7 FATE A PALERMO

7 FATE A PALERMO

By Martina Servidio

7 FATE A PALERMOPalermo, in Piazza Rivoluzione, nota per la statua del cosiddetto “Genio di Palermo” antico nume tutelare della città, rappresenta oggi il simbolo di una delle più importanti manifestazione palermitane di arte contemporanea; è il luogo che ospita la mostra collettiva di arti visive “7 fate a Palermo” che vede protagoniste assolute 7 bravissime e giovani donne artiste palermitane.

L’evento artistico è visibile dal 22 luglio al 10 agosto 2021 presso gli spazi espositivi di Arèa” di Giovanni Lo Verso. Il progetto artistico collettivo nasce da un’idea di Daniela Balsamo e di Linda Randazzo, ed è curato da Gianna Panicola.

Scrive la curatrice:

Si racconta della loro eterea bellezza, del potere di compiere qualsiasi prodigio, dell’incanto che incanta fin dalla prima infanzia. In una dolce e tiepida sera di giugno, voglio raccontarvi delle stranezze, del coraggio, della profondità di spirito che animano queste creature; avanzano con delicatezza e ariosità, senza timore che qualcuno possa intralciare il proprio cammino: il volo di ali lucenti. Un fluttuare del corpo, una luce pulsante, un mutamento di forma, di materia, di esistenze. Dopo il male che si abbatté su tutto il mondo, seminando paura, disperazione, insicurezza; ecco, dopo quel male, emerse la necessità di ridare una nuova vita agli aerei corpi, agli occhi ardenti colmi di meraviglia, ai suoni di una natura velata, alle scie luminose, alla levità del cuore. Fantasticare, per lunghe ore, fino a notte inoltrata, quando l’immaginazione compie i suoi scherzi e catapulta tutto ciò che riesce ad incrociare: un viso, un fiore, una casa, un albero, una roccia, un lago, un sentiero. Mutamenti che si realizzano da una mente sprofondata nel sogno: è lì che avviene l’incontro! Questa mostra nasce in un pomeriggio d’estate e da un bisogno di leggerezza, di librarsi per rivivere “il sentirsi libero”, quel sentimento di libertà che tanto ci appartiene. Desiderio che è stato sempre manifestato, può considerarsi una invariabile antropologica e nel corso dei secoli ha assunto forme diverse, si è materializzato in splendidi esseri. Le fate sono l’espressione dell’esperienza del profondo, del fluire della psiche, del ritmo interiore. Lasciarsi prendere per mano e abbandonarsi ai balli all’aria aperta, in quelli che vengono chiamati “Cerchi delle Fate”. L’arte è elevazione del corpo e dell’anima, possiede il potere di trasportarci in un altrove. Il ritorno ai luoghi “dell’altrove”, che oggi hanno cessato di esistere, trasformati nella realtà virtuale in scenari apocalittici, metafora di prepotenza, di aggressività, proiezione di una pericolosa immagine ideologica. Maturare il distacco. Fermarsi ad osservare quei luoghi dimenticati, custodi di un’energia superiore. Palazzi, dimore, cortili, giardini, boschi, cascate, colline. Lasciatevi incantare dal loro mondo, dalla loro fantastica natura, contemplatele silenziosamente e, mi raccomando, non ignoratele perché sarete vittime di un diabolico incantesimo. Le fate sono tornate, sono tra di noi, pronte a rapire un umano e a trascinarlo nel loro impalpabile e misterioso regno” 

Le artiste protagoniste di questo incanto sono: Daniela Balsamo, Stefania Cordone, Mirela Morreale, Cetty Previtera, Linda Randazzo, Lilian Russo, Samantha Torrisi.

“Sette fate”, dal numero magico che oltre a simboleggiare l’universalità e l’equilibrio perfetto tra le diversità, ricorda un luogo particolare di Palermo, il “Cortile delle Sette Fate”, sito di fronte il Monastero di Santa Chiara.

