Sei mia. Un amore violento

Sei mia. Un amore violento

Emozioni, intensità letteraria, eleganza mista a semplicità, disperazione, coraggio: questa è la sintesi del romanzo “Sei mia. Un amore violento” scritto dalla giornalista Eleonora De Nardis ed edito da Bordeaux.

Il libro narra la storia di Elisabetta, madre di due figli che si è appena separata dal marito, e del suo incontro con Massimo, avvocato affascinante ma dalla personalità ambigua, torbida. La loro relazione si trasformerà da un’iniziale amore appassionato in un rapporto morboso, una vera e propria lotta per la supremazia in cui lo spietato carnefice tenterà in ogni modo di piegare la vittima al suo volere.

L’opera, redatta sotto forma di diario, risulta fruibile e accattivante, la solenne e cruda testimonianza di uno tra i drammi più taciuti e indegni della società odierna, quello della violenza di genere.

Sei mia. Un amore violento

Un tema che l’autrice tratta con grande potenza espressiva ed emotiva. Ammaliante in tal senso è il vigore lessicale dei dialoghi che consentono al lettore di vivere quasi sulla propria pelle tutte le ponderazioni della protagonista, nonché i suoi lancinanti dilemmi sentimentali, raccontati da Eleonora De Nardis con una franchezza che lascia ben poco all’immaginazione.

Lo stile dell’autrice, caratterizzato da un registro elegante, talvolta alto e formale, che tuttavia scorre tra le pagine del volume in modo semplice e lineare, illustra in modo impeccabile le ambientazioni e le situazioni in cui gli animi dei personaggi collidono tra loro in un vortice di tensione alimentato da tremendi, continui soprusi domestici.

Il significato più profondo del romanzo è racchiuso nell’antico ossimoro che vede contrapposte follia e normalità, un sadico dualismo in cui la protagonista Elisabetta finirà inesorabilmente per annegare, aprendo e chiudendo ritmicamente i suoi occhi, ora per vedere ciò che potrebbe scaldarle il cuore, ora per nascondersi da un dolore troppo grande per essere rivelato.

Sei mia. Un amore violento

Un inferno ordinario, una scalata per riappropriarsi della propria dignità, del proprio essere donna, un impervio cammino per riprendere pieno possesso di se stessa. Questo il percorso umano che la protagonista dovrà intraprendere per salvarsi da un abisso apparentemente senza fondo, per aprire definitivamente gli occhi e per farli aprire con decisione a tutti i lettori perché quella che potrebbe sembrare solo “una storia”, un’eccezione, una goccia nell’oceano, è invece parte integrante dell’ordinaria quotidianità di migliaia di donne, troppo spesso calpestate e dimenticate.

Andrea Lepone

L’amica geniale: in arrivo la fiction

amica geniale

L’amica geniale di Elena Ferrante è un caso letterario che ha coinvolto e appassionato milioni di lettori, non solo in Italia. Il settimanale Time nel 2016 ha inserito la scrittrice tra le 100 persone più influenti al mondo; il New York Times ha annoverato l’opera fra i 10 migliori libri del 2015.

La storia si sviluppa in una tetralogia che percorre oltre un cinquantennio. Al centro il rapporto tra due ragazze, Lila ed Elena.

La loro è un’amicizia fatta di sentimenti ambivalenti: competizione, invidia, gelosia, senso di rivalsa, influenza reciproca. Tutto ciò nulla toglie alla veridicità di un sentimento di fondo che le accompagnerà tutta la vita e che, come tutti i sentimenti umani, non può essere privo di contraddizioni e macchie.

Dopo il successo dei 4 romanzi della Ferrante, Lila ed Elena stanno per arrivare anche sul piccolo schermo, grazie ad una fiction diretta da Saverio Costanzo dal titolo Neapolitan Novels.

L’amica geniale: la fiction

Dalla collaborazione tra Rai ed HBO sta nascendo una fiction destinata alla tv che porterà presto sul piccolo schermo la saga di Elena Ferrante: L’amica geniale.

A dirigere la serie, dal titolo Neapolitan Novels, è Saverio Costanzo, già regista dell’edizione italiana di In Treatment nonché de La solitudine dei numeri primi. Alla sceneggiatura stanno lavorando Francesco Piccolo (Premio Strega nel 2014) con Laura Paolucci e la stessa Ferrante.

