Filumena Marturano: a Roma la mostra

locandina mostra filumena marturano

In occasione dei 70 anni dalla sua prima rappresentazione, la Filumena Marturano di Eduardo De Filippo viene ricordata e celebrata in una mostra, a Roma, presso il Museo teatrale SIAE del Burcardo, in via del Sudario 44.

L’esposizione, curata da Elisabetta Centore dell’Associazione & Compagnia Teatroantico, è stata inaugurata lo scorso 26 gennaio e mette a disposizione del pubblico foto, locandine, programmi, copioni, lettere e documenti provenienti dalla raccolta teatrale del Burcardo, da quella dell’Associazione e, in riproduzione, dalle collezioni del Museo Biblioteca dell’Attore di Genova e del Civico Museo teatrale Carlo Schmidl di Trieste.

 Ad ingresso gratuito, la mostra resterà aperta fino al mese di luglio, tutti i martedì e i giovedì dalle 9.30 alle 16.30.

 Una donna per Eduardo. Filumena Marturano a 70 anni dalla prima rappresentazione vuole ripercorrere la storia di questa opera indimenticabile e delle grandi donne che hanno contribuito a mantenere vivo un personaggio fortemente amato dal pubblico e dall’artista che gli diede la vita.

De Filippo amava definire Filumena “la più cara delle mie creature”: donna analfabeta, granitica, ostinata, dal passato difficile (ex prostituta), ma dotata di grandi capacità e forza d’animo, Filumena rappresenta la voglia di riscatto, il desiderio di rivalsa. E’ la depositaria dei valori della famiglia, rappresenta la sofferenza, il dolore, l’orgoglio, l’amore, la passione.

Il ruolo fu interpretato in origine dalla sorella di Eduardo, Titina (cui l’opera fu da lui dedicata) ed in seguito da illustri attrici della portata di Regina Bianchi, Pupella Maggio, Valeria Moriconi, Isa Danieli, Lina Sastri e Mariangela Melato, in rappresentazioni sia televisive che cinematografiche.

filumena marturano

Indimenticabile  Sophia Loren, nella versione cinematografica del 1965 Matrimonio all’italiana, girata da Vittorio De Sica con Marcello Mastroianni nei panni di Domenico Soriano (il protagonista maschile) in origine vestiti dal grande Eduardo. Prima di questa ce ne era stata un’altra nel 1951, con la regia dello stesso Eduardo.

L’opera, portata in scena per la prima volta nel 1946 al teatro Politeama di Napoli, ha avuto negli anni anche un grande successo all’estero, con oltre 50 rappresentazioni nei teatri di Berlino, Parigi, New York e Mosca.

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Filumena Marturano: la trama

Filumena Marturano, ex prostituta, è stata di fatto, per tutta la sua vita, la donna di Domenico Soriano (conosciuto, giovanissima, al bordello) gestendo i suoi beni e assistendo la sua casa come una moglie. L’uomo, però, un ricco pasticciere amante dei viaggi e della bella vita, non ha mai riconosciuto il loro legame, continuando la sua condotta dissoluta da scapolo fino a quando Filumena, stanca, decide di tendergli un inganno. Si finge in punto di morte per costringere Mimì a sposarla ed ottenere, finalmente, quei diritti che per anni le sono stati negati.

Domenico cade nel tranello e sposa Filumena, andando su tutte le furie quando l’inganno viene alla luce, anche perché nel frattempo si era legato sentimentalmente ad un’altra donna, molto più giovane di lui. Giunti all’irreparabile punto di rottura e pronta a mettere tutte le carte in tavola, Filumena svela all’uomo che ha amato per 25 anni di aver avuto tre figli nel corso della sua vita e di volerne il riconoscimento da parte sua. Gli rivela anche che uno solo, di quei ragazzi, è suo figlio.