 

Daniela Balsamo

7 FATE A PALERMODaniela Balsamo nasce a Palermo nel 1970. Dopo aver conseguito la maturità artistica, si trasferisce a Firenze dove frequenta al Politecnico Internazionale della Moda (Polimoda). Nel 1991, grazie a una borsa di studio, approfondisce il tema dell’illustrazione di moda al Fashion Institute of Technology di New York. Dopo alcuni anni, decide di tornare a Palermo dove frequenta il corso di scenografia presso l’Accademia di Belle Arti. Dal 1997 al 2001 è impegnata in importanti allestimenti teatrali e successivi tour mondiali con grandi registi internazionali del calibro di Peter Greenaway e Bob Wilson. A Roma dal 2001 al 2005, inizia a collaborare con diverse riviste di moda come fashion stylist e illustratrice. Dal 2005 a oggi vive a Palermo, dove dopo un lungo periodo di insegnamento si concentra esclusivamente sulla pittura. Numerose sono le mostre personali e collettive che l’hanno vista protagonista dal 2008 ad oggi. La sua pittura, caratterizzata da immagini oniriche, ci accompagna in un viaggio intimo, ricco di rimandi tra conscio ed inconscio in cui gli elementi topici del sogno prendono forma; le immagini e la trama pittorica si fondono per rintracciare memorie lontane.

Stefania Cordone

7 FATE A PALERMOStefania Cordone nasce a Palermo nel 1986. Si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Palermo specializzandosi in Grafica d’Arte. Attualmente vive e lavora a Castelbuono, dove è direttrice artistica di PUTIA Art Gallery e Responsabile del Dipartimento Educazione del Museo Civico Castelbuono. Ha esposto in collettive e personali in Italia e all’estero, le sue opere fanno parte di collezioni di istituzioni pubbliche italiane e private. Il suo immaginario è popolato da figure grottesche, frutto di una commistione di riferimenti, reali, metaforici, letterari che convergono nella costruzione di un mondo parallelo, imperniato di mistero e di silenzio. Tra le mostre personali: “Abbecedario Fantastico”, PUTIA Art Gallery, Castelbuono (PA), 2020; “Rivolti”, Arciporcorosso, Palermo, 2018; “Innesti”, Palm Beach Hotel, Cinisi (PA), 2016. Tra le mostre collettive: “The Hanging Garden”, Spaziocentrotre, Palermo, 2018; “Tutti giú per terra”, DUDI libreria per bambini, Palermo, 2017; “MediterraneanRoutes / Rotte Mediterranee, progetto IMAGO MUNDI”, Luciano Benetton Collection, Cantieri Culturali alla Zisa, Spazio ZAC, Palermo, 2017;“Bells From The Deep”, Hundred Years Gallery, London, 2016; “Tutti dormono”, a cura di Virginia Glorioso, Orto Botanico, Palermo, 2016;“Montagne d’arte, progetto I-Art”, Ex Convento dei Cappuccini (CCP), Geraci Siculo (PA), 2015.

Mirela Morreale

7 FATE A PALERMOMirela Morreale nasce a Palermo nel 1983. Il suo talento artistico inizia alla tenera età.

Nel 2009 decide di trasferirsi a Parigi, studia all’Alliance Français ed esegue molti ritratti e tele astratte. Al rientro in Italia, nel 2010, dopo 3 anni, decide di iscriversi all’Accademia di Belle arti di Palermo. Completa il triennio nel 2017 e il biennio nel 2019, laureandosi con altissimi voti, con una tesi dal titolo “L’idea nell’atto chirurgico secondo Chaïm Soutine”, relatore Alessandro Bazan. Studia performance con Giusva Pecoraino e il 13 ottobre del 2018 si esibisce con “Sotto un sottomarino può succedere di tutto”, a cura della Pecoraino. Partecipa a diverse mostre collettive, tra le quali “Solo gli inquieti sanno come è difficile sopravvivere alla tempesta e non poterne vivere senza”, a Palazzo Ziino di Palermo, nel 2019, “Surgery” a Villa Niscemi, nel 2020 e gli “Artisti del Cortile della Morte”. Partecipa ad un workshop, sempre dal titolo “Surgery”, in un vecchio negozio vetrina, per pressi di Corso dei Mille, a Palermo. Attualmente la sua ricerca verte su tematiche scientifiche mediche, in particolare sulla chirurgia. Il suo gesto pittorico è espressivo, dinamico, dal carattere impulsivo, come possiamo notare nei suoi ritratti. I suoi volti emergono attraverso intense e spedite pennellate, una carica sferzante che riesce a far affiorare certi dinamismi psicologici.

