“UN’ORA SOLA VI VORREI – ESTATE 2021″

“UN’ORA SOLA VI VORREI - ESTATE 2021"

By Martina Servidio

“UN’ORA SOLA VI VORREI - ESTATE 2021" Enrico Brignano annuncia la prima data del suo esilarante show “UN’ORA SOLA VI VORREI – ESTATE 2021″, che si terrà allo Stadio del Baseball ad Anzio (RM) il 17 Agosto.

Prodotto e distribuito da Vivo Concerti, lo show fa parte di una lunga ed applaudita tournée che porterà il comico in tutta Italia. Lo spettacolo è una analisi divertente dei più vari accadimenti e delle conseguenti riflessioni satiriche e comiche con cui Enrico Brignanodecodifica” i fatti. Enrico, un vero e proprio one man show del comico romano uscito dalla scuola del grande Gigi Proietti, intrattiene il pubblico con questo divertente spettacolo di varietà ricco di monologhi, musica e tanto divertimento, realizzato per catturare una sana risata benefica ma non dimentica di offrire spunti di riflessione su costume ed attualità

“UN’ORA SOLA VI VORREI - ESTATE 2021"

Con “UN’ORA SOLA VI VORREI – ESTATE 2021″Enrico Brignano torna quindi sulle scene con uno spettacolo che sfida e rincorre il tempo, il suo passato che è anche il passato di noi tutti fluttuante tra ricordi e nuove proposte

Enrico Brignano è incalzato dal trascorrere del tempo che è previsto dal suo spettacolo, cioè 1 ora e mezzo, e prorompe in un fiume ininterrotto di parole, di dialoghi e di gag che ha in serbo per il suo pubblico.

Sarà una calda estate per il nostro Enrico ma sarà certamente gratificato dagli applausi e dalla simpatia del pubblico.

Per informazioni e per acquistare i biglietti per gli show di Enrico Brignano visitare il sito vivoconcerti.com

CALENDARIO DATE:

Martedì 17 agosto 2021Anzio (RM), Stadio del Baseball NEW 

Sabato 21 agosto 2021 | Castello Pasquini, Castiglioncello (LI)

Domenica 22 agosto 2021 | Fortezza di Mont’Alfonso, Castelnuovo Garfagnana (LU)

Lunedì 23 agosto 2021 | “Estate di Stelle” Piazza Grande, Palmanova (UD)

Venerdì 27 agosto 2021 | Piazza Duomo, Prato

Sabato 28 agosto 2021 | Piazza del Popolo, Alba Adriatica (TE)

Venerdì 3 settembre 2021 | Arena Villa Dante, Messina

Sabato 4 settembre 2021 | Arena Piazza Libertà, Ragusa

Martedì 7 settembre 2021 | Rotonda del Lungomare, Taranto

Mercoledì 8 settembre 2021 | Piazza Libertini, Lecce

Giovedì 9 settembre 2021 | “FuoriMuseo 2021” Piazza Duomo, Trani (BT)

Venerdì 10 settembre 2021 | Parco delle Rose, Lanciano (CH)

Lunedì 13 settembre 2021 | Teatro Greco, Taormina (ME)

Mercoledì 15 settembre 2021 | Arena di Verona

Video RAI tratto da YouTube ad uso non commerciale.

ADDIO A RAFFAELLA CARRA’

ADDIO A RAFFAELLA CARRA’

Regina indiscussa della tv.
A cura di Ilaria Solazzo.

Raffaella ci ha lasciati. E’ andata in un mondo migliore dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre”.

Con queste parole Sergio Japino ha dato l’annuncio unendosi al dolore dei nipoti Federica e Matteo, di Barbara, Paola e Claudia Boncompagni, degli amici e dei collaboratori più stretti.

Cantante, conduttrice, ballerina, il suo successo non ha avuto confini arrivando in Sud America, in Francia, in Spagna. Attrice, grande comunicatrice ed icona di stile. Aveva 78 anni. L’ultimo suo post risale al 18 giugno scorso giorno del suo compleanno “Il vostro affetto mi commuove, vi abbraccio e vi auguro un estate con ritorno alla normalità“, con queste parole ha ringraziato tutti i suoi fans e colleghi che le hanno voluto lasciare un messaggio di auguri.