Domenico riesce ad ottenere l’annullamento del matrimonio, visto che è stato celebrato con l’inganno, ma non riesce ad estorcere a Filumena l’identità di suo figlio. La donna sa benissimo che se lo sapesse, Mimì dedicherebbe solo a lui le sue attenzioni, favorendolo a discapito degli altri due. Quindi, se l’uomo vuole essere padre di suo figlio, lo dovrà essere per tutti e tre indistintamente perché

I figli so’ figli e so’ tutti uguali

Al termine della storia Domenico Soriano e Filumena Marturano decidono di concretizzare quella vita passata insieme, quel legame andato avanti tra alti e bassi, sposandosi davvero. Quando uno dei tre ragazzi lo chiama papà, Domenico crolla e, colto da profonda commozione, fa capire di aver accettato la paternità di tutti e tre, mentre la donna si lascia andare ad un pianto liberatorio, proprio lei che per tutta la vita non era mai riuscita a versare una lacrima.

Patagonica – Paesaggi dalla fine del Mondo

Alla Patagonia, grande regione dell’America Meridionale da sempre cara ai viaggiatori amanti della natura, è dedicato l’evento “Patagonica – Paesaggi dalla fine del Mondo” promosso da Roma Capitale.

Il territorio della Patagonia, diviso tra Argentina e Cile, occupa una superficie di oltre 900.000 km²; buona parte dell’area è costituita da zone desertiche e steppose popolate da innumerevoli specie di animali diverse come pinguini, puma, volpi e moltissimi altri piccoli mammiferi.

La Patagonia è ricca di paesaggi meravigliosi e luoghi suggestivi, raccontati e resi famosi anche da grandi scrittori come l’inglese Bruce Chatwin – autore di “In Patagonia”, diario di viaggio pubblicato nel 1977 – e il cileno Luis Sepúlveda che alla enorme regione desertica ha dedicato “Patagonia express. Appunti dal sud del mondo” pubblicato nel 1995.

L’enorme e vario patrimonio naturale della regione è tutelato da Argentina e Cile che, nel tempo, e con una lungimirante politica di protezione della natura, hanno istituito moltissime aree protette. Una delle più note e visitate è quella della “Terra del Fuoco” il cui parco nazionale occupa la regione più a sud dell’Argentina.

La mostra fotografica “Patagonica – Paesaggi dalla fine del Mondo” è stata inaugurata il 9 aprile scorso al “Museo di Roma in Trastevere” e sarà aperta al pubblico fino al 12 giugno 2016.

La mostra “Patagonica – Paesaggi dalla fine del Mondo” è promossa dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale con il patrocinio della Commissione Italiana dell’Unesco, della Regione Lazio e dell’Ente del Turismo della Patagonia.

La rassegna fotografica è realizzata da Luca Bragalli, fotografo e architetto paesaggista fiorentino. Nato nel 1972, Bragalli si occupa da molti anni di progettazione sostenibile, difesa della natura e tutela del territorio dall’impatto umano.

Le foto esposte nella mostra “Patagonica – Paesaggi dalla fine del Mondo” sono state scattate tra dicembre 2014 e gennaio 2015 in diverse aree protette cilene e argentine.

Vi sono molte immagini che riprendono i magnifici parchi nazionali argentini come “Los Glaciares” e “Terra del Fuoco” oltre ad altre suggestive testimonianze dalla Patagonia cilena (“Torres del Paine” e “Vicente Perez Rosales”).

La mostra “Patagonica – Paesaggi dalla fine del Mondo” si divide in due sezioni: in una sono esposte immagini nelle quali gli elementi “protagonisti” sono la pietra ed il vento, nell’altra viene dato risalto all’acqua dei fiumi e al gelo dei ghiacciai patagonici.

Le foto di Luca Bragalli sono rigorosamente in bianco e nero; la decisione di non mostrare i colori dell’incontaminata natura della Patagonia è legata alla volontà dell’autore fiorentino di dare il massimo risalto soprattutto alle forme, alla geometria ed alla purezza dei paesaggi desertici e stepposi dello sterminato territorio argentino-cileno.

La Patagonia è rappresentata nella sua alternanza di luci e ombre; la totale assenza di elementi umani accentua la maestosità della natura.

Il variare di luoghi e condizioni meteorologiche, che è ben rappresentato dalle immagini esposte, dà all’osservatore l’impressione di un luogo che, nonostante la calma del deserto, è comunque sempre in continuo movimento e perenne mutamento.

“Patagonica – Paesaggi dalla fine del Mondo” è una mostra da non perdere per tutti gli amanti della natura e dell’ecoturismo; sono sempre in numero crescente gli appassionati di fotografia che affrontano il viaggio in Patagonia per riscoprire e fissare nelle foto il meraviglioso spettacolo che ci offre la natura.