Cetty Previtera

7 FATE A PALERMOCetty Previtera nasce in Svizzera nel 1976. Da bambina, con la famiglia si trasferisce in Sicilia, dove vive tutt’oggi. Dopo aver conseguito la Laurea in Scienze della Formazione presso l’Università degli Studi di Catania e un Master in Comunicazione e Linguaggi Non Verbali, approfondisce lo studio della pittura a olio. Frequenta gli studi di alcuni pittori siciliani e incontra i maestri Giuseppe Puglisi e Piero Zuccaro presso l’Accademia Abadir (CT). Nel 2011, a Vittoria (Rg) partecipa alla mostra itinerante Il Dogma del debito, a cura di Ivano Pino e Gianluca Gulino di Spazio InStabile. Seguono le esposizioni collettive curate da Natale Platania e la bi-personale Cube Project presso le Quam a Scicli, a cura di Antonio Sarnari. Nel 2015 partecipa alla collettiva Realismo Informale, a cura di Antonio Sarnari alle Quam di Scicli (RG). Del maggio 2017 è la sua prima mostra personale, Primavera, curata da Marco Goldin, presso le Quam di Scicli. Del 2018 la sua prima personale nella sua città, Catania, alla Carta Bianca Fine Arts. Nel 2019 ha avuto l’occasione di esporre presso la George Billis Gallery di New York per la collettiva Going a cura di Robin King e Carla Tucou Ricevuto. Nel 2014, a Bologna, partecipa alla Mostra Attorno a Vermeer, a cura di Marco Goldin. Nel 2021, sempre per la cura di Marco Goldin, espone all’interno della mostra Attorno a Van Gogh Otto pittori e i colori della vita, parallelamente alla mostra Van Gogh e i colori della vita, a Padova.

Linda Randazzo

7 FATE A PALERMOLinda Randazzo nasce a Palermo, nel 1979, dove vive e lavora. Consegue una prima laurea in scenografia, una specializzazione in pittura, presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo e si conclude con un master in design per il teatro presso il Polidesign di Milano. Comincia la sua attività di artista partecipando a workshop e performance: Il tempo della notte, a cura di Emilio Fantin, Istituzione Parco della Laguna, (“Isola mondo” evento collaterale “Krossing” alla 53° Biennale di Venezia). Espone in musei e fondazioni, è presente in diverse collezioni e il suo lavoro viene archiviato dal Museo Riso di Palermo, Museo di arte contemporanea della Sicilia. Espone in Cina, Spagna, Serbia, Austria. Partecipa a una residenza del Goldismiths College di Londra per performers ai Cantieri culturali alla Zisa di Palermo. Nel 2015 allestisce una personale dal titolo “Linda’s Space”, nella galleria del Teatro Garibaldi di Palermo, curata dal compositore Gianni Gebbia. Nel 2017 è presente alla mostra Imago Mundi, mostra internazionale itinerante della collezione di Luciano Benetton. Nel 2018 espone all’istituto di cultura italiana di Vienna in una collettiva a cura di SynneGenzmer. Nel 2018 Cesare Biasini Selvaggi presenta una sua personale, presso gli spazi temporanei dell’associazione romana Archivi Ventrone, Art Dicstrit a Palermo. Nel 2019, è al museo Marino Marini di Firenze, in una collettiva, a cura di Angelo Crespi.