La notizia della sua scomparsa è arrivata come un temporale nel pomeriggio degli italiani. A dare il senso di cosa ha rappresentato la Raffa nazionale le parole di Renzo Arbore: “Gli storici parleranno della fine della bella epoque del piccolo schermo. Io provo un grande dolore per aver perso un’amica” e di Claudio Lippi su Facebook: “Dolcissima Raffaella, sei ferma, nell’ultimo tuo viaggio, davanti al palazzo RAI di Viale Mazzini che hai conosciuto e diretto da chi ti ha aiutato a diventare, grazie alla tua straordinaria professionalità, quella che sei diventata. Oggi parlano di te personaggi che non avrebbero mai saputo scoprire il tuo talento. Per fortuna hai milioni di persone ai quali mancherai davvero e che ti hanno accompagnato crescendo con te. Con tutto l’amore che posso ti abbraccio e mi inchino alla tua umanità”.

Pippo Baudo di lei ha detto: “L’ultima, grande, vera soubrette

ADDIO A RAFFAELLA CARRA’Raffaella Carrà è stata probabilmente la soubrette più amata di sempre, con decine di programmi televisivi, canzoni hit nelle classifiche di ascolto, film. Almeno tre generazioni sono cresciute con lei. Si è spenta, dopo che una malattia aveva, purtroppo, attaccato quel suo corpo minuto eppure così pieno di straripante energia. Il suo talento, l’ombelico di fuori e i brani per l’epoca trasgressivi per la tv, come il Tuca Tuca, la consacrano nelle case degli italiani; indimenticabile anche lo schetch con Alberto Sordi nella Canzonissima del 1971 che gli sfiorava l’ombelico con garbo ballando.

E poi arrivano “Ma che musica maestro”, “A far l’amore comincia tu” e poi il brioso “Fiesta”. Gli anni Ottanta sono quelli di Fantastico con Corrado, Gigi Sabani e Renato Zero: una media di 25 milioni di spettatori ad ascoltare la sua sigla di apertura “Ballo Ballo”. È anche il periodo in cui nasce il sodalizio con Gianni Boncompagni, che la accompagnerà per tutta la sua carriera. Sempre nello stesso periodo arriva “Pronto, Raffaella?” Dopo un periodo di due anni in Fininvest, Raffaella torna a ‘casa’ in RAI negli anni Novanta dove raccoglie di nuovo successi con “Carramba! Che sorpresa”, inventato insieme a Sergio Japino. Poi ancora tanta TV, non solo in Italia ma anche in Spagna, dove rimane per quattro anni popolarissima con il suo “Hola Raffaella”. Poi il ritorno in Italia nel 1995 riproponendosi con successo in “Carramba! Che sorpresa” (1995-97 e 2002).

Poi ancora “Carramba! Che fortuna” (1998-2000 e 2008) e “Segreti e bugie” (1999), sempre su RAI1. Una volta è chiamata alla conduzione del Festival di Sanremo, nel 2001, affiancata da Piero Chiambretti. Nel 2004 conduce il programma Sogni, mentre – dedicato alle adozioni a distanza – è stato Amore del 2006. Nel 2007 è uscito “Raffica” una raccolta videomusicale delle numerose sigle televisive che ha interpretato. Nel 2013 è tornata sul piccolo schermo su RAI2 nelle vesti di coach del talent show The Voice of Italy ed è uscito il suo ultimo album “Replay”. Nel 2015 ha condotto su Raiuno il talent “Forte forte forte” interrompendo la sua partecipazione a The Voice of Italy, ripresa però l’anno successivo. Nel 2017 ha ricevuto il premio Icona Gay Mondiale e nel 2019 è il suo ultimo programma “A raccontare comincia tu” su Rai3 incentrato su una serie di interviste a personaggi del mondo dello spettacolo, compresa la grande Sophia Loren che confidò: “Marlon Brando mi corteggiava ma non mi piaceva“.

Raffaella ha recitato, giovanissima, nel cinema anche a Hollywood con attori del calibro di Frank Sinatra e con registi come Mario Monicelli e Florestano Vancini. Raffaella era una donna fuori dal comune eppure dotata di spiazzante semplicità, non aveva avuto figli e ciò era il suo cruccio, anche se di figli – diceva sempre lei – in realtà ne aveva a migliaia, come i 150mila fatti adottare a distanza grazie al programma “Amore“, il programma che più di tutti le era rimasto nel cuore.