La scrittrice, però, continua a lavorare in anonimato: resta un mistero la sua identità, nonostante le tante supposizioni fatte in merito. Lo stesso Costanzo ha dichiarato di non sapere chi si celi dietro i romanzi e di avere contatti con lei solo via mail.

Nulla si sa circa la data di messa in onda e gli attori coinvolti. Trentadue gli episodi totali, 8 per ciascuno dei volumi della saga, della durata di 50 minuti ciascuno.

La serie cercherà di rimanere fedele ai romanzi e per questo ad interpretare i due ruoli principali ci potrebbero essere due debuttanti. Questo conferirebbe maggiore spontaneità e veridicità alla narrazione televisiva. Nei panni di casting director c’è Laura Muccino, sorella di Gabriele e Silvio: a lei il compito di trovare Elena e Lila.

L’amica geniale: la saga

La prima edizione de L’amica geniale è uscita nel 2011, seguita nel 2012 da Storia del nuovo cognome e nel 2013 da Storia di chi fugge e di chi resta. Nel 2014 la casa editrice Edizioni E/O ha pubblicato il capitolo conclusivo della tetralogia Storia della bambina perduta

Elena Ferrante con grande maestria descrive le vite, i sentimenti, le vicissitudini, i cambiamenti dei personaggi in modo dettagliato, ma mai pesante.

I libri raccontano un’unica storia che si svolge nell’arco di 50 anni: il rapporto tra le due protagoniste e le loro vite, ma non solo. Si affrontano tante tematiche collaterali: violenza domestica, ruolo della donna, lotte politiche, scuola, famiglia, lavoro. Il tutto è ambientato in un periodo storico delicato per l’Italia intera e per Napoli (dove si svolgono gran parte delle vicende). 

Questi ambienti segnano nel profondo le due protagoniste: una ne resta risucchiata mentre l’altra se ne allontana, senza però poter sfuggire all’ancestrale legame con le proprie origini.

La natura esposta: il ritorno di Erri De Luca

erri de luca

Si intitola La natura esposta il nuovo romanzo di Erri De Luca, apprezzato e prolifico scrittore partenopeo reduce da grandi successi letterari (Il peso della farfalla, Tu mio, Il contrario di uno, Il giorno prima della felicità, per citarne alcuni), nonché più volte al centro di polemiche per le sue affermazioni sui temi caldi d’attualità e politica.

Caratterizzato da un linguaggio scarno ed essenziale, da storie crude e concrete che hanno sempre riferimenti personali nei luoghi e nei personaggi, Erri De Luca è solito far affiorare il mistero dalla semplicità.

La sua produzione varia dalla saggistica alla narrativa, da testi per il teatro a testi per il cinema passando per la poesia.

La natura esposta è disponibile in libreria da pochi giorni ed è edito da Feltrinelli (pp. 128, euro 13).

la natura esposta

Natura e sacralità (lo scrittore si è sempre professato non credente, più che ateo), amore e amicizia, l’amata Napoli e la montagna (è un appassionato alpinista), simbologia e mistero: De Luca torna alla scrittura dopo le vicende giudiziarie che lo hanno visto protagonista, legate alle sue affermazioni in merito alla questione “No TAV”.

Il percorso processuale si è concluso con una piena assoluzione per lo scrittore, che era stato accusato di istigazione a delinquere per alcune interviste in cui aveva dichiarato che “la Tav Torino-Lione va sabotata”. Ma per il giudice Immacolata Iadeluca “il fatto non sussiste”.

Il protagonista de La natura esposta è un sessantenne scultore e restauratore, che si trova a lavorare su un pezzo dall’alto valore simbolico: un crocefisso, che racchiude in sé tanti misteri sepolti. Il titolo del libro, quella natura esposta, rimanda alla nudità del Cristo sul crocefisso, coperta secondo gli antichi dettami della Chiesa e che invece l’uomo è chiamato a rimuovere, per restituire alla statua il suo aspetto originale.

Scoprirà, però, che sotto quel panno aggiunto in un secondo momento c’è un principio di erezione: questa sarà la prima delle verità scomode che il restauratore troverà sulla sua strada, un percorso che lo condurrà non solo a portare a termine il restauro, ma anche a scoprire qualcosa che lo riguarda da vicino.

