La Storia di Mezzo

Dal 8 al 10 aprile tornerà in scena La Storia di Mezzo presentato dalla Compagnia degli Arti nella cornice del Teatro S. Luigi Guanella di Roma.

Dopo aver appreso del suo licenziamento un uomo tenta il suicidio senza però riuscirvi.

Ciò darà il via ad una serie di situazioni comiche e surreali che si riveleranno, poi, il corpo di un’unica esperienza spirituale. Spettacolo comico, dal grande ritmo narrativo, dalla facile fruibilità che poggia su un impianto originale, ambizioso e profondo.

La Storia di Mezzo è una favola per adulti che racconta la storia di un ragazzo qualunque in un’epoca, la nostra, che vive una serie incredibile di nevrosi sulle quali poter anche ridere.

Vale la pena rinunciare a tutti i nostri sogni?

Dobbiamo per forza accontentare i desideri di una società che ci vorrebbe tutti perfettamente insoddisfatti e omologati?

Uno spettacolo che dopo un’ora e trenta minuti di vivace intrattenimento rimane profondamente impresso nello spettatore.

Situazioni comiche a ripetizione, tematiche mai ordinarie, un ritmo veloce ed un soffio di surreale follia sono le prerogative che contraddistinguono i testi di Gabriele Mazzucco, autore e regista anche degli spettacoli Il Fantasma della Garbatella e  M’iscrivo ai terroristi, fin qui seguiti sempre con grande affetto dal pubblico e dalla critica.

La Storia di Mezzo andò già in scena nella stagione teatrale 2014-2015 presso il Teatro Ambra alla Garbatella dove registrò record di presenze ed incassi.

Ora La Storia di Mezzo torna in una nuova veste, con un cast in parte rinnovato e con la partecipazione straordinaria, tra gli altri, di Gigi Palla.

 

Ricordiamo che La Storia di Mezzo ed il suo autore e regista,  Gabriele Mazzucco, vinsero il Premio Thealtro 2012 del Teatro Araldo di Torino come miglior testo originale e miglior spettacolo.

 

Il cast è composto da: Luca Restagno, Andrea Alesio, Chiara Fiorelli, Federica Orru’, Gigi Palla, Luigi Pennino, Paola Raciti, Armando Sanna.       

 

Prezzi

15,00 euro intero

10,00 euro ridotto

Orari spettacoli: Ven e Sab ore 21:00 – domenica ore 18:00

Teatro San Luigi Guanella via Girolamo Savonarola 36 Roma

Per info e prenotazioni botteghino 3357194572

www.teatrosanluigiguanella.it

Lo Spartacus del Bolshoi – Il balletto al cinema

Anche quest’anno si rinnova l’appuntamento che Nexo Digital e Pathè Live propongono per far incontrare due mondi apparentemente lontani ma in realtà molto vicini come quello del teatro e del cinema. Domenica 13 marzo alle ore 16, infatti, in oltre trenta sale cinematografiche sparse per tutto il Paese verrà trasmesso via satellite “Spartacus”, il balletto ispirato alle eroiche vicende dello schiavo-gladiatore.

Spartacus 1

Registrato dal vivo a Mosca, l’Orchestra del Bolshoi Teatro Accademico di Stato con i solisti del Bolshoi e il Corpo di Ballo e le Etoiles del Bolshoi presentano la storia di Spartaco proprio come raccontata nel romanzo dello scrittore, patriota e politico nostro connazionale Raffaello Giovagnoli nella seconda metà del 1800. A coreografarlo il maestro Yuri Grigorovic che, dalla sceneggiatura originale di Nikolai Volkov, con le musiche del compositore e pianista di origini armene Aram Il’ič Chačaturjan, ha contribuito a rendere lo spettacolo famoso in tutto il mondo già dal 1968, anno della prima rappresentazione.

Nell’antica Roma, Spartaco, re della Tracia, viene fatto prigioniero insieme all’amata Frigia per volere del generale Crasso; separato dalla moglie, è costretto a combattere come gladiatore, schiavo al servizio dei suoi padroni. Fino al giorno della rivolta: circondato dai propri compagni schiavi guida l’insurrezione contro l’esercito oppressore che si conclude con una temporanea vittoria di Spartaco su Crasso. Il generale romano, infatti, desidera vendicarsi a tutti i costi e per farlo si serve dell’aiuto di Egina, una cortigiana a lui interessata, che raggira i gladiatori del re della Tracia facendo fallire la loro rivolta. Spartaco viene crocifisso e alla moglie Frigia non rimane che prendersi cura delle sue spoglie e affidare al cielo la memoria del suo amato.