ADDIO A RAFFAELLA CARRA’Aveva una forza inarrestabile che l’ha imposta ai vertici dello star system mondiale, una volontà ferrea che fino all’ultimo non l’ha mai abbandonata facendo sì che nulla trapelasse della sua profonda sofferenza. L’ennesimo gesto d’amore verso il suo pubblico e verso coloro che ne hanno condiviso l’affetto affinché il suo personale calvario non avesse a turbare il luminoso ricordo di lei.

Nelle sue ultime disposizioni, Raffaella ha chiesto una semplice bara di legno grezzo e un’urna per contenere le sue ceneri. Tu ci hai insegnato a ballare, a cantare, ad essere liberi, a gioire… ci hai insegnato ad essere forti, umili sempre, a non crollare mai. A gestire imprevisti e perfino ad aspettare che i dolori, quelli grandi, quelli forti, come diceva lei passassero. Stiamo vivendo questi giorni di immensa tristezza cercando di trovare la forza in tutto ciò che Raffaella ci ha trasmesso ed insegnato in questi anni. Raffaella ha deciso di lasciarci in punta di piedi, con delicatezza e riservatezza. A Lei sono associate le nostre emozioni più belle. Lei ha saputo prendere per mano il bambino che è in ognuno di noi e portarlo in un mondo protetto, in un mondo di fantasia e magia. Cara Raffaella, mentre noi qui piangiamo la tua assenza, tu da lassù con la tua ironia ci guardi con tenerezza. GRAZIE per averci inondato di amore. Ci mancherai.

Ilaria Solazzo

Patrizia Caldonazzo, regista, autrice, sceneggiatrice e la sua Arte

Patrizia Caldonazzo, regista, autrice, sceneggiatrice e la sua Arte

Patrizia Caldonazzo, regista, autrice, sceneggiatrice e la sua Arte

Intervistare è una vera e propria arte che non significa raccogliere supinamente le risposte del personaggio ma pensare le domande giuste per far emergere tutte le sfaccettature che caratterizzano l’animo dell’intervistato.

Tutti noi conosciamo le qualità professionali di Patrizia Caldonazzo e che saranno evidenziate nel corso del dialogo ma, forse, non tutti avvertono la sua profonda sensibilità rivolta ai temi culturali e sociali; non è un caso che Patrizia voglia stigmatizzare – mediante la realizzazione di un “corto” la cui stesura è da lei curata – il dilagante e complesso fenomeno del “bullismo” che crea ferite non solo fisiche ma soprattutto psicologiche dalle quali è molto più complesso guarire.

Seguiamo ora l’interessante colloquio- intervista condotta da Andrea Giostra.

 Ciao Patrizia, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Se volessi presentarti quale artista della settima arte, cosa diresti di te ai nostri lettori?

Mi definirei una donna carismatica, ironica, attenta al dettaglio, esteta, amante di tutto ciò che mi trasmette emozione, da un quadro ad una fotografia, ad una musica, ad un film e anche ad un volto.

Si perché chi sceglie la mia strada di regista deve saper non solo ascoltare le proprie emozioni personali ma essere un ottimo spettatore per poi ritrasmettere al pubblico ciò che ha percepito a livello emotivo, sensoriale.

Ho affiancato registi come Dino Risi, ho avuto la responsabilità dell’ufficio stampa per la soap-opera “Un posto al sole” (Raitre) e la gestione organizzativo-redazionale di vari programmi televisivi.

Dopo aver seguito il casting della trasmissione “Sottovoce” di Gigi Marzullo, oggi sono parte integrante della redazione di RaiUno Cultura e, da dodici anni, seguo “Mille e un Libro – Scrittori in tv” sempre con il celebre giornalista e conduttore televisivo italiano.

Eccessiva in tutto, non conosco mezze misure, ossessionata dall’immagine e dalle diete, pronta a mettere al servizio di Undici Edizioni la mia esperienza con l’intricato – e pericoloso – universo dell’ “apparire” con il mio primo libro “Le ho provate tutte” (libro tragicomico che parla di diete) che uscirà a marzo in concomitanza con la giornata mondiale sui problemi alimentari.

Patrizia Caldonazzo, regista, autrice, sceneggiatrice e la sua Arte

Come definiresti il tuo stile artistico? C’è qualche regista al quale ti ispiri?