Un’ottima occasione per riscoprire la bellezza della Patagonia – uno degli ultimissimi luoghi al mondo dove la natura la fa ancora da padrona – e per ricordarci dell’importanza della tutela della regione da un possibile invasivo e deprecabile impatto umano.

 

Patagonica – Paesaggi dalla fine del Mondo – Immagini di Luca Bragalli

Evento promosso da promosso da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali

Dove:

Museo di Roma in Trastevere – Piazza S. Egidio, 1B – Roma

Quando:

Dal 9 aprile al 12 giugno 2016

Da martedì a domenica ore 10.00 – 20.00 (chiuso il lunedì)

Per i visitatori sono previste molteplici ed articolate facilitazioni economiche meglio specificate sul sito web:

http://www.museodiromaintrastevere.it

Tel. 060608 (orario 9,00 – 21,00)

Giuseppe Loris Ienco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I libri che hanno fatto l’Europa

I libri che hanno fatto l'Europa

In occasione del XXVIII Congresso Internazionale di Linguistica e Filologia romanza (a Roma dal 18 al 23 luglio 2016), la Biblioteca dell’Accademia dei Lincei ha aperto la mostra storico-documentaria (gratuita) “I libri che hanno fatto l’Europa“: esposti ci sono manoscritti latini e romanzi, da Carlo Magno fino all’invenzione della stampa.

Si potrà visitare “I libri che hanno fatto l’Europa“, inaugurata il 31 marzo, fino al 22 luglio, presso Palazzo Corsini in via della Lungara 10, Roma.

Lo scopo è rappresentare l’evoluzione della cultura europea attraverso l’evoluzione della forma libro e le opere fondamentali che, dalla tradizione classico cristiana, hanno condotto la nostra civiltà fino alla modernità. Inoltre viene data la possibilità di far conoscere parte del patrimonio culturale delle biblioteche di Roma (Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, Angelica, Casanatense, Nazionale, Vallicelliana, Biblioteca Apostolica Vaticana).

I libri che hanno fatto l’Europa”, a cura di Roberto AntonelliMichela Cecconi e Lorenzo Mainini, è organizzata dall’Accademia Nazionale dei Lincei e dal Dipartimento di Studi Europei, americani e interculturali di Sapienza Università di Roma.

Il percorso espositivo consta di 186 manoscritti e a stampa, di periodo compreso tra il IX e il XV secolo, provenienti dalla Biblioteca dell’Accademia e da altre importanti Biblioteche di Roma, suddivisi in 5 macroaree a loro volta articolate in 19 sezioni tematiche.

Si inizia con la cultura classico-cristiana “fondata” da S. Agostino e S. Girolamo e andata avanti per tutto il Medioevo. I testi classici vengono filtrati, tradotti, rielaborati, andando a formare non solo una gran quantità di materiale scritto, ma soprattutto una tradizione, un sistema di valori, una forma mentis. I testi esemplari del cosiddetto canone si affiancano alla Bibbia e ai testi pagani: sono queste le fonti di acculturamento del tempo. Troviamo in questa sala la Bibbia atlantica: 18 kili il peso di questo preziosissimo esemplare, probabilmente costituito in origine da due volumi, uno dedicato al vecchio e uno al nuovo testamento, quest’ultimo andato perduto.

Si va avanti con le compilazioni enciclopediche e i trattati di scienza, per proseguire con la letteratura di XII e XIII secolo e la sua grande vastità e varietà di produzioni: diritto, aristotelismo, agiografia, letteratura didattica, storiografia, epica, romanzo, lirica, laudari.  Nasce in questi secoli la moderna letteratura europea, col suo nuovo sistema di generi.

La quarta sezione de “I libri che hanno fatto l’Europa” è dedicata al primo canone della letteratura italiana, dunque alla triade Dante Petrarca Boccaccio, che ha costituito un punto di riferimento e un modello nei secoli a venire. Qui troviamo esposta anche la editio princeps (la prima edizione a stampa) della Commedia, unita a varie trascrizioni del Boccaccio delle opere dantesche (come la Vita Nuova, le Canzoni) e del Petrarca (il Canzoniere). Di quest’ultima opera è presente il primo manoscritto trascritto da Petrarca stesso, con l’aiuto di un copista.