Questa spettacolare produzione è un tour de force epico in grado di dare piena espressione alla virilità e forza per le quali ballerini del Bolshoi sono rinomati: il primo ballerino Mikhail Lobukhin è perfetto nel ruolo del leggendario gladiatore, insieme a Svetlana Zakharova, Egina, e Vladislav Lantratov, Crasso.

Teatro ed impegno sociale: la parola ad Isabel Russinova

Fare informazione non è semplice, soprattutto quando si tratta di argomenti come quello dei matrimoni forzati e precoci; sensibilizzare le coscienze intorpidite dalla sovraesposizione mediatica è un compito ancora più arduo. Amnesty International Italia, in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma Tre, ha voluto ed è riuscita a farlo attraverso una campagna che, tra gli altri, ha saggiamente sfruttato tutta la potenza comunicativa del teatro per raggiungere questo scopo. Isabel Russinova, in qualità di testimonial dell’organizzazione, per supportare questa iniziativa ha messo a disposizione tutto il talento e l’esperienza di un’artista che, attrice professionista da molti anni, ha dimostrato quanto ancora si possa fare sfruttando la magia dell’interpretazione.

La intervistiamo per farci raccontare come ha vissuto questa esperienza.

ISABEL RUSSINOVA
A una settimana di distanza dalla ricorrenza della festa della donna è salita sul palco del Teatro Palladium di Roma per interpretare “Safa e la sposa bambina”, un racconto tristemente ispirato alla storia vera di una donna siriana. Il tema della condizione femminile nei paesi devastati dalla guerra del Medioriente è tanto scottante quanto attuale, anche se poco presente nei discorsi dei media generalisti. Quali sono stati i vantaggi e quali le difficoltà di parlarne alla maniera del teatro?

– La scrittura teatrale permette di animare personaggi e storie focalizzando sentimenti, drammi e ansie: il protagonista compie azioni, ricorda e descrive anche le proprie emozioni. Questo lo avvicina a chi ascolta e così qualcosa di quel personaggio, di quella storia, entra dentro di noi e finisce per appartenerci: possiamo riconoscere la sua sofferenza, la sua ansia, la sua disperazione, percepirla sulla nostra pelle tanto da sentirci vicini alla sua realtà. È così che si può riuscire a sensibilizzare il pubblico alle tematiche che si vogliono trattare. Non è sempre un’impresa facile, ma il cinema, il teatro, la musica, la letteratura e le arti figurative sono i più alti e unici strumenti che l’uomo ha per fissare la memoria, i fatti e i personaggi dell’umanità da sempre.
L’informazione svolge un ruolo molto importante e la rete ci permette di poter sapere, vedere, sentire e parlare di tutto e con tutti. Le televisioni generaliste propongono, ma siamo noi a scegliere e a decidere.
I telegiornali e i settimanali di approfondimento occupano i palinsesti, si intervista, si parla, di tanto, di tutto e di tutti, si mostrano immagini, ma alla fine la distrazione, l’abitudine, la svogliatezza inghiottono molto e poco rimane impresso, e quello che rimane a volte è distante dalla realtà, diventa quasi fiction.
Il teatro, il cinema, la letteratura e la musica possono avere la forza di scaraventarci proprio lì, in mezzo all’azione, accanto al protagonista, per sentire il cuore in gola, gli occhi lucidi, le mani sudate. La cultura è il più efficace strumento che l’uomo ha per difendersi.

Vestire i panni di una donna siriana che ha vissuto un simile dramma deve essere stato difficile ma allo stesso tempo utile ad assumere un punto di vista più interno, se vogliamo, alla questione. Cosa le ha insegnato Safa?

– Safa è una donna che ha perso tutto, l’amore, la maternità, la serenità: è rimasta sola. È terribile. Come Safa ci sono milioni di donne oggi, da sempre, ma lei, come tutte quelle che sono venute prima di lei, va avanti, cercando di dare dignità a quello che resta della sua vita, quella stessa vita che sembra le abbia voltato le spalle .
Ecco, storie come questa ci danno la possibilità di percepire cosa è davvero importante ci fanno vergognare quando osserviamo, invece, quanto valore si dà al “nulla”, alla futilità, all’apparenza. È importante raccontare storie come questa, soprattutto ai giovani, in modo da stimolare la loro coscienza, il loro pensiero critico e la curiosità per la conoscenza.