Purtroppo dovendo seguire degli schemi molto specifici all’interno della mia azienda (la Rai) non posso mai esprimermi come vorrei realmente, ma ciò non toglie che io non abbia dei miti cinematografici, dei modelli ai quali ispirarmi.

Io direi Bernardo Bertolucci e Luca Guadagnino tra gli italiani mentre, tra i registi stranieri, amo molto Woody Allen; i suoi dialoghi improvvisati mi divertono molto e poi Martin Zandvliet che ha diretto uno dei film più belli che abbia mai visto, “Land of mine”, una trama drammatica di guerra del 2015.

Chi sono secondo te i più bravi registi nel panorama internazionale? E con chi di loro vorresti lavorare e perché?

Bertolucci e il suo allievo Luca Guadagnino, due italiani che hanno sbarcato il lunario. Perché amo una cinematografia lenta, non di azione, amo la poesia che riescono a trasmettere attraverso le loro storie. Per me tre cose sono importantissime in un film, la fotografia, la scelta oculata degli attori, e le musiche. A mio avviso non è necessario spendere cifre esorbitanti per fare un capolavoro cinematografico.

Quanto è importante nel cinema lo studio e la disciplina? Perché secondo te, un giovane che volesse lavorare nel mondo del cinema o della televisione deve studiare, perfezionarsi e fare esperienza?

Personalmente ritengo che si impari molto di più sul set facendo pratica, che stando sui libri. Certo la teoria serve per perfezionare certe tecniche di ripresa, ma la pratica senza dubbio è la miglior scuola.

Chi sono stati i tuoi maestri?

Tanti, troppi, ma il più grande e il più importante il regista Dino Risi che mi ha fatto anche un po’ da padre. E poi aggiungerei anche Massimo Troisi. Per la televisione, dire il giornalista napoletano Pascal Vicedomini, al quale devo molto, e con lui ho fatto le mie esperienze più belle a livello lavorativo.

Alcuni programmi televisivi fanno passare l’idea che per diventare artisti o attori, basta solo avere fortuna ed essere lanciati dalla “notorietà social o televisiva”. Tu che ne pensi di questo fenomeno?

Per quanto mi riguarda, in Italia, c’è poca meritocrazia a livello televisivo, anche perché lavorare in televisione è diventato più difficile, mentre al cinema, ci sono attori e registi giovani molto bravi.

Comunicare in modo visivo e tramite la musica significa superare le rigide classificazioni basate sul linguaggio verbale da cui la gente non riesca a staccarsi. Le parole hanno un significato molto soggettivo e altrettanto limitato, e circoscrivono subito l’effetto denotativo che può avere un’opera d’arte a livello emotivo e subconscio. Il cinema è fortemente legato a quel tipo di espressione, perché di solito i contenuti più importanti di un film sono ancora affidati al veicolo delle parole. Poi c’è un’emozione che li sostiene, ci sono gli attori che generano sensazioni, e via dicendo. Ma sostanzialmente è comunicazione verbale.» (Conversazione con Stanley Kubrick su 2001 di Maurice Rapf, 1969). Cosa pensi di queste parole di Kubrick? Qual è la tua posizione in merito alla tipologia di linguaggio che dovrebbe essere usato nel cinema, ma anche nella TV, per essere più incisivi con lo spettatore?

Quest’anno, se non sbaglio, cade il 50esimo anniversario del film “2001 Odissea nello spazio”. Credo che Kubrick sapesse utilizzare, meglio di qualsiasi altro autore e regista, la musica operistica, mettendola a servizio del grande schermo, quasi riscrivendola, connotando il suo linguaggio visivo ed il suo stile con estrema eleganza e padronanza. Quel film capolavoro ne è, appunto, una testimonianza calzante. Kubrick è da considerarsi un maestro celeberrimo anche per la brillante confluenza di generi con cui si è confrontato nella sua carriera, realizzando ogni film diverso dall’altro.

Oggi nel cinema dovrebbe essere utilizzato, a mio avviso, un linguaggio diretto e che non trascuri i dettami principali della settima arte: far pensare e riflettere a fondo, emozionare, stupire, sognare. Il cinema non dovrebbe perdere la dilatazione del racconto, i tempi lenti e minuziosi, continuando a differenziarsi dal linguaggio televisivo. Credo che la TV, avendo una diffusione più ampia, dovrebbe riacquistare la capacità educativa che aveva un tempo.