L’ultima sezione, Verso la modernità, è incentrata sulla rivoluzione portata dalla stampa: a partire dal 1467, quando a Subiaco viene stampato il primo libro italiano, il fenomeno si diffonde e trova in Venezia il suo centro d’eccellenza. La città diventa la capitale mondiale della stampa, da dove ha inizio la trasformazione epocale della trasmissione del libro, con ripercussioni sui modi della lettura, sul pubblico, sulle lingue utilizzate, sulle forme librarie.

Il racconto che c’è dietro questi manoscritti latini, romanzi, greci, arabi ed ebraici è il racconto di una cultura che si è evoluta nei secoli avvalendosi di molteplici trasformazioni ed influenze. Dall’antichità ad oggi il sapere si è tramandato in forme diverse, cercando di far sopravvivere una certa educazione letteraria e scientifica, un certo rigore culturale. “I libri che hanno fatto l’Europa” racconta  le radici profonde di un sapere non solo italiano, ma europeo.

I libri che hanno fatto l’Europa: dove e quando

La mostra (gratuita) “I libri che hanno fatto l’Europa“, resterà aperta fino al 22 luglio: lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9:00 alle 13:00, martedì e giovedì dalle 9:00 alle 17:00, ogni prima domenica del mese dalle 10:00 alle 18:00. Palazzo Corsini si trova in via della Lungara 10, Roma.

IL FUMETTO ITALIANO

Questa è una notizia che sicuramente farà felici i bambini ma anche gli adulti in quanto ex bambini che, all’epoca, erano estasiati dalle “strisce” colorate ed in bianco e nero del Fumetto Italiano.

Dal 27 febbraio al 24 aprile 2016, infatti, “Il Fumetto Italiano” sarà protagonista di una grande mostra ospitata nelle sale del Museo di Roma in Trastevere, promossa da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

“Fumetto italiano. Cinquant’anni di romanzi disegnati” è una panoramica esaustiva sull’arte del fumetto che si è posta lo scopo di portare all’attenzione del pubblico le opere che, per la loro veste editoriale, per i molteplici generi, per la qualità testuale e per l’eccellente qualità dei disegni possono ben definirsi “romanzi grafici”.

Il panorama di “Il Fumetto Italiano” , ha inizio nel 1967 data in cui iniziò la pubblicazione di “Una Ballata del Mare Salato” del grande Hugo Pratt  e del suo personaggio simbolo “Corto Maltese”.

La galleria è composta da quaranta romanzi grafici scritti e disegnati da altrettanti autori; potremo così ammirare gli straordinari lavori tra cui “Sheraz-De” di Sergio Toppi, “Le Straordinarie avventure di Pentothal” di Andrea Pazienza, “Fuochi” di Lorenzo Mattotti, “Max Fridman” di Vittorio Giardino, “Cinquemila chilometri al secondo” di Manuele Fior, “Dimentica il mio nome” di Zerocalcare.

Potremo entusiasmarci di fronte a circa trecento tavole originali di romanzi a fumetti scritti e disegnati da grandi autori: da Hugo Pratt a Altan, da Carlo Ambrosini a Guido Crepax, da Zerocalcare a Gabriella Giandelli e a molti – ma veramente molti –  altri artisti che per ragioni di spazio non possiamo elencare. Ce ne scusiamo.

 I generi narrativi sono molti e diversi tra loro; troveremo infatti romanzi d’azione, romanzi psicologici, romanzi biografici o storici, romanzi satirici e romanzi tratti da classici della letteratura.  E’ un lungo racconto che si snoda attraverso immagini e parole fuse tra loro nel linguaggio universale ed immediato delle vignette.

Visitando la mostra “Il Fumetto Italiano” potremo rivivere la nostra gioventù e riscoprire un mondo di Maestri e personaggi unici che ci hanno accompagnato nella crescita e potremo ammirare i Maestri ed i personaggi del fumetto di oggi.

Cosa dire?

Facciamo un regalo ai nostri bambini.