Lilian Russo

7 FATE A PALERMOLilian Russo nasce ad Erice nel 1982. Dopo la laurea in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Palermo nel 2006, si è specializzata in Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, con i Maestri Diego Esposito e Loredana Parmesani (2009). Negli anni trascorsi a Milano, ha lavorato in qualità di assistente con la galleria d’Arte Contemporanea B. A. G. (Bel Art Gallery) e ha dipinto presso lo studio del pittore Marco Cigolani. Sempre nello stesso periodo ha collaborato con artisti italiani e stranieri, e preso parte a numerosi progetti ed esposizioni personali e collettive. Ha ideato diverse rassegne d’arte Contemporanea sia a Milano che in Sicilia. Attualmente vive a Trapani. Nel 2009 ha collaborato con l’artista Michela Forte per il progetto “Twister” Rete Musei Lombardia per l’Arte Contemporanea. Nello stesso anno, a Milano, ha partecipato a “Collezione Contemporanea. Giovani Artisti 200 opere” – Accademia Contemporanea. Nel dicembre 2012 prende parte alla mostra collettiva “12.12.2012” allo Spazio Bagutta; nel gennaio 2013 espone per l’inaugurazione di IFactory (Milano); nel dicembre 2013 esposizione personale “Dio Madre” p/o la galleria Spazio Onirico (Trapani); dal 22 settembre al 22 ottobre 2015 ha esposto in una doppia personale alla “Galleria Nasha” a Perm in Russia; dal 12 giugno al 16 luglio, esposizione collettiva, Palazzo Florio – Favignana “Seconda Biennale d’Arte Contemporanea Isole Egadi”.

Samantha Torrisi

7 FATE A PALERMOSamantha Torrisi (Catania, 1977), si è diplomata con il massimo dei voti in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Catania nel 2002. Vive e lavora alle pendici dell’Etna.

Nei suoi dipinti, dà vita a un mondo indefinito ed irreale basando la sua ricerca sulle tante contaminazioni dei media di oggi. Le sue opere fanno parte di diverse collezioni di arte contemporanea pubbliche e private. Ha collaborato a progetti multidisciplinari e si occupa di grafica editoriale. In più di vent’anni di attività, ha partecipato a concorsi, fiere d’arte contemporanea internazionali (tra le quali: Art Market Budapest, Art Athina, Paratissima e The Others a Torino, Affordable Milano, Kracow Art Fair, KunstArt Bolzano, Art Vilnius Lituania, BAF Bergamo) e a numerose mostre collettive e personali in Italia e all’estero.“Dalle parti di me”, a cura di Ivan Quaroni alla Galleria KōArt di Catania nel 2017 e “Dell’infinito il nulla”, a cura di Francesco Piazza alla Galleria Giuseppe Veniero Project a Palermo nel 2019, sono due dei suoi progetti personali più recenti. Tra le collettive del 2021: “Le Cento Sicilie. Il più ibrido dei continenti”, un progetto curatoriale del Parco Archeologico Naxos Taormina, testo critico di Ivan Quaroni, Palazzo Ciampoli, Taormina (ME). “Canone Doppio” a cura di Francesco Piazza, con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Atene, The Project Gallery, Atene (Grecia).

 

INFORMAZIONI E ORARI:

Dal 22 luglio al 10 agosto 2021

Sede: Arèa | Piazza della Rivoluzione – 90133 Palermo

Orari di visita: 18:00  24:00

 

LE OPERE E GLI ARTISTI:

Gianna Panicola, a cura di:

https://www.facebook.com/gianna.panicola

Daniela Balsamo_La fata cinese_2021_Olio su tela_cm 60×100

https://www.facebook.com/labalsamo

Stefania Cordone_Lucia_2021_Olio su tela_Cm 100×70

https://www.facebook.com/stiffina

Mirela Morreale_Ritratto anonimo_2021_Olio su tela_Cm 30×25

https://mirelamorreale.weebly.com/chi-sono.html

Cetty Previtera_Lovers II_2018_Olio su tela_Cm 35×32

https://www.facebook.com/cetty.previtera

Linda Randazzo_Barcarello_2021_Olio su tela_Cm 70×100

https://www.facebook.com/lindamariasofiarosaliarandazzo

Lilian Russo_1mo mondo_2008_Olio su tela_Cm 100×100

https://www.facebook.com/lilian.l.rosso

Samantha Torrisi_There is no me_2013_Olio su tela su tavola_Cm 20×25

http://www.samanthatorrisi.it

 

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Magnum Manifesto: 70 anni di foto all’Ara Pacis

magnum manifesto

Con la mostra “Magnum Manifesto”, aperta al pubblico dal 7 febbraio al 3 giugno, il Museo dell’Ara Pacis celebra i 70 anni della Magnum Photos.