Patrizia Caldonazzo, regista, autrice, sceneggiatrice e la sua Arte

Patrizia Caldonazzo, regista, autrice, sceneggiatrice e la sua Arte

Qual è il ruolo della critica cinematografica oggi? Quale dovrebbe essere a tuo parere il suo vero compito per promuovere la cultura del cinema?

Innanzitutto la critica cinematografica deve esprimersi con estrema sincerità e non essere mai troppo di parte e mai troppo buonista. Lo dice la parola stessa “critica”, nel bene o nel male, deve saper indirizzare e guidare lo spettatore con estrema obiettività, alla scelta di un film, cosa non facile, anche perché è inevitabile non mettere il proprio gusto personale in ciò che si è visto. Ma il critico deve conoscere molto bene tutti gli aspetti della cinematografia, dalla fotografia, dalla regia, dalla recitazione, alla sceneggiatura e avere un quadro molto completo del tutto.

 

Ci parli dei tuoi ultimi lavori e dei lavori in corso di realizzazione?

Io sono regista Rai, ma non sono mai stata sotto i riflettori, giro servizi, intervisto scrittori, lavorando nello specifico in un programma su Raiuno che si occupa di libri. Ma niente di più. Sto finendo la stesura di un corto sul bullismo. In primavera dovremmo cominciare le riprese. Chissà che qualcuno non si accorga di me.

Patrizia Caldonazzo, regista, autrice, sceneggiatrice e la sua Arte

 Immagina una convention all’americana, Patrizia, tenuta in un teatro italiano, con qualche migliaio di adolescenti appassionati di teatro e cinema. Sei invitata ad aprire il simposio con una tua introduzione di quindici minuti. Cosa diresti a tutti quei ragazzi per appassionarli al mondo della recitazione, del teatro e del cinema? Quali secondo te le tre cose più importanti da raccontare loro?

Ma sai, io mi sono appassionata più che al teatro al cinema perché ho avuto la fortuna di vivere in casa con il grande regista italiano Dino Risi e conosciuto tanti, ma tanti attori e registi di grosso calibro. Ho lavorato su vari set, ma come apprendista, ho iniziato all’età di 17 anni. Spiavo e allo stesso tempo osservavo il loro mondo nei dettagli. Spesso stavo in un angolo al freddo in silenzio, anche di notte, ma non mi perdevo mai una scena, una battuta.

Poi tornando a casa, mi chiudevo in bagno facevo finta di dirigere un film, e con grande entusiasmo mi immedesimavo nella parte. Collezionavo dvd di ogni genere e mi riguardavo per ore sempre le stesse scene fino ad impararle a memoria ma capii già da allora che la recitazione non faceva per me; la regia, senza dubbio, mi affascinava di più. Cosa direi a una platea di ragazzi per appassionarli? Intanto di crederci fino in fondo a ciò che vorrebbero fare, e poi di studiare, studiare e ancora studiare, di non avere mai la presunzione di essere arrivati al traguardo. Di mettersi in una posizione di umiltà e imparare da chi ha più esperienza di loro. Di abbracciare qualunque genere teatrale, cinematografico e poi, alla fine di un percorso completo, si arriva da soli a capire ciò che si ama di più e ciò che è più consono per noi stessi.

Dove potranno seguirti i tuo ammiratori e i tuoi fan?

Bella domanda. Ma io non credo di aver mai avuto dei fan, se non mio figlio e i miei amici più stretti. Comunque su Facebook, con il mio soprannome: Papy Caldonazzo.

Patrizia Caldonazzo, regista, autrice, sceneggiatrice e la sua Arte

Grazie Patrizia Caldonazzo.

 

Patrizia Caldonazzo

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Andrea Giostra

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L’amica geniale: in arrivo la fiction

amica geniale

L’amica geniale di Elena Ferrante è un caso letterario che ha coinvolto e appassionato milioni di lettori, non solo in Italia. Il settimanale Time nel 2016 ha inserito la scrittrice tra le 100 persone più influenti al mondo; il New York Times ha annoverato l’opera fra i 10 migliori libri del 2015.

La storia si sviluppa in una tetralogia che percorre oltre un cinquantennio. Al centro il rapporto tra due ragazze, Lila ed Elena.