La natura esposta sarà presentato oggi 5 settembre alle ore 17.00 presso il MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli. L’evento rientra nell’ambito del progetto Out Of Boundaries Viral Art Dissemination, nato da un’idea di Daniela Savy, ricercatrice dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e Carla Langella, ricercatrice presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Il progetto punta all’incremento del pubblico dei beni culturali, all’avvicinamento dei giovani, all’introduzione dell’arte nel quotidiano, all’ampliamento della sua fruizione giornaliera. A coordinare la presentazione ci saranno Daniela Savy e il direttore del Museo Paolo Giulierini.

erri de luca al mann

Erri De Luca sarà presente anche al Festivaletteratura di Mantova, sabato 10 e domenica 11 settembre.

 

Il lettore vuole lasciarsi incidere da quello che legge, conservare un graffio nella memoria che gli permetta un giorno di mostrare la sua conoscenza attraverso un nome, un titolo, un personaggio. (Erri De Luca, Impressioni di un lettore spettatore)

Isabel Russinova racconta la chiave della sua Virginia B

L’atmosfera raccolta del Teatro Belli, nel pieno centro di Roma, è la cornice perfetta per raccontare una storia di non semplice rappresentazione. Virginia (Isabel Russinova) e suo marito, il Professore (Antonio Salines), sono una coppia sposata da oltre vent’anni e con una figlia (Annabella Calabrese) già in età da marito. Sullo sfondo i magnifici anni ’50 e il loro boom economico e culturale a fare da contesto, le pagine dei due diari tenuti dai protagonisti come escamotage per introdurre il tema dell’intimità insieme alla citazione del rivoluzionario Rapporto Kinsey, l’indagine sui comportamenti sessuali di uomini e donne americani che sfidava i convenzionali tabù e svelava i segreti delle camere da letto. Il Professore voleva parlarne dei suoi segreti e lo faceva con Lorenzo (Fabrizio Bordignon), un giovane amico di famiglia, infatti: confessava a lui tutte le sue perversioni ed esprimeva senza remore il desiderio di praticarle, soprattutto, rendendolo complice a vari livelli. Ogni tanto questo accadeva anche con la sua elegante moglie Virginia, la cui educazione però le impediva non solo di affrontare l’argomento a parole, ma anche di vivere appieno la sua sessualità. Fino ad un giorno in particolare, quando qualcuno deciderà di uscire allo scoperto per iniziare a dare corpo a tutte le passioni represse per tanto tempo, scelta che condurrà ad un tragico finale.

Isabel Russionva

Isabel Russinova, artista di grande esperienza che sul palco veste i panni della protagonista Virginia, in qualità di sceneggiatrice dell’intera rappresentazione risponde a qualche curiosità sulle origini di questo interessantissimo spettacolo.

Dal Giappone all’Italia degli anni’50 per omaggiare il capolavoro di un autore complesso come Junichiro Tanizaki: quali sono state le caratteristiche di questa opera che l’hanno colpita fin da subito e l’hanno convinta a scriverne un adattamento teatrale dal sapore particolarmente nostrano?

– Tanizaki è un autore con mille sfaccettature e contraddizioni, intenso e delicato, drammatico e allo stesso tempo ironico, innamorato della sua tradizione ma profondamente affascinato dall’occidente, sicuramente interessante e coinvolgente proprio come la figura femminile che ama rappresentare: luminosa, intelligente, magnetica, ti porta dentro al suo mondo e ne resti affascinata. Il suo sentire, il sentire dei suoi personaggi, è universale, è il sentire dell’uomo; io l’ho trasferito nel mondo che conosco, quello occidentale, e inserito   negli anni 50, ancora non così lontani dal dopoguerra ma così proiettati verso l’imminente boom economico. Tanizaki racconta il muoversi leggero e meraviglioso di personaggi in kimono, tra tradizioni, usanze e pensieri distanti per cultura e storia da noi, anche se la capacità di percepire è la stessa, non ha tempo né luogo.

Due gli adattamenti cinematografici del passato, tra cui l’omonimo film “La Chiave”, diretto da Tinto Brass ed interpretato da Stefania Sandrelli, record di incassi al botteghino nel 1983. Trascurando per un momento le differenze di linguaggio e, se vogliamo, anche di intenzioni, ci può raccontare come secondo lei è cambiato il modo di raccontare l’eros al pubblico da allora?