La più grande agenzia fotogiornalistica al mondo fu creata da Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, George Rodger e David Seymour nel 1947. Da allora i suoi autori sono stati veri e propri interpreti di questi decenni, raccontando guerre, cambiamenti e tensioni. Le loro foto sono diventate prima di tutto testimonianze senza tempo di avvenimenti di grande impatto sotto il profilo sociale, ma anche politico e storico.

Quella di “Magnum Manifesto” all’Ara Pacis è la prima tappa europea nonché unica italiana. L’esposizione è promossa da Roma Capitale, Contrasto e Magnum Photo 70, in collaborazione con Zètema Progetto Cultura. Il curatore Clément Chéroux (direttore della fotografia del MoMa di San Francisco)  ha selezionato una serie di immagini (alcune rare e inedite) che hanno segnato il fotogiornalismo mondiale.

Tre le sezioni espositive allestite e 75 i fotografi in mostra. Tra questi Eve Arnold autore del rilevante reportage sui lavoratori immigrati negli USA, Paul Fusco autore di Funeral Train, serie dedicata al viaggio della salma di Robert Kennedy verso il cimitero di Arlington. E poi Jérôme Sessini, Larry Towell, Burt Glinn, Olivia Arthur, Cristina Garcia Rodero e Paolo Pellegrin.

Magnum Manifesto: le 3 sezioni

Diritti e rovesci umani si concentra sugli anni tra il 1947 e il 1968: Seconda Guerra Mondiale, decolonizzazione, affermazione di USA e URSS, Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. In questo quadro, molti dei progetti della Magnum Photos si concentrano su testimonianze in difesa del concetto di universalità.

Magnum è la fotografia.
Henri Cartier-Bresson

Un inventario di diversità racconta gli anni Settanta e Ottanta e le nuove figure emergenti nella società: il malato, il folle, l’emarginato. Tutto ciò che è “altro” e che lo storico francese Paul Veyne chiamava di conseguenza “l’inventario delle diversità”.

Magnum è un’organizzazione tenuta insieme da un’intangibile colla di sogni e speranze.
Wayne Miller

La terza e ultima parte di “Magnum Manifesto”, Storie della fine, racconta gli anni successivi alla caduta del Muro di Berlino. I temi portanti sono la tecnologia, il capitalismo, la globalizzazione, la crescita culturale e il modernismo. Fa parte di questa sezione un progetto in particolare, dedicato alla chiusura delle fabbriche Kodak: Postcards from America.

 

Mostra ENJOY: l’arte incontra il divertimento

mostra enjoy

La mostra ENJOY. L’arte incontra il divertimento arriva a Roma dopo lo straordinario successo di LOVE. L’arte incontra l’Amore, visitata da oltre 150 mila spettatori. Entrambe le esposizioni, che si caratterizzano per un impianto social e partecipativo, sono curate da Danilo Eccher.

Alla base c’è un nuovo modo di fruizione dell’arte: non si è più passivi osservatori, ma parte integrante dell’impianto artistico. Si diventa co-creatori, usando un’espressione di Erwin Wurm.

Due progetti innovativi, dunque, interessanti, che per il loro uscire fuori dagli schemi e dalle convenzioni attirano soprattutto i giovani. Già tantissime sono le foto postate sui social con l’hashtag ufficiale #enjoychiostro.

La mostra ENJOY, inaugurata lo scorso 23 settembre, resterà aperta fino al 25 febbraio 2018. La sede dell’allestimento è il Chiostro del Bramante, stessa location della mostra LOVE.

Alexander Calder, Mat Collishaw, Jean Tinguely, Leandro Erlich, Tony Oursler, Ernesto Neto, Piero Fogliati, Michael Lin, Gino De Dominicis, Erwin Wurm; e ancora Hans Op de Beeck, Studio 65, Martin Creed, Ryan Gander, teamLab: ecco gli artisti protagonisti della mostra ENJOY. Tutti questi grandi nomi dell’arte contemporanea sono proiettati alla dimensione del gioco, del divertimento, ad una nuova concezione di spazio e arte.