La loro è un’amicizia fatta di sentimenti ambivalenti: competizione, invidia, gelosia, senso di rivalsa, influenza reciproca. Tutto ciò nulla toglie alla veridicità di un sentimento di fondo che le accompagnerà tutta la vita e che, come tutti i sentimenti umani, non può essere privo di contraddizioni e macchie.

Dopo il successo dei 4 romanzi della Ferrante, Lila ed Elena stanno per arrivare anche sul piccolo schermo, grazie ad una fiction diretta da Saverio Costanzo dal titolo Neapolitan Novels.

L’amica geniale: la fiction

Dalla collaborazione tra Rai ed HBO sta nascendo una fiction destinata alla tv che porterà presto sul piccolo schermo la saga di Elena Ferrante: L’amica geniale.

A dirigere la serie, dal titolo Neapolitan Novels, è Saverio Costanzo, già regista dell’edizione italiana di In Treatment nonché de La solitudine dei numeri primi. Alla sceneggiatura stanno lavorando Francesco Piccolo (Premio Strega nel 2014) con Laura Paolucci e la stessa Ferrante.

La scrittrice, però, continua a lavorare in anonimato: resta un mistero la sua identità, nonostante le tante supposizioni fatte in merito. Lo stesso Costanzo ha dichiarato di non sapere chi si celi dietro i romanzi e di avere contatti con lei solo via mail.

Nulla si sa circa la data di messa in onda e gli attori coinvolti. Trentadue gli episodi totali, 8 per ciascuno dei volumi della saga, della durata di 50 minuti ciascuno.

La serie cercherà di rimanere fedele ai romanzi e per questo ad interpretare i due ruoli principali ci potrebbero essere due debuttanti. Questo conferirebbe maggiore spontaneità e veridicità alla narrazione televisiva. Nei panni di casting director c’è Laura Muccino, sorella di Gabriele e Silvio: a lei il compito di trovare Elena e Lila.

L’amica geniale: la saga

La prima edizione de L’amica geniale è uscita nel 2011, seguita nel 2012 da Storia del nuovo cognome e nel 2013 da Storia di chi fugge e di chi resta. Nel 2014 la casa editrice Edizioni E/O ha pubblicato il capitolo conclusivo della tetralogia Storia della bambina perduta

Elena Ferrante con grande maestria descrive le vite, i sentimenti, le vicissitudini, i cambiamenti dei personaggi in modo dettagliato, ma mai pesante.

I libri raccontano un’unica storia che si svolge nell’arco di 50 anni: il rapporto tra le due protagoniste e le loro vite, ma non solo. Si affrontano tante tematiche collaterali: violenza domestica, ruolo della donna, lotte politiche, scuola, famiglia, lavoro. Il tutto è ambientato in un periodo storico delicato per l’Italia intera e per Napoli (dove si svolgono gran parte delle vicende). 

Questi ambienti segnano nel profondo le due protagoniste: una ne resta risucchiata mentre l’altra se ne allontana, senza però poter sfuggire all’ancestrale legame con le proprie origini.

Felicia Impastato: Rai1 ricorda Peppino

felicia impastato

Andrà in onda su Rai 1 martedì 10 maggio il film di Gianfranco Albano che, in occasione del 38esimo anniversario dell’assassinio per mano mafiosa di Peppino Impastato, ne ripercorre la storia dal punto di vista di un personaggio fondamentale: sua madre Felicia Impastato.

Scritto da Diego De Silva con Monica Zapelli (che ha firmato anche I cento passi), il film, prodotto da Metto Levi con RaiFiction, si intitola, appunto, Felicia Impastato, donna che con determinazione ha sempre cercato e fortemente voluto la verità per suo figlio. Nei panni della protagonista troviamo Lunetta Savino: nel cast con lei anche Carmelo Galati che interpreta Giovanni Impastato, il quale ha collaborato in prima persona alla realizzazione del film, che si concentra appunto su tutto ciò che è avvenuto dopo la morte del giovane, sulla battaglia portata avanti dai suoi cari in difesa dell’operato e della memoria di Peppino.

Peppino, giornalista e attivista di Cinisi (Palermo), morì  a soli 30 anni per mano mafiosa: era il 9 maggio del 1978, durante la campagna elettorale. Peppino era candidato nella lista di Democrazia Proletaria, per le comunali, ma non seppe mai i risultati di quelle votazioni: i tanti avvertimenti che aveva ricevuto nei giorni precedenti si concretizzarono in un attentato nel quale perse la vita.