Il racconto della protagonista di queste tragiche vicende si svolge nell’arco di una notte. Giochi di luci ed ombre, accompagnati dall’alternarsi di una dolce musica al il rumore della pioggia, hanno creato una tensione narrativa che ha reso il monologo estremamente intenso per tutta la sua durata. Come ha affrontato la sfida posta da questa particolare tecnica teatrale?

– Il racconto di una storia è come la vita, dove la pioggia, il canto del vento, l’oscurità misteriosa della notte, la grazia del sole e il cinguettio degli uccelli ci accompagnano giorno dopo giorno, misteriosi , discreti o prepotenti: sono loro che sottolineano, colorano o annullano la nostra storia; e così quando siamo noi a raccontarne o ad inventarne una, dobbiamo farci aiutare da loro per descriverla al meglio.

Prima di supportare “Mai più spose bambine”, la campagna di Amnesty International per combattere il fenomeno dei matrimoni precoci e forzati, aveva già collaborato con questa organizzazione partecipando alla realizzazione del docufilm “Il Popolo di re Heruka! – Storia del popolo di re Heruka, un popolo antico che amava l’acqua e sfidava il vento”, proiettato durante un evento volto ad approfondire la conoscenza e la comprensione del popolo rom. Qual è il valore che attribuisce al ruolo dell’arte nella lotta per il sociale?

– Si, come testimonial ufficiale di Amnesty ho realizzato diversi progetti. “Il popolo di re Heruka” è uno di questi: una ballata tra teatro e documento atto a raccontare la storia del popolo rom. Vorrei anche ricordare “ Una donna spezzata”, toccante monologo di Simon de Beauvoir, madre del femminismo moderno, che da tempo propongo e fa parte del mio repertorio e che è stato appena pubblicato anche in versione dvd. Inoltre “Briganta”, un mio testo per il teatro ispirato alla storia di Rosina Donatelli Crocco, sorella del generale dei briganti Carmine Crocco: il brigantaggio è un momento importante nella storia della liberazione donna del nostro Ottocento.

Leggendo la sua biografia emerge che l’incontro con Rodolfo Martinelli Carraresi, agli inizi degli anni ’90, ha rappresentato un punto di svolta per la sua sfera privata (lo definisce “compagno di vita”), ma anche e soprattutto per quella lavorativa: insieme avete fondato la società di produzione “Ars Millennia” e la casa della Drammaturgia Contemporanea Internazionale “Bravò”. Come sono nati questi progetti divenuti importanti realtà?

– Tra noi c’è una grande affinità elettiva, una buona sintonia che ci ha portato ad essere compagni di vita da quasi 25 anni. Grande rispetto e libertà reciproca ci hanno aiutato a scegliere ogni giorno come missione di vita, la nostra famiglia, i nostri figli e i nostri progetti volti al sociale.

“Ars Millennia” si occupa anche di editoria e Isabel Russinova è, inoltre, una scrittrice: in aggiunta a diverse sceneggiature per il cinema, nel 2006 ha pubblicato “Ti racconto quattro storie”, il sua primo libro per ragazzi, e poi, nel 2009, “Antonio, l’isola e la balena”. Cosa ci può raccontare di questa avventura, ancora diversa da tutte le precedenti?

– Amo molto scrivere, raccontare storie, cercare e studiare personaggi che hanno vissuto e dato alti contributi all’umanità nel corso della loro vita e che magari oggi rischiano di essere dimenticati. Attraverso la scrittura, il teatro e il cinema si può dare loro la possibilità di raccontarsi ancora e di lasciare ancora, soprattutto ai giovani, la conoscenza della loro lotta, delle loro imprese e della loro energia. Solo conoscendo bene il nostro passato possiamo costruire il nostro futuro.

Tv, teatro, cinema, libri: premesso che ognuno di essi gode di una peculiarità che lo rende unico ed incomparabile, qual è il canale espressivo che preferisce?

– Amo costruire progetti capaci di raccontare storie e lasciare un messaggio, animare personaggi e la loro vita, indipendentemente dal linguaggio. Alla fine si può dire che è la storia a scegliere il suo percorso e il suo linguaggio.

Su quale progetto futuro può fornirci qualche anticipazione?

– Stiamo lavorando sul montaggio del film che abbiamo appena finito di girare e che porterà la nostra firma: “L’incredibile storia della signora del terzo piano”, un’amara favola contemporanea. Il progetto sarà pronto il prossimo anno.