Lo spettatore diventa piuttosto un partecipante, non solo un osservatore passivo. Viene invitato a scattare foto, a premere pulsanti, a toccare, a spostare oggetti, a viverli, a giocarci. Ad accompagnarlo nel percorso un’audioguida pronta a spronarlo a divertirsi, a ritrovare la dimensione del piacere e del divertimento.

E la parola “divertimento” a cui la mostra si riferisce va intesa nella sua accezione classica: portare altrove. Lo spettatore si trova immerso tra sculture, installazioni, palloncini, specchi e giochi di luci. Ma dietro il suo “altrove” ludico la mostra cela una riflessione che riporta all’attualità, al ruolo dell’arte e non solo.

Divertimento: dal lat. divertĕre, propr. ‘volgere altrove’

Mostra ENJOY: le opere esposte

La mostra si apre con una scultura di Alexander Calder, Red Mobile, che si muove al passaggio delle persone che vi camminano al di sotto. L’arte non avrebbe ragione di esistere, senza uno spettatore, senza un destinatario.

Segue The Centrifugal Soul di Mat Collishaw, un cosiddetto zootropio o gioco ottico a tema naturalistico.

Ecco poi le opere in movimento di Jean Tinguely, accompagnate da effetti sonori: le sculture si animano, prendono vita azionando un pulsante posizionato a terra, che spetta allo spettatore premere.

Nella stanza seguente trova spazio Obscura, installazione video di Tony Oursler: l’artista, particolarmente attratto dall’occhio umano, lo riproduce assimilandolo alla camera oscura fotografica. Nella stanza ci sono degli enormi video-occhi all’interno dei quali, se osservati bene, si riescono a vedere le immagini che quegli occhi stessi stavano osservando, quando sono stati ripresi. Un guardare mentre si è a propria volta osservati, insomma: Oursler rappresenta l’ossessione voyeuristica moderna, il bisogno continuo di consumare immagini.

Altre due installazioni digitali sono il Prisma meccanico dell’italiano Piero Fogliati (un proiettore luminoso con dischi di gelatina colorata illumina palette di alluminio bianco e scompone la luce proiettandola su una parete) e l’installazione sonora Risata continua di Gino De Dominicis, una risata ininterrotta che accompagna il procedere dello spettatore verso le stanze successive.

Mostra Enjoy: le altre opere esposte

Trovano poi spazio le due sculture del brasiliano Ernesto Neto (In the corner of life e Caring time), le opere dell’artista austriaco Erwin Wurm (One minute Sculptures e Drinking Sculptures) e poi la torta gigante di Hans Op De Beeck, After the Gathering

Solo in apparenza si tratta di un’installazione che vuole trasmettere allegria e rimandare a una situazione di festa: la torta è già stata in parte mangiata, le candeline sono state spente, i pezzi di frutta sono sparsi sul vassoio e non ben disposti. Quindi il tempo della storia che Hans Op De Beeck descrive è quello della festa ormai finita, quando gli ospiti sono andati via, quando la gioia dell’attesa e la sorpresa che precede lo scartare i regali sono già passate. L’artista ci descrive “l’attimo dopo”, il fluire inesorabile del tempo, il disfacimento, ciò che c’è dietro l’apparenza di una appetitosa torta.

La mostra si chiude con la poltrona a pois di Topolino Mickey dei sogni di F. Audrito e A. Sampaniotoula stanza dei palloncini rossi Work no. Half the air in a given space di Martin Creed (una sala riempita per metà da palloncini rossi) ed infine Flowers and people – Dark del Team Lab. Quest’ultima è un’installazione digitale interattiva realizzata come se fosse un vero e proprio dipinto in movimento. I colori sono accesi e le luci vivide, i fiori si schiudono, volteggiano come mossi da soffi di vento o come se fosse lo spettatore ad alitare sui petali, spostandoli.

 

Anna Magnani: la mostra al Vittoriano

anna magnani

Anna Magnani, la vita e il cinema: con questa mostra Roma omaggia l’attrice a cui diede i natali nel 1908.