– Brass ha raccontato, attraverso la sua visionarietà e la sua sensibilità, mosso anche dal pulsare della società di allora, il cinema, il teatro, l’arte e la cultura che, come specchio del tempo, lo subiscono e contemporaneamente lo vogliono forgiare.  La mia scrittura parte dalla mia sensibilità, da un’idea di eros che è pensiero, fantasia, poesia, delicatezza, dolcezza e assolutamente lontana dalla carne…

Tornando invece al discorso cinema/teatro, le chiedo di confermare un’impressione: è possibile che parlare di erotismo tra le quinte teatrali sia un modo di farlo che più si avvicina a quello delicato che l’autore giapponese utilizza per descrivere il vero e proprio viaggio introspettivo che i due protagonisti, seppur adulti, compiono nelle coscienze individuali alla ricerca della loro dimensione sessuale?

– Credo che il racconto sia frutto della sensibilità di chi lo crea e non del linguaggio che utilizza. Quando prima di scrivere e mettere in scena il testo ne avevo parlato, più di un interlocutore non riteneva possibile portare in teatro l’erotismo, forse perché ancora legati all’immaginario di Brass, solo con la parola, ora si sono ricreduti… Quando leggiamo un libro o ascoltiamo un racconto, ciascuno crea da quegli spunti le proprie immagini, i volti, i personaggi, la loro voce, gli ambienti, le azioni che sono diverse per ognuno di noi.

Feticismo, masochismo, dominazione e adulterio sono alcuni dei punti su cui il racconto indugia, argomenti che ben si sposano con l’intreccio da noir psicologico della trama. La virata tragica che la storia prende sul finale sembra un chiaro riferimento al binomio classico Eros/Tanathos, il mito greco dei due massimi principi che, opponendosi, reggono il cosmo: in quale relazione ha desiderato mettere questi due estremi durante la stesura della sceneggiatura?

– Si, per la stesura del testo ho scelto proprio la strada del “noir psicologico “. La psicoanalisi freudiana dibatte proprio di questo -eros e morte- nel suo saggio “Al di là del principio di piacere” e ne parla ampiamente. Mi interessava però raccontare anche la ribellione di Virginia, il suo percorso psicologico in bilico tra moralismi e insofferenze, tra buio e luce, la sua scelta che  si fa strada travestita da non-scelta.

Considerato il suo percorso di emancipazione a cui abbiamo potuto assistere durante lo spettacolo, possiamo considerare Virginia una femminista?

– In un certo senso direi proprio di sì.

La chiave di Virginia B al Teatro Belli

Dal 26 aprile al 1 maggio il Teatro Belli di Roma ospiterà “La chiave di Virginia B”, di e con Isabel Russinova. Con Antonio Salines, Fabrizio Bordignon e Annabella Calabrese, l’Ars Millennia Producion, per la regia di Rodolfo Martinelli Carraresi, porta in scena uno spettacolo pensato come un omaggio al capolavoro erotico dello scrittore giapponese Junichiro Tanizaki. Il testo teatrale della Russinova è ambientato negli anni ‘50, periodo di grandi cambiamenti etici e sociali nel nostro Paese, in cui l’erotismo e la donna hanno le valenze e i Russinova 2condizionamenti che riflettono e rappresentano le ansie, ma anche le speranze proprie del dopoguerra.

Nella vicenda teatrale, l’erotismo è l’ideale filo conduttore, simbolico di un rapporto affettivo complesso, che assume toni paradossali, dove di volta in volta si alterna la volontà dell’uno di prevalere sull’altro, il desiderio di tenerezza contrapposto alla volontà di sopraffazione. In un crescendo di situazioni emotivamente coinvolgenti, il “gioco al massacro” dei protagonisti assumerà toni noir, culminando in un finale sorprendente.

Nel romanzo del grande autore giapponese, la materia erotica è esposta al lettore con estrema raffinatezza, inserita in un quotidiano che non può prescindere da situazioni e temi espliciti. L’erotismo diventa così una sorta di pretesto che porta a un’indagine più profonda: “nel fitto di uno stupefacente labirinto, che sembra costruito poco a poco nel corso di accumulazioni secolari entro la psiche umana, quasi ad avviluppare passioni, errori, delizie proibite (….). Dal volto vizzo e satiresco dell’anziano marito, si sprigiona lucidamente una crudele attualità, nella quale si finisce per riconoscere una parte viva, sottaciuta ma bruciante, di noi stessi: il bilico dell’uomo di sempre e anche di oggi, che non tralascia occasione per inventare qualche nuova forma, raffinata e desolata, di rischio, di autocondanna, di perdizione” (Geno Pampaloni).

Info e prenotazioni:

tel. 06 58 94 875 – email  botteghino@teatrobelli.it

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