sue oche e appena vide gli animali che giocavano senza pensieri, contenta per il lavoro svolto, chiamò il nano che saltò fuori dal laghetto delle oche facendo “ qua qua” come se fosse stato anche lui un’oca, bagnando da capo a piedi la fata che si mise a ridere divertita per lo scherzo ben riuscito.

Quella notte, quando andò a dormire, Birichina sognò di un tempo passato quando il palazzo sulla Montagna era un castello e lei era la principessina dispettosa che vi abitava con il Re e la Regina suoi genitori. Sognò anche di un ragazzino che correva velocemente girando su se stesso come una trottola e accompagnava lo zio, che era il Sindaco di Ramoscello Fiorito, quando era convocato dai sovrani al castello, mentre i due fanciulli facevano sempre degli scherzi tanto agli abitanti del villaggio per mezzo della servitù quanto alla servitù stessa, finché un giorno lo Spirito della Montagna Incantata, stanco di vedere trattati così gli gnomi e i piccoli elfi, dopo aver messo Mastro Quercia a conoscenza dei suoi piani futuri, attivò l’incantesimo scherzoso che sarebbe terminato solo quando Birichina e Trottola avessero imparato a divertirsi tra di loro senza fare troppi dispetti agli altri. Al risveglio Birichina si trovò nella camera di un bellissimo castello. Il re e la regina erano in piedi a bordo letto per darle il buongiorno. Subito corse ad aprire la finestra per guardare nel giardino dove erano vissute le oche. Vicino al laghetto un ragazzo che ricordava di conoscere fin da bambina la salutava con la mano. Tutti avevano ripreso le loro sembianze di un tempo: lei, i suoi genitori, Trottola. L’incantesimo era stato sciolto.

Nel Reame di Arcadia sul Colle era tornata la felicità e, a eterno ricordo dell’evento, a Ramoscello Fiorito fu organizzata una grande festa che durò molti giorni. Nell’occasione vennero celebrate le nozze fra Trottola e Birichina e si decise che le oche sarebbero sempre state le benvenute nel reame di Arcadia sul Colle. Ne vennero pure scolpiti due esemplari nello stemma del villaggio e quando venne il loro momento di governare Birichina e Trottola si dimostrarono una saggia Regina per Arcadia sul Colle ed un Sindaco giusto e coscienzioso per Ramoscello Fiorito, per i molti anni che vissero, insieme, felici e contenti.”

La Commissione di valutazione costituita da scrittori, poeti e giornalisti rinnovano i complimenti a Marco Polli per l’eccellente componimento; congratulazioni.

A breve pubblicheremo l’intervista a lui dedicata.

Informazioni più dettagliate dell’autore sono reperibili nella sua pagina Facebook

https://www.facebook.com/marco.polli.5

Grazie