La Danza nel Seicento

Concludiamo il nostro precedente articolo relativo alla Danza nel Rinascimento e affrontiamo  il Seicento

Come già accennato la Danza era ritenuta infatti una vera e propria forma di educazione destinata ad una eccelsa classe sociale e seguiva le regole del perfetto cortigiano: la compostezza, l’atteggiamento nobile, le convenzioni sociali della cavalleria e della galanteria. La figura del maestro di ballo assunse un ruolo ed una importanza fondamentale a corte ed era molto richiesta per istruire i signori ed i cortigiani. I più famosi maestri furono  Domenico da Piacenza (detto “Domenichino”) ed il suo discepolo Guglielmo Ebreo da Pesaro i quali scrissero dei veri e propri trattati  su l’ ”Arte del Ballo” con i quali  furono  rigidamente codificati i passi, i tempi, i singoli movimenti, gli spostamenti che dovevano essere effettuati nel danzare.
Nel cinquecento si aprì a Milano la prima scuola di Danza e da qui iniziò l’usanza di ballare in coppia e, attraverso una fusione di danze “alte” e “basse” e di brani musicali, nacque la “Suite

Nel 1581 presso la corte di Francia nacque il primo balletto della storia, il “Ballet Comique de la Reine” composto di brani recitati, danzati e cantati. La parola “Comique” sta ad indicare che l’argomento apparteneva al genere della Commedia.

 Il Seicento

In linea generale  l’avvento dei Maestri con i loro manuali di ballo, fece sì che la Danza acquisì un suo linguaggio specifico avviandosi a diventare genere particolare di spettacolo sia pure ancora complementare a forme di rappresentazioni teatrali.

Alla Danza praticata dai dilettanti si sostituì man mano una vocazione specialistica che trovò il suo migliore contesto nelle Accademie le quali si ponevano sia come centri di cultura che come laboratori di spettacoli musicali e coreici.

Nasceva quindi, nel Seicento, il teatro pubblico dove, accanto alle rappresentazioni melodrammatiche, la Danza acquisiva un ruolo fondamentale e sempre più centrale.

Da questo momento la Danza non è più complementare  allo spettacolo ma diventa Arte che brilla intensamente di luce propria.

Inizia così il suo prestigioso cammino attraverso il tempo.

Nel Seicento l’Italia cede il primato nel campo della Danza alla Francia dove, grazie all’azione di promozione ad opera della corte, l’Arte coreutica conosce una grande espansione destinata a raggiungere il suo culmine con Luigi XIV.

Raggiunta la maggiore età e insediatosi sul trono, il Re attuò un sistema di governo improntato ad una ferrea volontà di asservire completamente l’aristocrazia.

La vita di corte era scandita da rigorose prescrizioni, da un minuzioso decalogo di orari, presenze e comportamenti che non lasciavano alcuna libertà all’iniziativa individuale.

Su tutto e tutti regnava e dominava incontrastato, proprio come una divinità, Luigi XIV soprannominato Re Sole proprio perché partecipava agli spettacoli indossando un prezioso abito che raffigurava il Sole.

La sua maestosa rappresentazione avvenne in occasione del “Ballet Royal du Jour et de la Nuit del 1653 su musica di Giovanni Battista Lulli.

La mitologia ed i canoni classici dominavano l’Arte ufficiale;  il naturale ed il pittoresco furono  banditi come ogni eccesso espressivo delle emozioni tipico e caratteristico del barocco.

Si afferma pertanto, nel Seicento, un’Arte rigorosa in cui l’esteriorità conta più del contenuto interiore.

In questo periodo la Danza “di corte” diventa il “Minuetto” che sembra rispecchiare nella solennità e nella bellezza degli atteggiamenti lo spirito dell’epoca.

Lanciato dal compositore italiano G.B. Lulli, il Minuetto si componeva di un’introduzione composta da una sfarzosa sfilata, una o più variazioni che valorizzavano l’eleganza individuale e si concludeva infine con una ripresa del motivo iniziale.

Il sovrano nel 1661 promosse la nascita dell’ “Académie Royale de Danse” con lo scopo di preparare ballerini che si esibissero per lui e la sua corte dando così inizio alla prima Accademia di Danza dedicata alla formazione professionale dei ballerini. La fondazione dell’Accademia aveva anche il compito di vigilare sul patrimonio coreico evitando che nuovi spettacoli di Danza potessero essere presentati senza la preventiva approvazione del re.