Nannarella, come era soprannominata affettuosamente, si spense nella Capitale il 26 settembre 1973 dopo una sfavillante carriera. Ha vinto due David di Donatello, cinque Nastri d’Argento, un Golden Globe e numerosissimi altri prestigiosi riconoscimenti; impossibile non menzionare l’Oscar come Miglior attrice protagonista per il film La rosa tatuata (regia di Daniel Mann).

Ho capito che ero nata attrice. Avevo solo deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno.

La mostra rientra all’interno del progetto Artcity, comprendente numerose iniziative estese nell’arco di tutta l’estate.

Anna Magnani, la vita  e il cinema, esposizione allestita presso la Sala Zanardelli del Vittoriano, è a cura di Mario Sesti e in collaborazione con il Centro sperimentale-Cineteca Nazionale, dell’Istituto Luce e Teche Rai. Sarà aperta fino al 22 ottobre.

Anna Magnani, la vita e il cinema

Fotografie, ritagli di giornali, fotogrammi dei film che l’hanno resa famosa: il percorso attraversa la vita della Magnani non solo dal punto di vista artistico. Ci viene restituita una Anna Magnani diva, certo, simbolo importante della storia del cinema italiano, ma anche una Anna Magnani donna.

La si vede insieme a personalità di spicco come Totò, Aldo Fabrizi, Pier Paolo Pasolini o immortalata durante festival ed eventi mondani, ma anche nello spazio domestico.

Ed eccola, dunque in ciabatte, sdraiata sul divano a fumare una sigaretta, intenta a suonare la chitarra, mentre indossa gli occhiali per sfogliare un album.

Donna carismatica, passionale eppure fragile, perché segnata da abbandoni e delusioni.

Il solo uomo per cui non ho pianto lacrime di mezza lira resta mio marito: Goffredo Alessandrini. L’unico, fra quanti ne ho conosciuti, che mi stimi senza riserve e al quale sia affezionata. Certo non furono rose e fiori anche con lui. Lo sposai che ero una ragazzina e finché fui sua moglie ebbi più  corna di un canestro di lumache.

Il pubblico ha amato Nannarella, la sua risata, la sua parlata romanesca, lo sguardo magnetico ed espressivo, la verve drammatica.

Anna Magnani la vita e il cinema vuole essere un doveroso omaggio ma anche l’occasione per far conoscere questa straordinaria donna e il suo innato talento alle generazioni più giovani.

Lunedì 7 agosto alle ore 21.00 sulla Terrazza Italia è in programma la proiezione di L’amore. Il film diretto da Rossellini nel 1948 valse ad Anna Magnani il Nastro d’Argento come Miglior attrice protagonista.

Superba. Quando c’è lei è come se in scena non ci fosse nessun altro. Ha la forza di calamitare immediatamente su di sé l’attenzione del pubblico. Enrico Maria Salerno

 

Labirinti del cuore: Giorgione in mostra a Roma

labirinti del cuore

Labirinti del cuore. Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma è il percorso artistico intimo e coinvolgente curato da Enrico Maria Dal Pozzolo, uno dei massimi specialisti di pittura veneta fra età rinascimentale e barocca, in collaborazione con un prestigioso comitato scientifico composto da Lina Bolzoni, Miguel Falomir, Silvia Gazzola, Augusto Gentili e Ottavia Niccoli.

La mostra si snoda tra Palazzo Venezia a Castel Sant’Angelo: queste due sedi fino al 17 settembre ospiteranno complessivamente 45 dipinti, 27 sculture, 36 libri e manoscritti, stampe e disegni. Con un biglietto unico (intero 14 euro – ridotto 7 euro), valido 3 giorni, si potrà accedere ai due siti e visitare entrambe le sezioni dell’esposizione.

Labirinti del cuore rientra all’interno del progetto Artcity, promosso dal Polo Museale del Lazio e volto alla promozione della cultura e alla valorizzazione museale durante il periodo estivo. Oltre 100 gli eventi in programma.

Giorgione è una di quelle figure d’artisti che confinano con le figure degli eroi.