 

Il Fumetto italiano. Cinquant’anni di romanzi disegnati” è promosso da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali,

Museo di Roma in Trastevere – Piazza S. Egidio, 1B – Roma

Dal 27 febbraio al 24 aprile 2016

Orari: da martedì a domenica 10.00 – 20.00 (la biglietteria chiude alle 19.00) Lunedì chiuso

Biglietti

non residenti: intero: € 6,00 ; ridotto: € 5,00 residenti: intero: € 5,00 ; ridotto: € 4,00

gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente

Informazioni

www.romanzidisegnati.it; www.museodiromaintrastevere.it; tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00-21.00)

 

30 volte “Quelli della Notte”: una mostra racconta il “prode” Renzo Arbore

Renzo Arbore (foto)“Lasciate ogni tristezza o voi ch’entrate”. Una delle tante celebri espressioni che l’hanno fortemente distinto dagli altri volti noti dello spettacolo. 50 anni fa il suo esordio in radio. “Alto Gradimento e “Bandiera Gialla“; i due programmi di punta dell’intrattenimento radiofonico nostrano, dei quali fu ideatore e protagonista. 20 anni dopo, la nascita di uno dei format di successo della nostra televisione: “Quelli della Notte”. Musica e tanta vera “arte” condita da comicità e spensierato humor. I celebri e divertenti monologhi di Massimo Catalano, battute e risate con un giovanissimo Nino Frassica. Una giovanissima Nina Soldano; all’epoca straordinaria bella presenza e rivelazione di un altro celebre format TV, “Indietro tutta“. Oggi affermatissima attrice, oltre che affascinante donna. Aneddoti, gli amici di sempre, i tour musicali in giro per il mondo e, ovviamente, le sue due “deliziose figlie”: radio e televisione. “Chi beve birra campa cent’anni”. Altra celebre e indimenticabile espressione che questo artista pronunciò per uno storico spot della birra Peroni, per la prima volta andato in onda sui nostri schermi nel lontano 1982 e per buona parte degli anni 80′.

Renzo Arbore. Attore, cantautore, clarinettista, conduttore radiofonico e televisivo, disc jockey, regista, sceneggiatore. La sua lunga carriera, la sua vita più che movimentata saranno raccontati da un’ampia e curiosa mostra, in esposizione a partire dal prossimo 19 dicembre dentro gli spazi della Pelanda al Macro Testaccio di Roma. Esposizione che celebrerà il trentennale della nascita del programma TV, “Quelli della Notte“, e sarà accompagnata da una serie di filmati che saranno proiettati con l’obiettivo di ripercorrere, rivivere i momenti salienti della lunga carriera dello showman pugliese. La regia e il montaggio degli stessi portano la firma di Luca Nannini che si è avvalso di una serie di ricerche, svolte con la preziosa collaborazione di Sabina Arbore e Adriano Fabi. Un bookshop esporrà una serie di particolari oggetti tanto amati dal presentatore e conduttore TV e che rappresentano le sue collezioni, le sue infinite passioni: la musica, l’America, soprattutto il suo grande rapporto con il Little Italy di New York, gli oggetti da collezionismo e in plastica, il cinema, i viaggi, le più importanti città conosciute e visitate, la moda e il design, la Lega del Filo d’Oro, il suo significativo interesse per i più deboli e sfortunati. Alla mostra si affianca un libro. Un vero e proprio volume: “E se la vita fosse una jam session? Fatti e misfatti di quello della notte“. Edito da Rizzoli con un’accurata prefazione della giornalista e scrittrice, Lorenza Foschini. Una mostra prodotta da Civita, insieme a Rai e Rai Teche, con il patrocinio dell’Assessorato Cultura e Sport di Roma- Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

Il Materasso”, “Ma la Notte No”, “Si la vita è tutta un quize gli altri pezzi da 90’ del suo repertorio. La sua squillante voce, il suo clarinetto, la sua chitarra, l’immancabile pianoforte. Dal duetto radiofonico con Gianni Boncompagni durante lo storico “Alto Gradimento“, agli infiniti duetti con un indimenticabile della musica napoletana, Roberto Murolo. Renzo Arbore; una delle tante icone di un periodo del tubo catodico rimpianto, difficilmente ripetibile, minimamente compatibile e paragonabile con la concezione odierna di radio, televisione e spettacolo.