Primo direttore dell’ “Académie” ed artefice della codificazione della tecnica classica fu Charles Louis Pierre de Beauchamps, discendente da una famiglia di violinisti e maestri di Danza del XVII secolo. Fu danzatore, coreografo e musicista nonché maestro di danza del re.

Fu proprio lui a fissare le cinque posizioni dei piedi e l’uso dell’ “En Dehors che sono la base, ancora oggi, della tecnica classica.

Nell’elaborazione del linguaggio coreutico tenne presente la tradizione italiana rinascimentale volendo imprimere alla tecnica del movimento uno sviluppo in elevazione.

La bellezza delle forme, il rispetto delle regole ed il virtuosismo sono gli attributi fondamentali del sistema messo a punto da Beauchamps che tende ad idealizzare il corpo umano.

Seguendo l’esempio di Luigi XIV, in tutta Europa iniziarono a svilupparsi compagnie di Danza.  Una di queste fu l’ Accademia Imperiale del Balletto di San Pietroburgo la cui scuola fu fondata nel 1738 e che diventerà, nell’Ottocento, la capitale mondiale del balletto classico grazie a maestri come Enrico Cecchetti e Marius Petipa.

 

TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

Sono trascorsi solo 6 mesi dalla nomina della grande Eleonora Abbagnato, étoile dell’Opera di Parigi, nel ruolo di Direttrice del balletto del Teatro dell’Opera di Roma ed ecco che viene impressa una epocale svolta alla programmazione ed alla qualità delle rappresentazioni artistiche in cartellone.

Il prestigio dell’ultra centenario Teatro Costanzi (dal nome del suo costruttore che lo realizzò nel 1880) e che, dal 1947,  ha assunto l’attuale importante denominazione “Teatro dell’Opera di Roma” verrà ancora di più esaltato con la presentazione di eccellenti opereballetti e concerti;  il Teatro è destinato ad essere sempre più il fulcro di una attività culturale di eccellenza in campo nazionale ed internazionale.

GISELLE, forse il più classico dei balletti romantici, è presentato nella coreografia di Patricia Ruanne già principal dancer al Royal Ballet e al London Festival Ballet dove fu partner nientemeno che di Rudolf Nureyev. La rappresentazione ha visto il suo debutto il 20 ottobre e l’appassionato pubblico ha mostrato grande partecipazione e soddisfazione per l’eccellente esibizione.

Le repliche sono previste fino al 27 ottobre.

Les ètoiles dell’Opera di Parigi, Amandine Albisson  e Mathias Heymamm, interpreteranno per alcune rappresentazioni il ruolo di Giselle e Albrecht.

Nel balletto la figura di Giselle  sarà anche affidato a Gaia Straccamore, Susanna Salvi e Rebecca Bianchi mentre, il ruolo di Albrecht , sarà portato sul palcoscenico anche da Giacomo Luci, Alessio Rezza e Claudio Coviello il quale interpretando proprio il ruolo di Albrecht  fu nominato primo ballerino al Teatro alla Scala di Milano.

Tornando alle parole che Eleonora Abbagnato pronunciò il giorno del suo insediamento al Teatro dell’Opera di Roma “Porterò il nostro corpo di ballo al livello della Scala” possiamo affermare con entusiasmo che con queste rappresentazioni si vedono concretamente e qualitativamente i risultati attesi.

Ma non è tutto

Dal 30 ottobre al 7 novembre andrà in scena  Coppèlia nella versione di Roland Petit il quale trasferisce la classica versione in una più moderna ambientazione ma avremo, comunque, la gioia di poter ammirare i suoi passi di valzer con la bambola Coppèlia.

Dal 20 dicembre al 8 gennaio 2016 potremo ammirare l’intramontabile, il classico e sempre amato “Lo Schiaccianoci” con la musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij

Un’altra meritevole iniziativa è “Anteprima Giovani” , Vietato ai maggiori di 26 anni, ed offre a soli 15 euro una recita in anteprima o, un abbonamento per 9 rappresentazioni, a soli 100 euro.

Per maggiori informazioni rivolgersi alla Biglietteria del Teatro dell’Opera di Roma

Sig. Leonardo Magno
Piazza Beniamino Gigli, 1
00184 Roma
Tel. 06 4817003 – Fax 06 4881755
ufficio.biglietteria@operaroma.it