Virgilio Lilli

Labirinti del cuore: Palazzo Venezia

Appartamento Barbo, a Palazzo Venezia, è sede della prima sezione di mostra, costruita intorno alla figura di Giorgione, contestualizzata nei suoi rapporti con Roma e Venezia, nel clima artistico e storico cinquecentesco, nelle novità della ritrattistica, nella svolta culturale della gioventù patrizia lagunare prima del ridimensionamento della Serenissima.

Nello specifico, fulcro dell’allestimento è un’opera in particolare: I due amici, un doppio autoritratto datato 1502 che ferma i personaggi in un momento di riflessione, abbandono, malinconia.

labirinti del cuore_doppio ritratto_giorgione

Questo poco conosciuto capolavoro giorgionesco può a tutti gli effetti essere considerato il primo esempio di una nuova concezione della funzione del ritratto nell’arte: in questo aspetto risiede la sua specifica valenza, che lo rende un’assoluta novità nel panorama ritrattistico del primo Cinquecento. Rispetto ai modelli precedenti, infatti, quest’opera del maestro di Castelfranco si caratterizza per un’inedita idea di ritratto, che vuole sottolineare lo stato d’animo ed esprimere a pieno e con forza espressiva quasi violenta i sentimenti amorosi.

Il giovane in primo piano ha uno sguardo sognante e quasi perso nel vuoto, mentre il ragazzo alle sue spalle ha un atteggiamento solo in apparenza più lucido e freddo e in contrasto con quello dell’amico: col suo ghigno, con quello sguardo che un po’ ammicca e un po’ intriga, ne riflette lo stato d’animo, ma da un punto di vista esterno e più “oggettivo”.

Oltre al capolavoro di Giorgione, sono raccolti a Palazzo Venezia altri oggetti proprio per approfondire l’opera del maestro e meglio entrare nel mondo artistico rinascimentale: alcuni libri, come Il Cortegiano di Baldassarre Castiglione e il Dialogo sulla pittura di Ludovico Dolce, il foglio con l’inventario dei beni di Giorgione, la cassetta da viaggio di Pietro Barbo.

A rendere più interattiva questa sezione c’è un’installazione video sonora immersiva, Il giardino dei sogni di Luca Brinchi e Daniele Spanò, con musiche di Franz Rosati, che utilizza alcuni dipinti celebri di Giorgione per ricreare visioni e suggestioni di un tipico giardino cinquecentesco.

Labirinti del cuore: Castel Sant’Angelo

Gli appartamenti papali di Castel Sant’Angelo sono sede della seconda parte dell’esposizione: sono qui riunite opere di grandi maestri del Cinquecento, come Tiziano, Tintoretto, Ludovico Carracci, Bronzino, Barocci, Bernardino e Arrigo Licinio. Il tentativo è ricostruire, attraverso il loro magistrale lavoro artistico, il mosaico di emozioni e relazioni umane (le stagioni del sentimento, per l’appunto): l’amore, la nostalgia, l’amicizia, la perdita, tutto ciò che è racchiuso nell’esperienza esistenziale umana insomma, che diventa inevitabilmente oggetto dell’attento occhio dell’artista. Un occhio che, grazie proprio alla lezione di Giorgione e Tiziano, ora ha virato la sua attenzione su una più realistica rappresentazione dei valori e dei sentimenti.

L’allestimento della mostra ha portato alla luce un dettaglio che arricchisce fortemente il valore di uno dei dipinti qui esposti: Il ritratto di gentildonna con lira da braccio (1537 circa) attribuito ad un anonimo pittore emiliano-romagnolo. Infatti si è riusciti a risalire al madrigale di cui è raffigurato lo spartito: si tratta di Quando madonna io vengo a contemplarte, di Philippe de Verdelot, compositore rinascimentale considerato il padre del madrigale italiano.

E proprio quel suo inedito madrigale sarà possibile ascoltare grazie ad una registrazione realizzata da Francesco Pedrini e l’Ensemble La Pedrina.

Il fatto è che in Giorgione si manifesta quello scadere dell’importanza del soggetto, a vantaggio dell’espressione artistica, che anticipa tutta l’arte moderna.

Lionello Venturi