Il giovane portava avanti, contro il volere di parte della sua famiglia (legata alle cosche criminali locali) un’attività politica e culturale antimafiosa, sia sul giornale da lui fondato, sia attraverso le attività dei gruppi comunisti sia sulla radio da lui fondata e finanziata. Nel programma Onda pazza ironizzava e si prendeva gioco dei mafiosi del posto ed era la trasmissione satirica più seguita. La sua radio libera cessò le trasmissioni dopo l’attentato, ma nel 2011 è rinata sotto forma dell’Associazione Radio Aut, in accordo col fratello Giovanni e i compagni di Peppino: l’associazione si ispira ovviamente ai valori antimafiosi e di legalità che furono di Peppino e porta avanti molteplici attività, grazie a volenterosi e appassionati giovani del posto.

lunetta savino_felicia impastato

È stato proprio grazie a Felicia Impastato che Peppino ha avuto giustizia, dopo anni di depistaggi e occhi volutamente chiusi: le autorità, subito dopo il ritrovamento del corpo straziato del giovane rifiutarono l’ipotesi dell’attentato mafioso. Il cadavere era adagiato sopra chili di tritolo: secondo gli inquirenti Peppino era rimasto ucciso dalla bomba con cui si accingeva a compiere un attentato sulla linea ferroviaria. La pista mafiosa per lungo tempo non fu vagliata, ma mai si arresero a quella interpretazione dei fatti gli amici, la madre e il fratello: grazie alla loro incessante attività la vera matrice del delitto fu individuata, l’inchiesta fu riaperta e finalmente conclusa nel 2001, quando i due imputati furono condannati (uno all’ergastolo e l’altro a 30 anni di reclusione).

Mio figlio non sopportava le ingiustizie”, “Mio figlio non era un terrorista”, “Io non voglio vendetta, voglio giustizia”, Felicia Impastato lo ha gridato per 23 anni, non si è mai arresa, mai fermata, mai scoraggiata. Si è opposta alla logica mafiosa e non si è mai piegata alle ingiustizie di quelle autorità che per anni hanno voltato le spalle alla verità, spinta solo dalla forza dell’amore. La via gliel’aveva mostrata suo figlio, lei ha solo portato avanti il suo messaggio, avendolo capito fino in fondo, un messaggio di coraggio, libertà, giustizia.

Nelle poche interviste rilasciate in questi anni Felicia Impastato si è sempre mostrata forte e determinata, e tale viene ricordata anche da chi la conosceva bene: mai una lacrima, mai un momento di debolezza, per lo meno in pubblico, salvo poi farsi del male quando era sola nella sua stanza dove, dinanzi alla foto di Peppino, si riempiva la testa di pugni fino a coprirsi di lividi e stordirsi, come si legge anche nel saggio di Giacomo Di Girolamo “Dormono sulla collina”. Ad 80 anni ha trovato al forza di testimoniare in tribunale e puntare il dito contro i colpevoli della morte del figlio, dopo tante battaglie: è riuscita a vedere gli assassini condannati e si è sempre detta orgogliosa di quel figlio che tanto amava, che aveva cercato di mettere in guardia quando era in vita e che ha continuato a difendere anche da morto.

Felicia Impastato e le donne-coraggio di Lunetta Savino

Lunetta Savino, prolifica attrice per il cinema, la televisione e il teatro, non è nuova a ruoli di questo tipo: proprio con il regista Gianfranco Albano aveva già interpretato una donna-coraggio, la signora Lucia, nel film che raccontava la storia vera di Fulvio Frisone e della sua famiglia. E ancora, nel 2008 ha vinto il Premio Flaiano come Miglior attrice tv per il ruolo di Silvana Fucito nel film Il coraggio di Angela, in cui vestiva i panni dell’imprenditrice napoletana impegnata nella lotta alla camorra. Altro ruolo importante di mamma, anche questo decisivo per il Premio Flaiano del 2015, quello di Vincenzina Mennea, nella miniserie Rai dedicata all’atleta olimpionico Pietro Mennea.

 

 Nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio,
 negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, la voglia di giustizia che lo portò a lottare,
 aveva un cognome ingombrante e rispettato, di certo in quell’ambiente da lui poco onorato,
 si sa dove si nasce ma non come si muore e non se un ideale ti porterà dolore.

(I cento passi, Modena City Ramblers)